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LE FESTE DI CRISTO

3.2 Corpus Domin

3.2.1 Un Corpus per il “caudillo”

La restaurazione delle feste religiose (tutte quelle che facevano parte della tradizione spagnola) è stata utilizzata anche durante la guerra civile come fattore di coesione sociale e, in particolare, per valorizzare l’immagine positiva del “caudillo”, che assumeva un alone di sacralità e, contemporaneamente, di politicizzazione del sacro. Sfilate, cortei, discorsi ed intronizzazioni in generale ebbero un forte tono religioso-militare-fascista, con la prevalenza di un versante

292 ALDEA VAQUERO Quintin, MARÍN MARTÍNEZ Tomás, VIVES GATELL José, op. cit.

pp.632-633. Vedere Corpus Christi, Fiesta del.

293 CUESTA GARCÍA de LEONARDO María José, Las fiestas del Corpus Christi en el paso del antiguo régimen a la época contemporánea (el caso de Granada), in FERNÁNDEZ JUÁREZ

Gerardo e MARTÍNEZ GIL Fernando (coords.) La fiesta del Corpus Christie, Universidad Castilla-La Mancha, Castilla-La Mancha, 2002, pp 179 e 180.

o dell’altro a seconda della specifica celebrazione o della particolare circostan- za e anche il momento storico contingente vissuto ha rappresentato un fattore condizionante fondamentale. Alcune volte la Falange provò a trasformare que- ste manifestazioni in una dimostrazione di forza a proprio specifico vantaggio, anche dopo l’unificazione delle milizie franchiste verso la fine del 1936 e di quella delle forze politiche nell’aprile 1937

Questi tentativi – a volte coronati dal successo – di modificare una festa religiosa per “contaminarla” con elementi profani e strumentalizzazioni politiche ebbe come obiettivo principale la sacralizzazione del “caudillo” a dispetto della Chiesa. Si doveva promuovere nello “spirito del popolo”, la docilità e l’accetta- zione acritica nei confronti del presunto ruolo di “uomo della Provvidenza” di Franco. E analogamente si doveva diffondere il “pensiero unico” per quanto ri- guardava una visione “sacrale” della guerra e del leader.

Ecco qui un altro “germe” di RP seminato attraverso le feste che fiorirono a livello popolare: furono organizzate processioni nelle quali si lodava indistinta- mente Cristo Sacramentato ed un Franco quasi “deificato”, il cui ritratto veniva posto accanto alle immagini sacre o posto sotto l’altare. Si alimentò così quasi una sorta di “credo” parallelo e abbinato tra Franco e la Chiesa sin dai primi mesi del conflitto. Molte di queste caratteristiche esagerate nelle cerimonie reli- giose menzionate sono state accentuate durante la guerra civile ed hanno avu- to lo scopo di evidenziare il significato dell’influenza della religione nella guerra e viceversa. I concetti del Bene e del Male venivano modificati di conseguenza ed automaticamente collegati a una parte o all’altra delle forze che si combatte- vano. Una maggiore solennità nelle celebrazioni contribuiva ad aumentarne il contenuto simbolico e a indebolire qualsiasi tipo di possibile resistenza tra la popolazione nei confronti dell’accettazione dell’”inviato” – per la Chiesa – o del- la “divinità” – per la Falange. Il giornale conservatore El Día così lo esprimeva:

Con Dios y teniendo verdadero concepto del amor no habrá lucha ni es posible la ruina de la Sociedad, solamente cuando el hombre de Dios se olvida caben todos los destrozos patrióticos y sociales, esperados y cumplidos a plazo fijo. La Humanidad se ha multiplicado extraordinariamente, los malos y los buenos han crecido en proporciones insospechadas; hoy como hace veinte siglos habrás inocentes e imitadores del falso apóstol y descreídos; y aunque catástrofes y castigos se hayan sucedido, siempre irán en aumento los buenos

patriotas los verdaderos súbditos294.

Secondo il giornale cattolico El Día de Palencia, del 12 giugno 1936 la festa del Corpus Domini costituiva la massima manifestazione della religiosità tradizionale del popolo di Palencia. Tuttavia il vescovo Manuel González Gar- cía, in un suo discorso, deplorò le circostanze che fecero che Gesù non potes- se passeggiare per le strade trionfalmente dichiarando che la colpa era dei cat- tolici che relegarono in seconda posizione ciò che doveva stare alla base della vita pubblica e privata, l’imitazione e la venerazione di Cristo.

Continuò sottolineando che solo il giorno in cui l’assimilazione e la diffu- sione della dottrina di salvezza tornasse ad essere un fatto, Gesù sarebbe ritor- nato ad essere il padrone della strada. Finì invitando tutti a promuovere nuovi e costanti atti di espiazione in onore di Gesù Sacramentato295. Queste “dottrine di

salvezza” furono costruite con un fondamentale tono biblico con la finalità di reindirizzare alla Patria sui sentieri della tradizione. Poco tempo dopo l’inizio della guerra le dottrine di salvezza si moltiplicarono e potenziarono in modo esponenziale.

La prima festa del Corpus Domini del “tempo di guerra”, fu quella del 1937, quando fu “incorporata” nella macchina propagandistica dello Stato “na- zionale”. Il bollettino Ufficiale della provincia di Soria del 26 maggio 1937 emanò la circolare n°237 in cui si stabiliva, per ordine del governatore generale dello Stato con il decreto n°216, che fosse un giorno festivo per tutti, anche per gli esercizi commerciali. Due giorni dopo, lo stesso bollettino pubblicò il decreto n°276 con il quale la festa del Corpus Domini si vincolava “a páginas gloriosas de nuestra historia y con marcada influencia en la literatura española del siglo de oro”. Perció avrebbe dovuta essere inclusa nel calendario ufficiale dello “Sta- to Nuovo” (Franco, BOE del giorno 25 maggio)296. Ciò dimostra una chiara vo-

lontà di inserire nella cosmologia “nazionale” tutte le feste religiose che risulta- vano essere molto radicate nella popolazione, era un modo per appropriarsene sul piano simbolico. Naturalmente, furono utilizzate per contrastare l’ “ateismo”

294 Corpus Christi, (10-VI-1936), El Día, p.1

295 Se ha celebrado en Palencia la festividad del Corpus con gran brillantez y fervor, (12-VI-

1936), El Día de Palencia, p.6.

296 Ver Boletín Oficial de la Provincia de Soria, circular núm. 237, (26-V-1937), p1; e Idem,

della Repubblica con la “fede nazionale”:

No hay acto de fe más público ni protesta más elocuente que en la procesión del Corpus como en [...] España, en donde, después de cinco años de tiranía antidiosista, desde el Jefe del Estado hasta el último obrero, las corporaciones públicas y oficiales, el Ejército rindiendo honores máximos a Dios sacramentado y la magistratura, las autoridades y todos [...] rinden culto de amor a Jesucristo [...] Está muy en consonancia con la Liturgia, preparar altares en determinados lugares del tránsito y adornarlos con profusión de flores y luces, con imágenes y pinturas adecuadas, ora en alguna iglesia, ora a lo largo del camino297.

Il ripetersi di questi atti contribuì a creare, nella popolazione che parteci- pava alle celebrazioni, una continuità “naturale” tra la religione, la guerra ed il “caudillo”. Il manicheismo (i “buoni” da un parte, i “cattivi” dall’altra) fu anche promosso dai pulpiti. Tutto quel che rappresentava una dottrina di salvezza do- veva necessariamente avere una controparte: da un lato quelli che “difendeva- no” la fede e dall’altro quelli che la “perseguitavano”. Concetti estremi d’ordine religioso-apocalittico furono manipolati ed usati come “moneta corrente”: Sin Dios (tirannia atea) e Sin Patria, come attributi relativi alla Repubblica ed a chi combatteva per essa. Si può inoltre ricordare, come ha notato Ismael Saz, che il processo di “de-nazionalizzazione” si produsse quasi fin dall’inizio della guerra quando non furono considerati spagnoli quanti non erano con Franco298. La fe-

sta del Corpus Domini venne utilizzata per coagulare tutti i tipi di rimostranze nei confronti dei nemici e, in cambio, le lodi ai suoi difensori e per enfatizzare, conseguentemente, il netto contrasto tra le “due Spagne”. Si potrebbero elenca- re molti esempi, per cominciare possono essere ricordati due articoli pubblicati nel giorno del Corpus Domini nel 1937. Il primo è del giornale falangista Labor:

Toda la España liberada, al par que gana la guerra, recupera el uso glorioso de sus sagradas tradiciones. La pureza de nuestras costumbres [...] vuelve a lucir hoy el esplendor del pasado y la emoción latente del pueblo que se recupera a sí mismo por el sacrificio de su sangre y de sus vidas generosas […] Queremos de nuevo ser Genio en el mundo y tratamos de devolver a toda España el estilo de su personalidad profanada. No calzan bien las hoces y los martillos con las cruces de nuestros campanarios, ni fueron jamás voces de la Patria los himnos moscovitas, ni el puño cerrado puede ser símbolo de un país que gozó de la gallardía de las águilas imperiales [...] En el contraste de éstas dos Españas, en un día de abolengo nacional como el de hoy, tienen los ojos del mundo una nueva demostración para apreciar quiénes son los verdaderos hijos de España y los desnaturalizados que la niegan y la amenazan en el paroxismo en su degeneración299.

297 Fiesta de Corpus Christi, (26-V-1937), Pensamiento Alavés, p.3.

298 Cfr. SAZ Ismael, España contra España. Los nacionalismos franquistas, Marcial Pons,

madrid, 2003, pp.48 e ss.

Mentre il secondo articolo, proviene dal giornale indipendente - conser- vatore Diario de Córdoba:

Hoy que la revolución ha sepultado a los pueblos en los insondables abismos de la irreligión y apostasía; hoy que los pueblos luchan desesperados para no ahogarse en los mares que ellos han formado con sus lágrimas; hoy que humanamente hablando es imposible la solución de los diversos problemas que hacen difícil al hombre, no ya su beatitud, sino hasta la vida sobre la tierra, la presencia de Dios en la Eucaristía por las calles y plazas, debe significar para todos un grito de aliento, un motivo de esperanza y de consuelo300.

Nei giorni dopo la festività furono pure pubblicati altri due articoli che illu- strano perfettamente il tono con il quale era stata interpretata la celebrazione. Il primo, del giornale falangista Azul, scritto da Enriquez e intitolato Pasa Dios, so- steneva che Dio volle mantenersi dal lato “nazionale” e non nel luogo dove era stato oltraggiato. La nuova Spagna si era unita a Dio rendendogli tributo e gli spagnoli pregavano che ciò succedesse in ogni città della Patria301. Il secondo

articolo, pubblicato sul giornale conservatore El Avisador Numantino, scritto da José María Sánz, si intitolava El Corpus Domini y su octava metteva in rilievo la rinascita delle grandi tradizioni e l’esaltazione del fervore religioso. La festa del Corpus Domini, continuava l’articolo, era stata soppressa da “disposiciones sectarias de aquellos sicarios que en mal hora rigieron a España, bajo la tiranía sectaria de una república vendida a Moscú”. L’autore concluse che la rinascita della Spagna redenta sotto l’egida del “mandato providencial del indiscutible caudillo”302.

Per quanto riguarda la preparazione e celebrazione del Corpus Domini si possono ricordare articoli di molti giornali, visto che la festa si svolse in diverse città della Spagna. L’interesse è quello di individuare come l’aspetto religioso e quello politico furono unificati, in molti casi in modo confuso. Il giornale Heraldo de Zamora303 notò la visibilità e la solennità che la processione del Corpus Do- mini avrebbe dovuto possedere, un più grande fervore religioso risuscitato dopo “de varios años de indiferencia y persecuciones omniosas”. Il vescovo di Zamo-

300 de GINÉS Ramón fr., Corpus Christi, (27-V-1937), Diario de Córdoba, p.1. 301 ENRÍQUEZ R. M., Pasa Dios, (28-V-1937), Azul, p.4.

302 SANZ José María, El Corpus Christi y su octava, (5-VI-1937), El Avisador Numantino, p.2. 303 Ver CHECA GODOY Antonio, Prensa y partidos políticos durante la II República,

ra invitò alla processione della festa tutte le autorità militari e civili, le istituzioni economiche e culturali e le milizie della Guardia Civile e quelle di FET-JONS304.

A Córdoba, il sindaco Castanys consigliò ai cittadini il modo in cui essi avrebbe- ro dovuto partecipare al Corpus Domini e criticò quanti avevano provato ad abolire questa festa. Chiese di adornare i balconi e di chiudere gli esercizi com- merciali “para rendir vuestro personal homenaje, de acatamiento a la Celeste Majestad del Altísimo” e per ottenere “la pronta liberación de la España cristia- na, que es la España digna, de las garras, ya heridas de muerte, de la feroz horda marxista, que pretendió en vano hacerla desaparecer”. Finì il proprio in- tervento insistendo sul fatto che in tale modo i doveri dei patrioti e dei cristiani si sarebbero adempiuti305.

La presenza della Falange alle celebrazioni del Corpus Domini di quel- l’anno fu nutrita ed eccezionale. Malgrado il decreto di unificazione delle forze politiche, che ridusse la loro indipendenza, continuò l’impegno per la sacralizza- zione della guerra e del “caudillo” nella ricerca di un posto separato dalla religio- ne tradizionale. Il 28 maggio, il giorno dopo la festa, molti giornali riportarono gli eventi accaduti nelle diverse regioni della Spagna “nazionale”. Di nuovo, il giornale Azul:

El pueblo cordobés celebró ayer la festividad del Corpus Christi con esplendor inusitado. La fiesta, desterrada por la República, adquirió de nuevo su grandeza pasada, al instaurarse otra vez por decreto el Generalísimo. La bandera bicolor ondeó en todos los edificios […] la presencia de Falange Española Tradicionalista y de las JONS que con Pelayos y Flechas y la milicia infantil del Hospicio llegan para formar en el desfile procesional. La procesión: […] Tras la presidencia marchaban la banda Municipal de Música. Después una centuria de Falange con sus banderas y bandas; música de Requeté, cerrando la comitiva una sección de Pelayos con bandera [...] Terminada [...] Falange Española Tradicionalista y de las JONS y los Flechas, así como los Pelayos y milicia Infantil del Hospicio desfilaron marcialmente hacia sus cuarteles306.

Il carattere impresso alla cerimonia di Córdoba fu dovuto all’intervento fa- langista, che mirava all’esaltazione della guerra e del leader. Le gerarchie reli- giose si accontentarono di una partecipazione marginale. Il giornale falangista ABC di Sevilla307 scrisse a proposito della festa che in essa il popolo aveva

304 La procesión del Corpus Christi, (26-V-1937), Heraldo de Zamora, p.2. 305 La procesión del Corpus, (26-V-1937), El Defensor de Córdoba, p.1. 306 El Corpus Christi en Córdoba, (28-V-1937), Azul, pp. 5 e 10 .

307 Durante la guerra civile, ABC era l'unico giornale che pubblicava due diverse edizioni:

espresso i propri sentimenti religiosi innalzando la preghiera al cielo per la pros- sima vittoria delle truppe di Franco. Successivamente si acclamava Cristo Re, l'Esercito e Franco “enviado por Dios para salvar a España y arrojar de ella a los miserables que perdieron su fe e intentaron venderla en su totalidad por unas miserables monedas de plata [...]”308. Un’altra celebrazione in un piccolo

villaggio, Peñarroya-Pueblonuevo, fu ricordata dal giornale di destra Guión309 il 31 maggio 1937:

Por la mañana se celebró una misa solemne, a la que asistieron las autoridades […] Mediada la misa […] don Miguel Vigara [...] explicó la festividad del día y la necesidad de la oración, pidiendo al Altísimo perdón para que de esta forma nos sea concedida la victoria en breve plazo y reine para siempre en nuestra España el Rey de cielos y tierras…marchando primer lugar el Sagrado Corazón de Jesús y a continuación el Santísimo Sacramento, escoltado por una escuadra...de la Guurdia (sic) Civil y el Tercio de “Flechas” de la localidad […] así como la sección de “Flechas” femenina […] [el] párroco [...] [dijo] que ya hacía siete años que esta hermosa fiesta solamente se reducía a dentro de los muros de la iglesia y que al cabo de los mismos ha vuelto a salir triunfante, por la cual daba Dios nuestro Señor una bendición general para esta España redimida310.

A sua volta, il giornale Azul si soffermò sulla celebrazione del Corpus Do- mini “en la España liberada” tenutasi a Sevilla311. L’articolo raccontò “los seis

años de la República antiespañola”. E così come a Sevilla, in altre città e paesi della Spagna “nazionale”, la celebrazione del Corpus Domini rinacque con la sua tradizionale solennità. A Granada, ci fu una processione cui parteciparono le parrocchie di tutti i villaggi de la Vega, “Pelayos y Flechas” e le forze dell’E- sercito. Inoltre, furono utilizzati simboli storico-religiosi come la spada del re

www.abc.es/especiales/guerra-civil/portadas/index.asp e CHECA GODOY Antonio, ESPEJO CALA Carmen e RUIZ ACOSTA M.JOSE (coords) ABC de Sevilla, un diario y una ciudad: análi-

sis de un modelo de periodismo, Universidad de Sevilla, Sevilla, 2007.

308 Con solemnidad y esplendor grandiosos se celebró ayer en la España liberada la festividad del Corpus, (28-V-1937), ABC Sevilla, p.10.

309 Leggere PORRO HERRERA María José, Prensa cordobesa del siglo XX: una aproximación, (397-414), Boletín de la Real Academia de Ciencias, Bellas Letras y Nobles Artes

de Córdoba, Córdoba, 1994, p.405.

310 La festividad del Corpus-Christi, (31-V-1937), Guión, p.2,.

311 Durante la mattinata si celebrò la Messa alla presenza delle autorità, delle corporazioni

provinciali e municipali e presieduta dal governatore civile Parias, con il sindaco, il presidente del Consiglio ed il comandante della Marina tra altri. Più tardi si tenne la processione cui parte- ciparono le corporazioni provinciali e municipali con il governatore civile a capo ed un picchetto della Guardia Civile, seguito dalle forze di FET-JONS. Il Santissimo fu pertanto sopra il taberna- colo dai parroci. Al piede dell'altare, alzato nella piazza di FET-JONS occupo posto il generale Queipo de Llano. Il Santissimo si fermò davanti all'altare dove si pregò mentre il popolo, al suo- no di bande cantava l'inno eucaristico. Si avanzò fino alla porta della parrocchia. Per concludere sfilarono le forze che custodivano il percorso.

Fernando il Cattolico e lo scettro e la corona di Isabella I di Castiglia. Al termine della cerimonia la folla scoppiò in applausi a Cristo Re, alla Spagna e all’Eserci- to. Ad Ávila la sfilata si svolse per le strade della città. In prima fila marciarono la Deputazione provinciale e le autorità municipali, le rappresentanze ufficiali e la scorta della FET-JONS. A La Coruña, Orense, Pontevedra, Ferrol e Vigo suc- cesse la stessa cosa. La processione finì – come al solito – con le acclamazioni della gente a Franco ed alla Spagna312.

Nel frattempo il giornale El Día de Palencia, mise in rilievo la smisurata importanza nella festa del Corpus Domini. Sottolineò che durante il momento di elevare l’Ostia cominciò a suonare l’inno nazionale. La processione rivestì im- portanza religioso-politica. Figurarono le confraternita della città, autorità civili e militari. La corporazione, in collaborazione con le autorità militari e civili, si di- ressero dopo la cerimonia religiosa verso la Cattedrale dove si organizzò la pro- cessione per le navate interiori del tempio. Figuravano nel corteo le confraterni- ta con le loro bandiere e striscioni, seminaristi, Ordini religiosi, il clero, le com- missioni militari. Il Santissimo fu portato sotto sotto baldacchino dal vescovo. La presidenza laica fu costituita dal governatore militare Ferrer, il governatore civile Arellanao e il sindaco Martín. Per la seconda volta nel momento della consacra- zione cominciò a suonare l’inno nazionale “como homenajes a Jesús Sacra- mentado”313. Il giornale El Alcazar314 del 1° giugno 1937, descrisse la celebrazio- ne del Corpus Domini a Talavera de la Reina evidenziando l’insolito splendore che ricoprì315.

312 Con solemnidad y esplendor grandiosos se celebró ayer en la España liberada la festividad del Corpus, (28-V-1937), ABC Sevilla, pp.9 e 10.

313 Se celebró con extraordinaria solemnidad la fiesta del Corpus en Palencia, (28-V-1937),

El Día de Palencia, p.1.

314 Ver RODRÍGUEZ VIRGILI Jordi, La cooperativa del diario El Alcázar (1945-1948),

(pp.171-187), Historia y Comunicación Social, 2000, p.172; e Idem, El Alcázar y Nuevo Diario:

del asedio al expolio, Cie Dossat 2000, Madrid, 2005.

315Aprì il corteo una sezione a cavallo della guardia civile, seguita da tutte le confraternite e

associazioni della città, con striscioni e stendardi, poi le associazioni di cavalieri e c'erano an- che i giovani d'Azione Cattolica e Adorazione Notturna. Montò la guardia al Santissimo un'altra sezione della guardia civile di Fanteria. A capo del corteo c’erano il comandante militare del luo- go, il sindaco, il consiglio comunale e le rappresentanze di tutti i corpi militari che presidiavano la città. Dopo la cerimonia ci fu la sfilata delle forze militari, in onore ai presenti, nella Piazza del Generalissimo. Al primo posto marciò la Legione con la banda musicale, poi la Falange e final- mente il Requeté. Applausi assordanti accompagnarono i soldati spagnoli per tutto il percorso.