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Profilo dell’autore: alcuni riferimenti biografici

Il volto ironico di Miguel Delibes

1. Profilo dell’autore: alcuni riferimenti biografici

Tracciare un profilo di Miguel Delibes significa ripercorrere alcuni dei più significativi eventi storico-sociali della Spagna nel secondo Novecento. La sua biografia, personale e letteraria, non solo coincide con gli anni difficili della guerra civile spagnola, ma si confronta con le ridotte possibilità di espressione concesse al mondo intellettuale dalla censura franchista; l’attività di caricaturista e giornalista deve continuamente fare i conti con l’intransigenza di questo ambiente, che lo induce a elaborare differenti e alternative forme di intervento sulla realtà.

Miguel Delibes è indissolubilmente legato anche alla città di Valladolid, dove nasce il 17 ottobre 1920 a pochi passi da Campo Grande, parco cittadino che costituisce uno degli luoghi più amati: “Quisieron los hados que yo naciera frente al Campo Grande –el parque de mi ciudad− seguramente porque, desde que abrí los ojos, necesité amplios espacios para respirar”.1 Vicino alla propria casa si trova il “Colegio de las monjas Carmelitanas”, che Delibes inizia a frequentare all’età di sei anni; dal 1930 segue i corsi di istruzione superiore presso il “Colegio de Lourdes”. In questo periodo nasce la grande passione per il disegno: “No tengo que decir que, a los doce o trece años, las primeras víctimas de mi lapicero eran los frailes de la comunidad”2, mentre ancora lontano è l’interesse per le lettere. Si dedica al calcio e agli sport all’aria aperta – tra cui la bicicletta e il tennis − che

1 GARCÍA DOMÍNGUEZ, Miguel Delibes de cerca, cit., p. 33. Gran parte delle affermazioni dello stesso Delibes vengono tratte da questa biografia, che costituisce un riferimento fondamentale per il profilo dell’autore. Cfr. anche, dello stesso García Domínguez, Miguel Delibes: un hombre, un

paisaje, una pasión, Barcelona, Destino, 1985. In altre monografie, tuttavia, è possibile incontrare ulteriori interviste allo scrittore; ci riferiamo, in particolare, al lavoro di César ALONSO DE LOS RÍOS, Soy un hombre de fidelidades, Madrid, La Espera de los Libros, 2010, p. 191 (edizione rivista e ampliata della precedente Conversaciones con Miguel Delibes, Barcelona, Destino, 1993) e alla conversazione avuta con Javier GOÑI, poi registrata in Cinco horas con Miguel Delibes, Madrid, Anjana Ediciones, 1985.

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costituiranno poi materia per molte delle sue memorie sportive, come Mi vida al

aire libre, del 1989. Delibes è, però, soprattutto amante della caccia, che condivide con il padre3, anch’egli legato all’ambiente naturale della campagna castigliana:

A mi padre se le adivinaba la ascendencia europea en su afición al aire libre. […] Este hecho era raro en España, no sólo a finales del siglo XIX sino en el primer cuarto del siglo XX. El español del 900, ese hombre de cocido, cigarro y casino, relacionaba indefectiblemente la idea del campo con la idea de la enfermedad. Mi padre tenía un concepto más moderno sobre el particular: la naturaleza era la vida y era preciso conservarla y disfrutarla.4

Adolfo Delibes è il primo a influire sul rapporto tra lo scrittore e la natura, elemento che caratterizza le sue prime, esigue, letture: “Mi adolescencia […] vino marcada por lecturas que me liberaran, que me sacaran de entre las cuatro paredes donde discurrían mis ocios, novelas de aventuras […]. Mis lecturas, pues, vinieron orientadas desde niño por un guía inusual: la naturaleza”.5

Nel 1931 si instaura, in Spagna, la Seconda Repubblica e il clima istituzionale si fa effervescente; Delibes riconosce però la sua sostanziale marginalità nei confronti degli eventi politici: “Yo tengo diez años cuando llega la República. Hasta la guerra viví al margen, testigo de muchas cosas, pero al margen. ¿Por qué? Pues porque en mi casa no había ningún ambiente socialista, y mucho menos un ambiente falangista”.6 Quando, nel 1936, scoppia la guerra civile, lo scrittore è appena adolescente, e a colpirlo è soprattutto “el aspecto pintoresco del acontecimiento”7, la violenza e le misure di difesa, l’odio impietoso che coinvolge un intero paese e che egli vive, da vicino, assistendo inerme alle vicende disastrose che si consumano nella sua Valladolid. “Fue” – aggiunge – “un

3 Il padre dello scrittore è Adolfo Delibes Cortés, figlio di Fréderic Delibes Roux, originario di Toulouse (Francia); la madre è invece María del Milagro Setién Echánove di Burgos (Spagna).

4 GARCÍA DOMÍNGUEZ, Miguel Delibes de cerca, cit., p. 75. A questo proposito, l’autore aggiunge che: “Mi padre, hombre cabal y apacible, exultaba o se enfurecía únicamente por motivos venatorios o por motivos políticos, de donde deduje que la caza era al menos algo tan importante como la democracia”, cit., p. 77.

5 Ivi, pp. 89−90. Delibes continua sostenendo che: “Yo seleccionaba mis lecturas por la cantidad de oxígeno que encerraban y catalogaba mi biblioteca adolescente no por materias o por autores, como suele ser habitual, sino más bien por su escenario”.

6 Javier GOÑI, Cinco horas con Miguel Delibes, Madrid, Anjana, 1985, p. 22.

63 amargo despertar a la adolescencia”.8 In questi stessi anni Delibes conclude anche gli studi superiori e viene iscritto dal padre ai corsi universitari della “Escuela de Comercio”; allo stesso tempo frequenta però anche le lezioni di disegno presso la “Escuela de Artes y Oficios” di Valladolid, maturando l’intenzione di partire volontario per la guerra a bordo del “crucero Canarias”, decisione mossa dalla passione che nutre per il mare9: “La guerra en el mar no deja de ser arriesgada, pero es una guerra más aséptica, un tanto deshumanizada […]. Es un mal menor”.10 La guerra termina nel 1939 e Delibes rientra a Valladolid. Gli anni trascorsi a diretto contatto con la tragicità del conflitto lasciano traccia nei suoi scritti, che peraltro non affrontano mai l’evento storico chiamandolo per nome; in alcune sue opere appaiono piuttosto riferimenti estemporanei e meditazioni acute, spesso ironiche (come accade nel cap. II de La sombra del ciprés es alargada), o simbolicamente ambientate, come emerge in Aún es de día; la guerra viene ricordata anche in alcune sequenze de Mi idolatrado hijo Sisí o ne El príncipe

destronado, ma rimane solo – come precisa l’autore – “una referencia, un telón de fondo, una atmósfera en la que se mueven mis personajes”.11

Nel 1940 Delibes conclude gli studi mercantili e si iscrive a quelli di Diritto, mentre il 10 ottobre del 1941 entra a far parte de “El Norte de Castilla” in qualità di caricaturista: i suoi soggetti prediletti saranno personaggi del calcio, attori, politici; inoltre, “de cuando en cuando” – ricorda García Domínguez – “publica viñetas humorísticas, o chistes gráficos, casi siempre de un tono ingenuo y un humor de andar por casa”.12 Nel 1942 pubblica il suo primo articolo, “El deporte de la caza mayor”, con l’intenzione di seguire la strada del giornalismo: nel 1943 frequenta un corso intensivo a Madrid per ottenere il tesserino di pubblicista. Il 25 febbraio dello stesso anno dà alle stampe la prima di una lunga serie (fino al 1962) di recensioni cinematografiche, contenitori adatti alle caricature dei più importanti attori dell’epoca. I suoi articoli si contraddistinguono

8 Ibidem. Testimonianza letteraria di questi eventi viene in parte riportata nel racconto El refugio, incluso nella raccolta La partida, del 1954.

9 A Javier Goñi lo scrittore riferisce che “[…] no sabía bien porque era un enemigo, es decir, no dilucidaba posiciones políticas ni imaginaba lo que podría salir de una victoria. […] Yo no me sentía monárquico ni tenía el ideal político definido, aunque sí un cierto barrunto de que la libertad, en cualquier caso, estaba en entredicho en aquella guerra”, GOÑI, op. cit., p. 24.

10 GARCÍA DOMÍNGUEZ, Miguel Delibes de cerca, cit., pp. 100−101.

11 Ivi, p. 110.

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per semplicità espositiva scevra di specialisti e ostentata erudizione; nei testi egli ripercorre la trama del film evidenziandone le peculiarità tecniche, con una breve chiusa a carattere morale.13 Firma con uno pseudónimo, MAX, che riunisce la “M de Miguel, A de Ángeles y X de la incógnita sobre el futuro de ambos”.14 Nel 1944, finalmente redattore del quotidiano, decide di concorrere per una cattedra di Diritto Mercantile, che ottiene nel 1945, subentrando al padre pensionato da poco: da questo momento si divide tra la docenza e l’impegno presso il suo giornale.

Il 23 aprile 1946 si sposa con Ángeles De Castro, “la decisión más acertada de mi vida”15: lei contraccambia, alla bicicletta che le regala Delibes per avvicinarla allo sport, con una macchina da scrivere, segno di vicinanza e di paritetica autonomia.

A partire dal 1947 Delibes comincia a pubblicare “Meditaciones de un solitario”, articoli che costituiscono il germe della vocazione letteraria; al suo attivo ha però solo un breve racconto, La bujía, che gli giova il secondo posto al concorso bandito dalla rivista “Medina”. Con l’intento di presentarsi alla selezione del Premio Nadal – riconoscimento associato alla cospicua somma di 15.000 pesetas – inizia il suo primo romanzo, La sombra del ciprés es alargada ottiene il successo sperato, che arriva la “noche de los Reyes” del 1948 e lo consacra definitivamente come scrittore.

Dall’ottobre del 1949 occupa la cattedra di Storia presso la “Escuela de Comercio” e si cimenta anche nella redazione di libri di testo per i propri allievi: scrive una Síntesis Universal y de la Civilización y Síntesis de Historia de

España, la cui vendita viene poi negata dalla censura. Il 1949 è anche l’anno della pubblicazione del suo secondo romanzo, Aún es de día, che esce soppresso in molte parti e che viene riedito nella sua versione integrale solo in un secondo momento. Delibes è fortemente critico nei confronti di questi suoi primi lavori: “Si yo hubiera sido un novelista precoz, que no lo fui […], estas dos primeras novelas, después de escritas como ejercicios primerizos, pongamos que a los

13 Delibes precisa ironicamente al proprio biografo: “No se puede hablar de crítica propiamente dicha […]. Lo que yo hacía eran cuatro líneas de orientación para el lector, incluido el aspecto moral de la película. […] Lo más importante de mi papel de comentarista es que me facilitaba el acceso gratuito a los locales de proyección, lo que no era poco, tal como andaba la economía entonces”, ivi, p. 135.

14 Ivi, p. 138.

65 diecinueve o veinte años, deberían haber sido destruidas”. 16 Lo stile, tendenzialmente ricercato, è molto diverso da quello delle opere successive, ma questi due primi romanzi, inscritti nel filone realistico, si collocano entro il panorama incerto della letteratura spagnola di fine anni Quaranta quali opere pioneristiche: “[…] yo caí en el mundo literario español como un meteorito, un pesado pedrusco con dos ojos ávidos, grandes, abiertos como platos, para otear el horizonte. Conforme avanzaba en la caída, mis ojos iban acostumbrándose a ver un mundo devastado, con grandes hogueras dispersas y un olor acre entre pólvora y carne quemada. Era el paisaje después de la batalla”.17

La parabola scrittoria di Delibes subisce una radicale modifica nel 1950, quando appare El camino: “El camino es mi camino, lo que tengo que hacer es escribir como hablo […]”18; qui Delibes abbandona toni ampollosi e raffinatezza espressiva a favore di una prosa più semplice e immediata.

Nel 1953 Delibes è designato vicedirettore de “El Norte de Castilla” e cominciano da questo momento i primi contrasti con le autorità, causati tanto dalla chiara ambizione per l’indipendenza ideologica quanto dall’attivismo praticato come denuncia delle misere condizioni economiche degli agrari castigliani. Lo scrittore sceglie la via del “periodismo lo más independiente posible, comprometido con su tierra y sus lectores y dispuesto siempre a plantar cara al régimen censor”19, e ciò è causa di costante scontro con le emanazione del potere franchista.

Sempre del ’53 è il quarto romanzo, Mi idolatrado hijo Sisí, in cui ritrae la media borghesia cittadina, condensata nelle figure di Cecilio Rubes e di suo figlio Sisí; nel 1954 pubblica il primo libro di racconti, La partida. Il 1955 è l’anno del primo volume d’una serie dedicata a Lorenzo, Diario de un cazador (che ottiene il Premio Nacional de Literatura). Qualche mese dopo Delibes viene invitato, intanto dal Círculo de Periodistas de Santiago del Cile per un ciclo di conferenze; si trattiene due mesi e in dicembre, rientrato a Valladolid, inaugura ne “El Norte

16 Ivi, p. 189.

17 Miguel DELIBES, Los niños en pie de guerra, in Obras completas, vol. VI. El periodista. El

ensayista, cit., p. 309.

18 GARCÍA DOMÍNGUEZ, Miguel Delibes de cerca, cit., p. 210.

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de Castilla” il supplemento settimanale, “Ancha es Castilla”, ulteriore e aggressiva campagna a favore degli abbandonati paesini castigliani.

Esito del viaggio in Cile è un libro di viaggi, Un novelista descubre

América (Chile en el ojo ajeno), mentre il Diario de un emigrante, che esce ad aprile dedicato alla moglie Ángeles, “el equilibrio; mi equilibrio”, a dispetto dello stile diaristico risulta più marcatamente segnato da un’impronta letteraria permeata di ottimismo, insolito quanto la lingua che impiega, in cui assieme al castigliano colloquiale trovano spazio numerosi termini della varietà cilena.

Del 1957 è il suo secondo libro di racconti, Siesta con vento sur (Premio Fastenrath); nel 1958 giunge la nomina ad interim quale direttore de “El Norte de Castilla”. Nel 1959, la sovvenzione concessagli dalla Fundación March di Madrid consente la pubblicazione del settimo romanzo, La hoja roja; mentre viaggia tra Parigi, la Germania e Tenerife, l’autore tiene conferenze in diverse università.

Gli anni Sessanta sono caratterizzati da una serie di attriti sociali, a cui Delibes dà riscontro attraverso l’intervento letterario; nel 1960, nominato direttore de “El Norte de Castilla”, si fa portavoce delle tensioni alcune cronache rurali (Castilla), che confluiscono poi nella raccolta di Viejas historias de Castilla la

Vieja. Nel 1961 esce Por esos mundos. Sudamérica con escala en Canarias, libro di viaggi che Delibes dedica a Brasile, Argentina, Cile e Tenerife. Dalle pagine del suo quotidiano attiva nel frattempo il supplemento settimanale, “El Caballo de Troya”, al quale contribuiscono molti scrittori della nuova generazione, come José Jiménez Lozano, Francisco Umbral, Manuel Leguineche e César Alonso de los Ríos.

Nel 1962 pubblica Las ratas (Premio de la Crítica), in cui Delibes denuncia la povertà castigliana, trasferendo la sua protesta dal giornalismo alla letteratura: “En cierto modo Las ratas y Viejas historias de Castilla la Vieja son la consecuencia inmediata de mi amordazamiento como periodista. Es decir, que cuando a mí no me dejan hablar en los periódicos, hablo en las novelas. La salida del artista estriba en cambiar de instrumento cada vez que el primero desafina a

67 juicio de la administración”. 20 Altrove precisa che: “El periodismo es el borrador de la literatura … Y la literatura es el periodismo sin el apremio del cierre”.21

Nel 1961 la prima trasposizione cinematografica delle sue opere, El

camino, diretta da Ana Mariscal, inaugura una lunga serie di adattamenti (ben undici) che prendono a spunto le storie dei romanzi delibiani.

Intanto i dissidi con le istituzioni si intensificano: Delibes si scontra in varie occasioni con il Ministro de Información y Turismo, Manuel Fraga Iribarne, e mentre nel 1963 lascia formalmente la direzione del suo giornale, continua a seguirne i lavori dietro le quinte fino al 1966. Di questo periodo è il primo libro dedicato alla caccia − sua grande passione − La caza de la perdiz roja, nonché il suo terzo libro di viaggi, Europa: parada y fonda, che raccoglie impressioni e ricordi legati all’Italia, alla Germania, al Portogallo e a Parigi.

Del 1964 è Viejas historias de Castilla la Vieja, raccolta illustrata con le fotografie di Ramón Masats; nella serie di racconti centrati sulla figura di Isidoro, tornato al paese natale (un piccolo villaggio castigliano) dopo quasi cinquant’anni di assenza, appare la fatalistica immobilità della storia locale: “[…] la tesis del libro es precisamente esa: que nada fundamental ha cambiado en la desolada Castilla durante el último siglo”.22 Nello stesso anno conclude El príncipe

destronado, che decide al momento di non pubblicare, dando invece alle stampe

El libro de la caza menor, secondo libro dedicato alla caccia. Cominciano i lavori per la pubblicazione della sua Obra completa, che vedrà la luce in cinque tomi; nel frattempo visita gli Stati Uniti impartendo alcune lezioni presso l’Università del Maryland.

Quando nel 1965 Delibes inaugura la Sala di Cultura de “El Norte de Castilla”, con l’intento di riunirvi le più importanti figure di intellettuali, si elevano i toni dello scontro con il regime.

Un altro libro di viaggi, Usa y yo, è del 1966, stesso anno di pubblicazione del suo romanzo più popolare, Cinco horas con Mario. Ed è proprio l’autore a illustrarne la genesi:

20 ALONSO DE LOS RÍOS, Soy un hombre de fidelidades, cit., p. 144.

21 Álex GRIJELMO, Dentro de poco se leerá con diccionario, intervista a Miguel Delibes, pubblicata ne “El País”, il 2 agosto 1990.

22 Miguel DELIBES, Castilla negra y Castilla blanca, in Obras completas, vol. VI. El periodista. El

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Vivimos en un tiempo de mentiras, o de medias verdades, que es aún peor. He iniciado una novela cuyo fondo es éste y que espero poderla editar resolviéndola con un poco de habilidad: una viuda joven ante el cadáver de su marido y a través de los párrafos de un libro −¿la Biblia?− que éste ha leído la noche antes, evoca su vida de matrimonio, que abarca, más o menos los «25 años de paz». El monólogo de esta mujer y los reproches al marido darán por el gusto a los censores, pero, al propio tiempo, espero que quede bien claro que la conducta de éste es la honrada y la justa a despecho de tópicos e hipocresías. Al mismo tiempo opondré las dos maneras de pensar que hay en el país: la cerril, tradicional e hipócrita y la abierta y sana preconizada por Juan XXIII. A ver qué sale.23

Nel 1968, invitato in Cecoslovacchia, alla vigilia della repressione che l’URSS attua nei confronti della “Primavera di Praga”, Delibes raccoglie il risultato di queste esperienze nelle cronache omonime, La Primavera de Praga, uscite in concomitanza dell’azione militare sovietica: “[…] de mi convivencia con estos hombres saqué dos conclusiones importantes: primera, que un país económica y culturalmente evolucionado no puede vivir en régimen de dictadura sea ésta del color que sea, y, segunda, que aún es posible hallar en la tierra una fórmula de justicia en libertad; es más, que la justicia en libertad es, en sí misma,

la fórmula”.24 Anche articoli pubblicati in varie testate tra il 1953 e il 1967 e raccolti in Vivir al día vengono riediti nel 1968.

Dell’anno successivo, sulla scia dell’esperienza praghese, è Parábola del

náufrago, l’opera più sperimentalista dello scrittore, la cui scelta stilistica egli giustifica richiamandosi alla specificità del contenuto, come riconosce García Domínguez: “[…] la razón última de su nueva forma de novelar no era el experimentalismo por el experimentalismo, sino la exigencia del tema: narrar una pesadilla”.25 Altri osservatori, Sáinz de Robles valga per tutti, individuano l’opportunismo irenista, ma ferocemente ironica è la stroncatura dello scrittore:

Al que para su fortuna es incapaz de sufrir estas pesadillas, yo no puedo pedirle que las comprenda. El que tenga esta sensibilidad entenderá, en cambio, sin esfuerzo, que la técnica de Parábola del náufrago viene dictada por el carácter onírico del tema. Si hay algo común a todas las pesadillas, es la quiebra de la lógica. De ahí la dificultad de transcribir literariamente una pesadilla y de ahí igualmente que yo haya utilizado para hacerlo la mezcla de tiempos, la asociación de ideas, la reiteración, la onomatopeya, la arbitrariedad gramatical, esto es, todo lo que en

23 Miguel DELIBES, Josep VERGÉS, Correspondencia, 1948-1986, Barcelona, Destino, 2002, pp. 259−260.

24 Miguel DELIBES, Prólogo a La Primavera de Praga, in Obras completas, vol. VII. Recuerdos y

viajes, Barcelona, Destino, 2007, p. 976.

69 literatura puede considerarse ilógico y desacostumbrado. Deducir de ahí que en lo sucesivo va a ser ésta mi manera de novelar, como aquél apuntaba, no pasa de ser una puerilidad.26

Del 1970 sono il racconto La mortaja; Mi mundo y el mundo (antologia di brani dedicati a un pubblico giovane) e Con la escopeta al hombro, libro