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Tra ironia e caricatura

Il volto ironico di Miguel Delibes

4. Tra ironia e caricatura

In Las sombra del ciprés es alargada, Pedro, il protagonista, conosce, in un bar di Malaga, un uomo singolare, vestito in modo sciatto, che gli si avvicina e propone di fargli una ritratto; la sua è una voce ambigua e inconsueta: “Aquel hombre tenía la habilidad de expresarse en frases redondas y concisas, como caricaturas del mismo lenguaje”152; non solo, ma anche “su consideración del mundo” partiva da “un ángulo positivamente caricaturesco”153, per ciò che dice e per i toni del dialogo che mantiene col giovane protagonista. Delibes introduce, in questo modo, quella che crediamo essere stata la “sua” idea di caricatura, soprattutto perché è ravvisabile, nella fisionomia di questa rara figura, una sorta di

alter-ego dell’autore (non casuale, per esempio, è il fatto che egli stesso ribadisca un concetto più volte espresso da Delibes, ossia che “El hombre crece donde le plantan, como los árboles …”154). Julián Royo – questo il nome del vecchio artista – porta a termine il ritratto di Pedro e si congeda da lui. Il protagonista ha di fronte un’altra immagine di sé e riflette sulla apparente consistenza della propria identità:

Al verme en mi camarote y contemplarme otra vez, pensé si el mundo no sería realmente como le veía Julián Royo; si mi auténtico perfil no sería aquel que tenía delante y no el que ahora me rozaba tímidamente con las yemas de mis dedos; si lo que veían diariamente nuestros ojos no sería más que una sugestión creada en torno de algo inexistente; si la vitalidad de los demás sentidos no sería igualmente una mera y simple ilusión; si el mundo, en fin, carecería de un carácter objetivo, real, verdadero, para pasar a ser algo ficticio, iluminado solamente por el carácter que individualmente cada humano queríamos atribuirle.

150 DELIBES, España 1936-1950: Muerte y resurrección de la novela, in Obras completas, vol. VI.

El periodista. El ensayista, cit., p. 353.

151 Roberto ESCOBAR, Ironia e paura del quotidiano, con una postfazione di Massimo Mussini, Milano, UNICOPLI, 1989, p. 109.

152 DELIBES, La sombra del ciprés es alargada, cit., p. 211.

153 Ivi, p. 211.

101 Guardé mi caricatura con la secreta esperanza de que algún día nos convenceríamos todos de que sólo Julián Royo contaba con la verdad; de que la humanidad era así, alargada, extraña, defectuosa, tal como él la veía.155

La caricatura condivide, dunque, con l’ironia, la capacità di rappresentare l’imperfezione del mondo, la sua relatività, la pluralità dei punti di vista, mettendone in luce gli elementi più contradditori, le incoerenze più inopinabili. Cambia lo strumento di espressione: non è la voce o la scrittura a marcare le anomalie di un soggetto, quanto il disegno, mentre le potenzialità deformanti, proprie dell’ironia e della caricatura, rimangono sostanzialmente inalterate. Delibes è, da giovane, un abile caricaturista, che si diletta a distorcere le fisionomie dei suoi insegnanti, come egli stesso confessa al proprio biografo: “[…] a los doce o trece años, las primeras víctimas de mi lapicero erano los frailes de la comunidad”156; quando arriva alla redazione de “El Norte de Castilla” i soggetti cambiano e il suo repertorio figurativo si estende a “vallisoletanos representativos”, “figuras sobresalientes por su actividad profesional o por lo que fuese, pero también por sus rasgos, por lo acusado de sus facciones o por el desorden con que se distribuían por sus rostros”.157 Il 14 ottobre del 1941 appaiono, sul quotidiano di Valladolid, i suoi primi disegni, delle caricature sulla realtà calcistica del tempo; il suo impegno come caricaturista, che durerà all’incirca fino al 1946, lo porterà a ritrarre anche personaggi del mondo politico e cinematografico, come la figura di Mussolini, Charles de Gaulle, Pio XII, Mickey Rooney, Dora Sedano e di tanti altri, o a occuparsi di vignette umoristiche, spesso caratterizzate – come ci spiega García Domínguez – “de un tono ingenuo y un humor de andar por casa”.158

La variante artistica della caricatura risponde alle medesime esigenze di sovversione nei confronti di quella realtà scontata e scomoda sulla quale si dirige anche l’arma ironica; entrambe partono dal contingente, ma lo stravolgono e lo recuperano in ciò che ha di brutto e popolare, e costruiscono un’altra dimensione, più idealistica che concreta, più laconica che rigorosa. Werner Hoffmann definisce la caricatura come “una forza compositiva intensificata, che riesce a dire

155 Ivi, pp. 214–215.

156 GARCÍA DOMÍNGUEZ, Miguel Delibes de cerca, cit., p. 55.

157 Ivi, p. 127.

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in modo conciso qualcosa di estremamente significante”159 e che, nel burlarsi della realtà, la mette a nudo e ne mostra i volti più veri e profondi, senza tanti discorsi e solo con qualche efficace tratteggio, contando sul potere allusivo del linguaggio, sia esso scritto o più semplicemente iconico.

La caricatura, come l’ironia, agisce, in maniera anarchica, tanto nei contenuti quanto nella forma: rigetta le convenzioni, i falsi equilibri e si presenta in una veste essenzialmente “anti-mimetica”, perché il suo obiettivo non è quello di proporre un’imitazione del reale, quanto piuttosto una sua rivisitazione critica e, quindi, graffiante o comunque relativa. Non manca, pertanto, quella componente di “verità” che già avevamo individuato come caratteristica del dire ironico: in entrambe le situazioni, non siamo in presenza di una banale operazione derisoria fine a se stessa, ma di un gioco (certamente comico) che ha come obiettivo quello di svelare una realtà nascosta, di andare oltre le apparenze e di tracciare un sentiero interpretativo che vada oltre la pura e più immediata referenzialità del messaggio. La caricatura e l’ironia, inoltre, rendono sempre riconoscibile l’oggetto (la situazione o il personaggio che sia) da cui partono perché il loro punto di riferimento è in ogni caso, e sempre, la realtà; ciò che cambia, rispetto a un normale ritratto o a un’esposizione lineare e seria, è la loro finalità, che non è quella dell’elogio quanto piuttosto quella della critica e dello scherno.160

L’approdo a una letteratura spontaneamente ironica, avviene, dunque, in Delibes in termini non solo immediati, ma anche assolutamente coerenti; la stessa capacità intuitiva, l’identica perizia che egli applica nell’interpretare la realtà nei suoi bozzetti, il medesimo taglio umoristico delle sue caricature, divengono una costante anche nella pagina letteraria; non va dimenticato, inoltre, che nel 1960

159 Werner HOFFMANN, I fondamenti dell’arte moderna, trad. it. di C. Cardamone, Roma, Donzelli, 2003, p. 159.

160 Cfr. a tal proposito le parole di Curisatti: “Se, infatti, in termini ermeneutici, il ritratto è quell’immagine che, da un lato, salvaguarda e custodisce mimeticamente la verità espressiva del proprio oggetto, dall’altro, e simultaneamente, la porta alla luce, la svela creativamente, in virtù di un movimento espressivo segnico che lo arricchisce di senso, allora la caricatura, in quanto «variante degenere, irriverente e aggressivamente satirica» del ritratto, opera nello stesso modo, benché con mezzi linguistici (formali) differenti, e con l’intento non di esaltare e glorificare, bensì di deridere e dissacrare.”, in Giovanni CURISATTI, Introduzione a Werner HOFFMANN, La

caricatura. Da Leonardo a Picasso, trad. it. di G. Curisatti, Costabissara, Angelo Colla, 2006, p. 14.

103 viene pubblicata l’edizione americana de El camino161, in cui accanto al testo scritto appaiono anche alcuni disegni dello stesso Delibes, caratterizzati sempre, come sottolinea Alfonso León, da un “trazo ágil, economía de gestos y carácter humorístico”.162 E in effetti la sua scrittura, quella che prenderà forma dalla fine degli anni Quaranta – abbandonato ormai l’ambito della pura rappresentazione grafica – rinsalda l’immagine di un autore che ha sempre creduto nell’immediatezza espressiva, nella sobrietà del linguaggio e nella possibilità di una lettura, anche ironica, del mondo circostante.

Mickey Rooney (attore) Dora Sedano (attrice)

161 Miguel DELIBES, El camino, New York, Henry Holt and Company, 1960.

162 Alfonso LEÓN LÓPEZ, Delibes y la ilustración: una relación de ida y vuelta, in AA. VV., Patria

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Capitolo III