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Paradosso come arma letteraria

CAPITOLO SESTO

6.5 La discussione fra Innocenzo Smith e il professor Eames

6.5.2 L’accordo fra il professor Eames e Innocenzo

Questo appello ad Eames si traduce poi in un accordo: il professore non avrebbe detto nulla di quanto era successo, mentre il giovane avrebbe serbato i suoi proiettili per uno scopo più nobile; e cioè quello di svegliare altra gente che era cieca rispetto alla vita, proprio come Eames.

Ai giorni nostri si scontrano le due grandi prospettive del nostro inizio secolo: cioè quella iper-scientista, che si fonda sul cosiddetto “fact checking”, ovvero sulla pretesa di un controllo incontrovertibile e misurabile dell’ambiente che abbiamo attorno; e quella iper-sensibile del “politically correct”, che si trova

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G. K. Chesterton, Le avventure di un Uomo Vivo, pag. 139.

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77 in una certa corrente di pensiero molto in voga nei paesi anglosassoni, che pretende di eliminare tutto ciò che risulti offensivo o possa disturbare la sensibilità di qualcuno148. Quello che di fatto ne viene fuori sono dei mondi in cui le persone, e soprattutto i giovani, perdono di vista qualsiasi ideale di bontà per seguire delle strade che li portano irrimediabilmente ad uno stato di aridità, nel caso dello scientismo più estremo, o verso la disperazione, per quelli che seguono l’iper-sensibilità.

Il mondo verso cui vanno queste persone, è governato da idoli chiedono con forza sempre maggiore un vero restringimento di qualsiasi prospettiva. Innocenzo quindi si presenta con la sua pistola: «arrivando tacito come l’alba, inaspettato come il fulmine, irrevocabile come il venticello che passa. I miei doni debbono giungere vergini e violenti: la morte, e la vita dopo la morte. Punterò la pistola alla tempio dell’Uomo Moderno»149.

Innocenzo deciderà, in accordo con il suo professore, di prendere quella notte come una lezione, da impartire a tutti coloro che stanno passando la vita senza viverla. Vuole riuscire a riportare alla vita coloro che invece passano le loro giornate come se fossero morti. Per farlo ha bisogno di dare loro uno scossone che li riporti alla realtà di tutti i giorni.

La cosa che infatti valeva per Innocenzo Smith, come valeva per il suo professore, è il memento mori: il ricordarsi che bisogna morire. Questo invito ricorda anche a noi che la nostra vita non è totalmente slegata dalle scienze sperimentali, né può essere governata dalla rigidità di un “pensiero unico” con la censura che impone, che rischia di rendere innaturali anche i rapporti più intimi e familiari. La vita si compone anche di un presente che va valorizzato in tutte le sue piccole sfumature. La neurologa Silvana De Mari, in una conferenza del 2016, sottolineava come il “pensiero positivo” sia un’attitudine che aiuta a migliorare le condizioni di vita di una persona, e sosteneva l’importanza di renderci conto di quello che sperimentiamo nella nostra vita quotidiana. La preoccupazione di essere presenti a noi stessi, l’attenzione al tono di voce e al portamento degli altri che ci circondano, il dedicare il nostro tempo a chi è meno fortunato o semplicemente alla fatica del lavoro di tutti i giorni, ci può aiutare a prendere possesso del nostro presente, senza alienarci nel razionalismo puro e senza perderci nelle sensazioni estemporanee.

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Il riferimento qui è al caso degli studenti inglesi che hanno chiesto all’università di Oxford di rimuovere ogni riferimeno a Cecil Rhodes, in quanto all’epoca egli sarebbe stato uno schiavista. Nello stesso periodo si riscontravano le richieste pervenute da altri studenti, che chiedevano di rimuovere le armi da alcune statue perché ritenute non adatte ad un ambiente universitario.

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78 6.6 Le accuse di ladrocinio

Il secondo caso di imputazione contro Innocenzo, derivato direttamente dal primo, è quello dell’accusa che un prete gli rivolge. Questi, dopo essere stato tratto in salvo assieme ad un altro prete da una rissa fra operai, viene portato sui tetti dal nostro protagonista. In breve, il prete accusatore, aveva lasciato Innocenzo e l’altro curato, dopo che Innocenzo aveva dichiarato che avrebbe fatto entrare i due preti di nascosto all’interno di una casa, nella quale avrebbe poi compiuto un furto. Questo prete che lo accusava, aveva passato la vita a ripetere i gesti quotidiani tipici di una persona che aveva sì un intelletto acutissimo, ma priva di ogni traccia d’umanità.

Da che cosa si deduce la mancanza di umanità di una persona? Non certo dal fatto che questa rimane immutata nel corso degli anni, ma dalla sua incapacità di aprirsi e di cambiare mentalità e vita. Una persona di questo tipo non ha nessuna empatia per coloro con cui parla, nel caso in oggetto, il prete accusatore non capisce quali siano le loro necessità e esortava continuamente gli interlocutori alla compostezza quando il suo pubblico non riusciva a rimanere composto per la fame. Si può dire che questo personaggio sia il tipico esempio di colui che non riesce a staccarsi dal suo punto di vista, e riconduce qualsiasi cosa a ciò che ha già in mente. Abbiamo esempio di questo in certe discussioni tra persone iper-specializzate che tendono a risolvere ogni problema riconducendolo unicamente e strettamente alle conoscenze da loro acquisite nel loro ambito di studio o di lavoro.

Il prete che accusava Innocenzo di andare a rubare in case altrui, aveva deciso di ritirarsi a metà dell’opera, non poteva perciò arrivare a quello che il suo confratello stava per scoprire. La casa in cui erano entrati era infatti la casa dello stesso Innocenzo Smith. Il nostro protagonista si era calato in una botola dal soffitto, dicendo: «cerco sempre di dimenticarmi quello che conosco, e di imparare quello che non so»150. Entrare in casa di soppiatto, come un ladro, dava a lui la visione di una nuova casa, mostrandola da una diversa prospettiva. Questo cambio di prospettiva è davvero il tema centrale di Uomo Vivo: cambiando prospettiva sul mondo riusciamo a cogliere sempre delle cose nuove, in cui si svela ai nostri occhi una realtà che è estremamente più grande di qualsiasi idea che noi possiamo avere di essa.

Questa entrare nella propria casa come un ladro, il cercare sempre di guardare le cose da un angolo diverso per imparare daccapo quello che si conosce, senza mai dare per scontato nulla, nasce in Innocenzo dal suo combattimento contro il nichilismo. Quest’idea che la propria esistenza non valga un fico secco, viene dai suoi anni universitari in cui «era di moda il più truce nichilismo, che in lui aveva fomentato una guerra fra il corpo e lo spirito, ma una guerra nella quale il corpo aveva ragione. Il cervello accettava quel credo

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79 sconsolato, ma il corpo si ribellava. Disgustato fino al vomito d’un pessimismo che non resisteva alla prova della pistola, diventò una specie di fanatico della gioia di vivere»151.