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SANTIAGO APOSTOLO E LA VERGINE DEL PILAR: ALLA RICERCA DELLA SACRALIZZAZIONE DEL “CAUDILLO”

1.1 Introduzione: feste, cerimonie e liturgie

Nelle tradizione religiose spagnole fondata sui dogmi e la liturgia, ci sono molti elementi popolari, alcuni provenienti dal paganesimo precedente e altri che si sono aggiunti più o meno spontaneamente con qualità di vere invenzioni, in determinati casi: per esempio, le varie forme di organizzazione dei giovani nel campo religioso, quali corporazioni messe sotto la protezione di Maria e di vari santi con una gerarchia e con finalità specifiche.

Dentro la diversità del rito della Chiesa e del vario cerimoniale profano, si trovano numerose usanze e pratiche popolari di stile religioso, come ad esem- pio la celebrazione di una messa per i defunti o la benedizione del letto matri- moniale. La morte e la sepoltura diedero luogo a una lunga serie di usi e con- suetudini, alcuni nati dal rituale cattolico, altri provenienti dai riti precristiani e al- tri ancora emersi come invenzioni più o meno locali. L’agonia è accompagnata da certe pratiche (spruzzo di acqua santa con l’alloro nella Domenica delle Pal- me, illuminazione con il cero della Candelaria). Nel momento del passaggio di solito si accende una candela o un cero benedetti; esistono alcune abitudini come l’emissione di urla e lamenti, non come un dolore spontaneo, ma come una forma culturale e atavica di ostentazione nella sventura: in questa classe di segni rientrano anche la segnalazione sulla parte esterna della casa o il suono delle campane. Si ritiene che addormentarsi mentre si veglia il morto sia molto pericoloso per lui e per i vivi; da qui l’uso di acqua e ceri benedetti e la necessi - tà di non lasciarsi vincere dal sonno. L’atto di sistemare il morto e riporlo nella bara e la sepoltura fornirono importanti dettagli per il folclore. Nel tempio e cimi- tero l’offerta, pur appartenendo al rito romano, presenta varianti popolari (rac- colte di elemosine dai partecipanti per pagare la messa per l’anima del defunto o per le anime del purgatorio), il dono di prodotti naturali consegnati ai sacerdo- ti, la distribuzione del pane benedetto, ecc. Meno evidenti sono le note popolari

riferite ai funerali e commemorazioni dei morti. Le credenze sull’anima dopo la morte sono abbondanti. L’anima non lascia subito il corpo. La sua natura ha qualcosa di materiale; può incarnarsi in vari esseri ed oggetti prima di partire per un lungo viaggio verso la terra dei morti o al Purgatorio; ma delle volte vaga per questo mondo tra i vivi.

Il ciclo cerimoniale dell’anno offre un grande interesse folcloristico. Si possono distinguere tre categorie. Le prime sono le cerimonie cicliche, che cor- rispondono, in certo modo, alle stagioni; le seconde cerimonie sono quelle che seguono l'ordine del calendario, in generale non durano più di un giorno o due; le terze sono parte integrante dei riti agricoli. Il più importante ciclo dell’anno, sia per la sua importanza che per il suo carattere quasi esclusivamente religio- so, è il Natale. L'ampiezza liturgica del tempo di Natale è maggiore della sua durata (coincidente con il solstizio d’inverno esteso nel folclore dalla vigilia di Natale all’Epifania e nella liturgia fino alla Purificazione, il 2 febbraio).

Il ciclo di Carnevale e Quaresima coincide con la fine dell’inverno. Il Car- nevale era un periodo di licenza; abbondavano i costumi, i balli, le danze e le maschere che personificavano il Carnevale e la Quaresima. Il ciclo della Pa- squa, coincide grosso modo con l'arrivo della primavera, ha un collegamento più stretto con il folclore religioso187. Il ciclo di maggio o di primavera è il mese di

Maria (festa istituita agli inizi del XVIII secolo); tuttavia, in modo folclorico que- sto ciclo ha specifiche caratteristiche vegetali e agricole, con alcune implicazio-

187 ALDEA VAQUERO Quintin, MARÍN MARTÍNEZ Tomás, VIVES GATELL José, Diccionario de Historia Eclesiástica de España TII (Ch-Man), Instituto Enrique Florez (CSIC), Madrid, 1972,

p.943-944. Vedere Folklore Religioso. Poirer sottolineò: “Alle due dimensioni fondamentali dello spazio e del tempo, attraverso le quali l'uomo si muove nel mondo e lo percepisce, corrispondo- no due aspetti del suo rapporto con il sacro, due tipi di incontro rituale con il divino; templi e tempo festivo sono intervalli prelevati da un luogo o da un arco di tempo, intervalli nei quali il sa - cro viene circoscritto per poter essere distinto dal mondo profano. I calendari liturgici servono così da base per un doppio ciclo: il ciclo cosmico, di cui sono la proiezione cronologica, diviso in unità di tempo, che sommate danno luogo a un anno siderale solare o lunare; e il ciclo feriale, comprendente un insieme di date rituali, fissate nella struttura del calendario in funzione delle congiunzioni cosmiche (solstizi, equinozi), e dei grandi cicli naturali (stagioni, lunazioni). Questi intervalli di tempo sacro, collocati in momenti precisi del ciclo solare o lunare dell'anno (solstizi, equinozi, inizio di stagioni) e associati originariamente a un mito solare o cosmogonico, sono stati riutilizzati, per accogliere e esprimere nuovi significati e per commemorare nuovi avveni- menti. Nelle società rurali questi simboli cosmici, inizialmente semplici, hanno assunto col pas- sare dei secoli, man mano che i riferimenti degli uomini si staccavano dal contesto naturale, di- versi livelli di significato, che li hanno allontanati dalla loro immagine concreta”. POIRIER Vero- nique, Feste e cicli liturgici in LENOIR Frédérick e TARDAN-MASQUELIER Ysé (a cura di), La

ni erotiche. Si tratta di un mese con molti elementi magici e alcuni divieti. Com- paiono elementi folcloristici nelle feste liturgiche dell’Invenzione della Santa Croce (3 maggio), le Rogazioni (tre giorni prima dell’Ascensione), l’Ascensione e la Pentecoste. Il ciclo del solstizio d’estate va dalla vigilia di San Giovanni al giorno di San Pietro; è un periodo di prevalente significato pagano e i pochi ele- menti cristiani presenti mostrano come la Chiesa si sia inserita in un contesto ri- tuale naturalistico apportandovi dei ritocchi e sovrapponendovi i propri segni: benedizione dei focolari, preghiere, benedizione del mare, delle erbe, proces- sione con le immagini di entrambi santi, pellegrinaggi ai santuari. Un altro pro- gramma da considerare è quello di metà agosto coincidente con la festa del- l’Assunta, giorno particolarmente ricco di feste popolari. Il ciclo d’autunno o pre- -invernale possiede un insieme di costumi, credenze, preghiere, anniversari fu- nebri, canti devozionali che coincidono con la festa di tutti i Santi, il giorno dei Morti e il mese delle anime, novembre. Le cerimonie del calendario comprendo- no le feste patronali, quelle dei santi e della Vergine. Le feste patronali rivestono un particolare interesse, anche se locale; non tanto se si riferiscono ai santuari; e meno quando riguardano solo le corporazioni e le confraternite. In questi casi, alle cerimonie proprie della liturgia si aggiungono altre di carattere folclorico, non sempre religiose o legate al santo patrono.

Man mano che perdeva il suo carattere di mediazione tra il divino e il pro- fano, il “sacro” si orientò anche a soddisfare le esigenze politiche attraverso un processo di riadattamento in chiave ideologica del patrimonio simbolico tradizio- nale. Si ritornò a modelli devozionali barocchi basati sul fascino dei fedeli per l’esteriorità, l’emotività e la grandiosità. Il santuario di Santiago de Compostela, la basilica della Vergine del Pilar a Zaragoza, il santuario della “Gran Promesa” eretta a Valladolid al Sacro Cuore di Gesù, furono centri di devozione intorno ai quali si concentrarono maggiormente i pellegrinaggi, le offerte e riparazioni. Al- l’immaginario collettivo si presentò un asse sacro che unì Zaragoza, Valladolid e Santiago de Compostela188.

Le celebrazioni religiose e civili utilizzarono tutte le risorse materiali e im- materiali, spirituali e concrete, tradizionali e moderne alle quali i “nazionali” eb-

188 Di FEBO Giuliana, La Santa de la raza. Un culto barroco en la España franquista 1937- 1962, Icaria, Barcelona, 1988, pp.32 e 33.

bero accesso con il fine di esaltare la figura del leader e l’idea di “provvidenziali- tà” di Franco. La messa in scena e la carica emotiva propria di queste celebra - zioni furono potenti veicoli di sacralizzazione189. I festeggiamenti negli anni stu-

diati, tendevano ad esaltare la figura del “caudillo”, in particolare quando egli partecipava personalmente alla celebrazione. In questo modo lo spirito originale della festa veniva radicalmente modificato per divenire un potente ingranaggio per il culto a Franco. Il giornale cattolico Signo affermò nel luglio del 1938 che Franco non era un uomo comune, ma provvidenziale e che si trovava un gradi- no al di sopra di qualsiasi essere umano190.

Per potenziare queste sacralizzazioni, secondo il religioso e storico Álva- rez Bolado, il tempo bellico “obiettivo” fu percepito e interpretato dai “naciona- les” come un intreccio con la temporalità specifica della Chiesa cattolica, tem- poralità schematicamente suddivisa in: 1) I tempi dell’anno liturgico e delle grandi devozioni istituzionalizzate con i suoi due cicli principali: l’Epifania (o Na- tale) preceduto dall’Avvento, e quello della Pasqua preceduta dalla Quaresima. I tempi delle grandi devozioni istituzionalizzate e delle feste solenni: il mese di Maria (maggio), il mese del Sacro Cuore (giugno), il mese del Rosario (ottobre), la solennità di Cristo Re (ultima domenica di ottobre), la solennità dell’Immaco- lata Concezione (8 dicembre) e; 2) I tempi dell’anno segnati da decisivi inter- venti papali191.

Continuando con la descrizione degli eventi durante la guerra civile spa- gnola, Álvarez Bolado, dopo aver studiato i bollettini ecclesiastici, ha scritto che nella diocesi castigliano-leonesi si erano verificati tre processi che avevano reso evidente la posizione del clero e delle masse cattoliche: 1) Gli atti di riparazione in particolare quelli dovuti all’attentato del Pilar di Zaragoza e successivamente in occasione della distruzione del Cerro de los Ángeles; 2) I funerali solenni nei

189 Caro Baroja disse che un rito pagano nel tempo in cui il cristianesimo stava lottando con-

tro molti culti popolari, ha un significato profondo perché una volta adattato il mito, il suo signifi- cato originale venne cancellato acquisendo uno nuovo che era difficile da capire in termini ge- nerale. A volte la Chiesa avvertiva che qualcosa di pagano possedeva queste pratiche e le con- dannava, in altri occasioni lasciava fare. Anche le celebrazioni nei villaggi avevano balli, falò, cabine, ecc vietati o no. In CARO BAROJA, Julio, Las formas complejas de la vida religiosa.

Religión, sociedad y carácter en la España de los siglos XVI y XVII, Akal, Madrid, 1978. In

particolare il capitolo “Caracterizaciones del labrador”.

190 A Franco, (25-VII-1938), Signo, p.1.

191 ÁLVAREZ BOLADO Alfonso, Para ganar la guerra, para ganar la paz: Iglesia y guerra civil: 1936-1939, UPCo, Madrid, 1995, pp. 23-24.

quali i caduti erano chiamati dal vescovo Pla i Deniel, nella sua lettera pastorale del 30 settembre, “gli eroi” e “martiri” e; 3) Quello che l’autore chiamò la “movili- zación de las Vírgenes”. Come segnalato si sono svolti atti di riparazione per gli attacchi al Pilar e al Cerro de los Ángeles, senza diminuzione della loro sponta- neità religiosa e utilizzando un linguaggio simbolico per denunciare la barbarie repubblicana e l’adesione al campo “nazionale”. Il 25 luglio 1936, si celebrò il giorno di Santiago Apóstol nella Cattedrale di Santiago “con Arma de Caballe- ría”. Sempre presso quella Cattedrale ebbe luogo il 7 agosto una “solemnísima función reparadora por las bombas arrojadas sobre el Santuario del Pilar” e il 24 dello stesso mese per “el sacrílego atropello del Cerro de los Ángeles”192.

Infine le cerimonie agricole. A volte si basavano esclusivamente sul lavo- ro rurale (aratura, semina, mietitura, trebbiatura, vendemmia, con preghiere e suppliche, rogative per la pioggia, vari riti, alcuni di cristianizzazione relativa- mente moderna), indipendenti dai cicli sopra indicati ed alla liturgia; in altre oc- casioni, invece, si costatava una convergenza di queste cerimonie con i cicli e con la liturgia. Alcuni miti e superstizioni profondamente radicate nelle religioni pre-cristiane (in relazione alla pioggia o alla fecondità agricola, il fuoco, la pie- tra, la casa, la morte, ecc.) sperimentarono un adattamento cristiano, sia radi- calmente, sia superficialmente. Mi riferisco a incantesimi, preghiere, segno della croce e uso di oggetti sacri contro il potere del male delle streghe e il diavolo193.

Un aspetto importante di queste inveterate convinzioni si trova nel folclore rela- tivo ai fenomeni atmosferici.

Per questo il sacerdote, nel tempio, scongiurava il cattivo tempo con le opportune preghiere mentre le campane suonavano e si invocavano vari santi e la Santa Croce; si accendeva un cero o la candela della Candelaria al santo di

192 Idem. p.43.

193 Per Mauss: I riti magici e i riti religiosi hanno spesso agenti diversi; essi non sono compiu-

ti dagli stessi individui. Quando, eccezionalmente, il prete fa della magia, il suo atteggiamento non è quello proprio alla sua funzione. Ma ci sono molti elementi distintivi che occorre raggrup- pare. Innanzitutto la scelta dei luoghi dove deve svolgersi la cerimonia magica. Quest'ultima non si attua comunemente nel tempio o sull'altare domestico; ordinariamente si svolge nei bo- schi, lontano dalle abitazioni, nella notte o nell'ombra. Mentre il rito religioso cerca generalmen- te il giorno pieno e il pubblico, il rito magico li sfugge. Una pratica religiosa, anche casuale, an- che facoltativa, è sempre prevista, prescritta, ufficiale. Essa fa parte di un culto. Il rito magico, nonostante sia qualche volta inevitabilmente periodico (come nel caso della magia agricola) o necessario, come quando viene compiuto in vista di certi fini e sempre ritenuto irregolare, anor- male. MAUSS Marcel, Teoria generale della magia, Einaudi, Torino, 1991, pp.17 e 18.

maggiore devozione della famiglia. Una serie di consigli, storie e leggende han- no la loro origine nella Bibbia, nei trattati dottrinali adattati e resi popolari da par- te della Chiesa. Si sottolineano rappresentazioni drammatiche, danze e balli che accompagnano determinate cerimonie religiose paraliturgiche, alcuni anco- ra eseguiti all’interno dei templi. Il sacerdote riporta anche ad alcuni aspetti di divulgazione scientifica, in particolare la cosmografia (reminiscenza del culto alle stelle, al sole e alla luna), la biologia (il concepimento, la nascita, la crescita e la morte dell’uomo e degli altri esseri viventi) e medicina194.

Le celebrazioni religiose e civili spagnole del periodo studiato – in questo capitolo e nei successivi – ebbero uno specifico scopo e un enorme impatto sul tessuto sociale, anche nell’ambiente religioso e della Falange. In quelle più im- portanti si attuarono le sacralizzazioni più potenti e fu con queste cerimonie che la RP nata attorno al leader si cementò. In parallelo la Chiesa cominciò a subire una crescente politicizzazione.

Questo capitolo si concentrerà sulle feste religiose di Santiago Apostolo e della Vergine del Pilar. Si studierà il modo in cui Franco fu sacralizzato sia dal- la Chiesa sia dalla Falange, e la competizione, durante queste celebrazioni, fra entrambi gli attori. Desidero puntualizzare che non prenderò in esame soltanto le feste ma anche tutte le manifestazioni devozionali: nel caso di Santiago Apo- stolo fino all’anno 1943 e nel caso della Vergine del Pilar fino all’anno 1941.