• Non ci sono risultati.

Tipologie dell’ironia 71

Presupposti teorici dell’ironia

4. Tipologie dell’ironia 71

A proporre la distinzione tra ironia “verbale” e “situazionale” contribuiscono, in origine, i lavori di Muecke, il quale fornisce un approccio chiaro e coerente all’analisi delle diverse varietà di ironia: mentre la prima risulta ammissibile, secondo l’autore, solo in presenza di un soggetto che sappia usare abilmente l’arma ironica e diriga intenzionalmente i “doppi sensi”, all’ironia da situazione viene riconosciuto un carattere non premeditato e sicuramente più legato all’ingovernabilità del destino. Ma vediamone, in relazione a ogni tipologia, gli elementi distintivi e alcuni brevi esempi tratti dall’opera di Delibes.

I.4.1. L’ironia verbale72

L’ironia verbale deriva, come abbiamo visto, dalla tradizione classica, se per essa si intende una sorta di artificio letterario che si serve dell’elogio per esprimere il rimprovero e del rimprovero per esprimere l’elogio. L’ironista, dunque, comunica in un modo, ma lascia intendere altro, attribuisce al significante due significati che si pongono, generalmente, in termini antinomici. La sua azione investe soprattutto l’ambito formale dell’enunciato73 e l’inversione di senso che in

70 HUTCHEON, Política de la ironía, cit., p. 242.

71Cfr. anche i seguenti lavori: Emma A. SOPEIÑA BALORDÍ, El concepto de ironía: de tropo a

ambigüedad argumentativa, in “Thélème”, 12, 1997, pp. 451−460.

72 Cfr. l’articolo di MUECKE, Douglas C., The Communication of Verbal Irony, cit.; María Ángeles TORRES SÁNCHEZ, Aproximación pragmática a la ironía verbal, Cádiz, Servicio de Publicaciones de la Universidad de Cádiz, 1999, nonché il già citato di SPERBER e WILSON, On Verbal Irony.

73 L’esempio ricorrente per spiegare questo tipo di ironia viene dal Julius Caesar (1599) di Shakespeare, in cui Marco Antonio, sostenendo che “Brutus is an honourable man”, vuole in realtà sostenere l’esatto contrario. Secondo Schoentjes, già i teorici dell’antichità (Cicerone e Quintiliano, in particolare) avevano individuato l’esistenza di due idee fondamentali che si possono ricondurre, anche oggi, alle specificità dell’ironia verbale: non solo si lascia intendere il contrario di ciò che si dice, ma si può pure giocare per contrasto, dicendo, nel discorso ironico, tutt’altra cosa. Nel primo caso, si avrebbe dunque l’ironia antifrastica (grande vs piccolo), aperta e facilmente decifrabile, mentre nel secondo caso l’ironia recupererebbe una contraddizione più

28

esso si realizza avviene, generalmente, in una sola direzione, ossia dal positivo al negativo; la gran parte di questo tipo di espressioni, infatti, si presenta come una lode, ma deve in realtà essere intesa come una critica, una manifestazione linguistica che non vuole esaltare le qualità di un oggetto, di una persona, di una situazione, bensì, piuttosto, stigmatizzarle e screditarle.

La figura retorica che immediatamente si associa all’ironia verbale è l’antifrasi, attraverso la quale si impiegano termini che indicano l’opposto di ciò che letteralmente esprimono74: nel discorso ironico la presenza dell’elemento contrario − la volontà di opposizione − è implicita, ed è questo aspetto a rendere particolarmente complesso il processo di riconoscimento del doppio valore semantico. C’è da tenere presente, inoltre, che l’antifrasi ironica va contro le regole comunicative stabilite da Grice, secondo il quale qualsiasi corretta comunicazione deve basarsi sul “principio di cooperazione” 75: gli interlocutori si impegnano a “dire la verità” e a rendere le loro parole chiare e direttamente comprensibili. Quando, dunque, chi emette il messaggio ricorre allo strumento ironico, la situazione comunicativa si complica e il ricevente dovrà ricorrere a una serie di inferenze per poter risalire a ciò che si nasconde dietro l’aspetto letterale del termine. Una forma, questa, che è strettamente legata tanto all’intenzionalità dell’ironista quanto al contesto nel quale si inserisce la situazione dialogica.76

generica (grande vs non grande), risultando alla fine più complessa e inestricabile e presentando molti elementi in comune con il senso figurato proprio dell’allegoria.

74 Specifica Angelo Marchese: “Evidente il valore ironico o polemico delle espressioni antifrastiche, in cui la rimarcatura del positivo serve a evidenziare il valore negativo sottinteso. Più sottile è l’antifrasi ideologica (o magari psicanalitica): l’affermazione di un nuovo valore mediante la demolizione degli attributi caratteristici di quello vecchio”, in Angelo MARCHESE, Dizionario di

retorica e stilistica, Milano, Mondadori, 1978 (1989), pp. 23−24. Cfr. anche Bice MORTARA GARAVELLI, op. cit., pp. 42−47.

75 Herbert Paul GRICE, Studies in the way of words, Harvard University Press, Cambridge (Ma.), 1989; ed. it. parziale a cura di G. Moro, Logica e conversazione. Saggi su intenzione, significato e

comunicazione, il Mulino, Bologna, 1993. Lo studioso parla, infatti, di massime conversazionali, che raggruppa in quattro categorie: Quantità, Qualità, Relazione e Modo: nel processo comunicativo lo specifico contributo dato dagli interlocutori dovrà avere carattere informativo, non falso, pertinente e chiaro, non ambiguo, conciso e ordinato (pp. 229−230).

76 Gurillo specifica infatti che: “La ironía verbal es un problema propiamente pragmático. Si la pragmática se ocupa del lenguaje en uso, la ironía se revela como un hecho que no se puede explicar sin el contexto, que es donde se localizan las intenciones del que hace ironía y las capacidades del que ha de interpretarla”, in Leonor RUIZ GURILLO, La ironía verbal, in E-excellence, 2006, pp. 1−12, (www.liceus.com). Rispetto all’intenzionalità del parlante e al processo di ricostruzione dell’intenzione comunicativa, cfr. Grice, op. cit., pp. 55−95. Il saggio di Haverkate, invece, analizza l’ironia verbale e propone, a titolo esemplificativo, proprio alcune sequenze de El disputado voto del señor Cayo di Delibes: Henk HAVERKATE, La ironía verbal:

29 Il carattere dissimulatorio dell’ironia verbale si appoggia su alcuni elementi accessori che sono fondamentali per una corretta interpretazione dell’ambiguità trasmessa; è imprescindibile, infatti, che l’ironista metta il proprio interlocutore nelle condizioni di poter captare alcuni segnali, poiché un’ironia eccessivamente raffinata potrebbe non essere percepita come tale, bensì come atto locutivo serio e perciò inefficace.77 Saranno dunque importanti il tono della voce impiegato dal parlante (che, nel caso di un testo letterario, dovrebbe essere necessariamente descritto dal narratore), così come la previa conoscenza del suo profilo umano; gli indizi dati dal testo risultano fondamentali per colmare quelle oscurità semantiche che l’ironista intenzionalmente lascia di volta in volta in sospeso.

La presenza della fase negativa insita nell’ironia verbale rivela chiaramente l’intenzionalità critica propria di colui che ricorre a questo strumento comunicativo: l’ironico sarebbe dunque un “moralista que, al constatar que los hechos que se presentan a sus ojos no se corresponden con el mundo perfecto que guarda en su espíritu, designa las imperfecciones que él capta con términos que no se conforman bien con su ideal”.78 E, in effetti, la prosa delibiana conduce proprio in questa direzione: dalle pagine dei romanzi di Delibes l’ironia linguistica lavora a livello profondo, demolisce realtà problematiche, smuove le false certezze della contemporaneità, condanna gli opportunismi e le ipocrisie, recuperando l’antico legame con un mondo lontano e ideale; è quello che accade, per esempio, in uno dei romanzi più “impegnati” di Delibes, Las ratas (1962)79, in cui l’autore colpisce il sistema imperante disegnando le tragiche sorti di un paesino castigliano e della sua gente (del Ratero e del Nini, ma di molte altre esistenze), con una disposizione talvolta leggera e persino umoristica. Come vedremo in seguito, infatti, l’ironia delibiana si associa spesso alla burla, ma non fine a se stessa, una burla che accosta l’elemento tragico di una situazione a connotazioni e sfumature

77 Debyser precisa, a tal proposito, che: “Si les marques de l’ironie sont trop évidentes, l’ambiguïté disparaît et le sens figuré devient un sens en clair dépourvu de moquerie. Si, au contraire, elles sont trop dissimulées, seul le sens littéral est véhiculé. Pour que l’effet ironique ait lieu, un minimum d’ambiguïté doit subsister dans le message”, Francis DEBYSER, Les mécanismes de

l’ironie, St. Nazaire, BELC, 1980, p. 4.

78 SCHOENTJES, op. cit., p. 75.

30

decisamente meno serie.80 Schoentjes, di fatto, cita il contributo di Pierre Fontanier, il quale sosteneva: “A mí me parece que el rasgo principal de la ironía es siempre una especie de burla, agradable o amarga. Para darse cabal de esta figura, se podría afirmar que consiste en decir, por medio de una burla, todo lo

contrario de lo que se piensa o de lo que se quiere hacer a los otros”.81

L’ironia verbale di Delibes, che funziona spesso in termini di ironia correttiva, dà sempre l’impressione di non calcare troppo la mano, di tenersi su un livello di effettiva gradevolezza, sfruttando tutte le potenzialità che derivano dal carattere di burla apparente che le è propria. A tal proposito, risultano particolarmente significative le numerose similitudini che l’autore è solito inserire all’interno delle proprie narrazioni, per alleggerire i toni e per burlarsi, talvolta, dei propri personaggi, anche quando questi si trovano a gestire situazioni difficili o moleste. In La sombra del ciprés es alargada smorza chiaramente la tensione emotiva causata dal congedo dallo zio, la riflessione che Pedro – protagonista del romanzo − fa nel momento in cui è costretto a lasciare l’unico affetto familiare per iniziare il suo lungo percorso di studi in casa del maestro don Mateo Lesmes: “[…] mi tío estrechó la mano de aquel hombre, quien, por su parte, retuvo la de mi tío con un calor impropio de dos personas que acababan de conocerse, aprovechando además la solemne despedida para volver a acariciarme el cogote, esta vez con el calor interesado que pondría un granjero en dar el pienso a su vaca

80 Uno degli esempi più indicativi di burla ironica è presente proprio in Las ratas, quando Columba, la moglie del Sindaco Justito, cerca di convincere il Nini a lasciare la caverna in cui vive col padre. Nini, come il padre, non ne vuole sapere, e si ingegna per mettere in ginocchio la prepotenza dei potenti: «El Nini robó un bidón de gasolina […] y lo vació en el pozo del Justito. A la mañana, como de costumbre, la Columba se bebió un vaso de agua en ayunas y, al concluir, chascó la lengua: – Esta agua tiene gusto – dijo.» (p. 122). Columba si precipita a comunicarlo al marito, il quale, con innocente intuizione, si convince di aver scoperto il petrolio. La notizia raggiunge i concittadini, i quali, ormai presi dal miraggio della ricchezza, accorrono alla casa del Sindaco. Ma gli esperti che sono stati convocati per verificare se si tratti proprio di petrolio, distruggono anche questa ennesima chimera, mentre al popolo non resta che ascoltare le vuote parole del Governatore: « – Campesinos: habéis sido objeto de una broma cruel. No hay petróleo aquí. Pero no os desaniméis por ello. Tenéis el petróleo en los cascos de vuestras huebras y en las rejas de vuestros arados. Seguir trabajando y con vuestro esfuerzo aumentaréis vuestro nivel de vida y cooperaréis a la grandeza de España. ¡Arriba el campo! Nadie aplaudió.» (p. 126).

81

SCHOENTJES, op. cit., p. 82 (la citazione è tratta da Pierre FONTANIER, Ironie, in Commentaire

raisonné du “Traité des tropes” de Dumarsais (1818), Dumarsais-Fontanier, Les Tropes, G. Genette (ed.), Genève, Slatkine Reprints, 1967, t. 11, pp. 199−208). Va precisato che il carattere “burlesco” attribuito da questi autori all’ironia non presenta associazione alcuna con il concetto di “travestimento burlesco” studiato da Genette (GENETTE, Gérard, Palimpsestes. La littérature au

second degré (1982), trad. it.: Palinsesti. La letteratura al secondo grado, Torino, Einaudi, 1997, pp. 63–72), che costituisce in questo caso una delle possibili tipologie di riscrittura di un testo.

31 de leche”.82 O, ancora, descrivendo la fisionomia della figlia del maestro, Martina, la zia Rosa ironicamente sostiene che “[…] esta niña sigue siendo de la calidad del tordo: la cabecita pequeña y el culo gordo”83, con il medesimo candore con cui, qualche capitolo dopo, don Fernando, parente di don Mateo, afferma che “[…] el marino es como un forúncolo, aparece de improviso y se desvanece cuando empezábamos a acostumbrarnos a vivir con él”.84 Ci pare, dunque, che questa costante stilistica serva a Delibes, come è servita in passato a tanti altri scrittori, riconoscibili indubbiamente come “ironici”, come un mezzo per porre una certa distanza emotiva tra i protagonisti e il lettore; quella distanza che è certamente necessaria affinché il messaggio ironico sia efficace.

I.4.2. L’ironia situazionale

L’ironia legata alla struttura situazionale data dal racconto è di definizione più recente rispetto a quella verbale, talvolta denominata anche “ironia del destino” (che include in sé, però, un’accezione tendenzialmente negativa e tragica) o “ironia referenziale”.85 Si ha, dunque, ironia di situazione quando la sequenza degli eventi o delle azioni risulta slegata dal contesto o incoerente rispetto al regolare svolgimento della storia. Questo genere di ironia risulta indipendente dal linguaggio poiché non deve ricorrere alle potenzialità semantiche della parola per poter esprimere la propria contraddizione; ciò che conta è, piuttosto, la particolare posizione del lettore e la sua corretta comprensione degli eventi: “La ironía de situación nace siempre de un punto de vista, el paralelo irónico puede ser efecto del azar, pero hace falta un observador para aprehender, es decir, para establecer, la relación irónica”.86 Chi osserva – o chi legge − dovrà individuare le eventuali inversioni e i risvolti specifici che l’ironista inserisce, di volta in volta, nella trama dell’intreccio, per trarne il complessivo senso ironico.

82 DELIBES, La sombra del ciprés es alargada, Barcelona, Destino, 2007, p. 16.

83 Ivi, p. 48.

84 Ivi, p. 86.

85 Cfr. il lavoro di Philippe HAMON, L’ironie littéraire, Paris, Hachette, 1996.

86 SCHOENTJES, op. cit., p. 57. Anche Muecke appunta che: “We are now, of course, looking at irony from the observer’s not the ironist’s point of view, and from this point of view it does not matter whether the ironic situation be actual or imagined”, cit., p. 99.

32

Recuperiamo sempre Muecke per sintetizzare alcune delle principali caratteristiche dell’ironia da situazione: gli eventi devono risultare in termini di dualità e di opposizione, contando, naturalmente, su una sostanziale ignoranza della vittima, su una sua completa inconsapevolezza rispetto al contesto in cui si trova giocoforza coinvolta; non ultimo, l’ironia situazionale, per funzionare a livello narrativo, deve contare sulla presenza di un osservatore che sia dotato di un certo senso di percezione del ridicolo, che, come ben sappiamo, può non essere uguale per tutti. Esisterebbero, poi – aggiunge invece Schoentjes – due categorie di ironia situazionale: quella “pittorica” e quella “narrativa”. Nel primo caso, il lettore si scontra con rappresentazioni (paesaggistiche o di interni) che stridono chiaramente con il contorno contestuale o che tradiscono una chiara sovrapposizione di opposti; è possibile, in questo caso, incontrare sequenze narrative racchiuse dentro cornici descrittive inusuali, in cui viene a mancare qualsiasi relazione di simmetria con il contenuto della situazione. Frequenti saranno, invece, nei romanzi di Delibes, i casi di ironie “narrative”, in cui, mano a mano che la storia procede, l’autore inserisce un evento che delude ogni nostra aspettativa e che comporta un insolito epilogo della storia (situazione che, anticamente, si definiva come “peripeteia”, o colpo d’effetto, l’attuale “ironia del destino”). In La sombra del ciprés es alargada il protagonista Pedro, che è cresciuto convincendosi che nella vita sia meglio “no tomar nunca para no tener que dejar nada”87, incluso gli affetti, decide alla fine di sposarsi la bella Jane, che già aspetta un figlio da lui; ma poche pagine prima della conclusione del romanzo, Jane, che accorre affannata incontro al futuro sposo, si scontra con un’automobile e muore. L’ironia del destino di Pedro ha voluto che egli lottasse continuamente contro quel modello educativo che lo aveva indirizzato all’atarassia e all’isolamento, e quando questo modello sembrava, finalmente, essere stato smentito dalle felici pieghe della sua esistenza, un evento, un evento culminante e irrevocabile, lo riporta al punto di partenza.

Le riflessioni teoriche sul concetto di ironia situazionale si diffondono più tardi rispetto a quelle che caratterizzano la progressiva definizione dell’ironia verbale: la tipologia ironica legata agli eventi ha avuto, per molto tempo, una

33 stretta relazione con il genere drammatico, con la peripeteia, appunto, creando, tanto allora quanto nei testi letterari più recenti, una particolare percezione della realtà, in cui a dominare è, soprattutto, l’evidente consapevolezza del contrasto tra essere e apparire, tra realtà visibile e retroscena misterioso e ambiguo. Non è un caso, in questo genere di ironie, incontrare situazioni in cui il tema della maschera interviene ad alterare la realtà dei fatti e a determinare uno specifico sviluppo della storia: Delibes ricorre a questo stratagemma, in particolare, nel già citato

Cartas de amor de un sexagenario voluptuoso, ma si era affidato alle potenzialità dell’ironia situazionale anche in moltissime altre occasioni, come quelle legate alla rappresentazione della guerra o del franchismo.88 E, in effetti, l’ironico pare identificarsi, secondo Randolph S. Bourne, in una sorta di figura “democratica”, che libera contenuti inconfessabili e dà spazio a tutte le possibili voci del contingente:

The ironist is the great intellectual democrat, in whose presence and before whose law all ideas and attitudes stand equal. In his world there is no privileged caste, no aristocracy of sentiments to be reverenced, or segregated systems of interests to be tabooed. Nothing human is alien to the ironist; the whole world is thrown open naked to the play of his judgment”.89

Un’ironia, dunque, che nulla ha a che vedere con gli spunti dell’idealismo romantico e che si dirige, invece – come lo sarà in Delibes − alle complesse contraddizioni del mondo, nel tentativo e nella speranza che il proprio contributo, sebbene ironicamente espresso, possa aiutare a cambiare le sorti, spesso gravose, dell’esistenza umana.

88 Cfr., in La sombra del ciprés es alargada, la straordinaria e ironica considerazione che Delibes fa in relazione alle cause che starebbero all’origine della Prima guerra mondiale; ne riportiamo una breve sequenza: “Como todas las guerras, su iniciación tuvo tanto de esperado como de sorprendente. Surgió el día que dos hombres, cabezas de país, se dieron a razones menos que de ordinario.

−Oiga, se me está usted subiendo ya a las barbas con esta historia –debió de decir uno de ellos. −¿Dice usted «guerra»?

−Sí, guerra.

−Pues, ¡sea guerra, ya que usted la quiere!”, DELIBES, La sombra del ciprés es alargada, cit., p. 195.

89 Randolph S. BOURNE, The life of Irony, in “Atlantic Monthly”, 111, 1913, pp. 357−367 (ristampato anche in Youth and Life, Boston and New York, Houghton Mifflin, (1913) 1971, p. 115).

34

I.4.3. L’autoironia

Un caso particolare è quello dell’autoironia, che emerge, in molte occasioni, anche nell’opera di Delibes. Si tratta di un’ironia che non contraddice tanto se stessa (vale a dire, che non ironizza sulle ironie presenti nel testo), bensì tende a colpire il soggetto che la pratica, un soggetto che può, alternativamente, essere uno specifico personaggio (che diventa vittima della sua stessa ironia) o il narratore stesso, talvolta riconoscibile nella figura dell’autore. Incontreremo, negli scritti di Delibes, alcune sequenze che evidenziano l’ambiguità dei punti di vista; si possono presentare, infatti, situazioni in cui la posizione ideologica e politica dell’ironista risulta vaga, al fine di non trovarsi nella scomoda posizione di dover giustificare le proprie obiezioni. Si tratta di un atteggiamento frequente nella prosa delibiana, soprattutto in quella giornalistica, apparsa durante gli anni in cui in Spagna ci si avvia a un lento ma progressivo allontanamento dal regime; l’ingerenza della censura, capillare e rigorosa, non permette molte vie d’uscita, e l’unica è quella che viene da un uso dissimulato del linguaggio, dal parlare obliquo, di cui, come abbiamo visto, l’ironia costituisce uno degli strumenti privilegiati.90

L’autoironia permette, nella sostanza, di mascherare le proprie idee, di farle passare sotto silenzio, raggiungendo comunque i lettori e magari suscitando il riso, anche da parte di chi sarebbe, paradossalmente, preposto a denunciarne le sostanziali irregolarità. Marina Mizzau precisa infatti che: “L’ironia, se, come ogni altra forma di obliquità comunicativa, può tendere a perpetuare il conflitto proprio perché non lo svela direttamente, tuttavia a certe condizioni può anche svolgere questa funzione di meta comunicazione implicita […].”91 È quello che accade, secondo noi, nell’opera forse più conosciuta di Delibes, Cinco horas con

Mario (1966), in cui è lo stesso autore ad ammettere, in sostanza, la tacita ironia che sottende la propria narrazione, a confermare il proprio tentativo di trovare