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tropologico ed etico hanno la possibilità di avere una risposta proprio attra- verso quella forma artistica;

✓ la povertà intellettuale di intendere l’arte solo per un’elité di cultura medio- alta. Leggere insieme con intelligenza e cuore l’esperienza che ci viene rac- contata, apre alla possibilità di narrare eventi che appartengono radicalmente al vissuto cristiano e che fanno dell’esperienza cristiana la grammatica capace di rispondere alle sfide antropologiche ed etiche attuali.

2. APPROCCIO CULTURALE E DISCERNIMENTO VOCAZIONALE

Riguardo alla scuola italiana, la CEI nel testo La sfida educativa registra come «la finalità del processo educativo rischia di ridursi ad apprendere per apprendere. La convinzione diffusa è che educare non significhi più trasmettere un sapere, pro- porre contenuti, valori, visioni del mondo, esperienze significative, ma addestrare gli alunni a muoversi agilmente nella complessità, utilizzando tutto senza mai im- pegnarsi veramente in nulla». Se l’apprendimento porta al “non impegnarsi”, come dunque l’approccio culturale al vissuto cristiano aiuta il discernimento vocazio- nale? È proprio in questo che la nostra pastorale giovanile e vocazionale ha bi- sogno di una radicale conversione, che la allontani non solo da uno spiritualismo disincarnato, ma soprattutto dall’attivismo come servizio sociale che rischia di an- nacquare l’annuncio forte del Cristianesimo con moralismi e compromessi tipici della cultura moderna.

Nell’accompagnare i giovani alla scoperta della loro vocazione di particolare consacrazione, si nota come l’approfondimento culturale sia fondamentale perché: a) da un lato la povertà di idee non rende un sacerdote all’altezza del suo compito nell’aiutare il giovane a leggere il suo vissuto e nel guidare la comunità a costruire il Regno di Dio nel contesto culturale in cui è inserito; b) dall’altro se noi non diamo idee forti ai nostri ragazzi, non intendo in linguaggio accademico, ma ri- guardo alla loro vita, si trovano sguarniti davanti alle grandi sfide culturali. Cito ad esempio San Benedetto da Norcia, che oggi viene studiato nel management per ri- levare, in periodo di crisi, quanto sia importante la determinazione di uno stile di vita (style of life). Se guardiamo alla tradizione della Chiesa, il cammino cristiano si qualifica come una forma di vita e le opere d’arte ci consegnano un patrimonio di forme di vita leggibili. La caratteristica delle opere d’arte è l’incarnare le forme di vita di queste persone. L’ora et labora di San Benedetto è una forma di vita: la proporzione delle ore di studio, lavoro e riposo, che ha permesso ai uomini del me- dioevo di superare un periodo di crisi culturale, facendo dei monasteri benedettini un centro di economia e di cultura che ha salvato un patrimonio dell’umanità. Nel- l’ambito salesiano, il problema della forma di vita (che nel magistero ecclesiale e salesiano viene chiamato progetto di vita) è fondamentale per i giovani; il progetto di vita non deve essere ridotto a spiritualismo o moralismo, ma le nuove genera-

zioni cristiane devono imparare a coniugare culturalmente le pratiche di pietà, come le chiamava don Bosco, con il moderno work system, facendone un patri- monio di mito, di rito, di legge e di vita.

Da questo punto di vista, le Scuole ed i CFP sono il luogo privilegiato per far reincarnare questo. Se pensiamo in particolare alla Formazione Professionale, cos’è se non artigianato? E l’arte è una forma raffinata di artigianato. Dunque, nelle pro- poste dei nostri CFP, che spesso raccolgono coloro che hanno più bisogno di cre- scere nella cultura, possiamo recuperare il tema delle forme di vita attraverso l’arte per aiutarli a riscoprire le dimensioni antropologiche in esse contenute: cosa viene a dirmi quest’opera? Si registra come anche culture diverse (molto presenti nei no- stri Centri) apprezzano l’arte della nostra tradizione: si trasmette un patrimonio di cultura.

Nella pastorale salesiana del Friuli Venezia Giulia, abbiamo tentato di realiz- zare questo progetto con due esperienze principali: le mostre e gli itinerari forma- tivi tratti da alcune opere della letteratura italiana ed europea.

3. L’ESPERIENZA DELLE MOSTRE IN AMBITO DIFORMAZIONEPROFESSIONALE

L’esperienza delle mostre, che ormai è arrivata alla sua quarta edizione, nasce dall’esigenza di avvicinare gli adolescenti al mondo dell’arte, intesa come stru- mento educativo. Sono state create da 250 animatori con il coinvolgimento delle due case salesiane di Santa Maria la Longa (UD) e Udine. Dopo essersi preparati a livello artistico e teologico su alcuni lavori di un determinato autore, questi giovani hanno allestito le mostre e sono stati loro stessi successivamente a guidare altri loro coetanei, durante le grandi convocazioni ispettoriali (Festa dei Giovani, Giornata della Scuola, ecc.), alla conoscenza dell’esperienza artistica e del vissuto cristiano celati dietro l’opera d’arte.

Come accennato prima, non è mai stata nostra intenzione avvicinare i ragazzi alla dimensione artistica per un solo desiderio “estetico”. Anzi, in un mondo come il nostro, dove il bello è troppo spesso scambiato con un eccesso di esibizionismo, ci è sembrato opportuno il tentativo di incontrare prima di tutto il “vissuto” delle opere stesse. Nel tentativo di mettere in dialogo il vissuto dei ragazzi con quello dell’artista. L’artista è colui che con le proprie mani è capace di modellare un’opera d’arte, è capace di comunicare al mondo attraverso le sue “creazioni” un “tentativo di comprensione” del senso della vita. Di più, la “creazione” stessa è la comunica- zione di ciò che di prezioso uno nella sua vita ha compreso.

Immaginiamo i nostri ragazzi di un Centro di Formazione Professionale. Im- maginiamo il percorso educativo e scolastico di ognuno di loro. Immaginiamo anche i fallimenti di molti, le aspettative disattese, i limiti culturali (pensiamo agli extracomunitari), la fatica di comprendersi. Molti di loro imparano a “volersi bene” nel mondo della scuola attraverso l’esercizio delle proprie abilità manuali: una

lima, un seghetto, un trapano, bastano ed avanzano per far rinascere in loro uno sguardo di “attesa” rispetto all’ambiente scolastico. Don Bosco l’aveva intuito, ri- cordandoci che non dobbiamo solo insegnare loro un mestiere, ma dar loro occa- sioni di crescita come “cristiani” e come “cittadini”. Per questo, incontrare l’arte, vuol dire incontrare proprio “uno come loro”, con la differenza che un nostro ra- gazzo usa una lima o un cacciavite, l’artista, invece, usa pennello e scalpello. Ma alla fine tutti e due mettono in campo non semplicemente un’attitudine ma un modo di “stare al mondo” in maniera creativa. Dimostrano a noi insegnanti la loro capacità di “essere all’altezza della vita”. Se poi a tutto questo ci aggiungo quel va- lore artistico, poetico, cristiano, umano di cui l’artista è portatore allora comprendo il perché anche un ragazzo “ghanese” possa trovare l’arte di Caravaggio interes- sante. Prima di tutto perché l’arte del Caravaggio rimane l’arte dei poveri, l’arte comprensibile ai semplici. Poi perché è bella, ed è bella in quanto è vera. Cosa hanno visto Giotto, Van Gogh, Caravaggio, Michelangelo? Cose troppo belle per appartenere a questo mondo. Cose troppo degne dell’uomo per non essere destinate a questo mondo, per non restarne affascinati, ammirati, sorpresi. Tutto quello che l’uomo ha sentito raccontare di sé in una storia che questi autori non hanno potuto non dipingere, l’uomo lo spera, lo desidera con tutte le sue forze!

Allora dopo aver mosso il loro cuore rispetto alla lima, alla morsa, al caccia- vite, alle forbici, ecco che il loro cuore può alzarsi e accettare di lasciarsi educare anche su quelle cose che a noi sembrano distanti dagli interessi di un ragazzo di un nostro CFP. Basta la rilettura appassionata di questi autori per far nascere in loro le giuste domande, le giuste “risposte” alla noia del quotidiano.

4. GLI ITINERARI FORMATIVI

La cultura letteraria italiana ed europea ha saputo creare lungo i secoli opere impregnate di cristianesimo, con cui gli autori hanno trasportato la propria perso- nale esperienza dell’umano. Con gli itinerari formativi per campiscuola ed Estate Ragazzi elaborati in questi anni, abbiamo cercato di recuperare la nostra letteratura, quella che i giovani italiani incontrano tra i banchi di scuola, allontanandola da una lettura neo-idealistica (Croce, De Sanctis, …), tipica della didattica, per riportarla all’originaria esperienza spirituale che vuole descrivere. Ad esempio, l’opera di Lu- dovico Ariosto L’Orlando furioso non è solo evasione estetica, “storiella degli illu- ministi”, ma il vissuto spirituale della liberazione dalla selva, dove Angelica fugge e viene rincorsa, e la riacquisizione della mentalità delle imprese (esperienza tipica- mente vocazionale, in quanto sfocia nel matrimonio). È un’opera profondamente cristiana, anche perché l’autore era a servizio del card. Ippolito d’Este. Anche l’e- sperienza di don Chisciotte della Mancia deve essere riletta con questa mentalità che è quella dell’autore stesso. Egli muore confessandosi! Dunque don Chisciotte non è un idealista che non viene capito, come è stato interpretato dai critici mar-

xisti, ma rappresenta l’uomo che si è impuntato nel voler sentirsi valoroso e invin- cibile, “cavaliere senza macchia”, ma che non sa entrare nelle cose del mondo con l’umiltà necessaria che solo il cammino di conversione può donare.

L’esperienza pastorale del Corso Educatori Live forma i ragazzi grazie a questo approccio alla tradizione cristiana e salesiana. L’annuncio del Vangelo attra- verso l’arte è talmente bello che quando lo si fa incontrare ai giovani, anche lon- tani, sorprendentemente capaci di penetrare la realtà e appassionati della ricerca della Verità, sentono l’intelligenza del cristianesimo. Tutto questo è reso efficace per il cammino di fede personale nella misura in cui viene approfondito all’interno di un serio cammino di annuncio cristiano, in particolare nella contemplazione del mistero eucaristico e nella devozione mariana (non sono tempi difficili per dire queste cose ai ragazzi! A don Bosco sparavano perché diceva queste cose. Non dobbiamo aver paura, ad esempio, di dire che Maria Immacolata ed Ausiliatrice è il tramite antropologico per la salvezza e che il male, se non lo estirpiamo, ci fa male: a chi è ferito dal peccato o a chi ha la famiglia distrutta dall’egoismo è doveroso dire come poter rinascere, dove e come è ancora possibile). Inoltre, sorretti dalla grazia di Gesù e dalla guida di Maria, un serio accompagnamento spirituale, fatto di preghiera e confidenza, permette ad ogni ragazzo di trovare la sua personale forma di vita, che si realizza in impegni concreti che aiutano a vivere il Vangelo negli ambiti dell’esperienza quotidiana (scuola, famiglia, impegno in parrocchia). L’animazione che proponiamo, dunque, non è distante da ciò che incontriamo quo- tidianamente; possiamo così, come salesiani, rispondere con i giovani alle sfide delle questioni storiche: le risposte se cercate insieme sono veramente formative. La scuola in questo è una ricchezza incredibile.

Volendo concludere questa breve esposizione dell’esperienza artistica nella pa- storale, possiamo dire che, a livello vocazionale, tutto ciò suscita una grande pas- sione per la verità ed un grande desiderio di evangelizzazione e l’apostolato può es- sere vissuto dai ragazzi in classe o al bar perché tutto è interessante e da rileggere con gli occhi di Gesù e della Chiesa. È da questo amore per la persona di Cristo e la costruzione del Regno che cresce nel giovane la volontà di consacrare intera- mente la sua vita per Lui e la sua missione.