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3. L’identità nazionale americana e le leggi anti-cinesi

3.3. La questione cinese nella Costa Est e nel Sud del paese

La questione cinese fu essenzialmente un problema dell’Ovest dove gli immigrati asiatici erano più numerosi, ma prima che il Congresso nazionale la approfondisse, aveva già acquistato un certo interesse anche nell’Est. Ciò che probabilmente aprì la campagna anti-cinese nell’Est, fu l’articolo di Henry George, pubblicato nel New York Tribune il 1 maggio 1869. Nel suo articolo apparve quello che sarebbe divenuto un tema dominante della propaganda anti-asiatica: lo spettro fasullo dell’invasione degli Stati Uniti continentali da parte di un armata asiatica, il pericolo giallo. Gli argomenti di George contenevano tracce di darwinismo sociale:

“I 60.000 o 100.000 mongoli nelle nostre coste occidentali sono il bordo sottile di un cuneo che ha come base i 500 milioni in Asia orientale. L’uomo cinese può vivere dove i più forti di lui muoiono di fame. Dategli il fair play e le sue qualità gli permetteranno di stanare le razze più forti. [A meno che l’immigrazione cinese non venga controllata] la più giovane casa delle nazioni deve nella sua prima giovinezza seguire il percorso e incontrare il castigo di Babilonia, Ninive e Roma. Qui, pianura per l’occhio di colui che sceglie di vedere, sono i denti del drago che germoglierà uomini schierati per la guerra civile. Vogliamo vietarne la semina mentre c’è ancora tempo, o dobbiamo aspettare che costituiscano parte integrante, e quindi provare a strapparli?”37

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Daniels, Asian America, p. 39.

31 Nell’estate dello stesso anno i businessmen del Sud e i coltivatori che si riunirono a Memphis in un congresso, elaborarono una differente visione dell’immigrazione cinese. Il loro ragionamento era trasportato da motivazioni più moderate e religiose:

“Se Dio nella sua provvidenza, ha aperto le porte per l’introduzione dei mongoli nei nostri campi di lavoro, invece di respingere questa classe di pagani e idolatri, il cui tocco è contagioso, possiamo noi non esibire più dello spirito dei cristiani cedendo all’apparente orientamento della provvidenza, e mentre ci avvaliamo dell’assistenza fisica che questi pagani sono capaci di offrirci, si adoperano allo stesso tempo di far pesare su di loro l’elevata e salvifica influenza della nostra santa religione, in modo che quando chi viene fra noi deve tornare al proprio paese, possono portare con sé e diffondere il buon seme che qui viene seminato, e il Nuovo Mondo deve quindi in un doppio senso diventare il rigeneratore del vecchio”.38

Dietro questa facciata retorica c’erano paure economiche secolari. In quei giorni incerti di radicale ricostruzione, molti coltivatori del Sud avevano paura che i neri appena liberati dalla guerra di Secessione, non fossero più disposti a lavorare nelle piantagioni. Quindi i latifondisti pensarono di ingaggiare operai dal sud della Cina, arrivando a pagare i mediatori della West Coast, 100 dollari “a testa”, mentre il salario dei lavoratori cinesi non avrebbe superato i 12 dollari al mese. Nonostante alcune centinaia di cinesi venissero letteralmente comprati e giungessero negli stati del Sud per essere impiegati nella produzione del cotone, o nel raffinamento dello zucchero, oppure nella costruzione della ferrovia, non diventarono mai un fattore determinate nell’economia sudista, che avrebbe avuto un problema di disoccupazione molto diffusa per il resto del secolo.

Il vero significato di questo episodio è che il progetto di rimpiazzare il lavoro nero con il lavoro cinese, anche se non ebbe successo dal punto di vista economico, servì per rendere consapevole della questione cinese l’intera nazione.39

Questa consapevolezza, aiutata dai media di quel periodo, fu acuita da quello che sembra essere l’unico scontro fisico tra i cinesi e i lavoratori organizzati fuori dal Far West. Nel giugno 1870 a North Adams, Massachusetts, 75 cinesi furono importati per rompere uno sciopero organizzato dai Cavalieri di San Crispino nella fabbrica di scarpe di Calvin T. Sampson, un self-made man che detestava i sindacati e i salari alti. Sampson

38John R Commons, A Documentary History of American Industrial Society. Cleveland, A. H. Clark, 1910, vol. 9, p. 81.

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si rifiutò di rivelare al Massachusetts Bureau of Labor Statistics quanto pagasse i cinesi, ma ammise che fosse meno di quanto pagava i suoi iscritti prima che protestassero per un aumento e non mancò di predire un grande futuro per i lavoratori cinesi: “quando questo tipo di lavoratori diventerà generale, il consumatore ne raccoglierà i benefici”.40

Nuove agitazioni, in maggioranza promosse dai Cavalieri di San Crispino, portarono lo Stato di New York a considerare il bando dei lavoratori cinesi e nell’estate del 1870, sia il partito Democratico che i partiti per la riforma del lavoro, passarono risoluzioni anti-cinesi nel Massachusetts.

Durante l’incontro a Cincinnati, dal 15 al 22 agosto 1870, per la prima volta si mise agli atti l’opposizione all’immigrazione cinese da parte di un’organizzazione del lavoro nazionale, il National Labor Union (Nlu), nonostante appena l’anno precedente al meeting di Philadelphia i delegati si erano espressi con tali parole: “gli emigrati volontari cinesi hanno il dovere di gioire della stessa protezione delle leggi come gli altri cittadini”. Al meeting del 1870, tuttavia, sei delegati Crispini, con lo sciopero di North Adams ancora in mente, e tre delegati californiani, formarono un blocco anti-cinese che fece passare la seguente risoluzione: “La presenza di un gran numero di lavoratori cinesi nella nostra nazione è un male ed un conseguente treno di miseria e criminalità in tutte le altre classi del popolo americano, e deve essere prevenuta con la legislazione”. Per quanto riguarda il movimento operaio americano questo fu il suo Rubicone nell’attitudine nei confronti della questione cinese e di tutti gli immigrati provenienti dall’Asia.41