• Non ci sono risultati.

nella regione P uglia

3.3 lo stato della contaminazione salina negli acquiferi costieri della Puglia

3.3.1 Sistema di monitoraggio delle acque sotterranee

Il D. Lgs n° 152/99 riporta nell’Allegato 1, le indicazioni relative alla classificazione delle acque in funzione degli obiettivi di qualità ambientale e le modalità con cui condurre il monitoraggio.

Nella regione Puglia la prima rete organica di monitoraggio delle acque sotterranee, estesa all’intero territorio regionale, fu realizzata dall’Ente Irrigazione, Ente delegato a ge- stire le risorse idriche sotterranee ai fini irrigui, che a partire dal 1959, ha provveduto ad attrezzare con strumentazioni di registrazione meccanica una rete di pozzi per effettuare registrazioni idrometrografiche. Tra il 1995 ed il 1997, sempre a cura dell’Ente Irrigazione, nell’ambito dei programmi POP 1989-91, si provvide all’ampliamento della rete attraverso la individuazione e la realizzazione di nuovi punti acqua e all’ammodernamento delle sta- zioni preesistenti, attrezzandole con apparecchiature di acquisizione e di trasmissione dei dati ad un centro di controllo.

In particolare la rete di monitoraggio era costituita da n. 110 pozzi idrometrici (fina- lizzati a misure delle escursioni dei livelli piezometrici) di cui n.19 pozzi spia (penetranti nelle acque marine che invadono il continente alla base della falda dolce, per le misure relative allo stato di equilibrio tra acque dolci e salate) e n. 30 pozzi di controllo qualitati- vo (per le misure relative allo stato di inquinamento delle acque sotterranee indotto dalle attività antropiche).

I punti acqua costituenti la rete furono interessati da rilievi di carattere idrogeologico ed idrochimico nel periodo 1995-1997. Nello stesso progetto furono interessati da analisi chimico-fisiche-batteriologiche, analizzando anche la presenza di fitofarmaci, una serie di pozzi del Consorzio di Bonifica Ugento Li Foggi ricadenti nella Penisola Salentina e di alcu- ne sorgenti costiere. Altre reti di controllo sono state costituite nell’ambito di diversi studi finalizzati, che però hanno interessato aree limitate e comunque sono state interessate da cicli di rilievi occasionali o limitati nel tempo.

La definizione del piano di tutela richiede la preventiva elaborazione e realizzazione di programmi mirati alla conoscenza dello stato qualitativo e quantitativo dei corpi idrici e all’acquisizione delle necessarie informazioni sulle caratteristiche fisiche, naturali e socio- economiche dei bacini per valutare le pressioni e gli impatti da essi subiti. In questa ottica il Commissario Delegato per l’emergenza ambientale nella regione Puglia ha predisposto il progetto per la realizzazione del “Sistema di monitoraggio dei corpi idrici sotterranei della regione Puglia” con il quale si è provveduto a fornire indicazioni in ordine alla definizione delle attività di monitoraggio della qualità ambientale, dei corpi idrici sotterranei. In parti- colare è stata definita l’ubicazione e la codifica delle stazioni di monitoraggio, la frequenza dei campionamenti, i profili analitici, le modalità di archiviazione, presentazione e trasfe- rimento dei dati, in armonia con le indicazioni contenute nell’All. 1 al D. Lgs. 152/99 e al D.M del 18/9/02.

Il progetto si inquadra nella visione della gestione dell’emergenza all’interno del pro- cesso di pianificazione dell’uso della risorsa idrica. In tale ottica gli aspetti antropici di uso plurimo delle risorse idriche e quelli di salvaguardia e tutela delle risorse stesse, vanno visti non in maniera conflittuale, ma in maniera integrata e sinergica, attraverso l’espleta- mento di funzioni di controllo e di supporto decisionale alle azioni di gestione razionale ed ottimizzata delle risorse idriche. Il tema specifico della definizione del “Sistema di mo- nitoraggio qualitativo e quantitativo dei corpi idrici sotterranei della regione Puglia” deve quindi essere inquadrato nella logica più ampia che coinvolge il “flusso informativo” e le

“esigenze” di tipo programmatico, per rispondere ai requisiti fondamentali di funzionalità di un servizio permanente di controllo della risorsa idrica sotterranea. Tale attività potrà consentire di sviluppare le procedure di classificazione previste dal D.Lgs. 152/99 per i cor- pi idrici indagati, onde evidenziare le zone di criticità dal punto di vista della qualità delle acque, classificare i corpi idrici in funzione degli obiettivi di qualità ambientale, verificare, successivamente, sul lungo periodo, le politiche di gestione della risorsa e l’efficacia degli interventi posti in essere in termini di riduzione dei carichi inquinanti, indicare le zone a maggior impatto antropico, acquisire ulteriori informazioni per il monitoraggio del bilan- cio idrico, evidenziare la presenza di situazioni anomale di contaminazione.

La rete di monitoraggio da realizzare, nell’ambito della fase conoscitiva, è stata defi- nita, partendo dalla citata rete esistente realizzata, nell’ambito dei Programmi POP 89-91, a cura dell’Ente per l’Irrigazione di Puglia, Lucania ed Irpinia (Progetto per l’ampliamento e l’ammodernamento della rete per il controllo idrometrografico e qualitativo delle falde idriche della regione Puglia) e analizzando i principali fattori di carattere idrogeologico e antropico del territorio in considerazione delle peculiari problematiche connesse alla tutela delle risorse idriche sotterranee. La individuazione dei punti acqua di integrazio- ne della rete di controllo strumentale esistente è stata preceduta da una fase ricognitiva delle opere di captazione esistenti di proprietà pubblica (talora non utilizzate), ciò con la finalità di evitare la realizzazione di nuovi pozzi/piezometri e di conseguenza ottimizzare l’impegno delle risorse economiche. Sono stati individuati alcuni dei nuovi punti acqua da inserire nella costituenda rete di monitoraggio di prima fase, al fine di ottenere una prima distribuzione dei punti di controllo abbastanza rappresentativa per gli obiettivi della fase conoscitiva. Nella individuazione dei nuovi punti acqua sono stati utilizzati alcuni dei pozzi esistenti a titolarità pubblica, ciò non è stato possibile per l’area del Tavoliere, ove si è fatto riferimento alla rete freatimetrica costituita nell’ambito degli “Studi per la definizione del modello matematico del sistema acquifero compreso tra i bacini dei fiumi Ofanto e Forto- re”. Sono state individuate in prima istanza e indicate le aree, caratterizzate da particolari problematiche, in cui sarà necessario approfondire le indagini.

La rete di monitoraggio di prima fase comprende due tipologie di punti di controllo: stazioni di base e stazioni ausiliarie.

Le stazioni di base hanno il compito di classificare le risorse idriche, raccogliere dati di fondo e determinare lo stato di qualità dell’acqua. Queste stazioni sono distribuite sull’intero territorio regionale.

Complessivamente la rete di monitoraggio di prima fase definita è costituita da 372 punti acqua (la cui ubicazione è riportata nella Fig. 4.1), di cui 104 pozzi da attrezzare con strumentazione di rilevamento, acquisizione e trasmissione dati (idrologici e di qualità delle acque di falda), 1 mareografo strumentato, 247 pozzi di controllo idrologico e/o qua- litativo, 20 sorgenti costiere.

Le stazioni ausiliarie, da posizionare all’interno delle aree critiche individuate, sa- ranno invece utilizzate nello studio di dettaglio degli effetti prodotti sui corpi idrici da fat- tori naturali o antropici. Tuttavia, questa tipologia di stazione è strettamente correlata con le stazioni di base. Dette stazioni ausiliarie potranno variare in numero, in seno all’area di interesse, in relazione ai risultati acquisiti con l’attività di monitoraggio.

Nello schema che segue (figura 51) si riporta l’articolazione della rete in relazione al tipo di stazione (strumentata e non strumentata) ed alle finalità di monitoraggio (qualita- tivo e quantitativo).

Fi gu ra 5 1. r ete d i m on it or ag gi o dei c or pi id ri ci s ot te rr an ei

Figura 52. schema concettuale della articolazione della rete di monitoraggio

è doveroso, infine, far presente che le attività di monitoraggio anzidette avranno durata limitata, congruente con gli obbiettivi della fase conoscitiva per la quale ne è stata prevista l’implementazione. Al termine di questo periodo, la fase di monitoraggio verrà ine- vitabilmente sospesa disperdendo le risorse economiche impiegate per la sua costruzione e rendendola improduttiva ai fini della conoscenza dell’evoluzione dei fenomeni.