• Non ci sono risultati.

specifici che l’obiettivo già in sé contiene. I tipi, livelli, significati simbolici, gradi di profondità del termine vocazione sono già gradi, livelli, simboli del progetto di animazione vocazionale.

4) Lo studio dello specifico della Scuola e CFP in ordine alla convocazione e ancor prima dell’evangelizzazione. Il superamento del concetto di catechista come cappellano porta con sé la necessità di riflettere sul fatto che lo specifico scolastico (la classe) e del CFP (il laboratorio) sono essi stessi luogo di evan- gelizzazione e di convocazione, non solo nei contenuti da far passare, che è an- cora intellettualismo, ma proprio nel modo di fare scuola e FP.

ILE

Il lavoro come Ispettoria è partito dalla relazione di don F. Marcoccio, in parti- colare nella parte finale, in cui si sofferma su un aspetto particolarmente rilevante per il lavoro vocazionale a livello locale:

La “Compagnia” divenne il lievito dell’Oratorio. Don Bosco ne fu molto contento. E volle che fosse trapiantata in ogni opera salesiana che nasceva, perché anche lì fosse un centro di ragazzi impegnati e di future vocazioni salesiane e sacerdotali.

Nelle quattro pagine di consigli che don Bosco diede a Michele Rua che andava a fon- dare la prima casa salesiana fuori Torino, a Mirabello, si leggono queste due righe: “Pro- cura d’iniziare la Società dell’Immacolata Concezione, ma ne sarai soltanto promotore e non direttore; considera tal cosa come opera dei giovani”.

In ogni opera salesiana un gruppo di ragazzi impegnati, denominato come crediamo più opportuno, ma fotocopia dell’antica “Compagnia dell’Immacolata”! Non sarà questo il segreto che don Bosco ci confida per far nuovamente germinare vocazioni salesiane e sa- cerdotali? (ACG 404, 37-39).

Dalla mia esperienza nella scuola mi sono accorto che oltre a curare un gruppo aposto- lico (i 12) che cresce nella fede, s’impegna nel servizio per gli altri e collabora al fianco dei salesiani e dei docenti/formatori nel rendere educativo l’ambiente, c’è bisogno di un’attenzione specifica per la “Compagnia dell’Immacolata”, nello schema proposto e identificato con i 3. Come Gesù ha proposto a Pietro, Giacomo e Giovanni alcune espe- rienze privilegiate come la Trasfigurazione e la preghiera nell’orto del Getzemani, come Domenico Savio ha intuito che tra i compagni c’era bisogno che qualcuno si facesse ca- rico degli altri, curasse di più la vita spirituale, avesse una filiale e forte devozione ma- riana, così bisogna avere una cura particolare e delle proposte adeguate per quei giovani che nei nostri ambienti manifestano una maggiore sensibilità spirituale. Questo è il gruppo di ricerca locale che diventa il bacino privilegiato per la nascita e lo sviluppo delle vocazioni alla vita consacrata. Costoro sono anche i giovani da invitare ai GR ispet- toriali.

In particolare, alla luce dell’ultimo periodo della citazione, ci siamo chiesti cosa si fa, cosa si vorrebbe fare e cosa troviamo di problematico nella gestione e animazione del “gruppo dei tre”.

Il lavoro pare interessante, anche perché la Consulta Vocazionale Ispettoriale e l’Ufficio nazionale Vocazioni si sta interrogando esattamente sui cammini locali di animazione vocazionale.

Il dibattito è interessante, e coinvolge tutte le realtà presenti.

Le conclusioni e le priorità che si decide di assumere come realtà ispettoriale sono le seguenti:

1. dare vigore all’animazione dei GR locali per fasce d’età;

2. incrementare l’attenzione alle Scuole Secondarie di I grado, come fascia di età in cui nasce la mozione fondamentale circa le scelte vocazionali future; 3. dare maggiore tempo e attenzione all’accompagnamento personale.

IME

1) Scuole dell’IME: Napoli Vomero, Napoli Don Bosco; Caserta; Taranto; Sove- rato; Albania e Kosovo (Scutari, Tirana, Pristina); Elementari, medie e supe- riori. Centri di Formazione Professionale: Cerignola, Bari.

2) L’orizzonte dell’azione educativo-pastorale è quello dell’animazione, dove animatori, docenti e ragazzi sono coinvolti in esperienze e itinerari formativi. Si avverte l’assenza di una comunità salesiana presente e coinvolta nei pro- cessi e nelle proposte di animazione.

3) Sul versante specifico scolastico si tenta una particolare attenzione a:

- selezione dei contenuti delle singole discipline in ordine ad un progetto si- gnificativamente formativo;

- attivazione di modalità didattiche e di apprendimento cooperativo;

- attenzione agli alunni in modo personale per accompagnare i più dotati e sostenere chi presentasse carenze formative;

- scelta attenta dei libri di testo;

- valutazione degli allievi attenta più ai processi che non ai livelli di cono- scenza.

Alcuni scambi di opinione sul tema della programmazione pastorale: – ambiente della casa salesiana, curato come luogo, spazio e clima religioso; – i gruppi di interesse;

– le attività formative, artistiche e ricreative;

– itinerari ben pensati, sperimentati e strutturati secondo le situazioni.

INE

L’Ispettoria INE, riguardo la priorità e le scelte da fare per vivere la capacità di convocare nella Scuola e nella Formazione Professionale, si sta orientando secondo le linee qui indicate.

1. I direttori e animatori pastorali facciano riferimento al Progetto Educativo Pa- storale Salesiano, in particolare ai due progetti ivi inseriti: Animazione Voca- zionale e Piano di Animazione Vocazionale ispettoriale. Allo stesso tempo si faccia riferimento al Progetto Vocazionale per Italia e Medio Oriente “Darei la vita”, soprattutto riguardo l’impostazione teologico-pastorale.

2. Un aspetto che merita attenzione per favorire una cultura vocazionale nella Scuola e nei Centri di Formazione Professionale è il clima di comunità creato e vissuto dalla comunità salesiana e quindi dalla comunità educativo pastorale (CEP) attorno alla Verità che è Cristo. La qualità delle relazioni è la premessa indispensabile per un’animazione vocazionale significativa.

3. Un punto di non ritorno su cui insistere è la presenza in mezzo ai ragazzi, lo stare. Questo aspetto, declinato nella capacità di relazione con i giovani, attra- verso le esperienze di comunità, la conoscenza personale di ciascuno, il coin- volgimento nella missione, è una caratteristica salesiana che più di altre per- mette ai giovani di conoscere da vicino la vita salesiana.

4. Una carta da giocare per un’animazione vocazionale efficace è don Bosco. Si tratta di puntare sul “Padre e maestro dei giovani”, di farlo conoscere e apprez- zare dai giovani i quali, quasi spontaneamente, entrano in sintonia con lui. La missione salesiana è, quindi, anche capacità di coinvolgimento nel carisma sa- lesiano.

ISI: condivisione e orientamento

1. Catechista ed equipe pastorale. Le due scuole più grandi (Palermo - Ranchi- bile e Catania - Cibali) hanno un modello simile, che fa riferimento al cate- chista e all’equipe pastorali. Anche se va rinforzato il ruolo e i dinamismi del- l’equipe pastorale. Nei Centri di Formazione Professionale questo settore è molto differenziato e, in qualche caso, curato con poche energie. È necessario definire in ogni Centro il modello di riferimento e rafforzare la qualità degli in- terventi in questo settore.

2. CEP: rafforzare la coesione, la formazione e il coinvolgimento dei vari do- centi/formatori nell’attualizzazione della cultura vocazionale, anche per ri- spondere al nuovo contesto sociologico, alla nuova mentalità e alla nuova prassi pastorale. Ogni Centro si impegni maggiormente a definire il piano di formazione per i propri docenti/formatori attraverso momenti collegiali e mo- menti a gruppi (nuovi docenti, docenti che insegnano determinate materie, do- centi che hanno determinati ruoli e responsabilità, per es. tutor o coordinatori della fede …).

3. Valorizzare l’apporto della didattica e delle varie materie scolastiche per una reale cultura vocazionale. Proponiamo a don Frisoli di attivare una colla- borazione con il centro nazionale CNOS/Scuola e CNOS-FAP e con i centri

studi italiani per poter realizzare sussidi e piani formativi attraverso i quali aiu- tare i docenti a dare un taglio più efficace e più salesiano all’insegnamento delle differenti materie: arte, letteratura, storia-filosofia, lingue straniere (la- tino, greco, inglese), materie scientifiche. Riteniamo che lasciare questo com- pito ai singoli docenti sia particolarmente difficile e poco efficace. Crediamo, invece, che lo studio di alcuni esperti e un successivo coinvolgimento di alcuni docenti per verificare la fattibilità della proposta formativa, sia la strada ideale. 4. Migliorare la cura dell’ambiente, la quantità e la qualità delle attività extra-

didattiche da realizzare nei centri locali per avviare una maggiore cultura vo-

cazionale.

5. Rafforzare i legami con le famiglie dei nostri alunni, creando momenti di con- divisione e di formazione educativa ed evangelizzatrice.

MOR

Nel 2007 abbiamo elaborato un sussidio per la pastorale vocazionale nel MOR, inoltre abbiamo potenziato i campi vocazionali con vari sussidi, l’esperienza “vieni e vedi”, la figura del catechista

Però non è facile fare un progetto unico per la pastorale vocazionale nelle scuole dell’Ispettoria Medio Oriente. Perché? Nell’Ispettoria MOR ci sono 13 co- munità, in 7 paesi, con 4 lingue1 (Arabo, Ebraico, Turco, Persiano) e 3 religioni,

con una varietà dei riti cristiani2. Linee operative

Per essere animatori vocazionali, occorre avere un’identità chiara. Purtroppo l’identità salesiana nel MOR, in certi ambienti scolastici, è poco evidente, perciò si propongono i seguenti punti:

1. diffondere la spiritualità salesiana e mettere in evidenza che i salesiani non sono soltanto professori, ma sono anzitutto religiosi.

2. Corsi di informazione e formazione salesiana3all’inizio dell’anno scolastico e

durante il corso dell’anno, sfruttando anche i giorni di vacanza.

a. Per gli insegnanti: in generale per i cristiani e i musulmani insieme, e in particolare per i cristiani;

b. per gli studenti (Buongiorno, momenti di preghiera, associazionismo, “pro- poste specifiche”, campi vocazionali, accompagnamento personale). 1Nelle comunità si parla italiano.

2La maggioranza dei nostri ragazzi sono di riti orientali, perciò si consiglia per la maggior par- tecipazione di usufruire dei riti locali (ad esempio: Egitto il rito copto, Libano il rito maronita, ecc.).

3L’iniziativa fatta quest’anno (Egitto, Libano, Terra Santa: libretto sui salesiani, Film DB, in- contri formativi per gli studenti e professori, bacheche, ecc.).

3. Creare un ambiente educativo vocazionale (ufficio, cappella, bacheche, li- bretti).

4. Sottolineare la presenza salesiana in mezzo agli studenti (lo stare con loro che permette il dialogo personale).

5. Una certa continuità dell’incarico nella persona del catechista.

6. Organizzare degli incontri di programmazione tra gli incaricati della pastorale a livello zonale e il delegato ispettoriale per la pastorale per mettere in risalto il progetto ispettoriale per l’animazione vocazionale.

7. La testimonianza gioiosa della vocazione salesiana sia a livello personale che comunitario.

Carissimi confratelli, carissimi docenti,

concludiamo questa mattina il Seminario di studio su “La necessità di convo- care”, in attuazione delle linee operative del nucleo terzo del Capitolo Generale 26°. Una di esse (n. 9, CG 26, 68) chiede ad ogni Ispettoria che “assicuri le condi- zioni perché il direttore possa svolgere il ruolo di primo animatore vocazionale e

rafforzi la figura del coordinatore pastorale di ogni opera”.

Questo orientamento operativo se, da un lato, mette in luce la centralità della figura del Direttore, dall’altro, fa esplicito riferimento al coordinatore pastorale come “regista” nella gestione dei processi formativi e di educazione della fede, al- l’interno dell’opera.

Mi sembra che qui troviamo già una prima indicazione affiorata dal lavoro delle due giornate. Il Coordinatore pastorale “coordina” una equipe pastorale con alcuni docenti e formatori laici e coinvolgendo alcuni giovani, specie quelli più disponibili e sensibili. Abbiamo, quindi, ribadito che egli non è il cappellano della scuola che interviene in alcuni momenti “religiosi”, né è l’unico riferimento delle attività formative. Suo compito è “coordinare” una molteplicità di interventi, che toccano trasversalmente le discipline, la didattica, le proposte formative extra di- dattiche, affinché siano orientate verso il “focus” dell’evangelizzazione e della cre- scita di una comunità educativa pastorale che coinvolga “in clima di famiglia, gio- vani e adulti, genitori ed educatori, fino a poter diventare una esperienza di Chiesa, rivelatrice del disegno di Dio” (Cost. 47). Con tali precisazioni prendiamo le di- stanze dal catechista “guru”, e da gestioni pastorali personalistiche.

Nel corso dei lavori del Seminario, è stato opportunamente sottolineato quanto sia decisiva la visibilità e la testimonianza della comunità salesiana e la sua dis- ponibilità all’accoglienza ed alla narrazione.

La relazione di don Miguel Canino Zanoletty ha messo in evidenza l’origina- lità di don Bosco nel promuovere una “cultura vocazionale” nelle sue opere.

1Consigliere Regionale: Italia, Medio Oriente, Albania.

La necessità di convocare nella Scuola