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L’ALLARME INTERNO ED ESTERNO ALLO STABILIMENTO

LE CAUSE DEL DISASTRO E DELLE MORTI

L’IMBOCCAMENTO DEL NASTRO DELL’ASPO 1

4. L’ALLARME INTERNO ED ESTERNO ALLO STABILIMENTO

Veniamo finalmente a dar conto delle drammatiche testimonianze che si sono raccolte nel processo e che riguardano ciò che avvenne poco prima e durante l’incendio.

Ciò permette di riempire di contenuto anche alcuni dati nascenti dal REGISTRO EVENTI appena sintetizzato.

• Antonio BOCCUZZI147, unico operaio della linea 5 sopravvissuto, dice che, nel tardo pomeriggio, egli aveva proceduto con MORANO a fare la pulizia sull’impianto, cioè a rimuovere la carta.

Poi quella sera, dopo le 22, l’impianto della APL5 si blocca. Si tratta della fotocellula che non vede la presenza del rotolo di lamiera nell’aspo d’ingresso e quindi, malgrado il comando di partenza, non permette l’avvio della lavorazione. Si tratta di un problema che si è già verificato nei giorni precedenti e che lui stesso ha segnalato in uno o più rapportino ai responsabili della manutenzione. Non ricorda di averne parlato in occasione di un intervento sulla linea da parte dell’elettricista Paolo REGIS.

Durante il blocco, di nuovo si procede a ripulire con SCOLA e RODINO’ l’impianto dalla carta depositata. Nel frattempo arrivano presso la linea anche Giovanni PIGNALOSA e Salvatore PAPPALARDO.

147 Ud. 3.3.09, 5.3.09

64 BOCCUZZI dice di non essere stato lui ad imboccare il nastro sull’aspo 1 né nel turno precedente né in quello successivo. Propende a ritenere148 che il nastro sia stato imboccato durante il turno iniziatosi alle 22, ma non sa dire da parte di quale dei suoi compagni.

Poi il problema della fotocellula era stato risolto.

L’avvio alla linea era stato dato come di consueto, con SCHIAVONE a sovraintendere dal pulpito e o BOCCUZZI o RODINO’ o SANTINO (non lo ricorda) ad inserire dai pulpitini i tiri di entrata ed uscita.

Avvenute queste operazioni, BOCCUZZI entra nel pulpito ove sono pure SCHIAVONE, MARZO, RODINO’, SANTINO e DEMASI, mentre SCOLA toglie della carta nella zona sottostante al nastro all’altezza dell’ingresso della briglia 2 (BOCCUZZI lo ricorda inquadrato nel monitor nel pulpito mentre effettua la pulizia). Secondo BOCCUZZI, il collaudatore DEMASI, all’atto dell’avvio del ciclo, non necessariamente avrebbe dovuto stare nella cabina di collaudo e non nel pulpito giacchè la lavorazione partiva lentamente e l’esperienza lo portava a prevedere l’esatto arrivo della fermata [cioè del difetto sul nastro dato dall’interruzione della lavorazione, n.d.e.] da segnalare. BOCCUZZI prende atto dell’esistenza (nel Registro Eventi) di una annotazione di DE MASI alle 00.44.09, ma non esclude che DE MASI fosse nel pulpito con loro.

E’ probabilmente SCOLA, secondo BOCCUZZI, a vedere per primo l’innesco dell’incendio [tale affermazione di BOCCUZZI è interrotta da varie contestazioni]149 perché, dice il teste, provenendo dalla zona dell’ingresso della briglia 2 doveva passare necessariamente davanti alla zona dell’incendio; SCOLA avvisa gli altri che si precipitano tutti fuori dal pulpito e con gli estintori cercano di spegnere le fiamme. In particolare RODINO’ e DE MASI prendono i due estintori che sono vicini al pulpito e BOCCUZZI e SCOLA prendono quelli vicino alla saldatrice (il teste non vede SCHIAVONE, forse attivatosi su un altro lato).

Affrontano le fiamme che in quel momento sono molto ridotte, di circa 10-15 cm. di altezza:

“Ci sono delle piccole fiamme all’interno della spianatrice e sul pavimento sotto di essa, pavimento ove si accumulava molto olio, tanto che era necessario mettervi segatura per asciugarlo”. La presenza di tale olio era normale, perché i rotoli che arrivavano dai treni di laminazione ne erano intrisi e gocciolavano in quella zona; inoltre ci potevano essere anche piccole perdite che non erano percepibili da parte degli operai addetti. BOCCUZZI dice che questo piccolo incendio iniziale partiva da una parte superiore, quella dell’aspo1, dove si erano diretti DE MASI e RODINO’. BOCCUZZI interviene sulle fiamme che sono limitate, convinto di poterle spegnere coll’estintore che ha in mano, ma l’estintore è praticamente vuoto e non ha alcun effetto. Le fiamme aumentano e si propagano investendo anche la carpenteria. BOCCUZZI getta via il suo estintore e SCOLA lo sostituisce nella sua

148 Ud. 5.3.09

149 Al teste sono contestate le sue diverse dichiarazioni rese alle 4 del 6.12 alla PG (Abbiamo visto le fiamme dall’interno del pulpito), ore 16 e 18 del 16.12 al PM (Qualcuno ha visto delle fiamme dall’interno del pulpito), il 31.1.08 alla PG (Ci siamo accorti dell’incendio dal pulpito) e quella più simile del 7.2.08 (Non so dire con certezza se l’incendio sia stato visto da dentro il pulpito o se ci è stato comunicato da SCOLA che rientrava). Dopo le contestazioni il teste dice che nei primi verbali era sotto shock e che ha ricordato meglio rielaborando i ricordi per essere più preciso;

per esempio ha ricordato di aver visto SCOLA nella telecamera intento a rimuovere la carta. Oggi non può essere sicuro che sia stato SCOLA a dare l’allarme anche se lo ritiene probabile.

65 posizione col proprio, ma BOCCUZZI lo perde di vista perché, insieme a LAURINO e SANTINO, va a prendere una manichetta da collegare ad un idrante. Prendono insieme la manichetta, la svolgono per circa 15 metri curando che non lasci anse e BOCCUZZI si occupa di innestarne il capo all’imbocco dell’idrante, posto a circa 4-5 metri dal luogo delle fiamme, mentre SCOLA ha in mano l’altro capo della lancia da cui deve uscire l’acqua.

BOCCUZZI effettua l’innesto e apre l’acqua, che comincia a riempire la manichetta gonfiandola. Rialza lo sguardo ma l’acqua non fuoriesce e contemporaneamente c’è un’esplosione il cui rumore non è né acuto né forte, piuttosto sordo e sembra un’implosione.

Le fiamme diventano di colpo enormi e piegano verso il basso. Fanno un movimento come una grossa mano o un’onda anomala che si alza di qualche metro e poi prende tutti gli operai lì davanti. In quel momento vicino alla spianatrice in basso ci sono SCOLA con la lancia in mano e subito dietro di lui MARZO; più in alto SANTINO e DEMASI.

BOCCUZZI che si trova a 4-5 metri di distanza, dietro un muletto, fa un balzo indietro di circa un metro e poi le fiamme raggiungono anche la sua posizione150. BOCCUZZI cerca di agire sulla manichetta ma il fuoco gli dà un dolore enorme sciogliendo il suo orecchio destro, e così si precipita nel pulpito per telefonare ai soccorsi, fa il "9" per avvertire la Sicurezza che avrebbe chiamato i soccorsi esterni ma il collegamento è rotto. Il teste aggiunge: Era un telefono che già da tempo non funzionava bene, tanto che dovevano smuovere il cavo per avere contatto. Il manutentore BELTRAME aveva detto di averlo sostituito ma in quel momento non funziona. BOCCUZZI esce dal pulpito e vede SCOLA uscire dalle fiamme completamente avvolto dal fuoco. Cade a terra e BOCCUZZI riesce a spegnere le fiamme sui suoi vestiti e sui capelli ma non quelle sulle scarpe, intrise d’olio. Gli toglie di dosso i brandelli di vestiti e questo gli causa molto dolore. Ha piaghe enormi. Nel frattempo le fiamme sono diventate altissime, e coprono tutto il corridoio che c’è fra macchina e muro. C’è un muro di fiamme che rende impossibile a BOCCUZZI di passare, egli senta le urla dei compagni oltre il muro. Allora BOCCUZZI inforca una bicicletta avanza urlando per circa 100 metri, poi imbocca il passaggio verso la linea 4 e urla a BARBETTA e agli altri operai che i suoi compagni sono tutti morti. Vede che BARBETTA subito si attiva seguendolo e allora torna indietro verso la linea 5 dove le fiamme continuano ad essere alte: vede all’altezza dell’innesto della manichetta LAURINO ustionato, bianco, come rimpicciolito e in posizione fetale. Insieme a BARBETTA, DI FIORE, RUNCI (che con una pentola d’acqua spegne le scarpe di SCOLA) riesce a spostare SCOLA e LAURINO, mentre ha preso fuoco anche il carroponte in alto e cadono giù delle fiamme.

• Rocco MORANO, che ha fatto parte della squadra del turno precedente, non ricorda151nessun evento particolare avvenuto prima delle 22, se non che vi era stato un problema di una fotocellula non funzionante e, nel pomeriggio, era stato necessario ripulire l’impianto della carta che si era accumulata (non ricorda se l’impianto fosse stato fermato o se la pulizia fosse avvenuta con impianto in movimento). Alle 22, quando lui era andato

150 In sede di sopralluogo effettuato il 6.1.08 dai ct del PM MARMO-ALLAMANO si misura la distanza fra la posizione schermata dal muletto e il punto origine dell'incendio: è di m. 10.9 (p.33 di relaz.)

151 Ud. 17.3.09

66 via, la linea era ferma e il problema della carta accumulata si era ripresentato in quanto erano passati degli altri rotoli con carta adesa.

• Giuseppe SALERNO, manutentore elettrico, in straordinario comandato per non lasciare da solo Paolo REGIS, dice152 di essere intervenuto quella sera all’ APL5 perché chiamato verso le 23.30 da SCHIAVONE che lamentava che non riuscivano a far partire l’aspo 1: quando arriva, trova che il nastro è già stato imboccato sull’aspo 1 ma la linea è ferma. Prova a far ripartire la linea con SCHIAVONE e SCOLA ma non ci riescono. E’ a SCHIAVONE che viene in mente che possa trattarsi di un problema di catarifrangente. Vanno insieme verso la fotocellula preposta a rilevare la presenza del nastro, salendo la scaletta vicina all’aspo 1 e vedono la fotocellula a terra con il catarifrangente assicurato con del nastro adesivo proprio davanti ad essa; in questo modo, la fotocellula non vedeva il nastro e dunque non dava il consenso per la chiusura dei pinchroll e la partenza della lavorazione. SALERNO rimuove il catarifrangente, si assicura che il nastro venga serrato dal pinchroll e vada in tiro e che dunque la lavorazione possa ripartire ma va via prima che essa riparta effettivamente.

SALERNO si ripromette di ritornare, a ultimazione del nastro, per completare la manutenzione. SALERNO torna alla sua postazione di lavoro dove incontra il collega Paolo REGIS che gli chiede quale fosse il problema all’APL5: SALERNO gli parla della fotocellula e REGIS gli dice di saperlo già perché nei giorni precedenti aveva constatato che la staffa ove avrebbe dovuto essere installata la fotocellula era piegata e lo aveva già segnalato in un rapportino al gestore della linea, Enzo MANGIAROTTI, che era solito ritirare i rapportini per leggerli.

• Paolo REGIS conferma 153 di aver saputo in quel momento da Giuseppe SALERNO del problema della fotocellula e di avergli detto di aver fatto la segnalazione di quel guasto già il lunedì precedente (3.12.07). Infatti quel lunedì lui era andato alla linea e aveva riscontrato che la fotocellula non rilevava il nastro perché era mal posizionata sulla sua staffa di supporto. Allora, d’accordo con BOCCUZZI, aveva piazzato davanti alla fotocellula un catarifrangente, in maniera tale da far comunque ripartire la linea (la staffa sarebbe stata da sistemare in occasione di un fermo della lavorazione).

• Secondo Salvatore PAPPALARDO154 lui prende servizio alle 22 e riceve da Rocco MARZO i compiti di lavorazione di quel turno. PAPPALARDO si reca allo Skipass 62 e completa la lavorazione dei due nastri di quell’impianto. Comunica a MARZO che il lavoro è finito e il capoturno gli dice di seguire allora la lavorazione del nastro che sarebbe stata effettuata presso la APL5.

PAPPALARDO verso le 23 entra nel pulpito della APL5 e vi trova SCHIAVONE che gli dice che la lavorazione è bloccata perché l’impianto è fermo. PAPPALARDO vede che SCHIAVONE entra ed esce dal pulpito insieme all’elettricista Giuseppe SALERNO che

152 Ud. 10.11.09

153 Ud. 5 e 11.3.09

154 Ud. 11.3.09

67 cerca di capire dov’è il problema lungo la linea. Ad un certo punto sente che fra i due c’è uno scambio di battute secondo il quale è stato SCHIAVONE a diagnosticare il problema che riguarda una fotocellula. Dopo di che a PAPPALARDO sembra che la linea riparta, anche se ora non lo ricorda con precisione; SCHIAVONE gli dice che la lavorazione durerà un’oretta e lui verso mezzanotte si allontana. Va all’Ufficio Qualità dove incontra MARZO a cui dice che la lavorazione alla APL5 è ripartita e durerà un’oretta. Mentre PAPPALARDO si ferma a prendere una bottiglietta d’acqua presso la macchinetta del caffè, MARZO si avvia verso la APL5. PAPPALARDO torna allo Skipass 62 e vede Gaspare TRERE che già urla Al fuoco al fuoco alla linea 5. PAPPALARDO corre con TRERE e CAMPOBASSO alla APL5. Vedono uno dopo l’altro DE MASI e SANTINO orrendamente ustionati mentre sentono dei boati provenire dalla APL5. PAPPALARDO ha paura, telefona inutilmente al 118 (lo mettono in attesa), va nell’infermeria ove dice all’infermiera [Giuseppina GALLONEGO] di chiamare il 118 ma lei gli dice che l’ha già fatto ma anche lei è stata messa in attesa. Torna all’esterno della APL5 e vede MARZO tutto ustionato.

Poco dopo arrivano varie auto della polizia e le ambulanze.

• Secondo Giovanni PIGNALOSA155, addetto quella sera come PAPPALARDO allo Skipass 62, dopo aver completato i due nastri di lavorazione, egli arriva alla APL5 per parlare con Antonio BOCCUZZI di questioni lavorative (entrambi hanno ruoli di rappresentanza sindacale) e in particolare del rifiuto dell’azienda di incontrare ancora i sindacati dopo alcune proteste avvenute nei giorni precedenti.

La linea secondo PIGNALOSA è ferma da alcune ore per problemi elettrici alla cui risoluzione stanno lavorando due elettricisti; in attesa della riparazione, si riuniscono all’interno del pulpito tutti gli addetti alla linea (BOCCUZZI, SCOLA, SCHIAVONE, LAURINO, RODINO’, SANTINO, mentre DE MARCHI è all’interno del suo gabbiotto di collaudatore e Rocco MARZO non c’è) e partecipano alla discussione.

Verso le 00.30 PIGNALOSA si allontana per raggiungere il proprio reparto e la situazione della APL5 è rimasta invariata, cioè forse è ferma con gli elettricisti che lavorano alla riparazione.

Verso l’una arriva alla postazione di lavoro di PIGNALOSA, la campata 104, Gaspare TRERE, carropontista della campata 103 che gli urla da lontano che La linea 5 è scoppiata e sono morti tutti. PIGNALOSA si avvicina alle linee 4 e 5 e vede un orologio che segna l’1 e 5. Avanzando nel passaggio fra la linea 4 e la 5 PIGNALOSA incontra Rocco MARZO (che cammina, ma è tutto ustionato e gli dice di avvisare la famiglia senza allarmarla troppo) che è insieme a Antonio RUSSO, collaudatore del reparto qualità. PIGNALOSA avanza, fra operai urlanti e fumo, verso l’impianto della linea 5; incontra DE MASI e SANTINO tutti ustionati che avanzano barcollando; vede fiamme alte 8-9 metri fino quasi al tetto del capannone e sente due piccole esplosioni e una molto forte; vede BOCCUZZI che in completo stato di shock gesticola urlando che SCHIAVONE è ancora nelle fiamme e più volte fa il gesto di tirarlo fuori; PIGNALOSA ha paura per lui e lo fa allontanare; vede SCOLA prono a terra che lo implora di non farlo morire; nel frattempo le fiamme si

155 Ud. 11.3.09

68 sviluppano più in verticale che in orizzontale non investendo più il corridoio; vede LAURINO ustionato che si dondola a terra in posizione fetale e RODINO’ ustionato seduto a terra.

• Secondo l’infermiera Giuseppina GALLONEGO156, lei riceve nella sala medica una telefonata di un uomo che con voce concitata le dice che Alla linea 5 ci sono degli uomini che bruciano e di chiamare i vigili del fuoco. Lei dice che chiamerà il 118 e riattacca. Poi telefona ai sorveglianti e le viene detto che accerteranno cosa è avvenuto. GALLONENGO chiama il 118 tre volte ma la mettono in attesa di contatto con le ambulanze, non capisce che sono stati già allertati, si spazientisce e dice all’operatore di inviare tutte le ambulanze possibili sul posto. Poi arriva in infermeria un addetto alla sicurezza e insieme vanno alla APL5, incontrano PIGNALOSA che indica loro dove andare, e arrivano davanti alla porta dove sono stati trasportati i feriti, quando già si sentono le sirene dei vigili del fuoco. Vede MARZO e altri quattro ustionati che camminano barcollando. Poco dopo arrivano le ambulanze. Arriva BOCCUZZI disperato che dice che c’è un compagno intrappolato nelle fiamme e altri a terra dove c’è stata un’esplosione. Chiama CAFUERI, perché avvisi Raffaele SALERNO.

Dunque l’allarme, per il momento solo interno allo stabilimento, nasce da diverse fonti:

• Abbiamo visto come Antonio BOCCUZZI, precipitosi come gli altri a spegnere uscendo dal pulpito, tenti inutilmente di chiamare telefonicamente la Sicurezza e poi, attraverso il varco pedonale dalla APL5 verso la linea 4, incontri e dia l’allarme a Pietro BARBETTA.

• Giovanni PIGNALOSA, entrato nella APL5, vede arrivare Fabio SIMONETTA e gli dice di recarsi nel pulpito per chiamare la squadra di emergenza (ma il telefono è rotto);

• Roberto DI FIORE e Mauro CONTIN, che fanno parte della Squadra antincendio dell’AES e che si trovano nella loro postazione di lavoro esterno al capannone (ove è installato un allarme audio/visivo che non entra in funzione) apprendono che è scoppiato l’incendio perchè sentono dei sorveglianti parlarne fra di loro via radio: non riuscendo a mettersi in contatto col loro capoturno Rocco MARZO [sappiamo perchè: è stato coinvolto nell’esplosione], si avvicinano col loro Fiorino alla APL5 ma trovano un portone del passaggio carraio bloccato; così DI FIORE entra attraverso un passaggio pedonale nella APL5 e la trova invasa già da fiamme altissime.

• Paolo REGIS e Giuseppe SALERNO, che si trovano nel loro gabbiotto vicino alla linea 4, sentono delle urla e si avvicinano prima alla linea 4 e poi attraverso un varco alla APL5, che trovano invasa dalle fiamme.

L’allarme esterno allo stabilimento viene dato da Pietro BARBETTA, primo addetto alla linea 4, che, saputo da BOCCUZZI che il telefono della APL5 non funziona, utilizza il proprio cellulare e chiama il Servizio 118. Sarà solo quest’ultimo ad allertate i Vigili del Fuoco.

156 Ud. 17.3.09

69 Abbiamo visto come BARBETTA si accorga dell’incendio: è BOCCUZZI, che attraversa urlando il varco fra le campate delle linee 5 e 4. Del tutto casualmente BARBETTA si trova vicino a quel varco, perché anche la sua linea ha avuto un problema elettrico e lui è andato a verificare insieme ai suoi compagni BERGANTINO, CALDARELLA, RUNCI e SIMONETTA perché. Tutti si precipitano nella campata della APL5 e vedono un muro di fuoco, fiamme altissime che partivano dal macchinario e arrivavano al carro ponte e al soffitto, bruciava anche il muro di mattoni.

BARBETTA dice a tutti di prendere le manichette degli estintori per spegnere. Avvicinandosi alle fiamme e al pulpito della linea APL5, BARBETTA e SIMONETTA vedono a terra, oltre il muro di fuoco, LAURINO supino e SCOLA prono, nudi e con scarpe e brandelli di vestiti che bruciano.

BOCCUZZI urla che dentro ce ne sono altri e infatti si sentono delle urla. BARBETTA, che ritiene a questo punto che non si possa più fare niente, chiede a BOCCUZZI se ha telefonato per chiedere aiuto e BOCCUZZI gli risponde che il telefono non funziona. A questo punto BARBETTA decide di telefonare col proprio cellulare e telefona al 118.

La telefonata che Pietro BARBETTA fa col suo cellulare personale157 alle ore 1.43 del 6.12.07 al 118 è registrata158 e trascritta: è estremamente drammatica159; quel che è qui direttamente rilevante è che, nel descrivere come gli viene chiesto dall' operatore del 118 quale sia la situazione in quel momento, BARBETTA dice: Ha preso fuoco un impianto, a terra c’è della carta, dell’olio, di tutto, la cosa è gravissima, ci sono almeno quattro persone senza vestiti, bruciate.

E’pure significativo che sia l’addetto al 118 e non BARBETTA che prenda l’incarico di avvisare i vigili del fuoco, il 115.

Tornando alla descrizione fatta da BARBETTA nel processo, egli fa la telefonata allontanandosi dalla APL5, ormai insopportabile per il calore, le esplosioni, il fumo, e, mentre i suoi compagni spostano SCOLA e LAURINO, rientra nella linea 4 dove si imbatte in due sagome di uomini bruciati, nudi, irriconoscibili. Solo dalla voce BARBETTA li riconosce per Giuseppe DE MASI (che gli chiede se è bruciato in faccia e che lui cerca di tranquillizzare) e Rosario RODINO’ che urla che non vuole morire e non riesce a respirare. Avanzando verso l’uscita, BARBETTA si imbatte in un addetto alla sicurezza, cui chiede se hanno lasciato la porta aperta per far entrare i soccorsi e che gli risponde che ha lasciato i cancelli aperti. Arrivano prima un’ambulanza e poi un camion dei vigili del fuoco. E’ proprio BARBETTA a dire alla guardia di indirizzare i vigili in fondo alla APL5, ma il passo carraio cui ha pensato BARBETTA risulta chiuso perché l’elettricista ha nel frattempo tolto la corrente. BARBETTA indirizza l’ambulanza dove sono stati spostati i feriti. Arrivano altre ambulanze e portano via tutti i feriti. Manca all’appello Antonio SCHIAVONE, rimasto intrappolato oltre il muro di fuoco dell’APL5.

157 3470093915

158 Sentita in Ud. 13.2.09

158 Sentita in Ud. 13.2.09