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Léon Bouregois e la teoria del “quasi-contratto”

È con Léon Bourgeois che la nozione di solidarietà assurge a quel rango che l’ha resa pilastro essenziale nell’edificazione del Welfare State, degli stati sociali, nonché di quelle democrazie costituzionali del secolo scorso, nel corso del quale, soprattutto al termine del secondo conflitto mondiale, è stata elevata a valore fondamentale. L’importanza di Bour- geois in questo processo di riconoscimento si spiega per il fatto che si deve all’intellettuale francese l’aver elevato, in qualche modo, la teoria solidaristica al livello di una teoria normativa, giungendo a definire, per via induttiva, una serie di obblighi, morali nel senso più ampio del ter- mine, e quindi anche giuridici, obblighi derivanti dall’essere stesso della società, dal semplice fenomeno, quindi, dell’”interdipendenza funziona- le”. Quest’atteggiamento teoretico, che ben possiamo ascrivere a quella che è stata definita “fallacia naturalistica”, ossia ad una derivazione in un certo senso ingenua, del dover-essere dall’essere, del Sollen dal Sein, è

74 Ivi, p. 341. 75 Ivi, p. 324.

ulteriormente amplificato e legittimato dal ruolo di uomo politico di primo piano, da lui incarnato nella III Repubblica76. La pubblicazione di

Solidarité di Léon Bourgeois segnerebbe un ulteriore cambio di passo

nella (ri-)costruzione teorica del concetto di solidarietà. Oggetto di teo- ria non sarebbe più, semplicemente, un’area di rapporti oggettivi, in grado di fornire una rappresentazione del vincolo sociale in cui l’interdipendenza si mostra come realisticamente efficace, contrappo- nendosi al potere inteso quale rapporto gerarchico tra volontà (domi- nante\dominato). Con solidarismo si intende una “terza via” tra istanze liberal-conservatrici e istanze radical-comuniste, in un momento in cui la “questione sociale” si rivela in tutta la sua pregnanza destabilizzatrice. La nozione di solidarietà non è neppure considerata un dovere morale, un ideale cui la natura umana deve aspirare per superare la dimensione di egoismo, nella quale, altrimenti, resterebbe necessariamente confina- ta, come accade nel Cristianesimo, nel cui ambito è sostanzilmente pari- ficata alla carità: con Bourgeois, la solidarietà ‘annoda’, per così dire, ideale e reale. Le dimensioni dell’analisi del reale e dell’azione come im- perativo ‘morale’ sono poste in rapporto, costituendo la prima (l’analisi del reale), la premessa della seconda (l’azione politica) e si sia in presen- za di un intellettuale interno ad un percorso di impegno politico e istitu- zionale non è un particolare di secondo piano.

Solidarité ha un valore particolare nell’avventura politica del suo au-

tore, non foss’altro perché ha costituito un baluardo teorico che ha fatto da argine alle difficoltà. Uomo di legge, dottore in diritto e avvocato, Léon Bourgeois si dedica per poco tempo alla professione di avvocato: molto giovane, a soli ventinove anni, è già vice-capo dell’ufficio del con- tenzioso presso il ministero dei lavori pubblici, al cui capo in quel mo- mento vi è Albert Christophle. Vice-prefetto di Le Marne nel dicembre 1876, diventa solo dieci anni dopo prefetto della polizia di Parigi. Già quattro anni prima, però, si distingue per le sue qualità di uomo in grado di mediare tra interessi sociali confliggenti, intervenendo nel primo grande sciopero dei minatori, che ha luogo a Carmaux. È in quest’occasione che la sua visione dei rapporti sociali e le sue capacità di mediazione emergono, e si palesa il suo rifiuto di usare la forza: l’idea sottostante ad una così efficace azione di mediazione è che il conflitto di classe non vada esasperato, bensì riconosciuto nelle sue valenze di co-

76 Sull’impegno politico di Bourgeois, come teorico del Partito radicale, si vedano: S.

BERNESTEIN, Histoire du Parti Radical, Tomo I, La recherche de l’âge d’or (1919-1926),

Paris 1980, p. 35 e ss. e p. 61; Jean-Thomas NORDMANN, Histoire des radicaux 1820- 1973, Paris 1974, con particolare riferimento alle pp. 129-137.

struzione democratica del consenso77. In questo modo, è contenuto, se

non annullato: l’idea di fondo di Bourgeois può essere riassunta in que- sto senso: «[…] di fronte al dilagare del socialismo marxista all’interno delle masse operaie, è necessario individuare una dottrina in grado di rispondere alle giuste rivendicazioni dei lavoratori, senza dar adito alla violenza rivoluzionaria. Léon Bourgeois è l’uomo dell’ordine e della leg- ge: e nel diritto andrà a cercare la risposta ai dilemmi del tempo»78. È

però solo per far fronte al “caso Boulanger”79, che Bourgeois (che non si

77 Come sostiene R. Trempé, in quell’occasione Bourgeois riconosce la legittimità

delle rivendicazioni operaie, evidenziando come l’esercizio repressivo della forza da parte delle forze dell’ordine avrebbe come effetto quello “di aprire le porte alle ideologie rivoluzionarie”, (R. TREMPÉ, Les mineurs de Carmaux, Paris 1971, pp. 657-58). Nasce qui l’idea, tipicamente novecentesca, che l’accoglimento del conflitto costituisca il miglior modo per gestirne e disinnescarne il potenziale rivoluzionario.

78 M.C. B

LAIS, La solidarietà. Storia di un’idea, cit., p. 16.

79 Il momento della crisi, cui succede la costituzione politica della III Repubblica è

sintetizzato efficacemente nel seguente passo (P. ROSANVALLON, Le Peuple introuvable.

Histoire de la représentation démocratique en France (1988), trad. it., Il popolo introvabi- le. Storia della rappresentanza democratica in Francia, Bologna 2005, p. 103): «Nel 1885 cade Jules Ferry. “L’impressione generale è che la repubblica sia allo stremo” scrive all’epoca uno dei suoi collaboratori (Paul Cambon). Il regime non è però minacciato: nel decennio 1880-90 i sostenitori della monarchia si limitano ad alcuni piccoli circoli di no- stalgici. È soprattutto l’ideale repubblicano che sembra in crisi, privo di slancio. Le ra- gioni di questa delusione sono ovviamente molteplici. La nuova società profetizzata da Gambetta non si è ancora costituita. Nel decennio 1880-90i conflitti sociali si moltiplica- no (Germinale di Zola è pubblicato nel 1886, l’anno del grande sciopero di Decazeville), mentre aumenta la divisione tra i democristiani e i socialisti. Nel 1883 i radicali formano una lega per la revisione della costituzione, mentre la destra organizza la Lega dei patrio- ti. Il movimento boulangista, che esprime secondo Dérouléde il “partito dei disgustati”, radicalizza questo disagio, e anche se esso fallisce miseramente nel 1889, rimane vivo il sentimento di una democrazia moderna che non ha ancora trovato la sua strada». Il Mi- nistro della Guerra, Boulanger si appella alle pulsioni nazionaliste, e diventa popolare per la sua politica vicina alle forze armate e protesa alla necessità di una rivincita contro l’Impero tedesco ottenne notorietà. Facendo ciò, finì per essere visto come l’uomo desti- nato a portare avanti tale rivincita: con la sconfitta politica di Freycinet, nel dicembre del 1886, viene confermato a capo del Ministero da René Goblet, ma solo un anno dopo è costretto alle dimissioni e privato anche del comando dell’esercito per insubordinazione. Subito dopo, però, viene eletto alla Camera, con un programma che chiedeva la riforma della costituzione. Alla Camera fa parte della minoranza, e le sue azioni sono dirette al mantenimento della sua immagine pubblica. Né il suo fallimento come oratore, né la sua sconfitta in un duello con Floquet, allora un anziano civile, riducono l’entusiasmo del suo seguito popolare. Durante il 1888, la sua personalità è la caratteristica dominante della politica francese, e quando rassegna il suo seggio in segno di protesta contro il la scarsa accoglienza ricevuta alla Camera dalle sue proposte revisioniste, gli elettori gareg- giano tra loro per sceglierlo come rappresentante. Il "movimento" Boulangista marciava

lascia tentare, come suoi colleghi di partito, dall’antiparlamentarismo) è invitato a farsi carico di una candidatura politica. Proprio per contrasta- re il partito boulangista, che si muove anche su un fronte anti- istituzionale, si candida nel collegio di La Marne, dove ottiene una signi- ficativa vittoria, riuscendo preferito dal 65% degli elettori, conservando il mandato di deputato di La Marne fino al 1902.

Nominato Ministro degli Interni nel marzo 1890, diventa poi Mini- stro dell’Istruzione Pubblica nel biennio 1890-92 e Ministro della Giu- stizia nel novembre 1892, proprio contemporaneamente all’esplosione dello scandalo di Panama. Si tratta del momento di più acuta e grave cri- si morale e politica della Repubblica francese, in balia tra scandali finan- ziari, crisi del regime parlamentare e conseguenti tensioni reazionarie: è in questo clima che, nel novembre del 1895, in seguito ad un’operazione militare di stampo coloniale molto dispendiosa in termini umani e per questo molto discussa, Léon Bourgeois è nominato Presidente del Con- siglio. Il governo da lui presieduto non ha l’appoggio dei repubblicani moderati, contrari per principio all’idea di un regime di imposte basato sulla progressione del reddito, le cui assise teoriche devono esser fatte risalire all’ideologia solidaristica.

In questa cornice, la pubblicazione di Solidarité ha proprio il senso di una definizione teorica dei principi di un possibile governo, in grado di mediare tra istanze opposte, ma non per questo incomponibile: vi si trovano le assise teoriche di un’importante riforma, quella fiscale, fina- lizzata all’implementazione di un regime di imposte progressive in fun- zione del reddito. Il programma delle riforme previsto da Bourgeois, pe- rò, è ben più ricco: l’introduzione del contraddittorio nel procedimento istruttorio, l’imposta progressiva non solo sul reddito, ma anche sulle successioni, l’istituzione del sistema pensionistico, una legge sulle asso- ciazioni che ne ripristini l’esistenza legale dopo gli eccessi giacobini e il

a pieno ritmo. I bonapartisti si erano collegati al generale, e anche il Conte di Parigi in- coraggia i suoi seguaci ad appoggiarlo. Il suo nome era il tema della canzone popolare C’est Boulanger qu’il nous faut. Boulanger e il suo cavallo nero divennero gli idoli della popolazione parigina e il generale venne invitato a correre per la presidenza. Egli accetta, anche se la sua ambizione personale gli aliena ben presto i suoi sostenitori repubblicani, che scorgono nella sua figura il rischio di una dittatura militare. Nel gennaio 1889, un colpo di Stato sembra possibile, dato che Boulanger è una minaccia alla repubblica par- lamentare. Se si fosse messo immediatamente alla testa di una rivolta, avrebbe potuto effettuare quel coup d’état su cui avevano lavorato i cospiratori, e avrebbe potuto gover- nare la Francia, ma il momento propizio verrà sfruttato. Per una puntuale ricostruzione storica dell’avvento della III Repubblica e del ruolo del movimento solidarista, cfr. C. NICOLET, L’idée républicaine en France (1789-1924), Paris 1994.

conseguente editto Le Chapelier, la trasformazione dei rapporti tra Stato e Chiesa, costituiscono il nucleo delle idealità riformiste di Bourgeois. Si tratta di un programma di governo malvisto dalle componenti più tradi- zionaliste (leggi: reazionarie) del corpo politico: il programma di revisio- ne del sistema delle imposte non viene neanche preso in considerazione alla Camera alta, seppur approvato in Senato: il 27 aprile del 1896, lo stesso anno alla fine del quale sarà pubblicato Solidarité, Bourgeois è co- stretto a dare le dimissioni.

A tenere in vita la sua attività di politico, fondamentalmente, sarà l’esplodere della “questione sociale” segnata dalle rivendicazioni del proletariato urbano, nonché la corrispondente avanzata di formazioni marxiste e del partito operaio, guidato da Jules Guesde. In seguito alle sue dimissioni, dopo il 1896, l’attività di Bourgeois prenderà un’altra piega: il suo terreno d’azione politica sarà quello delle relazioni interna- zionali. Nel 1899 guida la delegazione francese alla Conferenza della pa- ce a L’Aia, nel 1907, ancora a L’Aia, viene nominato Presidente della Corte di Arbitrato, nel 1919, immediatamente dopo la fine del I conflit- to mondiale, è il primo Presidente della Società delle Nazioni. L’anno successivo, è insignito del Premio Nobel per la pace: Léon Bourgeois morirà nella commozione generale, coperto di onori, nel settembre 1925, dopo aver declinato, cinque anni prima, l’invito a farsi carico della candidatura a Presidente della Repubblica, accettando però, contempo- raneamente, la Presidenza del Senato.

In definitiva, Bourgeois è stato, a tutti gli effetti, l’uomo politico francese che, probabilmente più di ogni altro, ha incarnato la vocazione ad una mediazione attiva, non compromissoria, tra le istanze del partito operaio e dei movimenti marxisti e quelle conservatrici dei liberali, e lo ha fatto nel momento più esplosivo della storia delle democrazie euro- pee. Nel 1917 ha luogo in Russia la Rivoluzione d’Ottobre, cui segue in Europa una fase di lotta sociale molto intensa, in cui il conflitto tra capi- tale e lavoro è acuto e si diffondono a macchia d’olio fenomeni di auto- gestione delle fabbriche, risposta di classe allo sfruttamento capitalistico dei proprietari dei mezzi di produzione, è il “biennio rosso” (1919-21).

Ma cos’è il solidarismo da un punto di vista strettamente teorico, per Bourgeois? In parte, lo si è già anticipato: l’elaborazione di una teoria compiuta del solidarismo implica la trasposizione di questa teoria, da ‘semplice’ ricognizione del vincolo sociale, inteso come ‘fatto’ afferente alla sfera dell’essere (Sein), a momento doveristico, e, quindi, a valore, e, conseguentemente, a ideale politico. In questo senso, possiamo ben dire che la sua opera costituisce la prosecuzione, di quella, prima di Bouglé e

poi di Fouillée, che, come si è detto, si propongono di riconciliare “me- todo scientifico” e “ideale morale”.

La solidarietà – che non è da intendersi, questo è un punto essenzia- le, come un sinonimo equivalente alla ‘fraternité’ costituendo, invece, al tempo stesso, un superamento e una nuova interpretazione in chiave so- ciale dei principi fondatori della Rivoluzione dell’8980 – esprime, da un

lato, la tendenza a definire i modi in cui il legame sociale si dà, al di là della dimensione immaginaria del potere e del rapporto tra volontà spes- so antagoniste, ma, dall’altro, vuole che si tragga da questa ricognizione un impulso per l’azione. In questo senso, si darebbe un denominatore comune tra i teorici e sostenitori del solidarismo, sintetizzato molto effi- cacemente nei seguenti termini: «Mais pour tous, au fond, et sous des noms divers, la doctrine est la même, elle se ramène clairement à cette pensée fondamentale: il y a entre chacun des individus et tous les autres un lien nécessaire de solidarité; c’est l’étude exacte des causes, des con- ditions et de limites de cette solidarité qui seul pourra donner la mesure des droits et des devoirs de chacun envers tous et de tous envers chacun, et qui assurera les conclusions scientifiques et morales du problème so- cial»81.

Per Bourgeois, la solidarietà si declina nell’arco di una tensione tra elementi di natura fattuale (“notion du fait”) e di natura doveristica (“notion du devoir”): il problema, che è al centro del suo volumetto, in

80 Per BOURGEOIS (Solidarité. L’idée de solidarité & ses conséquences sociales, cit., p.

50): «Aujourd’hui, le mot de solidarité paraît, à chaque instant, dans les discours et dans les écrits politiques. On a semblé d’abord le prendre comme une simple variante du troi- sième terme de la divise républicaine: fraternité. Il s’y substitue de plus en plus ; et le sens que les écrivains, les orateurs, l’opinion publique à son tour, y attachent, semble, de jour en jour, plus plein, plus profond et plus étendu». Notiamo, per inciso, anche se si tratta di un punto che meriterebbe ben altro sviluppo, che la differenza tra solidarité e fraternité è notevole: si è fratelli istituiti come uguali di fronte al padre, istituiti come tali nell’ambito della famiglia. La fraternità, dunque, è l’estensione alla società di alcuni tratti, propri dell’universo familiare. Al contrario, la solidarietà è quel vincolo che si realizza tra diversi, e che si tiene proprio ed esclusivamente in virtù della diversità dei singoli.

81 Ivi, p. 53. È evidente come il progetto solidaristico abbia a cuore prima di tutto il

primato della ragione sulla forza. In questo senso, possiamo cogliere una continuità con gli ideali illuministici che hanno pervaso il XVIII secolo: «Certes il est plus difficile de fonder sur la raison que sur la force; mais ce qui est fondé sur la force est nécessairement variable comme l’intérêt, mobile comme les passions, toujours sans paix et sans lende- main; ce qui est fondé sur la raison, seul, a la stabilité, la certitude et peut ne point périr», L. BOURGEOIS, La démocratie, in «Revue politique et parlamentaire», 1904, p. 429 e ss.

definitiva, consiste nella definizione di un passaggio ‘scientifico’ tra la dottrina sociologico-scientifica della “solidarité naturelle” e quella prati- co-valoriale della “solidarité morale”82. Così, come evidenzia, in maniera

filologicamente rigorosa e supportata da dovizia di particolari una rigo- rosa studiosa del solidarismo, Marie-Claude Blais, in pochi anni, grazie all’apporto di Bourgeois, si assiste ad una trasformazione tale, che si pas- sa dalla solidarité morale, oggetto del pure importante saggio di Henri Marion83, alla solidarieté sociale, che, con Fouillée, è stata definita una

vera e propria “idea forza”84. Metodo scientifico e ideale morale sono

allora le forze dal cui sviluppo oggettivo e organico deriverebbe l’affermazione storica della nozione di solidarietà, che «[…] est le fruit du double mouvement des esprits et des consciences qui forme la trame profonde des événements de notre siècle; qui, d’une part, tend à libérer les esprits des systèmes a priori, des croyances acceptées sans examen, et à substituer aux combinaisons mentales imposées par la tradition et l’autorité, des combinaisons dues à la libre recherche et soumises à une critique incessante; et qui, d’autre part, contraint les consciences à cher- cher, d’autant plus rigoureusement, en dehors des concepts sans réalité et des sanctions invérifiables, des règles de conduite dont le caractère

82 Al centro della seguente analisi, il rapporto tra coscienza umana e rapporti

naturali: per Alphonse Darlu, la coscienza è una formazione reattiva, che esprime una rivendicazione etica nei confronti della natura. Il rapporto tra “solidarietà naturale” e “solidarietà sociale”, a questo punto, è discontinuo; così: «D’une manière plus générale, la morale est une création du cœur humain. On ne voit pas ce qu’elle pourrait avoir de scientifique. On ne réussira pas à faire sortir la conscience de la nature, parce que la conscience est la protestation de l’homme contre la nature. La nature est immorale ou plutôt elle est étrangère à la morale; c’est la conscience seule qui donne un sens de bien ou de mal aux actions fatales de la vie. Il est donc bien difficile de concevoir qu’une loi de la nature devienne une règle de notre volonté. Ou plutôt il y a là une sorte de contra- diction. Il est contradictoire que j’agisse avec la science totale des choses, parce que cha- cune de mes actions change cet état de choses, et que si j’en avais une connaissance par- fate, je les changerait radicalement, et comme d’un seul coup», A. DARLU, La solidarité, in «Revue de Métaphysique et de Morale», V, 1897, p. 124.

83 Cfr. H. MARION, De la solidarité morale. Essai de psychologie appliquée, Paris

1899.

84 Cfr. L. BOURGEOIS, Solidarité. L’idée de solidarité & ses conséquences sociales

(1912), Lille 1998. Per Marie-Claude Blais, infatti (La solidarietà. Storia di un’idea, cit., p. 14): «Grazie a questo libro, la nozione acquista una nuova dimensione: non descrive più la realtà oggettiva dell’interdipendenza umana, con le sue conseguenze morali, e neppure un ideale altruista chiamato a sostituire la carità cristiana. Si presenta, invece, come una dottrina, scientifica e pratica insieme, in grado di fondare una legislazione politica».

obligatoire résultera simplement de l’accord du sentiment – mesure du bien – et de la raison – criterium du vrai»85.

Il programma scientifico di Bourgeois appare chiaramente delineato: si tratta di superare la scissione tra intelletto, e ragione e, conseguente- mente, tra “ragion pura” e “ragion pratica” che affetta, al cuore, il sog- getto della modernità, ristabilendo un accordo ‘ragionevole’, fondato sull’esperienza, tra la sfera del sentimento, considerata incarnante valori e quindi valorizzata filosoficamente, e la ragione.

Come realizzare, però, questo rinovellato accordo?

Iniziamo col dire che, per Bourgeois, gli stessi principi morali e l’idea di giustizia86 sono ispirati ad un profondo individualismo, che

l’idea di solidarietà può solo pensare di correggere: l’individuo, secondo l’insegnamento di Kant, è “fine in sé”, e la giustizia è, prima di tutto, in- tesa in senso individualistico, come “giustizia commutativa”, i cui termi- ni si costituiscono reciprocamente come reciproca limitazione e ugua- glianza matematica. La giustizia, riportata sotto l’egida dell’ideale con-