Capitolo I: Progresso economico e degrado ambientale in Cina:
1.2 Forme di inquinamento più rilevanti nella RPC
1.2.1 Inquinamento dell’aria
L’inquinamento dell’aria è, attualmente, uno dei principali problemi ambientali che affligge la Cina. Nel corso degli anni, in molte città della RPC sono stati registrati alti livelli di concentrazione di agenti inquinanti, in particolar modo di particolato (PM) e di biossido di zolfo (SO2), tali da porre alcune di esse nel novero delle città più inquinate
del mondo: tra queste, ci sono soprattutto le megacittà, come le Municipalità di Pechino ( 京), Shanghai ( 海) e Chongqing (重庆).31
Tale inquinamento è imputabile ad una varietà di fonti antropiche, responsabili di due tipologie di inquinamento atmosferico, ovvero: indoor e outdoor. Per quanto riguarda l’inquinamento indoor, le principali fonti sono rappresentate soprattutto dal settore del riscaldamento domestico, con la combustione di combustibili solidi, soprattutto carbone, in semplici stufe domestiche, che è responsabile del rilascio nell’aria di ingenti quantità di sostanze inquinanti: questo processo determina una concentrazione di particelle respirabili (PM2.5) e monossido di carbonio (CO) registrato, in svariate occasioni, come
più di dieci volte superiore allo standard; per quanto riguarda le fonti di inquinamento outdoor, si fa riferimento, in particolar modo, al crescente settore del trasporto, al settore dell’industria, soprattutto di quella pesante (metalmenccanico, siderurgico e metallurgico), le cui fabbriche sono in gran parte dislocate nelle aree urbane, alla combustione all’aperto di rifiuti agricoli, oltre che alle polveri derivanti da costruzioni, strade e deserti.32
Nonostante i progressi nella gestione dell’inquinamento da parte delle autorità cinesi, e i concomitanti cambiamenti nelle politiche economiche e nella stessa struttura dell’economia, che hanno portato alla diminuzione della concentrazione dei livelli di PM e SO2 soprattutto negli anni Novanta, tale downtrend sembra poi essersi invertito,
31 Haidong KAN, Renjie CHEN, Shilu TONG, “Ambient air pollution, climate change, and population
health in China”, Environment International, 42, 2012, p. 11
32 Junfeng ZHANG, Denise L. MAUZERALL, Tong ZHU, Song LIANG, Majid EZZATI, Justin V. REMAIS,
“Environmental health in China: progress towards clean air and safe water”, The Lancet, 375, 2010, pp. 1111-1112
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e i livelli di concentrazione degli agenti inquinanti rimane comunque di gran lunga più alto degli standard nazionali e delle linee guida internazionali in molte località cinesi.33 Con l’adozione del Piano Nazionale per l’Inquinamento Atmosferico nel 1996, la Cina ha introdotto dei limiti per la concentrazione di alcuni maggiori agenti inquinanti, tra cui il biossido di zolfo (SO2), il monossido di carbonio (CO), il PM10 e il biossido di azoto
(NO2).34 Inoltre, nel 2000 è stato introdotto, come precedentemente fatto in America
con l’indice AQI (Air Quality Index), un indice sintetico denominato API (Air Pollution Index), con lo scopo di rendere fruibile dalla popolazione il livello di inquinanti nell’aria in tempo reale; tuttavia, a differenza che per l’indice AQI, basato sul valore più alto degli agenti inquinanti presi in considerazione, in Cina l’indice è stato calcolato come media dei valori considerati, riducendo così il livello dei massimi e, di conseguenza, anche il valore dello stesso API; l’indice veniva calcolato per tre principali agenti inquinanti, ovvero: PM10, SO2, NO2, le cui concentrazioni sono
misurate in µg/m3.35
L’API è stato poi definitivamente sostituito con l’AQI nel 2012. Gli standard primari per i limiti di concentrazione dei maggiori agenti inquinanti nell’aria, rilasciati dal Ministero per la Protezione Ambientale della RPC (MEP, Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó Huánjìng Bǎohù Bù 中 人民共和国环境保 部), sono quindi attualmente fissati per sei agenti inquinanti: PM10, PM2.5, SO2, NO2, O3 e CO (Tabella
3).
Sebbene il nuovo standard per la qualità dell’aria, che include l’O3, il CO e il PM2.5, sia
stato ufficialmente approvato dal Consiglio di Stato (Guówùyuàn 国务院) della RPC nella sua versione definitiva il 29 Febbraio 201236, questi due agenti inquinantinon sono stati monitorati da subito a livello nazionale. Il 21 Dicembre 2011 Zhou Shengxian (周 生 ), ex ministro del MEP, durante la Settima Conferenza Nazionale sulla Protezione Ambientale, annunciò il programma di implementazione: dal 2012, regioni economiche
33 Mun S. HO, Chris P. NIELSEN
, Clearing the Air: The Health and Economic Damages of Air Pollution in China, Cambridge, The MIT Press, 2007, p. 3
34 Francesco PETRACCHINI, Inquinamento atmosferico in Cina: Analisi della qualità dell’aria e
composizione chimica del particolato nella città di Shanghai, Università Cà Foscari di Venezia, Tesi di
dottorato, 2011/2012, p. 9
35 Ibidem.
36MEP, “MEP Vice Minister Wu Xiaoqing Introduces the Ambient Air Quality Standard and Answers
the Questions of Journalists”, 2 marzo 2012. Disponibile online all’indirizzo: http://english.sepa.gov.cn/Ministers/Speeches/201203/t20120308_224409.shtml
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chiave come l’area di Pechino-Tianjin-Hebei, e le aree del Pearl River Delta e dello Yangtze River Delta, così come le capitali e le municipalità direttamente sotto il controllo del Governo centrale, avrebbero iniziato a monitorare il PM2.5 e l’ozono, a cui
si sarebbero aggiunte dal 2013 113 città che avrebbero funzionato da modello ambientale e dal 2015 tutte le città a livello di prefettura. 37 Dal 1° gennaio 2016 i nuovI standard sono stati implementati a livello nazionale. 38
Tabella 1:Designazioni della qualità dell’aria in Cina secondo l’indice AQI e relativi effetti
sulla salute umana
Risorsa: http://aqicn.org/map/china/
Tabella 2: Vecchi standard del MEP per i limiti di concentrazione dei maggiori agenti inquinanti
nell’aria (1996)39
Risorsa: http://transportpolicy.net/index.php?title=China:_Air_Quality_Standards
37 “Città a livello di prefettura” è una designazione che fa riferimento al sistema di suddivisione
amministrativa della Cina. Si classifica al di sotto della Provincia e al di sopra della Contea.
38 Cfr.: Tao WANG, “Tiny Particle, Big Action: Public Participation in Environmental Management as
Seen in the PM2.5Case”, p. 351, in Chinese Research Perspectives on the Environment, Volume 1, 2013;
http://english.sepa.gov.cn/Resources/standards/Air_Environment/quality_standard1/201605/t20160511_3 37502.shtml.
39 In questa precedente versione dello standard per la qualità dell’aria, sono incluse tre classi di valori
limite. La Classe 1 è da considerarsi per sito turistico, storico o area di conservazione (come i parchi naturali). La classe 2 è applicata a tutte le altre aree, includendo sia zone urbane che industriali. La classe 3, poi eliminata nel 2012, riguarda le aree industriali speciali, o altamente trafficate.
38
Tabella 3: Nuovi standard del MEP per i limiti di concentrazione dei maggiori agenti inquinanti nell’aria
(2012)
Risorsa: http://transportpolicy.net/index.php?title=China:_Air_Quality_Standards
Uno dei fattori che ha influito maggiormente sull’incremento nei livelli di inquinamento dell’aria in Cina è stato, senza dubbio, il costante aumento nel consumo totale di energia, sostenuto in gran parte dal massiccio impiego di carbone come fonte primaria. La Cina è infatti il più grande produttore, nonché consumatore, a livello mondiale di carbone, generalmente riconosciuto come il peggior combustibile fossile per le emissioni inquinanti sia a livello locale che globale: il carbone ha sostenuto il 70-76% del suo consumo energetico dal 1980 al 1997, ha subito poi un declino del 61-64% 40, per poi aumentare nuovamente dal 2000, con un incremento del 75% nel 2005. 41 Nel 2005, il consumo totale di energia è stato equivalente a 2,2 miliardi di tonnellate di carbone, circa tre volte il consumo nel 1978.42 I maggiori consumatori di carbone sono risultati gli impianti di produzione di energia elettrica e le industrie, in particolar modo manifatturiere, che ad esempio rappresentavano rispettivamente il 48% e il 35% del totale nel 2002.43
40 Mun S. HO, Chris P. NIELSEN, Clearing the Air: The Health and Economic Damages of Air Pollution
in China, Cambridge, The MIT Press, 2007, p. 9
41 WORLD BANK, Cost of Pollution in China: economic estimates of physical damages, World Bank
Report series, World Bank Publications, Washington, D.C., 2007, p. XI
42 Chak K. CHAN, Xiaohong YAO, “Review: Air pollution in mega cities in China”, Atmospheric
Environment, 42, 2008, p. 2
43 Mun S. HO, Chris P. NIELSEN, Clearing the Air: The Health and Economic Damages of Air Pollution
39
Nel 2015 il carbone ha fornito circa il 64% del totale del consumo energetico del Paese.44 Nel 2016 il consumo totale di carbone è stato poi equivalente a 4,6 miliardi di tonnellate, circa il 15% in più rispetto al 2015.45 L’Amministrazione nazionale dell’energia della Cina (NEA) ha annunciato che, entro il 2020, il Paese investirà 2,5 trilioni di yuan (361 miliardi di dollari) per produrre energia da fonti rinnovabili, come contenuto nel 13° Piano Quinquennale, creando inoltre circa 13 milioni di nuovi posti di lavoro: nonostante questo ingente investimento, le rinnovabili nel 2020 rappresenteranno ancora solo il 15% delle fonti di consumo totale di energia della Cina, pari all’equivalente di 580 milioni di tonnellate di carbone, mentre più della metà dell’energia elettrica cinese sarà ancora fornita da quest’ultimo.46
Gli andamenti nel consumo di energia da parte della Cina, che ad oggi pongono il Paese come primo consumatore di energia a livello mondiale, avendo sorpassato nel 2009 gli Stati Uniti47, risultano in una crescita esponenziale nelle emissioni dei maggiori agenti inquinanti, rappresentati principalmente da SO2 e particolato sospeso totale (TSP): in
particolare, la combustione del carbone è responsabile di circa il 70% della fuliggine48, il 75% del SO2, l’85% del NO2, il 60% del CO, e l’80% del CO2 prodotti in Cina.49 Le
emissioni di SO2 sono state registrate nel 2005 come equivalenti ad oltre 25 milioni di
tonnellate, sorpassando quelle registrate nel 1997 del 12%, e la relativa concentrazione ha superato i valori limite fissati dalla Classe 2 degli standard cinesi per il 22% delle città, causando problemi derivanti dalle piogge acide nel 38% delle stesse.50
Il problema delle piogge acide non rappresenta, tra l’altro, un problema che riguarda esclusivamente la Cina, ma anche gli altri Paesi ad essa vicini.
44 “Energia pulita: in Cina 361 miliardi di dollari e 13 milioni di posti di lavoro entro il 2020”,
Greenreport.it, 9 gennaio 2017. Disponibile online all’indirizzo:
http://www.greenreport.it/news/energia/cina-361-miliardi-dollari-13-milioni-posti-lavoro-nellenergia- pulita-entro-2020-video/
45 “China to cap 2017 energy consumption at 4.4 bln tonns coal equivalent”, Reuters, 28 Dicembre 2016.
Disponibile online all’indirizzo: http://www.reuters.com/article/us-china-energy-idUSKBN14H1EG
46 http://www.greenreport.it/news/energia/cina-361-miliardi-dollari-13-milioni-posti-lavoro-nellenergia-
pulita-entro-2020-video/
47“China v US energy consumption”, The Guardian, 3 agosto 2010. Disponibile online all’indirizzo:
https://www.theguardian.com/business/datablog/2010/aug/03/us-china-energy-consumption-data
48 Il TSP viene classificato come “emissioni da combustione” (“fuliggine” nelle pubblicazioni ufficiali),
oppure come “emissioni da processo” (“polvere”). Cfr.: Mun S. HO, Chris P. NIELSEN, Clearing the Air:
The Health and Economic Damages of Air Pollution in China, Cambridge, The MIT Press, 2007, p. 16
49 Mao YUSHI, Sheng HONG, Yang FUQIANG, The True Cost of Coal, Greenpeace, 2008, p. 2
50 Chak K. CHAN, Xiaohong YAO, “Review: Air pollution in mega cities in China”, Atmospheric
40
Ad esempio, un report giapponese ha affermato che la densità di ossidi di zolfo (SOx) provenienti dalla Cina e arrivati in Giappone è aumentata del 30% tra il 1986 e il 1991, contribuendo in modo significativo al problemi delle piogge acide nel Giappone. Il Giappone non rimane comunque la sola nazione in Asia orientale colpita da pioggia acida transfrontaliera: Corea del Nord e del Sud, Taiwan, Vietnam e Mongolia sono anch’esse tra gli “importatori netti” di emissioni di SOx e NOx provenienti dalla Cina.51
Secondo la World Bank, nel 2007 solo l’1% della popolazione urbana in Cina avrebbe respirato aria considerata sicura secondo gli standard fissati dall’Unione Europea.52
I risultati del monitoraggio di routine di 621 città effettuati nel 2009, hanno rilevato che la qualità dell'aria in 107 città, ovvero il 17% del totale, non ha soddisfatto gli standard nazionali.53
Nel 2012 la Cina è, altresì, risultata il più grande contribuente mondiale per le emissioni di CO2 , derivanti dalla combustione di combustibili fossili (soprattutto carbone e
petrolio) nonché dalla produzione del cemento, con 8,5 miliardi di tonnellate della stessa, ovvero circa il 25% del totale mondiale, e il trend sembra essersi confermato anche negli ultimi anni.54
Come già accennato in precedenza, tra i maggiori agenti inquinanti dell’aria bisogna annoverare il PM10 e il PM2.5 (detto anche “particolato fine”), particelle che insieme
formano il TSP, e che hanno, rispettivamente, un diametro di 10 μm (micrometri) e 2.5 μm, responsabili dei frequenti episodi di scarsa visibilità diurna in Cina, notoriamente descritti dai media come “Apocalissi dell’Aria” (“Airpocalypse”), nonché estremamente rischiose per la salute umana. Le prime, in quanto polveri inalabili, sono, infatti, in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore, ovvero naso e laringe, mentre le seconde, essendo polveri toraciche, sono ancor più dannose, poiché riescono a penetrare in profondità nei polmoni. Per quanto concerne il solo PM2.5, risulta che in molte città
della Cina siano state registrate cifre di gran lunga superiori alla media fissata dalle
51 Anna BRETTELL, “The Politics of Public Participation and the Emergence of Environmental Proto-
movements in China”, University of Maryland, 2003, p. 37
52 Joseph KAHN, Jim YARDLEY, “As China Roars, Pollution Reaches Deadly Extremes”, New York Times,
26 agosto 2007. Disponibile online all’indirizzo:
http://www.nytimes.com/2007/08/26/world/asia/26china.html
53 Haidong KAN, Renjie CHEN, Shilu TONG, “Ambient air pollution, climate change, and population
health in China”, Environment International, 42, 2012, p. 11
54 Zhu LIU, China's Carbon Emissions Report 2015, Harvard Kennedy School, Belfer Center for Science
41
Linee guida per la Qualità dell’Aria della World Health Organization (WHO) di 10 μg/m3 (media di riferimento annuale) e 25 μg/ m3 (media di riferimento in 24h),
registrando ad esempio per le due città più grandi della Cina, ovvero Pechino (nel 2001) e Shanghai (nel 2003), valori pari, rispettivamente, a 10 volte e 6 volte i valori stabiliti dalle linee guida della WHO.55
Grafico 7:Livelli di inquinamento ambientale dell’aria nelle maggiori città della Cina (medie annuali),
messi a confronto con il Grado-II definito dagli Standard Ambientali di Qualità dell’Aria (China Environmental Year Books, 2004 & 2005)
Risorsa: WORLD BANK, Cost of Pollution in China: economic estimates of physical damages, World Bank Report series, World Bank Publications, Washington, D.C., 2007, p. 2
Il Grafico 7 mostra le tendenze della concentrazione annuale media nell’aria di TSP, SO2 e Ossidi di azoto (NOx), ovvero i maggiori agenti inquinanti, in alcune città cinesi
di grande-media dimensione, che in questo caso vanno da un minimo di 53 ad un massimo di 97, a seconda degli anni presi in considerazione, a partire dal 1980, fino al 2004. Le medie sono riportate separatamente per le città del Nord e per quelle del Sud. Dalla lettura dei grafici, emerge che i livelli di particolato sospeso sono più alti nelle città del Nord della Cina, differenza dovuta in parte alla più intensa attività industriale,
55 Chak K. CHAN, Xiaohong YAO, “Review: Air pollution in mega cities in China”, Atmospheric
42
ma anche alle differenti condizioni geografiche e metereologiche, che rendono tali città più vulnerabili all’inquinamento da particolato rispetto a quelle del Sud.56 La
discrepanza può essere ascrivibile, chiaramente, al maggiore bisogno di riscaldamento nelle città del Nord, ma anche agli effetti di una concentrazione di fondo più elevata, e alla maggiore presenza di polveri trasportate dal vento, che si sommano alle emissioni prodotte dall’uomo.57
Le emissioni da combustione sono in larga parte imputabili alla generazione di energia elettrica, che ad esempio ha coperto il 32% del totale nel 1997, oltre che ai processi di produzione del cemento e di prodotti correlati (21% nell’anno di riferimento): per entrambi, la principale fonte di energia è rappresentata dal carbone. Le emissioni da processo sono causate, per la maggior parte, dai succitati processi di produzione del cemento, e da quelli di fusione del ferro e dell’acciaio, responsabili rispettivamente per il 70% e il 15% circa del totale nell’anno di riferimento.58
Fonti delle concentrazioni urbane totali di TSP sono, oltre alle emissioni sopra menzionate, anche le trasformazioni di altri agenti inquinanti (inquinamento secondario), come i biossidi di zolfo (SO2) e azoto (NOx).59 Le concentrazioni di TSP
rappresentate nel Grafico 7 mostrano una tendenza al ribasso dal 1980 ai primi anni Novanta, stabilizzandosi nel periodo successivo fino al 2004. Anche per quanto riguarda le concentrazioni di NOx e di SO2, assistiamo ad un downtrend nelle città del Nord, con
un aumento poi dal 2003, soprattutto per quanto riguarda la concentrazione di SO2, di
cui più della metà delle emissioni in Cina derivano da utenze elettriche. 60
Le emissioni totali di SO2, che assieme a quelle degli NOx sono responsabili delle
piogge acide, ancora oggi un serio problema in Cina, che provoca l’avvelenamento dei prodotti ittici e dei terreni agricoli, nonché l’erosione degli edifici, sono diminuite nei tardi anni Novanta, grazie ai più severi controlli degli standard sulle emissioni da parte delle centrali elettriche a carbone e alla politica delle “Two Control Zones” (TCZ).61
Tale programma è stato implementato dal Governo centrale nel 1998, allo scopo di
56 WORLD BANK, Cost of Pollution in China: economic estimates of physical damages, World Bank
Report series, World Bank Publications, Washington, D.C., 2007, p. 2
57 Mun S. HO, Chris P. NIELSEN, Clearing the Air: The Health and Economic Damages of Air Pollution
in China, Cambridge, The MIT Press, 2007, p. 18
58 Ivi, p.17 59 Ibidem.
60 WORLD BANK, Cost of Pollution in China: economic estimates of physical damages, World Bank
Report series, World Bank Publications, Washington, D.C., 2007, pp. 3-4
43
ridurre appunto il fenomeno delle piogge acide, mediante il controllo delle emissioni di SO2 nelle città con alti livelli di concentrazione dell’agente inquinante. Le emissioni
totali di SO2, come già detto in precedenza, sono comunque successivamente aumentate
(vedi Grafico 7) come risultato del maggior utilizzo di carbone per sostenere la rapida crescita economica, seppur con dei miglioramenti nelle città sottoposte al programma delle TCZ.62
Oltre alle emissioni di tipo industriale, bisogna poi menzionare quelle derivanti dai veicoli a motore, il cui utilizzo nelle città cinesi è cresciuto esponenzialmente in questi anni: per fare un esempio, alla fine del 2008, nella sola città di Pechino si contavano circa 3,5 milioni di veicoli.63 Secondo Wang Jian, Vicedirettore Generale del Dipartimento per la Prevenzione e il Controllo dell'Inquinamento del MEP, il numero dei veicoli a motore in Cina è in continua e rapida crescita: dal 1980, tale numero sarebbe infatti aumentato di 33 volte, balzando a circa 245 milioni nel 2014.64 Le emissioni da parte di questi veicoli sono responsabili della formazione di smog fotochimico65, contenente particelle respirabili e O3, la cui concentrazione nelle
maggiori città cinesi ha spesso ecceduto i limiti fissati dalle linee guida dell’WHO per la qualità dell’aria.66
Nel 2015, come emerge dalla lettura del Report sullo Stato dell’Ambiente in Cina, annualmente pubblicato dal MEP, solo 73 su 338 città sotto il programma di monitoraggio, nonché il 21,6% del totale, hanno raggiunto il nuovo standard richiesto a
62 Ibidem.
63 Junfeng ZHANG, et al., “Environmental health in China: progress towards clean air and safe water”, The
Lancet, 375, 2010, p. 1112
64 Ministry of Environmental Protection of the People’s Republic of China, “MEP releases the 2015
Annual Report on Vehicle Exhaust Emission Control”, 19 gennaio 2016. Disponibile online all’indirizzo:
http://english.mep.gov.cn/News_service/news_release/201603/t20160307_331615.htm .
65 Lo “smog fotochimico” è una forma di inquinamento tipica di tutte le principali aree urbane ed
industriali del mondo. Si presenta, infatti, nelle zone ad alta densità di traffico o in prossimità delle stesse, quando sono presenti determinate condizioni climatiche (calma di vento o venti deboli, elevate temperature, ecc.) che provocano un aumento della concentrazione di gas inquinanti impedendo loro di disperdersi. In queste aree le concentrazioni di alcuni gas (ozono troposferico, monossido di carbonio, particolato, COV, ossidi di azoto, ecc.) superano molto spesso i valori limite, al di sopra dei quali vi sono rischi di danni alla salute umana, alle produzioni agricole e alla vegetazione naturale. Informazioni tratte da: http://www.eniscuola.net/argomento/inquinamento-dellaria/inquinanti-e-loro-effetti/linquinamento- fotochimico/
66 Junfeng ZHANG et al., “Environmental health in China: progress towards clean air and safe water”, The
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livello governativo per la qualità dell’aria; nelle restanti 265, che rappresentano il 78,4% del totale, la concentrazione di agenti inquinanti nell’aria ha superato lo standard nazionale, con percentuali ragguardevoli soprattutto per quanto riguarda il PM2.5 e il
PM10, come emerge dal Grafico 8.67 I dati mostrano, comunque, un modesto
miglioramento rispetto al 2014, in cui il 90,1% delle 161 città sottoposte a monitoraggio della qualità dell’aria ha superato i livelli di concentrazione di agenti inquinanti fissati dal nuovo standard nazionale, contro il 9,9% del totale che è riuscito ad attenervisi.68
Grafico 8: Percentuale di concentrazione dei maggiori agenti inquinanti tra le città cinesi che hanno