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La questione cinese al Congresso e la strada verso il Chinese Exclusion Act

3. L’identità nazionale americana e le leggi anti-cinesi

3.4. La questione cinese al Congresso e la strada verso il Chinese Exclusion Act

Nel 1870 si svolse anche il primo dibattito significativo del Congresso sui diritti degli immigrati cinesi. La ratifica del quattordicesimo emendamento necessitava un cambiamento della legge sulla naturalizzazione. Il Congresso dibatté se, in aggiunta alle “persone bianche” e alle persone “di origine africana”, anche gli asiatici potessero essere inclusi nel processo di naturalizzazione. Il senatore Charles Sumner del Massachusetts, un sostenitore dei diritti dell’uomo, tentò invano di persuadere i suoi colleghi di rendere le regole per la naturalizzazione uguali per tutti, senza distinzione di colore. Rifiutando che la naturalizzazione dei cinesi fosse un pericolo, Sumner insistette che “il più grande

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Massachusetts Bureau of Labor Statistics, Report, 1871, pp. 98-117. 41Commons, Documentary History, vol.9, pp. 241, 257-67.

33 pericolo per questa repubblica è l’infedeltà ai suoi grandi ideali,”42 come quelli della Dichiarazione d’indipendenza. Il disegno di legge da lui proposto fu sconfitto per 30 voti a 14, e una mozione per riconsiderarla fallì per 26 a 12. Un altro emendamento, supportato da Sumner, che chiedeva di rendere “gli immigrati nati in Africa e di origine africana” idonei per la naturalizzazione passò invece 21 a 20 e 20-17.43

La storia legislativa del movimento anti-cinese non può essere pienamente compresa senza considerare la violenza che la accompagnò. Nel tardo XIX secolo il West era una regione violenta e nessuno saprà mai quanti cinesi furono uccisi e brutalizzati.

Per i cinesi le chance di ottenere giustizia erano ben poche, non avendo la possibilità di testimoniare contro un uomo bianco in un processo, come aveva stabilito la Corte Suprema della California nel 1854. Questa regola rimase in vigore fino al passaggio della Civil Rights Bill del 1870, ma anche dopo che le testimonianze cinesi furono ammesse, queste furono spesso disattese da giurie bianche e di parte.

Nel 1874 per la prima volta un presidente degli Stati Uniti parlò in pubblico dell’immigrazione cinese. Ulysses S. Grant, nel suo messaggio annuale alla nazione, esortò il Congresso ad approvare una legislazione anti-cinese, in particolare contro la prostituzione: “se si può legiferare contro questo male, sarà mio piacere e mio dovere far rispettare qualsiasi regolamentazione per porvi una fine”.44

Un anno dopo al Congresso passò la Page Law, contro l’immigrazione dei lavoratori a contratto e delle donne con propositi di prostituzione, un provvedimento che, come abbiamo visto, finì col colpire indistintamente tutta l’immigrazione femminile cinese.

Dal 18 ottobre al 18 novembre 1876, su iniziativa del Congresso, un comitato composto da rappresentati anti-cinesi e pro-cinesi visitò la costa ovest per un’investigazione su quali erano gli effetti dell’immigrazione cinese nel paese. La fazione anti-cinese rilevò come i bassi standard di vita asiatici e il loro basso stipendio contribuivano a degradare le condizioni di vita di chi stava vicino a loro. Al contrario gli avvocati bianchi al servizio delle Chinese Six Companies fecero notare come, senza il contributo della forza lavoro cinese, lo sviluppo economico in California si sarebbe fermato. 128 testimoni comparvero davanti al comitato per essere interrogati dalle parti,

42Charles Sumner, cit. in Daniels, Asian America, p. 43. 43Ibid. Nota dell’autore.

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Sixth Annual Message, 7 dicembre 1874, in James D. Richardson, Messages and Papers of the

ma nessuno di questi era cinese e alla fine soltanto un quarto del totale risultò essere a loro favore. Non fu quindi una sorpresa se il rapporto del comitato speciale del Congresso ricalcava la posizione dei californiani. Il rapporto fu presentato al Congresso nel febbraio del 1877 e traeva le seguenti conclusioni:

“La costa del Pacifico deve diventare, nel tempo, americana o mongola. [...] Per competere con loro e cacciarli l'americano deve scendere al loro livello, o sotto di loro [...] A giudicare dalle testimonianze sembrerebbe che nella corsa cinese non ci sia la capacità del cervello sufficiente a fornire forza motrice per l'auto-governo. Dal punto di vista morale non c'è razza ariana o europea che non sia di gran lunga superiore ai cinesi [...] I cinesi non vengono a costruire le loro case in questo paese [...] non desiderano diventare cittadini, [...] non desiderano la scheda elettorale [...] L'ondata di immigrazione cinese tende gradualmente verso est e prima di un quarto di secolo probabilmente incontrerà le rive del Mississippi, e forse l’Ohio e l’Hudson [...] Il Comitato raccomanda che l'Esecutivo modifichi le misure adottate nel trattato esistente con la Cina, limitandosi a proposte strettamente commerciali, e che il Congresso legiferi per frenare l'afflusso di asiatici in questo paese.”45

Finché la California necessitava di manodopera il rapporto del Congresso incontrò la resistenza dei grandi datori di lavoro, alcuni dei quali durante l’indagine avevano testimoniato a favore dei cinesi. Il Burlingame Treaty siglato con la Cina nel 1868 assicurava fino a quel momento l’arrivo della manodopera cinese. All'inizio del 1880, però, l'afflusso di decine di migliaia di nuovi coloni aveva diminuito sensibilmente la dipendenza dal lavoro cinese per lo sviluppo dell'economia del Stato.46 Un nuovo trattato con la Cina fu ratificato nell’ottobre del 1881 e dava agli Stati Uniti il potere di regolare, limitare o sospendere i lavoratori cinesi, eccezion fatta per maestri, studenti e mercanti. La primavera successiva Camera e Senato approvarono la sospensione dell’immigrazione dei lavoratori per vent’anni, riconfermando l’inammissibilità dei cinesi alla cittadinanza.

Il presidente Chester A. Arthur pose però il suo veto, giudicando il periodo di sospensione troppo lungo. Il Congresso non perse tempo e scrisse una nuova legge firmata dal presidente appena un mese dopo il veto, il 6 marzo 1882.

45U.S. Congress, Senate, Report of the Joint Special Committee to Investigate Chinese Immigration, Report

689, 44th Cong., 2d sess., 1877, pp. III-VIII. 46

Stephan Thernstrom, Ann Orlov, Oscar Handlin (Edited by), Harvard Encyclopedia of American Ethnic

35 Questa nuova legge, il Chinese Exclusion Act, sospendeva l’immigrazione degli operai per dieci anni, esentando i cinesi già presenti negli Stati Uniti e chi sarebbe arrivato nel paese entro novanta giorni dalla sua approvazione. Il Chinese Exclusion Act incontrò una tenue opposizione e fu la prima legge a limitare l'immigrazione verso gli Stati Uniti. Due anni dopo, le continue pressioni dei movimenti anti-cinesi costrinsero il Congresso a passare un emendamento che eliminasse la definizione “operai” dalla legge e, successivamente nel tardo 1888 ulteriori restrizioni colpirono la categoria. Lo Scott Act impediva loro il rientro negli Stati Uniti dopo un periodo temporaneo d’assenza. Nel 1892 l’Exclusion Act fu prorogato per altri dieci anni attraverso il Geary Act, che in più obbligava i lavoratori già presenti nel paese ad ottenere un certificato di residenza. Il blocco venne esteso indefinitamente nel 1904.47

Nel 1889 la Corte Suprema avrebbe confermato la validità delle leggi precedenti sull’immigrazione, motivando che i cinesi non erano in grado di modificare il loro modo di vivere e le loro abitudini, preferendo una comunità chiusa, uno stato nello stato della California. Le Chinatown, d’altra parte, garantivano un minimo di sicurezza ai propri abitanti grazie alla protezione delle organizzazioni cinesi interne.