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INVIATO AGLI ORDINI REGIONALI ED ALLE AGENZIE PRIVATE

FASE ANALITICA DELLA RICERCA

INVIATO AGLI ORDINI REGIONALI ED ALLE AGENZIE PRIVATE

Come anticipato, dopo la prima parte della ricerca riguardante la rilevazione teorica, necessaria per inquadrare le tematiche da affrontare successivamente, si è effettuata una prima panoramica sulle esperienze italiane esistenti attraverso la somministrazione di un questionario a tutti gli Ordini Nazionale e Regionali ed alle Associazioni di categoria ( Associazione Nazionale Servizio Sociale, Associazione Italiana Docenti di Servizio Sociale, Sindacato Unitario Nazionale Assistenti Sociali ). ( v.allegat n°1)

Essa aveva un duplice scopo : 1) avere una prima fotografia delle esperienze esistenti in Italia e delle opinioni in merito da parte delle voci “ufficiali” della professione; 2) ottenere informazioni circa l’entità e la dislocazione di esperienze e persone cui poter fare riferimento per la rilevazione.

Il questionario postale, a domande aperte ( v.allegato n°1), chiedeva informazioni sull’esistenza di esperienze recenti o attuali di supervisione in servizio, su chi sono i supervisori, sull’esistenza o meno di corsi di formazione Tutti gli interessati sono stati avvisati anticipatamente dell’invio del nostro questionario, che ha destato un indubbio interesse relativamente all’argomento trattato.

Sono stati inviati 24 questionari ed abbiamo ottenuto risposta a 17 di essi ( 15 hanno compilato il questionario, mentre 2 Ordini Regionali ci hanno contattato telefonicamente per comunicare di non avere dati concreti in merito al tema indagato).

La restituzione dei questionari è avvenuta con molti ritardi, nonostante i molteplici solleciti telefonici e via mail, non perché il soggetto della nostra ricerca non abbia destato interesse, ma perché su tale tema, come avevamo previsto, raramente esiste documentazione, e spesso nemmeno gli Ordini e le associazioni sono direttamente informati.

Alcuni responsabili degli Ordini ci hanno infatti risposto che sarebbe stata necessaria una ricerca regionale in tal senso, ma che purtroppo non avevano, al momento le risorse necessarie per attuarla. D’altra parte il nostro scopo non era quello di rilevare con

precisione tutte le esperienze esistenti (sarebbe eccessivamente dispendioso e sproporzionato rispetto agli obiettivi della ricerca), ma di avere il “polso” della situazione, privilegiando in un secondo momento un’indagine più in profondità , per poter stimare il grado di interesse e di fabbisogno per il futuro.

In ogni caso abbiamo avuto stimolanti colloqui telefonici attraverso i quali si sono assunte informazioni molto utili per la ricerca.

Attraverso i dati raccolti si è potuto rilevare che l’interesse attorno a tale tema è sensibile ed anzi sembra essere in aumento, proprio in virtù della sempre maggiore complessità del lavoro sociale, del continuo mutamento legislativo ed istituzionale, che vede la professione sempre più protagonista di interventi propositivi ed innovativi.

E’ stato fatto un esame analitico dei dati emersi dal nostro questionario e costruita una tabella riassuntiva, che, senza avere pretese di valore statistico, data l’esiguità numerica dei dati emersi, può comunque dare un quadro molto generale della situazione della supervisione agli assistenti sociali in servizio, nel nostro Paese. ( vedi allegato a fine paragrafo)

I dati che abbiamo raccolto attraverso la somministrazione del nostro questionario ed i colloqui telefonici, hanno parzialmente confermato le nostre ipotesi di partenza.

L’interesse attorno alla supervisione in servizio per gli Assistenti Sociali è sensibile ed anzi sembra essere in aumento, proprio in virtù della sempre maggiore complessità del lavoro sociale, del continuo mutamento legislativo ed istituzionale che vede la professione sempre più protagonista di interventi propositivi ed innovativi.

La figura dell’Assistente Sociale, anche dopo la sua recente legittimazione istituzionale attraverso il percorso universitario, sta acquisendo un ruolo centrale nella gestione e programmazione delle politiche sociali. Ma proprio per questo la formazione permanente, della quale la supervisione in servizio è parte importante e peculiare, diventa uno strumento fondamentale.

A fronte però di tale esigenza, poche sono le esperienze di supervisione in atto : troviamo alcune regioni impegnate in questo senso (soprattutto al Nord e un po’ meno al Centro, mentre al Sud la supervisione è pressoché inesistente), mentre in altre non esiste alcuna offerta, né di formazione dei supervisori, né di supervisione stessa.

Normalmente la supervisione viene offerta da singoli professionisti, forti di una lunga carriera sia operativa che di docenza universitaria.

Alcuni di questi hanno potuto seguire dei corsi di formazione specifici per supervisori, ma il numero estremamente ridotto di tali iniziative, ha indotto gli Assistenti Sociali esperti ad

offrirsi come supervisori, supportati da grande esperienza professionale, ma senza avere una preparazione specifica in tal senso. Dall’indagine, abbiamo ottenuto una rosa di nomi e di agenzie formative, che operano in diverse regioni nell’ambito della supervisione. La figura del supervisore ha acquisito molteplici aspetti, perché ogni professionista ha caratterizzato tale ruolo secondo proprie caratteristiche e scelte metodologiche squisitamente personali. Sarà obiettivo dell’indagine individuare queste modalità e frequenze.

Il fabbisogno di supervisione non soltanto qualificata, ma anche istituzionalizzata è percepito dai nostri interlocutori, secondo i quali la figura del supervisore deve avere delle connotazioni ben precise, acquisibili attraverso uno specifico percorso formativo.

Secondo coloro che si sono espressi in tal senso il percorso dovrebbe essere studiato con la collaborazione delle agenzie formative preposte (Università , Agenzie culturali del settore..) ,delle agenzie che già forniscono supervisione in servizio agli Assistenti Sociali, degli Ordini Nazionale e Regionale e delle altre Associazioni di categoria.

Queste indicazioni informano di come sia sentita la necessità di una stretta collaborazione tra chi si occupa della formazione e chi si occupa dell’operatività dell’Assistente Sociale, proprio perché la professione ha sempre voluto la stretta interazione tra sapere, saper-essere e saper-fare.

Per quanto riguarda l’interesse rispetto all’argomento della nostra ricerca, abbiamo già detto come da parte degli Assistenti Sociali essa sia consistente, ma che spesso non trovi riscontro nella reale richiesta di supervisione perché, al contrario, gli Enti hanno poca sensibilità in tal senso.