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CAPITOLO QUARTO

4.4 Il senso comune delle fate ingles

Chesterton sostiene, a ragione delle sue radici inglesi, che sia nella democrazia il vero senso dell’uomo, perché le cose più importanti sono quelle che uniscono gli uomini, e non invece le loro manie particolari. La

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Ibidem, pag. 48.

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I preraffaeliti erano degli artisti che hanno fondato la corrente a metà del 1800. Erano famosi per riempire I loro quadri con moltissimi simboli. Spesso questi quadri sembrano dei paesaggi, e si vorrebbe che continuassero per mostrare il resto del paesaggio. La cornice pone un limite dopo il quale l’osservatore deve usare la sua immaginazione per esplorare il mondo.

41 democrazia si iscrive quindi nel campo della tradizione, perché le tradizioni sono ciò che unisce gli uomini, come la celebrazione del “pan e vin” unisce in generale i friulani e la festa di San Nicolò unisce in generale i pugliesi.

Da qui nasce una certa curiosità per quelli che sono i racconti delle fate, le quali per l’autore inglese sono l’esempio della vera razionalità. Perché le fate vivono in quello che Chesterton chiama «il paese del senso comune»78. Senso comune è quello nella fiaba di Jack l’ammazzagiganti che uccide i giganti perché i giganti «sono giganteschi». Essa «È una virile rivolta contro l’orgoglio in quanto tale; il ribelle preesiste a tutti i regni e il Giacobino ha una più lunga tradizione che il Giacobita»79. Le fate di Chesterton vivono la necessità allo stesso modo in cui la viviamo noi: è chiaro che se lancio un sasso contro una vetrina, è necessario che il sasso, ora in volo, sia stato mosso da una qualche forza (nel caso specifico, la mia), prima di rovinare sulla detta vetrina. Queste leggi di necessità si rifanno a quella che è la visione del mondo che tutti quanti possono comprendere: ad esempio che a un’azione corrisponde un qualche tipo di reazione.

Il fatto misterioso, per il nostro scrittore, è che questo ragionamento prende una strada distorta nel campo delle scienze o della filosofia: dal momento che non riusciamo a carpire quello che è il mistero che sta dietro l’esistenza delle cose, prendiamo la relazione che esiste fra causa ed effetto - la necessità - e la eleviamo a legge assoluta, anche quando fantastichiamo sulle ragioni della nostra esistenza. Il senso comune delle fate, dal canto suo, tiene bene in considerazione la causalità, ma non vuole usare questo sistema per spiegare il vero grande mistero: cioè il motivo per cui ci alziamo in piedi ogni mattina e andiamo a dormire ogni sera. La scoperta che non esiste alcuna spiegazione logica al fatto che uscendo di casa vi faremo ritorno, ci fa capire che in realtà le cose per destare veramente meraviglia nelle persone devono essere insensate. Scrive Chesterton: «finché ai nostri occhi l’albero sarà una cosa ovvia, naturalmente e ragionevolmente creata per dare cibo alla giraffa, non potremo meravigliarcene davvero. Proveremo l’impulso di toglierci il cappello, con gran stupore di chi sta a guardia del parco, solo se consideriamo l’albero un’onda prodigiosa del suolo vivente, che si estende in modo disordinato verso il cielo senza alcun particolare motivo»80. Se prendiamo sul serio il mondo, questo ci stupisce.

Quella che noi facciamo tutti i giorni con la realtà non è niente più che una scommessa: programmiamo una gita al mare con gli amici senza pensare che non esiste alcuna ovvia ragione per cui la corrente atlantica non si fermi da un momento all’altro e a luglio ci ritroviamo sommersi da una coltre di neve. L’etica nel paese delle fate è quella che ci porta a riconsiderare tutto quello che viviamo secondo una nuova prospettiva. Questa prospettiva è la stessa dei racconti fatati, per cui è perfettamente razionale che un

78 G. K. Chesterton, Ortodossia, pag. 68. 79

Ivi.

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42 melo possa produrre delle mele d’oro; il mondo delle fate inglesi è infatti il mondo che si meraviglia di tutte le cose che succedono attorno a chi guarda. Immergere una persona nel mondo delle fate vuol dire anche dare a questa persona uno scossone: se improvvisamente fossimo piccoli quanto una formica, scopriremmo la vastità di quello che succede fra i fili d’erba; ci meraviglieremmo di fronte al vento che fa volare i giganteschi frutti del soffione.

Si badi bene però che questa questione di prospettiva vale anche per chi si estranea dal mondo, invece di viverlo. Il saggio che vive nella sua torre e «che ripone la sua fede nella grandezza e nell’ambizione si fa sempre più grande, come un gigante; il che significa solo che le stelle si rimpiccioliscono. A causa sua, uno dopo l’altro, i vari mondi precipitano nell’insignificanza; egli non coglie la vita intensa e complessa delle cose comuni, proprio come gli occhi di un uomo senza microscopio non distinguono quella dei microorganismi»81. Quella a cui ci si innalza in questo modo è una terribile desolazione, lontana da quell’etica delle fate inglesi di cui Chesterton parlava. Lassù il saggio potrà ben scoprire nuovi sistemi e universi sconosciuti a tutti, ma si dimenticherà totalmente di quanto sia incredibile che gli alberi del giardino di casa sua continuino a fargli ombra durante l’estate.

La mente del saggio che esplora la vastità del cosmo, ma non si ferma al filo d’erba, è una mente che è in grado di creare mondi ben più vasti di quella del contadino; ma quei mondi sono illuminati da luci pallide; quasi come se fossero un bizzarro riflesso di quello che è il mondo che tutti noi viviamo.

Il vantaggio che c’è nel “buon senso” delle fate inglesi, è che queste sono legate prima agli oggetti che non ai concetti astratti. Chesterton farà suo questo modo di vedere, parlando dell’ottimismo che viene suscitato dalle cose del mondo e arrivando a sostenere che gli uomini a ben vedere hanno combattuto e sono diventati coraggiosi, non per coltivare la virtù, ma per difendere le cose preziose presenti in questo mondo. Dice il nostro autore, riguardo a questa questione, che: «gli uomini non hanno mai coltivato il coraggio: hanno combattuto per il tabernacolo e hanno sentito che diventavano coraggiosi. Non hanno coltivato la pulizia: si sono purificati per l’altare e si sono trovati puliti»82.