3. L’identità nazionale americana e le leggi anti-cinesi
3.5. Le violenze contro i cinesi nell’ovest e nel nordovest degli Stati Uniti
Dopo il passaggio del Chinese Exclusion Act le violenze più serie si spostarono dalla costa Pacifica verso gli stati del Nordovest e nell’area delle Montagne Rocciose.
Nel 1885 si verificò il massacro di Rock Springs, nel territorio del Wyoming. Rock Springs, oltre ad essere un sito minerario, era un importante snodo ferroviario della
Union Pacific Railroad che nelle miniere di Rock Springs aveva alle sue dipendenze 301
cinesi e 150 minatori bianchi. Essendo pagati a cottimo, scoppiavano spesso delle dispute tra cinesi e bianchi su chi dovesse occupare le migliori zone produttive della miniera.
Il 2 settembre 1885, tutti i 150 minatori bianchi si riunirono al saloon della cittadina per risolvere la questione cinese una volta per tutte. La metà di loro era armata e, durante lo scontro, ventotto minatori cinesi furono assassinati e il loro quartiere fu bruciato e raso al suolo.
L’intera popolazione cinese di Rock Springs, tra le sei e le settecento persone, fu cacciata. A metà settembre il governo cinese raccolse una deposizione firmata dagli ex
47 Ibid.
residenti cinesi della città in cui si riferiva che: “mentre sapevano che l’uomo bianco nutriva cattivi sentimenti verso di loro, i cinesi non hanno preso nessuna precauzione [...] in quanto in nessun altro momento in passato vi erano stati [...] combattimenti tra le razze”.48 Anche se centinaia di persone dovevano aver saputo chi erano i colpevoli, i minatori godevano del consenso della comunità per i linciaggi. La giuria della Contea di Sweetwater, parlando chiaramente a favore della maggioranza bianca, non incriminò nessuno e non rivendicò nessun motivo valido per un’azione legale:
“Abbiamo diligentemente indagato presso Rock Springs [...] e anche se abbiamo esaminato un gran numero di testimoni, nessuno è stato in grado di testimoniare un singolo atto criminale commesso da qualsiasi persona bianca conosciuta quel giorno [...] Abbiamo inoltre indagato sulle cause [...] Mentre non abbiamo trovato scuse per i crimini commessi, non sembra esserci alcun dubbio di abusi esistenti che avrebbero dovuto essere prontamente sistemati dalla compagnia ferroviaria e i suoi ufficiali. Se questo fosse stato fatto, il fiero nome del nostro territorio non sarebbe stato macchiato dai terribili eventi del 2 settembre.”49
I sedici bianchi che erano stati arrestati per la partecipazione al linciaggio dovettero essere rilasciati. Il Coal Department della Union Pacific, che a quanto pare era a conoscenza dei fatti meglio del gran giurì, licenziò 45 minatori per aver partecipato al linciaggio. Il 9 settembre, le truppe dell’esercito degli Stati Uniti, richieste dal governatore territoriale Francis E. Warren, scortarono i cinesi di ritorno a Rock Springs e la Union Pacific continuò a impiegare alcuni di loro per molti anni.
Il sentimento anti-cinese era molto diffuso nelle città situate lungo la linea principale della Union Pacific nel territorio del Wyoming meridionale, anche a giudicare dai numerosi articoli di giornale apparsi sulla vicenda di Rock Springs. Il Laramie
Boomerang, malgrado si rammaricasse per la sommossa, trovò altresì delle circostanze
attenuanti sulla condotta dei minatori bianchi, così come il Cheyenne Tribune. Da parte sua il Rock Springs Indipendent, invece, invocò la rivolta e la ribellione della popolazione bianca, contestando l’intenzione da parte della compagnia ferroviaria di costruire una Chinatown nei pressi di Rock Springs.
48
Paul Crane, Alfred Larson, “The Chinese Massacre”, Annals of Wyoming, n. 12, (1940), pp. 47-55. 49Ibid, pp. 153-160.
37 Il 21 settembre 1885 i movimenti anti-cinesi nelle città di Tacoma e di Seattle intimarono che se le rispettive comunità cinesi non fossero state espulse ci sarebbero stati linciaggi e spargimenti di sangue simili a quelli avvenuti nel territorio del Wyoming.
Nella cittadina di Tacoma tutti i seicento residenti della Chinatown locale vennero espulsi prima di procedere alla sua totale distruzione. Il sindaco di Tacoma, due consiglieri, un giudice tutelare e 23 altri uomini bianchi furono incriminati per cospirazione e insurrezione, ma, come quasi sempre accadeva, non fu possibile condannare dei rispettabili bianchi per crimini contro persone di colore e nessuno fu riconosciuto colpevole.
Per evitare simili disordini a Seattle per due settimane la città fu pattugliata da 350 federali ma, cinque mesi dopo gli eventi di Tacoma, il 7 febbraio 1886, un gruppo di bianchi si recò nella Chinatown di Seattle per intimare a tutti i cinesi l’imbarco in un piroscafo entro l’una del pomeriggio.
Si imbarcarono in duecento ma alcuni decisero di rimanere. Degli spari scoppiarono tra i rivoltosi e la guardia nazionale che stava scortando i cinesi che ritornavano nelle proprie case. Cinque bianchi furono uccisi e il governatore proclamò la legge marziale e le truppe dell’esercito ritornarono a Seattle il 10 febbraio, per rimanervi fino al 22. Anche in questo caso i sei leaders del movimento anti-cinesi che furono arrestati e incriminati, vennero rilasciati grazie alla sentenza di una giuria di parte.
L’ultimo evento di sangue nel nordovest fu il massacro di Snake River, quando nel 1887 una banda di bianchi uccise 31 minatori cinesi nell’isolata gola di Hell’s Canyon, nell’Oregon. Ma anche in questo caso nessuno fu condannato, malgrado si conoscessero i nomi degli assassini che avevano tentato di far cadere la colpa dell’accaduto sugli indiani che vivevano in quel territorio.
Gli americani del nordovest, oltre a provare la stessa insofferenza verso i cinesi dei californiani, soffrivano anche di un sentimento di inferiorità e risentimento nei confronti dei connazionali della costa orientale (sentimenti tipici della frontiera nei confronti della metropoli), lo dimostra un articolo dell’editore del giornale di una piccola cittadina della Puget Sound, che scriveva due mesi prima che iniziasse l’ondata di violenza del settembre 1885, e tre anni dopo il Chinese Exclusion Act:
“Al puritano dell’Est dal cuore di pollo, che per anni ha rifiutato di aiutare la costa del Pacifico nei suoi sforzi per controllare le orde di cinesi brulicanti in questo paese, dovrebbe
essere data una dose della loro stessa medicina. Lasciateci fare di tutto per incoraggiare i cinesi a partire per gli stati dell’est e in pochi anni una rivoluzione manderà in pensione
l’elemento man and brother dalla politica degli stati orientali.”50
La campagna nazionale per sbarazzarsi totalmente dei cinesi non ebbe successo, anzi, dopo il 1880, la loro presenza aumentò.