nella regione sicilia
4.1 inquadramento e caratterizzazione del problema
In Sicilia si annoverano i piccoli acquiferi localizzati della Provincia di Messina nelle zone di frattura del flysch cenozoico e nelle metamorfiti paleozoiche, nonché nelle alluvio- ni di fondovalle. Lungo la costa da Palermo a Trapani vi sono gli importanti acquiferi dei calcari carsici della serie mesozoico-cenozoica delle alte terre (Madonie, Imerese, Panor- midi, Trapanesi). Ad ovest, nella zona di Marsala, vi sono gli importanti acquiferi sabbbioso calcarenitici dell’ Oliocene-Pleistocene.
Il plateau Ibleo costituito dalla formazione calcarea Cretaceo Miocenica, contiene grandi e ben alimentare risorse idriche sotterranee. Ad est le alluvioni sabbioso-limose del Quaternario della piana di Catania ospitano un modesto acquifero dove in molti posti l’acqua sotterranea flotta sull’acqua salata. Fra la Piana di Catania e i monti Nebrodi l’Etna, il più alto vulcano d’Europa (3340 m) affiorante per oltre 1300 km2, ospita i più grandi ac- quiferi della Sicilia. Al largo della costa siciliana le vulcaniti delle Isole Eolie, di Pantelleria ed Ustica, ed i calcari delle isole essenzialmente vulcaniche delle isole Egadi e Lampedusa rappresentano acquiferi poveri, non in grado di fornire acqua sufficiente per far fronte ai fabbisogni locali (Aureli, 1991).
luppo di vaste aree dell’isola. Il sovrasfruttamento delle risorse idriche ha determinato l’intru- sione salina in molte aree, costringendo gli agricoltori ad irrigare vaste fasce costiere con acque salmastre. L’acquifero costiero di Siracusa-Avola, alimentato lateralmente dai Monti Iblei, sulla costa occidentale, rappresenta bene questa situazione (Aureli, 1991). Lo sfruttamento delle acque sotterranee ai livelli inferiori dei rilievi ha determinato la scomparsa di molte sorgenti subaeree e sottomarine sgorganti dall’acquifero carsico e di altre ha affievolito le portate. L’ac- quifero ha perso le sue caratteristiche di artesianesimo quasi ovunque e mostra segni evidenti di una significative intrusione marina determinata dall’inversione dei gradienti naturali. Nelle sorgenti sottomarine identificate, in un periodo di 20 anni la piezometrica è scesa di 100 e più m, specialmente nell’area di Priolo-Augusta, a nord di Siracusa, dove attualmente la tavola d’acqua si estende fra 50 e 100 m sotto il livello del mare. Lungo la costa di 37 km un blocco dei calcari oligocenici-miocenici degli Iblei, dislocato per faglie, è ricoperto da una formazione di sedimenti marini e continentali pliocenici e pleistocenici con intercalate vulcaniti.
Nell’area di Priolo-Augusta, le precipitazioni medie variano fra 413 e 949 mm in fun- zione delle altitudini, comprese fra 15 e 390 m s.l.m. L’acqua sotterranea sgorga, localmen- te anche in pressione per artesianesimo, da sorgenti costiere emergendo dalla formazione plio-pleistocenica che ospita un acquifero secondario alimentato lateralmente dal più im- portante acquifero carsico sottostante.
La portata complessiva delle 108 sorgenti censite nell’area era di 906,08 l/s, ma di recente si è costatato che essa è diminuita sensibilmente a causa della forte depressione determinata dai pompaggi di 339 pozzi trivellati nell’entroterra per usi idropotabili ed ir- rigui, il che ha portato anche all’estinguersi di numerose sorgenti. Quando la piezometrica dell’acquifero carsico si deprime per l’energica eduzione dai pozzi, le sorgenti sottomarine scompaiono e per i loro ampi condotti entra l’acqua marina.
Si è stimato che la ricarica annuale dell’acquifero sia dell’ordine di 143 Mm3 e i de- flussi perduti a mare di 34 Mm3, per una portata di 1,080 l/s.
4.1.1 Le aree con fenomeni di salinizzazione superficiale dei suoli
Probabilmente è in Sicilia che il problema della salinizzazione secondaria dei suoli per irrigazione è maggiormente acuto e ciò è da mettere in relazione non solo alla natura dei suoli presenti ma anche alla qualità delle acque disponibili per l’irrigazione. Uno studio condotto già da più di un decennio, allo scopo di monitorare la qualità delle acque di 16 serbatoi artificiali (7 dislocati nella Sicilia occidentale, 5 nella Sicilia centro-meridionale e 4 nella Sicilia orientale), ha permesso di accertare come queste evidenzino valori più o meno elevati di salinità, anche in un periodo insolitamente piovoso quale quello durante il quale è stata condotta la ricerca (giugno 1995 - giugno 1996). Nella Sicilia occidentale, destano preoccupazione le acque dei serbatoi Rubino, Zafferana e Trinità, (in provincia di Trapani), a causa degli elevati valori della conducibilità elettrica (EC) e di sodio (Na+) e del rapporto di assorbimento corretto (adjRNa). Nella Sicilia centromeridionale ed orientale, sono le acque dei serbatoi Gorgo e Furore (in provincia di Agrigento) e quelle del Don Sturzo (in provincia di Catania) che destano serie apprensioni per il divenire della qualità dei suoli, soprattutto se posti in relazione agli effetti de- leteri del sodio di scambio sulle caratteristiche fisiche del suolo che, in queste aree, presentano tessitura argillosa e struttura poliedrica o prismatica. Ove predominano le argille smectitiche, infatti, la struttura del suolo mostra gravi problemi di deterioramento già con acque che mo- strano valori di adjRNa superiori a 9; laddove prevalgono le illiti e le vermiculiti la struttura si
degrada con valori di adjRNa superiori a 16 mentre i suoli caolinitici o ricchi in sesquiossidi cominciano a mostrare un deterioramento della struttura per valori di adjRNa superiori a 26. Ne consegue che il processo della sodicizzazione, anche in questi ambienti, è più grave di quello della salinizzazione. Spesso, tuttavia, le due forme di salinità coesistono.
Nei suoli irrigui della Sicilia a tessitura franca o tendenzialmente tale, dove la cir- colazione e il libero drenaggio dell’acqua è più o meno buono, il pericolo di salinizzazione è ridotto e, molto spesso, sono sufficienti le poche piogge invernali per assicurare una buona lisciviazione dei sali in eccesso. Diverso è il caso dei Vertic Xerofluvents e dei Typic Haploxererts, suoli argillosi e con drenaggio molto lento, che sono di più difficile governo per l’acqua. Questi suoli, frequenti in tutte le aree irrigue della Sicilia, dovrebbero essere esclusi dall’irrigazione, a maggior ragione se le acque sono di bassa qualità. Tuttavia, in de- terminati ambienti, come il siciliano, dove buona parte dei suoli delle pianure e della bassa collina interna sono costituiti proprio da questi pedotipi, la loro destinazione all’irrigazione è quasi un fatto inevitabile. Per essi, più che per altri suoli, è necessario tenere conto dei limiti posti dalla bassa permeabilità, dall’elevata capacità di ritenzione idrica, dalla degra- dabilità della struttura, dal tipo di profilo del suolo, tutti fattori che, singolarmente o in sinergia, creano un ambiente poco idoneo al normale sviluppo delle piante.
Attualmente in Sicilia, circa il 10% della superficie totale, cioè grossomodo 250.000 ettari, è interessata da suoli affetti da salinità. La loro distribuzione (figura 65), è dovuta in parte alla presenza della Serie Gessoso-Solfifera, in parte è indotta dall’irrigazione; i primi sono particolarmente presenti nelle province di Caltanissetta e di Agrigento, cioè nella zona centrale e meridionale dell’isola, gli altri si rinvengono prevalentemente nella fascia costiera meridionale dell’isola, ove la pratica irrigua continuata nel tempo ha determinato e determina, accumulo di sali solubili nel suolo. Sono da segnalare anche suoli affetti da salinità per cause naturali, legate alla presenza di substrati argillosi di origine marina.
Figura 65. distribuzione dei suoli salini in sicilia. in nero su substrati gessosi; in grigio su altri substrati o con salinità secondaria per irrigazione (Dazzi, 2005).