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Italiano L1: segmenti target e fulcri contrastivi

Del repertorio della lingua italiana e della sua caratterizzazione sociolinguistica, si è già discusso nel Capitolo 1. Delle caratteristiche articolatorie e acustiche dei suoni vocalici e consonantici, si è discusso nel capitolo 2. In questa sede, preme evidenziare alcune caratteristiche legate prettamente alla sfera fonologico/fonetica della lingua italiana, entrando nel dettaglio di soli alcuni suoni, che saranno le opposizioni fonologiche e fonetiche oggetto di indagine di questa ricerca.

Vocali

È risaputo che il sistema vocalico dell’italiano standard è un sistema eptavocalico costituito dalle due vocali alte /i u/, rispettivamente in posizione anteriore e posteriore,

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dall’opposizione fra vocali medie chiuse e aperte, sia in anteriorità (/e ɛ/) che in posteriorità (/o ɔ/) e da un’unica vocale centrale bassa, la /a/ la quale conferisce al sistema vocalico la tipica conformazione “triangolare”331. Tale sistema è tipico del

vocalismo tonico ma, sulla base delle differenziazioni diatopiche cui la nostra lingua è soggetta, non è univoco per qualsiasi varietà regionale italiana. Nel sistema meridionale, di fatti, il triangolo vocalico è limitato alla presenza di cinque suoni, neutralizzando l’opposizione fra vocali medie alla presenza dei fonemi /ɛ ɔ/332.

Il sistema atono, invece, può essere considerato standard per tutte le varietà, è anch’esso pentavocalico ed è costituito dalle vocali /i e a o u/.

È proprio su queste vocali, ad esclusione della /a/, che si focalizzeranno le prove sperimentali del lavoro in oggetto, indagando in modo più approfondito il comportamento percettivo e la produzione delle opposizioni fra le vocali /i e/ e /u o/ in posizione atona finale (le caratteristiche fonetico-acustiche tipiche del vocalismo atono italiano saranno discusse in dettaglio nel capitolo dedicato alla produzione in italiano L2, §7.2.2).

Consonanti

In merito ai suoni consonantici dell’italiano (visualizzabili nella tabella IPA in Figura 16) il focus di indagine è circoscritto a due opposizioni consonantiche:

1. Opposizione fra occlusiva bilabiale sorda e sonora /p b/

I suoni occlusivi bilabiali /p b/ sono fra i più diffusi a livello interlinguistico e maggiormente condivisi dagli inventari fonologici delle varie lingue del mondo. L’italiano rientra, pertanto, fra le lingue a presentare la coppia di bilabiali, sorda e sonora, definite plain accanto alle alveolari e velari (che si distinguono per articolazione semplice dalle restanti occlusive - aspirate, eiettive, laringalizzate, etc.333 -). Secondo i principi di marcatezza implicazionale elencati in UPSID, la sonora

331 La conformazione canonica è quella trapezoidale, contenente le rappresentazioni di tutte le vocali

realizzabili nelle varie lingue del mondo, secondo quanto stabilito dall’Alfabeto Fonetico Internazionale (presentato al § 2.2.2.1).

332 Mioni (1973, 2001), Romito (2000). 333 Si rimanda a Maddieson (1984).

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compare in un numero minore di sistemi rispetto alla sorda, e la presenza di quest’ultima è invece vincolata alla corrispettiva velare: non esistono lingue in cui la /p/ compaia senza la /k/, ma è possibile il contrario (si veda il caso dell’arabo standard). Da un punto di vista fonetico, i suoni occlusivi bilabiali dell’italiano, come le restanti occlusive, subiscono rafforzamento, ovvero allungamento, in posizione intervocalica, ma tale fattore è particolarmente vincolato alla variazione linguistica di natura diatopica; inoltre, da un punto di vista strettamente acustico, i correlati deputati all’identificazione percettiva risiedono preminentemente nelle transizioni di vocali attigue e nelle differenze di intensità fra picchi formantici (Cerrato, Falcone, 1998; Di Benedetto e Esposito, 1999).

2. Opposizione fra affricata alveolare sorda e sonora /ʦ ʣ/

L’italiano è l’unico fra i sistemi europei a presentare i quattro suoni affricati alveolari /ʦ ʣ/ e palatali /ʧ ʤ/ rispettivamente sordi e sonori. Si tratta di suoni meno diffusi su scala mondiale, fra i quali, tuttavia, i palatali sono più frequenti degli alveolari (/ʧ/ è presente in 141 delle 317 lingue esaminate nel corpus UPSID, /ʤ/ in 80), e fra questi ultimi il suono sordo si riscontra più dell’omorganica sonora (/ʦ/ si ritrova in 95 lingue su 317, /ʣ/ in 30). L’alto livello di marcatezza tipologica e implicazionale dei suoni affricati, li rende particolarmente ostici anche nei processi acquisizionali e nella loro produzione acustica concreta. I suoni affricati sono di articolazione complessa, che consiste nella realizzazione di un suono occlusivo seguito da un fricativo articolato nello stesso luogo, pertanto secondo Celata (2004) e Costamagna (2007) possono essere analizzati, nei primi passi del processo acquisizionale, sulla base dei singoli fonemi componenti: si ritorna dunque a dei suoni occlusivi semplici (plain) di luogo dentale/alveolare, condivisi dal 98,7% delle lingue, e si rimanda ai suoni fricativi componenti, fra i quali /s/ e /z/ sono condivisi rispettivamente da 266 e 96 lingue dell’UPSID. Da un punto di vista strettamente fonologico, benché le affricate alveolari siano entrambe fonemi dell’italiano, la loro opposizione è molto debole e ha scarso rendimento funzionale: esistono poche coppie minime (come razza, [ˈratːsa] “stirpe” e [ˈradːza] “tipo di pesce”) e molta variabilità legata alle pronunce regionali. La variante sorda sarebbe prediletta in inizio di parola nelle varietà settentrionali (es. zio

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[ˈʦiːo], al sud [ˈʣiːo]), mentre in alcune varietà del sud la sorda /ʦ/ sonorizza in contesto intervocalico (polizia [poliˈʣiːa]) o post-laterale (alzo [ˈalʣo]), ma non in italiano settentrionale. Da un punto di vista fonetico, in posizione intervocalica la sorda e la sonora vengono rafforzate (Celata, 2004; Endo e Bertinetto, 1999), ossia subiscono un processo di allungamento (spesso realizzato in modo inappropriato da parlanti di interlingua italiana; si veda Celata e Kaeppeli, 2003).

Figura 16 – Classificazione IPA dei suoni consonantici della lingua italiana

Note di analisi contrastiva

Esaminando i sistemi fonologici delle lingue di appartenenza del campione oggetto di studio, si sintetizzano alcuni dei maggiori tratti divergenti dall’italiano L1, in merito ai segmenti target sopraelencati.

1. Il vocalismo atono della lingua italiana diverge da quello di ambedue i sistemi considerati: l’arabo standard prevede la caduta di tutte le vocali brevi in posizione finale e sillaba aperta; il romeno riduce le vocali alte /i u/ in posizione atona finale, a meno che non preceduti da cluster consonantico, in cui il secondo elemento sia una consonante liquida, o non rivestano il ruolo di morfema verbale.

2. L’opposizione italiana fra occlusive bilabiali sorda e sonora /p b/ è condivisa e ugualmente funzionale in lingua romena, ma non è fonologicamente attestata in arabo standard; per via del contesto transglottico riscontrato in alcune regioni arabofone, il fonema sordo può comparire marginalmente per influenza della lingua francese.

I suoni affricati alveolari dell’italiano sono entrambi assenti nell’inventario arabo, tanto dello standard come delle varietà dialettali; i suoni articolatoriamente più prossimi sono le fricative /s z/, realizzate nello stesso punto di articolazione. Il romeno

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possiede il solo suono sordo /ʦ/ nella varietà standard, ma la sonora figura in tutti i dialetti dacoromeni.

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ARTE

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IGRANTI CULTURALI

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IL FATTORE MOTIVAZIONALE