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Inquadramento del fenomeno

Nel documento Università degli Studi di Torino (pagine 109-112)

4. Le importazioni parallele

4.1. Inquadramento del fenomeno

Un fenomeno strettamente connesso al principio dell’esaurimento del marchio è quello delle importazioni parallele.

Con tale locuzione ci si riferisce solitamente alle ipotesi in cui un prodotto marcato, immesso in commercio dal titolare del segno o con il suo consenso in più Paesi, viene acquistato nello Stato A da un soggetto terzo, il quale, in seguito, lo importa nello Stato B e lì lo commercializza in concorrenza con il titolare del diritto di privativa stesso o con i distributori da lui autorizzati. L’aggettivo “parallele” è dovuto al fatto che il bene contraddistinto dal marchio viene introdotto nello Stato B di importazione tramite canali di distribuzione non appartenenti a quelli selezionati dal titolare del segno, ma “paralleli”, appunto, a questi ultimi320

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È interessante notare, inoltre, come queste importazioni siano principalmente generate dalle differenze di prezzo esistenti nei vari mercati con riferimento al medesimo prodotto321. Spesso, infatti, per lo stesso bene è richiesto un corrispettivo diverso nei vari Paesi: gli importatori paralleli, dunque, cercano di trarre profitto da queste difformità acquistando il bene in uno Stato in cui esso è generalmente venduto ad un prezzo inferiore322 e rivendendolo in un altro dove il suo prezzo è invece più alto.

consenso: il diritto di marchio di quest’ultimo doveva quindi considerarsi esaurito. Della sentenza in esame e dei rapporti di gruppo tra imprese si parlerà comunque più diffusamente nel capitolo IV del presente lavoro.

320 Cfr. PIRES DE CARVALHO N., The TRIPs Regime of Trademarks and Designs, cit., 157.

321 Come prognosticato da HOLY A., Trade Marks and Parallel Importation – Recent Developments in European Law, cit., 514, nell’ambito degli Stati membri queste differenze di prezzo

sono diventate più evidenti in seguito all’adozione della moneta unica, l’euro.

322 Sembra interessante sottolineare che gli Stati in cui le importazioni parallele si generano, quelli, cioè, dove il bene è venduto ad un prezzo inferiore, variano in base al prodotto considerato. Nei Paesi Bassi, per esempio, per le automobili è generalmente richiesto un prezzo inferiore rispetto a quello praticato in Gran Bretagna; in quest’ultimo Stato, viceversa, è più conveniente acquistare i prodotti farmaceutici. L’importatore parallelo, quindi, verosimilmente, acquisterà le automobili nei Paesi Bassi per poi rivenderle in Gran Bretagna; acquisterà invece i prodotti farmaceutici in Gran Bretagna per

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Le differenze di prezzo in esame, peraltro, sono riconducibili ad una molteplicità di fattori. In alcuni casi esse possono essere spiegate sulla base di fenomeni transitori, come la variazione dei tassi di cambio323; in altri, invece, possono dipendere dalla politica commerciale attuata dal titolare del marchio. Quest’ultimo, infatti, può scegliere di vendere il medesimo bene ad un prezzo diverso nei vari mercati per una disparata serie di motivi, come, ad esempio, i diversi costi nella produzione o nella distribuzione, la diversa pressione fiscale cui è sottoposto, il differente potere d’acquisto dei consumatori, la maggiore o minore concorrenza esistente tra i distributori, la distanza dal luogo di produzione del bene ed i conseguenti costi di trasporto. Occorre inoltre considerare che i costi per promuovere la commercializzazione del prodotto possono essere più alti nei mercati in cui questo è sconosciuto o dove sono più consumati altri beni che sono suoi buoni sostituti324.

Alcuni Stati, poi, sono soliti praticare una politica di controllo sui prezzi, che, ovviamente, può rendere questi ultimi diversi rispetto a quelli generalmente praticati negli altri Paesi per il medesimo bene325.

Infine, il prezzo praticato nei vari Stati può essere influenzato anche dalle diverse caratteristiche dei beni326. Non è inusuale, infatti, che il titolare del marchio differenzi qualitativamente i suoi prodotti sulla base del mercato di destinazione327. È chiaro che i

rivenderli in Olanda. L’esempio è tratto da HAYS T., The free movement (or not) of trademark protected goods in Europe, cit., 217.

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Secondo parte della dottrina, peraltro, le differenze di prezzo sarebbero generate più frequentemente proprio dalle fluttuazioni dei tassi di cambio. Cfr. CORNISH W. R., Trade Marks: Portcullis for the EEA?, cit., 1723. Ovviamente oggi ciò è vero soprattutto per le importazioni parallele

extracomunitarie, dal momento che, come già accennato, tutti gli Stati membri, ad eccezione della Gran Bretagna, hanno adottato, dal 2002, una moneta unica, cioè, l’euro.

324 Per una rassegna dei fattori principali che generano le differenze di prezzo in esame si vedano anche CORNISH W. R., Trade Marks: Portcullis for the EEA?, cit., 173; PIRES DE CARVALHO N., The TRIPs Regime of Trademarks and Designs, cit., 158; HAYS T., The free movement (or not) of trademark protected goods in Europe, cit., 217.

325 Sul punto si veda anche quanto detto al paragrafo 1 del presente capitolo a proposito del caso “Centrafarm c. Winthrop”.

326 Cfr. CORNISH W. R., Trade Marks: Portcullis for the EEA?, cit., 173. 327

In dottrina è stato fatto notare come generalmente i prodotti di qualità superiore saranno commercializzati dal titolare o con il suo consenso negli Stati industrializzati, mentre i beni di qualità inferiore saranno con ogni probabilità destinati alle nazioni in via di sviluppo. Cfr. PIRES DE CARVALHO N., The TRIPs Regime of Trademarks and Designs, cit., 158.

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prodotti di maggiore qualità costeranno di più rispetto a quelli di qualità inferiore: questi ultimi, pertanto, saranno con ogni probabilità soggetti ad importazione negli Stati in cui sono commercializzati i prodotti di qualità e prezzo superiore. Tuttavia, in tali casi non si potrà parlare di importazioni parallele, nelle quali, per definizione, la merce immessa originariamente in commercio dal titolare del marchio o con il suo consenso nello Stato di esportazione ed in quello di importazione è identica, ma di importazioni grigie328. Nelle importazioni parallele, infatti, la merce introdotta nello Stato B dallo Stato A è esattamente uguale alla merce già circolante nello Stato B; nelle importazioni grigie, invece, la merce introdotta nello Stato B dallo Stato A non è esattamente uguale alla merce esistente nello Stato B329.

In dottrina, peraltro, è stato notato come determinati beni, proprio in virtù delle loro caratteristiche, siano più soggetti alle importazioni parallele di altri: i beni piccoli e più facili da trasportare sarebbero infatti acquistati più frequentemente dagli importatori paralleli per essere rivenduti in un altro Stato dove il loro prezzo è maggiore330.

Occorre infine precisare che i prodotti oggetto di importazione parallela, ma ciò, in realtà, vale anche per le importazioni grigie, sono prodotti “originali”, in quanto recano legittimamente il marchio. Requisito necessario e sufficiente affinché i beni possano essere considerati tali, infatti, è che essi provengano dal titolare del segno: tutti e solo i prodotti immessi per la prima volta in commercio da quest’ultimo o con il suo consenso, dunque, si considerano “originali”331

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328 Per un approfondimento sulle importazioni grigie si rinvia al paragrafo 3.2, capitolo II, del presente lavoro.

329 Cfr. FRANZOSI M., Il mercato grigio, cit., 312.

330 Cfr. HAYS T., The free movement (or not) of trademark protected goods in Europe, cit., 215 ss.,

secondo il quale rileverebbe anche il valore oggettivo del bene. A parare dell’autore più alto è il suo valore oggettivo del bene meno è probabile che questo venga importato parallelamente.

331 Sul punto si veda AUTERI P., Territorialità del diritto di marchio e circolazione dei prodotti originali, cit., 46 e 65. L’Autore evidenzia, inoltre, come, ai fini dell’originalità del prodotto, siano

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