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Miguel Delibes scrittore: contesto, stile, poetica

Il volto ironico di Miguel Delibes

2. Miguel Delibes scrittore: contesto, stile, poetica

L’importanza di Delibes all’interno del panorama letterario spagnolo è notevole. Egli svolge la sua attività di scrittore in un arco temporale ampio, che va dagli inizi degli anni Quaranta fino al nuovo secolo, in cui a influenzare la letteratura, spesso in maniera determinante, sono certamente la guerra civile e la dittatura franchista. Precisa lo stesso Delibes: “a lo largo de estos años hay que contar con un elemento perturbador, la censura, que no solo veda la exposición de situaciones políticas o eróticas, sino realidades económicas y sociales […]”.52 La dittatura costituisce un comune denominatore per tutti gli scrittori della seconda metà del Novecento e impone loro determinate direttive; c’è chi sceglie di seguirle, rifugiandosi in correnti esistenzialiste che garantiscono una alternativa possibilità di espressione; c’è chi sceglie la via dell’esilio; e c’è, infine, chi decide di rimanere in Spagna e di dar voce, pur in termini dissimulati e indiretti, al proprio dissenso. La letteratura spagnola rimane però, per lungo tempo, essenzialmente ancorata a un immobilismo sterile, sancendo quello che Goytisolo definisce come “el peligroso divorcio entre el escritor y la sociedad”.53

Delibes in questo periodo si confronta e si rapporta con diverse tendenze artistiche e con figure di intellettuali che lui stesso raggruppa e definisce. Esordisce in un clima letterario arido, “entre desolación y ruinas”54, in cui chi già scrive ha partecipato alla guerra civile ed è approdato alla letteratura con spirito istintivo, da autodidatta; è quella che Delibes individua come la prima generazione “de novelistas de posguerra”, che, pur incerta nei confini del pensiero e dello stile, è accomunata dal “doliente pesimismo de sus relatos”55 (La familia

de Pascual Duarte, Mariona Rebull, Nada, per citarne alcuni).

Negli anni Cinquanta un secondo grupo di scrittori condivide la linea “objetivista-crítica”: scrittori che, precisa Delibes, “poseen una formación universitaria, están unidos por estrechos vínculos de amistad y, por vez primera desde la guerra, han recibido las influencias de Sartre, Camus, Kafka, Pavese, la

52 Miguel DELIBES, “Breve reflexión sobre mi obra literaria”, in AA. VV., Aspekte der Hispania im

19. Und 20. Jahrhundert, Dieter Kremer (ed.), Hamburg, Buske, 1983, pp. 165−174.

53 Juan GOYTISOLO, Para una literatura nacional popular, in “Ínsula”, 146, 1959, p. 6.

54 DELIBES, “Breve reflexión sobre mi obra literaria”, cit., p. 166.

79 ‘generación perdida’ norteamericana”. 56 Questa generazione punta a un rinnovamento che sia innanzitutto formale e che renda il romanzo vicino alle grandi tendenze realistiche europee: imparzialità del racconto e immediatezza mimetica a discapito dell’indagine interiore e della riflessione filosofica. Inoltre, sottolinea Delibes, prende forma “un cierto talante de inconformismo frente a la organización social nacida de la guerra, que no es todavía la postura de radical disconformidad del grupo social-realista que va a venir detrás”.57 Nel suo saggio

España 1936-1950: Muerte y resurrección de la novela, l’autore ribadisce il senso rigenerativo dell’esperienza postbellica: chiusa la tragica parentesi, si deve “ricominciare da zero”, anche creando un ruolo sociale per lo scrittore, colui che si pone in termini critici nei confronti della realtà, cercando di modificarla e trasformarla:

La aspiración a la originalidad, propensión inevitable en los jóvenes escritores, se acentúa tras una guerra civil que, se quiera o no, viene a significar en muchos aspectos una ruptura con el pasado. Entonces, lo que aparece después reúne todas las características de un renacimiento, no tanto tomando esta palabra en el sentido de una brillantez inusitada, como en el literal y más modesto de volver a nacer. Las guerras, y especialmente las civiles, constituyen un revulsivo de conciencia de modo que, fatalmente, el escritor sometido a una experiencia que ha herido su sensibilidad, al verse de pie, vivo, entre los escombros, intuye que el arte es una nueva víctima de la guerra, y que él, al sentarse a escribir, arranca más o menos de cero, inicia una nueva era. Pero no todo es simple intuición en lo que decimos. La guerra es un oscuro túnel y, al salir de él, no es posible que el artista vea el entorno de la misma manera que lo hiciera antes de entrar en él. Algo fundamental ha cambiado. Al abandonar el túnel el artista se siente deslumbrado por el sol o, lo que en cierto modo viene a ser lo mismo, todavía arrastra el impacto de la oscuridad.58

La tendenza social-realista prende avvio a partire dagli anni Sessanta, in cui un sostanziale indebolimento dell’attività censoria permette a questo terzo gruppo di porre in secondo piano le questioni formali e di concentrarsi sui contenuti, cercando di “decir cosas que hasta este momento no se habían podido decir”.59 Lo scarto tra le due generazioni, quella degli anni Cinquanta e quella del Sessanta, risulta dunque ben evidente a Delibes, il quale precisa che “mientras la promoción de los 50 adopta una aptitud crítica, revisionista, esencialmente

56 Ibidem.

57 Ivi, p. 167.

58 Miguel DELIBES, España 1936-1950: Muerte y resurrección de la novela, Barcelona, Destino, 2004, p. 140.

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estética, ante la novela del grupo anterior, la de los 60 afronta, asimismo, una actitud crítica pero exclusivamente ética ante la sociedad en que viven”.60

Delibes arriva, in queste riflessioni sul clima culturale che circonda anche la sua opera letteraria, fino agli anni Ottanta, periodo segnato da un’energica ansia di modernità e da un diffuso sperimentalismo. I modelli di riferimento della quarta etichetta letteraria diventano, secondo lo scrittore, il nouveau roman e la letteratura ispano-americana, in cui prevalgono un generico abbandono della formula realista e una tensione verso approfondimenti di ordine strutturale e linguistico: “Los relatos se fraccionan, se altera en cada capítulo el enfoque del narrador, se interfiere el pensamiento en la acción, se gualdrapean los diálogos, se cruzan los tiempos narrativos, se eliminan los signos de puntuación … Los resultados […] son obras inextricables, pescadillas que se muerden la cola”.61 Anche nel 1972, quando pubblica Un año de mi vida, Delibes insiste sui confini oltre i quali è bene che non si spinga il processo di rinnovamento della letteratura: “[…] considero pertinente la renovación de género renovando sus elementos (enfoque, cronología, construcción, personajes), no destruyéndolos”.62

Queste quattro correnti che caratterizzano la Spagna postbellica accompagnano tutta l’evoluzione artistica di Delibes (al pari di tanti altri), e benché risulti difficile riconoscere sistematicamente nel singolo autore le prerogative di una generazione è altresì chiaro “que los novelistas de una u otra promoción no se inmovilizan en sus posiciones de origen sino que, a medida que se va modificando el entorno, evolucionan, cambian de postura, procurando acomodar su manera de hacer a las circunstancias del momento”.63 Sempre Delibes ammette di appartenere allo stesso tempo e per distinte motivazioni a più di una corrente:

60 Ibidem.

61 Ivi, pp. 167−168. Delibes parla di questa nuova tendenza artistica anche negli anni Novanta, nel discorso di apertura al corso che l’Escorial di Madrid organizza intorno alla sua opera: “[…] el

nouveau roman me parecía un ejercicio bello desde el punto de vista literario, pero […] no era ni un poema, ni un ensayo, ni un drama, ni una novela.”, DELIBES, Esencia de la novela, in Obras

completas, vol. VI. El periodista. El ensayista, cit., p. 412.

62 DELIBES, Introducción a Un año de mi vida, in Obras completas, vol. VII. Recuerdos y viajes, cit., p. 146.

81 […] por mi edad y por fecha de publicación de mi primer libro −1948− pertenezco cronológicamente al primer grupo, por mi creciente preocupación por la forma novelesca, evidente a partir de mi tercera novela, El camino, no dudo en abscribirme al segundo; por mi inquietud social […] puedo encontrarme acomodo en el tercero y, finalmente, por mi afán de explorar nuevos horizontes, mis atentados deliberados contra la Gramática –la transcripción literal de los signos de puntación o el uso y el abuso de la onomatopeya− y, en resumen, mis pretensiones vanguardistas, en Parábola de un náufrago, en el cuarto.64

L’approdo di Delibes alla letteratura è felice concomitanza di fattori; se definisce la sua “vocación tardía”, esprime comunque il talento artistico attraverso lo stile caricaturale, praticato fin da giovane. Influisce paradossalmente nella progressiva inclinazione per la scrittura un testo specialistico di Diritto mercantile (Curso de Derecho Mercantil) di D. Joaquín Garrigues: “El hecho de que una materia tan árida […] influyera en mi destino se debe a la magia de su autor ya que por debajo de las teorías jurídicas yo hallé allí la belleza y la exactitud expresivas”.65 Il taglio delibiano ha molti tratti in comune con le peculiarità della prosa del giurista: lessico accuratamente selezionato e preciso a fronte di una scrittura agile e sintetica, in cui l’obiettivo è l’esposizione del “mayor número de ideas con el menor número de palabras”.66 L’incontro è determinante per Delibes e gli permette di scoprire l’incalcolabile e affascinante potere del linguaggio: “La palabra se me rebeló de pronto como un instrumento poderoso, aunque reticente y escurridizo y su simple manejo me deparaba ya una satisfacción que nunca hubiera sospechado”.67

Nel 1944 lo scrittore vallisoletano entra, in qualità di redattore, ne “El Norte de Castilla” e il sodalizio con le lettere si manifesta e si irrobustisce progressivamente. Egli affina, attraverso le pagine del quotidiano, una prosa che è tendenzialmente concisa e accurata, attenta nei contenuti a considerare soprattutto la prospettiva umana degli avvenimenti: “Mi actividad como redactor […] me ayudó a soltar la pluma y, al mismo tiempo, me enseñó dos cosas fundamentales […]: valorar el aspecto humano de los acontecimientos y conseguir una expresión sintética […]”.68 A García Domínguez ribadisce: “Me fue muy útil el ejercicio

64 Ivi, p. 170.

65 Ivi, p. 168.

66 Ivi, p. 169.

67 Ivi, p. 169. Cfr. anche GARCÍA DOMÍNGUEZ, Miguel Delibes de cerca, cit., pp. 118−121.

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literario del periodismo provinciano […] porque en él tienes que hacer de todo. Solté la pluma. Y, sobre todo, aprendí a decir mucho en poco espacio y con las palabras justas”.69 La specificità e la grande varietà degli scritti di Delibes potrebbe ritrovarsi nel comun denominatore del giornalismo: in molti dei suoi romanzi l’intento è di documentare la propria epoca, ancorarla alla letteratura con l’obiettivo di “commuovere”, certo, ma dando prova di un diffuso realismo che nel fondo, più o meno occultato, sostiene sempre le sue storie. Quando Alonso de los Ríos gli chiede se l’arte abbia l’obbligo di essere realista, Delibes ammette che “Al arte no pueden ponérsele etiquetas ni fronteras. Primero nos conmueve; luego, lo analizamos. Y, a lo mejor, al analizarlo vemos que no es «realista». Y, sin embargo, es arte porque nos ha conmovido”.70

Una spinta determinante alla sua carriera di scrittore è alimentata dalla moglie Ángeles, che lo incita al cimento con il primo romanzo e lo accompagna per gran parte del suo percorso artistico: “En mis comienzos yo leo poco […] y desordenadamente. A mí me enseñó a leer bien y lo debido mi mujer, Ángeles, que entonces era mi novia y que, aunque muy niña, tenía una gran afición a la lectura”.71 Ancora Ángeles lo convince a inviare La sombra del ciprés a Barcellona per concorrere al Premio Nadal, che nel 1948 vince consacrandosi definitivamente alla letteratura. Precisa García Domínguez: “[…] el curso de Derecho Mercantil de Garrigues, el periódico “El Norte de Castilla”, el Premio Nadal y su esposa Ángeles. De haber faltado cualquiera de ellos, casi seguro que la novelística española contemporánea hubiera perdido uno de sus más prestigiosos nombres”.72

Delibes si dimostra critico nei confronti delle sue prime prove letterarie soprattutto in rapporto allo stile, che giudica eccessivamente ricercato e lontano dai suoi modelli di riferimento. Nei romanzi che degli anni Cinquanta, dominano invece rigore e genuinità del linguaggio, che lo stesso scrittore individua come il suo “vero” stile, spogliato di ogni ricercatezza espressiva e in sintonia col castigliano vivo e autentico:

69 GARCÍA DOMÍNGUEZ, Miguel Delibes de cerca, cit., pp. 133−134.

70 ALONSO DE LOS RÍOS, Soy un hombre de fidelidades, cit., p. 125.

71 GARCÍA DOMÍNGUEZ, Miguel Delibes de cerca, cit., p. 22.

83 Me gusta mucho, me fascina oír. Prestar el oído cuando la gente está hablando en el autobús o en el metro me divierte mucho. La atracción por la palabra directa se me manifiesta por primera vez en una cacería, en Villafuerte de Esgueva, hace muchos años, por boca de una mujer muy vivaz y muy expresiva, cuyos giros, circunloquios y expresiones recogí luego en un cuento. Ahí es donde me cazó esta voluntad de captar tal como es la lengua en sus fuentes.73

Delibes registra e recupera una lingua colloquiale che ritorna nei suoi scritti perché è vicino alla gente e al paesaggio castigliano, che gli preme restituire con assoluta fedeltà; la lingua di queste realtà marginali è tutt’altro che “sinónimo de primario o elemental”, come fa dire a Eugenio, protagonista de Cartas de amor…, quanto piuttosto è indice di “precisión y rigor”74. La lingua alla quale ricorre Delibes, il suo lessico, è estremamente puntuale:

[…] lo único que pretendo es llamar a las cosas por su nombre y saber el nombre de las cosas. Los que suelen acusarme de que hay un exceso de literatura en mis novelas se equivocan, y es que rara vez se han acercado a los pueblos. […] Cuando yo escribo en mis libros aquel cabezo o aquel cotarro no significan la misma cosa. Esto es lo que saben los hombres de la ciudad. El cotarro, el teso, el cueto, no son el cabezo. El cabezo es sencillamente el cueto; el cotarro, la colina que tiene una cresta de monte y monte de encina. Esto puede parecer preciosismo, pero es exactitud.75

Negli anni la scelta espressiva si va adattando alla ricchezza di contenuti affrontati nei suoi scritti; tuttavia, la sua preoccupazione per la forma si esaurisce nel ’49 con Aún es de día, nel riconoscimento che i primi romanzi “corresponden a los ejercicios primerizos de un adolescente con pretensiones de escritor”.76 A prevalere è l’interesse per l’argomento, per il tema dell’opera. Delibes sottolinea ripetutamente che il romanzo deve sempre raccontare qualcosa (motivo della dichiarata avversione nei confronti del nouveau roman, definito l’ “antihistoria”77) e il suo credo artistico ruota fondamentalmente attorno a tre pilastri: “Para mí, una novela requiere un hombre, un paisaje y una pasión”. 78 Sono basi che

73 José María MARCO, “Liberalismo y estilo en Miguel Delibes” (intervista), in “Quimera”, 77, 1988, p. 18.

74 DELIBES, Cartas de amor de un sexagenario voluptuoso, cit., p. 105.

75 ALONSO DE LOS RÍOS, Conversaciones con Miguel Delibes, cit., p. 135.

76 DELIBES, “Breve reflexión sobre mi obra literaria”, cit., p. 169.

77 Ivi, p. 171. In Un año de mi vida Delibes ribadisce: “El nouveau roman es un género híbrido, nacido de las circunstancias, al que no hay por qué echarle a reñir con la novela. Son cosas distintas”, cit., p. 160.

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costituiscono il fondamento del romanzo e che devono coniugarsi con gli elementi che ne definiscono l’impalcatura strutturale, ciò indipendentemente dalla specifica tendenza letteraria del momento:

[…] no debemos confundir la esencia de la novela –la anécdota, la historia que se relata− con los elementos que en ella se conjugan: enfoque, construcción, personajes, tiempos narrativos … Estos elementos, a mi juicio, pueden ser sometidos a las innovaciones que se quiera, cambiarlos, alterarlos, jugar estéticamente con ellos, siempre que, de alguna manera, vayan sujetos a la servidumbre de contarnos algo.79

Posto, dunque, che ogni opera letteraria “tiene un límite, que se cuente algo”80, quali sono le principali ricorrenze nei romanzi delibiani? Delibes è convinto che in ogni scrittore predomini un’idea forte, un tema costante (“los escritores somos gentes de pocas ideas […] seres de una sola idea obsesiva que, de una u otra forma, se reitera a lo largo de nuestra obra”81), e questo vale anche per la sua produzione, in cui ritornano personaggi e situazioni, contesti e luoghi: “Creo que el novelista mezcla proporcionalmente lo que vive, lo que ve y lo que imagina. En sustancia pienso que el arte de novelar consiste en acertar a ensamblar estos materiales de distinta procedencia en una misma historia”.82 All’interno della sua opera prevale un unico grande assunto: la frustrazione dell’individuo, costretto a vivere in una società arida e spesso minacciosa. E questo è senza dubbio l’elemento dominante, ma temi e prospettive affrontate sono anche molti altri. I suoi primi romanzi ruotano, infatti, attorno alla riflessione sulla morte e sull’inesorabile fluire del tempo, latenti preoccupazioni dell’esperienza giovanile:

La muerte es una constante en mi obra. Yo diría más. Diría que es una obsesión. […] Ya de niño a mí me ocurría, por ejemplo, que al llegar a las escaleras de mi casa me imaginaba que un día bajarían por allí el ataúd con el cadáver de mi padre. […] Mi padre fue un hombre que se casó tarde. Cuando comencé a discernir sobre la vida y la muerte, él contaba ya cerca de sesenta años, edad que entonces se consideraba muy avanzaba, la edad prácticamente de la muerte.83

79 Ibidem.

80 ALONSO DE LOS RÍOS, Soy un hombre de fidelidades, cit., p. 122.

81 DELIBES, “Breve reflexión sobre mi obra literaria”, cit., p. 173.

82 DELIBES, Introducción a Un año de mi vida, in Obras completas, vol. VII. Recuerdos y viajes, cit., p. 153.

85 Incide, poi, la presenza della guerra84, con il suo fardello di morte né manca l’angoscia della fine: muoiono bambini, come Alfredo, de La sombra del ciprés, o Germán, de El camino; muoiono donne e uomini, come nel caso del suicidio della Josefa, sempre ne El camino, o il Furtivo, ucciso dal Ratero in Las ratas; muoiono animali, come accade alla “Milana” de Los santos inocentes, vittima della brutalità umana; muoiono ideologie, come nel caso del marito di Carmen, in

Cinco horas con Mario. Delibes approfondisce la sua indagine sul destino dell’uomo anche quando sono le contingenze a spingerlo in questa direzione, come avviene in occasione della morte dell’amico Damián Ribas, il quale

[…] el día antes de morir estuvo cargando cartuchos. Así me gustaría morir a mí. Ilusionado con algo la víspera. El que se muere sin ilusiones era ya un muerto. […] Hasta los cuarenta, el desagüe de la humanidad se hace imperceptible. A partir de los cuarenta, todos los días se nos muere alguien. Es muy breve todo esto y desproporcionado el énfasis que ponemos en algo tan efímero como es la vida.85

Con El camino Delibes rivela all’opposto la sua passione per il mondo infantile e la vicinanza alla natura 86 , vissuta e interpretata in netta contrapposizione con la sofferenza della morte. La figura del bambino è quella di “[…] un ser que encierra toda la gracia del mundo y tiene abiertas todas las posibilidades, es decir, puede serlo todo, mientras el hombre es un niño que ha perdido la gracia y ha reducido a una –el oficio que desempeña– sus posibilidades”.87 Ma Delibes difende anche la “vida al aire libre”, l’integrità del paesaggio, la salubrità della campagna – spazio equilibrato e vitale – che diventa spesso contesto privilegiato nelle sue opere. Cionondimeno questo spazio assume in varie occasioni una fisionomia poco rassicurante e si trasforma in scenario di

84 Cfr., in particolare, relativamente al tema della guerra il capitolo scritto da Manuel ALVAR, “Las guerras de Miguel Delibes”, presente nella monografia El mundo novelesco de Miguel Delibes, Madrid, Gredos, 1987, pp. 73–93.

85 DELIBES, Un año de mi vida, in Obras completas, vol. VII. Recuerdos y viajes, cit., p. 142.

86 Parlando del “campo castillano” e del rischio che questo venga soppiantato dalla progressiva invadenza della società materialista, Delibes sostiene: “La televisión […] está destruyendo su personalidad […], su talante, su orgullo y hasta su idioma. Esto encaja, creo yo, dentro de la deshumanización general que nos envuelve. Las cosas despiertan nuestra codicia hasta tal extremo