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4. Il colonialismo americano nelle Filippine (1898-1902)

4.3. Jane Addams e la Lega anti-imperialista

Il 30 aprile 1899, presso il Central Music Hall di Chicago, un comitato per le risoluzioni dell’Anti-imperialist League si riunì per dibattere pubblicamente sulla guerra Americano-filippina, organizzando il Liberty Meeting a cui parteciparono migliaia di delegati. Tra i presenti c’era anche Jane Addams in qualità di vice presidente del comitato. Il suo intervento fu pubblicato insieme a tutti gli altri andando a formare il primo numero della rivista Liberty Tracts.68

67Nel 1935 gli Usa avrebbero concesso una prima autonomia alle Filippine, attraverso la creazione di un Commonwealth delle Filippine. Solo nel 1946 l’arcipelago ottenne la propria indipendenza.

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Le citazioni che seguono sono tratte dall’intervento di Jane Addams, Democracy or Militarism, in The

Chicago Liberty Meeting held at Central Music Hall, 30 aprile 1899, “Liberty Tracts”, n.1, Chicago Central

Dalla League, l'imperialismo era visto come una violazione del diritto all’autogoverno. Il non-interventismo, sostenuto nella dottrina Monroe, che divideva Europa e America e le impegnava alla non ingerenza reciproca, era un ideale espresso nella Costituzione degli Stati Uniti, soprattutto riguardo alla necessità del consenso dei cittadini.

Il problema espresso nel rapporto del Liberty Meeting tornò nelle parole di Jane Addams: “Ci troviamo improvvisamente coinvolti in una situazione internazionale. Intendiamo democratizzare la situazione? Abbiamo fiducia nella nostra democrazia, o stiamo andando a imitare la politica di altri governi, che non hanno mai sostenuto una tesi democratica?”

Jane Addams invitava, inoltre, a non considerare il militarismo uno strumento democratico: “Non commettiamo l’errore di confondere questioni morali a volte coinvolte in una guerra con la guerra stessa. Cerchiamo di non glorificare la brutalità. Lo sforzo, l’eroica abnegazione, lo stesso coraggio e disponibilità a incontrare la morte, possono apparire senza il bisogno di uccidere i nostri simili.”

Il discorso prosegue con un attacco diretto all’appello di Kipling ad assumersi il “fardello dell’uomo bianco”: Minando quindi le basi dell’idea di una guerra umanitaria, tanto cara al presidente McKinley e al fronte imperialista:” Kipling [...] non è riuscito a distinguere tra guerra e imperialismo da un lato e il progresso della civiltà dall’altro, proteggere i deboli è stata sempre la scusa del sovrano, del capo, del barone; ed ora, finalmente, dell’uomo bianco”.

Continuando, Jane Addams prende in considerazione i cambiamenti che le recenti guerre avevano causato nella società americana:

“Alcuni di noi cominciavano a sperare che ci eravamo allontanati dagli ideali fissati dalla guerra civile, che avevamo eletto tutti i presidenti possibili tra gli uomini che si erano distinti in guerra, e cominciavamo e cercare un altro tipo di uomo. Che eravamo pronti ad accettare l’ideale della pace, ad essere orgogliosi di essere una nazione in pace, a riconoscere che l’uomo che pulisce le città è più grande di colui che le bombarda. [...] Poi venne la guerra spagnola, [...] e di nuovo le questioni morali si sono confuse con esibizioni di brutalità.”

Jane Addams conclude il suo intervento al Liberty Meeting osservando come la brutalità della guerra, veicolata dai giornali, influenzava la quotidianità degli abitanti di Chicago, monopolizzandone le conversazioni e fomentando il lato barbaro del loro

51 istinto, a discapito del credo che la vita di ogni uomo fosse sacra: “è indubbio che soltanto in tempo di guerra gli uomini e le donne di Chicago possono tollerare le frustate per i bambini nel carcere della nostra città, ed è solo durante un periodo tale che l’introduzione di una legge che ristabilisce le frustate può essere possibile”.

Gli stessi sostenitori dell’intervento manifestarono perplessità crescenti per quanto stava avvenendo. L’idea secondo la quale la guerra avrebbe corrotto gli Stati Uniti sembrò trovare conferma nelle testimonianze, sempre più frequenti e dibattute, della brutalità dell’azione militare statunitense.

Nel 1903, Helen Calista Wilson della Anti Imperialist League di Boston, di sua iniziativa, si recò nelle Filippine con lo scopo di stringere dei legami tra il movimento antimperialista americano e la resistenza filippina. Tra i tanti incontri che cita nel suo diario, A Massachusettes Woman in the Philippines, molto interessante è la conversazione che ebbe con un ufficiale di Balayan, il tenente Richmond, sul tema dell’anti- imperialismo:

“Quando eliminai dalla discussione la domanda sugli abusi militari, mi stupì rivelandosi un sincero anti-imperialista. Disse che era stato anti-imperialista e che la sua permanenza per quattro anni nelle isole aveva rafforzato la sua opinione. Pensava che il mantenimento delle isole fosse stato un errore e che prima o poi avremmo dovuto andare via, il governo doveva prendere in considerazione questo fatto e finirla con i cosiddetti “ladronismi”.

Descrivendo la periferia di Balayan, bruciata dagli spagnoli e dagli insorti, la Wilson nota come “niente sia stato fatto per ricostruire”. Molti abitanti erano andati via in cerca di migliori condizioni, altri erano morti a causa del colera e della guerra, così la città era scesa da 25.000 a 8.000 abitanti.69

Riflettendo fobie antiche ma sempre attive, negli Stati Uniti si tornò a sottolineare l’effetto degenerante e abbruttente provocato dal contatto troppo stretto con razze diverse. Le situazioni climatiche e ambientali non adatte ad europei e anglosassoni e la natura selvaggia, trasformavano il soldato civile americano in un barbaro alla mercé degli elementi.

L’impossibilità di includere nell’Unione razze altre e inferiori, come si considerava quella filippina, e la loro non assimilabilità divenne l’argomentazione

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Helen Calista Wilson, A Massachusettes Woman in the Philippines. Notes and Observations, J. J. Arakelyan Press, Boston 1903, pp. 30-34.

principale degli anti-imperialisti, ma non solo. Anche il sindacalista Samuel Gompers invitò il governo a fermare l’annessione delle Filippine per “salvare il lavoro americano dall’influenza malefica della competizione di milioni di lavoratori semibarbari”70