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Capitolo I: Progresso economico e degrado ambientale in Cina:

1.1 Valutazione dell’Impronta Ecologica della Cina

A livello mondiale, la valutazione dell’Impronta Ecologica11 dei Paesi viene ormai

ampiamente utilizzata per quantificare la domanda dell’umanità nei confronti della Natura. Se si è a conoscenza dell’Impronta Ecologica dei diversi Paesi del mondo, risulterà infatti più facile implementare tali informazioni nella messa a punto di strategie di sviluppo sostenibile ad hoc, funzionali a preservare il patrimonio naturale mondiale. Si proverà, innanzitutto, a dare una definizione del concetto di “Impronta Ecologica”. Per Impronta Ecologica si intende la quantità di superficie terrestre e marina, produttiva dal punto di vista biologico, necessaria a soddisfare il fabbisogno di una popolazione. Se si confronta tale domanda con la “biocapacità”, ovvero la quantità di superficie terrestre e marina, produttiva dal punto di vista biologico, disponibile in una data

9 Anna LORA-WAINWRIGHT, “Dying for Development: Pollution, Illness, and the Limits of Citizens’

Agency in China”, The China Quarterly, 214, 2013, cit., p. 244

10 Ivi, p. 250

11Il concetto di “Impronta Ecologica” è stato introdotto per la prima volta da Mathis Wackernagel e

William Rees nel loro libro Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth, pubblicato nel 1996. A partire dal 1999 il WWF aggiorna periodicamente il calcolo dell'impronta ecologica nel suo

Living Planet Report. Nel 2003, Mathis Wackernagel e altri hanno fondato il Global Footprint Network,

un’organizzazione non profit che si occupa di sviluppare concetti e strumenti utili a valutare l’impatto ambientale dei processi economici. Informazioni tratte da:

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regione o nazione, è possibile quindi calcolare l’Impronta Ecologica, necessaria a determinare se quella nazione sta vivendo o meno entro i suoi limiti ecologici. Sia l’Impronta Ecologica che la biocapacità sono misurate in unità di “ettari globali” (gha), laddove un ettaro globale rappresenta la capacità produttiva di tale superficie di terreno utilizzato ai livelli di produttività biologica media globale.12

L’Impronta Ecologica di un Paese è determinata essenzialmente da tre fattori: popolazione, consumi pro capite e quantità di risorse necessarie a sostenere tali consumi. Le componenti dell’Impronta Ecologica sono i seguenti: terreni agricoli, terreni forestali, terreni occupati da infrastrutture umane, zone di pesca, terreni da pascolo e territorio per l’assorbimento delle emissioni di CO2, derivanti dalla

combustione di combustibili fossili. L’Impronta Ecologica risulta, quindi, nella somma di queste aree biologicamente produttive.13

Analizzando la misura e la composizione dell’Impronta Ecologica per capita di una nazione, è possibile risalire all’ammontare e alla tipologia di beni e servizi utilizzati in media da una persona in quel Paese, includendo anche l’energia usata per produrli.14

Dal 1970, il mondo si trova in uno stato di “superamento ecologico”, in quanto la domanda dell’umanità nei confronti degli ecosistemi terrestri ha già superato di gran lunga la capacità rigenerativa di questi ultimi.

È stato calcolato, infatti, che nel 2008 la biocapacità totale della Terra ammontava a 12 milioni di gha, ovvero 1,8 gha per persona, mentre l’Impronta Ecologica totale era di 18,2 milioni di gha, cioè 2,8 gha per persona. Questo vuol dire che, per rigenerare completamente le risorse rinnovabili utilizzate dalla popolazione mondiale in un anno, la Terra ha necessitato di un anno e mezzo in modo da riequilibrare il rapporto domanda-offerta. Per esplicitare meglio tale concetto con altre parole, basterà valutare quanto la popolazione ha utilizzato: tale consumo è l’equivalente di una Terra e mezza, per soddisfare i propri bisogni.15 Ne emerge che, se il consumo di risorse dovesse aumentare ai ritmi odierni nel prossimo futuro, il pianeta ne scarseggerà, al punto tale

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China Ecological Footprint Report 2012: Consumption, Production and Sustainable Development,WWF Report China, 2012, p. 8

13 Ivi, p.7

14 Living Planet Report, China 2015: Development, Species, and Ecological Civilization, WWF Report

China, 2015, p. 15

15 China Ecological Footprint Report 2012: Consumption, Production and Sustainable Development,

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che alcuni ecosistemi potrebbero collassare e smettere di essere produttivi, anche prima che tali risorse siano completamente esaurite.16

Grafico 1:Tendenze nell’Impronta Ecologica globale e nella biocapacità per persona (1961-2010)

Risorsa: Living Planet Report, China 2015: Development, Species, and Ecological Civilization, WWF Report China, 2015, p. 15 (Global Footprint Network, 2014)

Il declino nella biocapacità per capita è collegato principalmente all’aumento della popolazione globale.17

È ampiamente risaputo che la Cina possiede la più grande popolazione a livello mondiale, che attualmente ammonta a più di 1 miliardo e 300 milioni di abitanti, ovvero più di un quinto di quella globale, anche se negli ultimi 30 anni il tasso di crescita si è stabilizzato e ha cominciato a rallentare. L’Impronta Ecologica per capita della Cina è cresciuta ad un tasso stabile dal 1961, con un andamento molto variabile durante gli anni Novanta, registrando, poi, un’impennata agli inizi del 2000, correlata ad un periodo di massiccia crescita economica.18

16 Ibidem. 17 Ibidem.

18 Living Planet Report, China 2015: Development, Species, and Ecological Civilization, WWF Report

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Grafico 2: Impronta Ecologica per capita e biocapacità della Cina

Risorsa: Living Planet Report, China 2015…, p. 19 (Global Footprint Network, 2014)

Come si evince dal Grafico 2, nel 2010 il residente cinese medio aveva bisogno di 2,2 gha di terra produttiva per soddisfare i suoi bisogni in termini di beni ambientali e di servizi. Nonostante la media cinese fosse comunque minore dell’Impronta Ecologica media mondiale di 2,6 gha, rappresentava comunque già il doppio della biocapacità per capita disponibile in Cina nel 2010 (1.0 gha): ciò significa quindi che le aree bio- produttive presenti in Cina non erano in grado di provvedere alle risorse rinnovabili e ai servizi per il consumo della sua popolazione.19 In questi ultimi anni, l’Impronta Ecologica cinese su basi per capita si è poi attestata all’81° posto a livello mondiale, con 2,5 gha di media, che, benché sia ancora minore della media mondiale di 2,7 gha, è comunque già molto più della biocapacità media globale disponibile per persona di 1,7 gha.20 Tale disamina di dati statistici conferma quanto espresso nel decennio precedente, circa il trend che tale fenomeno sta assumendo nel tempo.

Nel mondo, i diversi Paesi sono dotati di differenti risorse, e riescono a soddisfare le richieste di risorse per loro non disponibili attraverso il commercio. È chiaro quindi che, nel momento in cui le risorse diventano sempre più limitate, il rischio economico dei Paesi che possono incorrere in un deficit ecologico cresce quando il costo di importazione di tali risorse aumenta. Il deficit ecologico di un Paese può aumentare in

19 Ibidem.

20 Shengtai wenming kexue yu zhibiao 生态文明科学与指标 (Global Footprint Network), China’s

Ecological Results. Disponibile online all’indirizzo: http://www.zujiwangluo.org/ecological-footprint- results/

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concomitanza con l’emissione di maggiori quantità di anidride carbonica (CO2)

nell’atmosfera, rispetto a quanto i loro ecosistemi possano assorbirne, valore, questo, misurato dall’Impronta del Carbonio. È questa la situazione in cui versa la Cina, esposta al rischio che i combustili fossili e le emissioni di carbonio, derivanti dalla combustione degli stessi, diventino più costosi.21

Grafico 3: Componenti dell’Impronta Ecologica della Cina, (1961-2010)

Risorsa: Living Planet Report, China 2015…, p. 20 (Global Footprint Network, 2014)

Dall’analisi del Grafico 3, si nota che i terreni agricoli erano la più grande componente dell’Impronta Ecologica della Cina fino al 1980, mentre dagli anni Ottanta fino ad oggi, l’Impronta del Carbonio, direttamente dipendente dal consumo di energia, è diventata la componente non solo più consistente, ma anche a crescita più rapida, in concomitanza con il periodo di esponenziale sviluppo economico.

Le fluttuazioni nel 1990 e l’aumento del tasso di crescita dell’Impronta del Carbonio nel 2000 sono dovute principalmente ai cambiamenti nell’Impronta del Carbonio per capita. Dal grafico, emerge che nel 2010 l’Impronta del Carbonio rappresenta già più del 50% dell’Impronta Ecologica totale, seguita dalla componente dei terreni agricoli, che si attestava al 25%. Le restanti componenti sono anch’esse aumentate, ad eccezione della componente rappresentata dalle foreste, diminuita del 19% dal 1961, dal momento che il residente cinese medio consuma meno prodotti forestali.22

La Cina è responsabile per lo sviluppo e il benessere di circa un quinto della popolazione mondiale, e i suoi territori includono meno di un decimo dei terreni agricoli

21 Living Planet Report, China 2015: Development, Species, and Ecological Civilization, WWF Report

China, pp.19-20

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di tutto il mondo. Con il cambiamento da un’economia pianificata ad una economia di mercato, il Paese ha raggiunto grandi progressi a livello economico: dal 1978 al 2010, il tasso di crescita medio annuale del Prodotto Interno Lordo (PIL, conosciuto in inglese anche come Gross Domestic Product, GDP) è stato del 9,89%, anche se negli ultimi anni si è stabilizzato intorno al 7% circa; nonostante ciò, il valore del PIL per capita rimane sostanzialmente basso, indicato come medio a livello globale, se confrontato con quello USA di 6000$ nel 2012, ed è per questo che la Cina, nel contesto dello sviluppo sostenibile, continua a dare molta importanza, in primis, allo sviluppo economico e sociale (misurato attraverso l’indicatore conosciuto come Indice dello Sviluppo Umano). 23

Grafico 4: Rapporto tra lo sviluppo economico della Cina e la sua biocapacità

Risorsa: Living Planet Report, China 2015…, p. 35

IGSNRR (Dati sulla biocapacità dal Global Footprint Network 2014; Dati sul GDP dal China Statistical Yearbook)

Dal Grafico 4, emerge che negli ultimi cinque decenni, dal 1960 al 2010, la biocapacità totale della Cina è raddoppiata, crescendo in maniera costante, mentre il suo veloce sviluppo economico ha determinato un conseguente rapido ed esponenziale aumento del PIL. L’aumento medio della produttività dei terreni agricoli della Cina si attesta ad oggi come più alto della media mondiale. Bisogna tener comunque conto che, se da un lato la biocapacità della Terra rimane sostanzialmente costante, con una limitata capacità di crescita, anche nel caso di una gestione attenta della stessa, da un altro versante di indagine risulta che l’economia può subire dei rapidi incrementi: da questa riflessione, è

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chiaro come sia importante supportare la rapidità della crescita economica, tenendo però conto della limitatezza della biocapacità della Terra, sfida centrale all’interno del concetto cinese di Civilizzazione Ecologica.

L’obiettivo di perseguire una “Civilizzazione ecologica” (shēngtài wénmíng 生态文明) viene infatti affiancato dall’ex Presidente della RPC Hu Jintao (胡锦涛) a quello del raggiungimento di una “società armoniosa” (héxié shèhuì 和谐社会), che tenga quindi conto dei problemi sociali all’interno del processo di sviluppo economico, durante il XII Congresso del Partito Comunista Cinese (PCC, Zhōngguó Gòngchǎndǎng 中国共 党), tenutosi nel mese di ottobre del 2007.24 Accanto a questi due obiettivi, durante il Congresso venne inoltre introdotta una terza nozione, ovvero quella di “visione scientifica dello sviluppo” (kēxué fāzhǎn guān 科学发展 ). Questa dizione rappresenta il concetto a noi più familiare di “sviluppo sostenibile”: secondo la definizione proposta nel rapporto Our Common Future, pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (Commissione Bruntland) del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo in grado di assicurare “il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.25 Nella lingua cinese non manca, d’altronde, un corrispettivo del termine

sostenibilità: esso è ravvisabile nell’espressione “kě chíxù” ( 持续), letteralmente, “che può continuare, perdurare”, ma nella comunicazione politica si preferisce esprimere tale concetto con l’espressione “visione scientifica dello sviluppo”.26 Tale

locuzione indica la necessità di perseguire uno sviluppo equilibrato, in grado di bilanciare necessità economiche e salvaguardia dell’ambiente, in un quadro di stabilità sociale, nonché politica; è importante, però, sottolineare due particolari: il ricorso al termine “scientifico”, inteso come obiettivo da raggiungere, e il riferimento alla

24 “Il concetto di Civilizzazione Ecologica non è comunque da intendersi esclusivamente come

protezione ambientale, né solamente come uno strumento in supporto di uno sviluppo economico bilanciato, piuttosto la sua definizione contiene un significato più ampio, che enfatizza la dimensione culturale dello sviluppo. La relazione con la natura deve quindi essere vista da una nuova prospettiva, ovvero bisogna considerare la natura come parte della vita dell’essere umano, e non più qualcosa che può essere sfruttato senza limiti.” Per ulteriori approfondimenti, cfr.: “Environment and Development of a Harmonious Society”, CCICED, 2008. Disponibile online all’indirizzo: http://english.mep.gov.cn/Events/Special_Topics/AGM_1/2008agm/meetingdoc08/201605/t20160524_3 44816.shtml

25 Definizione tratta da: http://www.treccani.it/enciclopedia/sviluppo-sostenibile

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necessità di preservare la stabilità sociale, due elementi, assenti altrove, che indicano la volontà cinese di perseguire un proprio “modello” di sviluppo sostenibile.27

Grafico 5:Rapporto tra lo sviluppo economico della Cina e l’aumento dell’Impronta Ecologica

Risorsa: Living Planet Report, China 2015…, p. 36, IGSNRR (Dati sull’Impronta Ecologica dal Global

Footprint Network 2014; Dati sul GDP dal China Statistical Yearbook)

Il Grafico 5 mette in relazione lo sviluppo economico della Cina con l’aumento dell’Impronta Ecologica. Dalla sua analisi, emerge che l’Impronta Ecologica totale della Cina è aumentata di più di quattro volte dal 1960 al 2010, mentre la sua economia è cresciuta più di 80 volte. Confrontando questa relazione con l’aumento della biocapacità in Cina nello stesso periodo, ne emerge chiaramente che, nonostante l’efficienza ecologica del sistema economico sia di gran lunga aumentata, non è comunque stata in grado di compensare completamente l’impatto dell’Impronta Ecologica. Bisogna comunque tener conto del fatto che il tasso di crescita dell’Impronta Ecologica cinese sta ora rallentando, così come il suo coefficiente di elasticità, che misura il rapporto tra il suo tasso di crescita e il tasso di crescita del PIL, indicando quindi la percentuale di aumento o diminuzione dell’Impronta Ecologica totale per ogni unità percentuale (1%) di crescita del PIL. Tale situazione da un lato è condizionata dallo status quo delle risorse e dell’ambiente, d’altro canto è il risultato auspicato dagli sforzi della Cina, canalizzati per ottenere tali trasformazioni.28

Un’altra causa a cui è imputabile la veloce crescita dell’Impronta Ecologica cinese è chiaramente il rapido processo di urbanizzazione che dal 1980, quando solo il 19% della

27 Ivi, pp. 3-4

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popolazione viveva in paesi e città, ha portato la percentuale degli abitanti dei centri urbani ad attestarsi intorno al 52% circa nel 2012. È chiaro come l’aumento nella ricchezza per capita, indotto dall’urbanizzazione, abbia altresì stimolato la crescita nel consumo di risorse per capita, sia nelle auree urbane che in quelle rurali, portando così, inevitabilmente, ad un relativo accrescimento dell’Impronta Ecologica per capita.29

Grafico 6: Relazione tra il guadagno medio per capita in varie Province della Cina continentale e

l’Impronta Ecologica per capita (2012)

Risorsa: Living Planet Report, China 2015…, p. 37 (Global Footprint Network, 2014) (IGSNRR, 2014)

Dalla lettura del Grafico 6, è possibile constatare che l’Impronta Ecologica per capita è cresciuta in maniera proporzionale al guadagno medio per capita in svariate Province della Cina continentale: questo risulta chiaramente più alto per la popolazione urbana che per quella rurale, ed è evidente come guadagni individuali più alti siano associati a valori più consistenti dell’Impronta Ecologica. Inoltre, spesso l’espansione urbana è anche collegata alla perdità della biocapacità, quando l’urbanizzazione ha luogo in aree altamente bio-produttive quali: foreste, terreni agricoli, praterie, terreni paludosi e così via. Molte aree in Cina sono quindi state colpite non solo da un aumento dell’Impronta Ecologica per capita, ma contemporaneamente anche da una diminuzione della biocapacità per capita.30

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Ivi, p. 37

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