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3. PRECEDENTI COSTRUTTIVI

3.3 L’edilizia antisismica cretese

Lo sviluppo cronologico della cultura cretese si estende dall’ultima fase del neolitico (2900 a.C.) alla fine dell’età del bronzo (1200 a.C.); in particolare, tra il 2000 e il 1200 a.C. fiorì sull’isola di Creta, nel mar Egeo, una splendida civiltà, citata nel poema omerico dell’Iliade, ed oggi documentata grazie ai resti del palazzo di Minosse e delle case della città che vi sorgeva attorno, cioè Cnosso.

3.3.1 L’architettura labirintica

Tra gli affascinanti resti dell’antica civiltà, riportati alla luce dall’archeologo inglese sir Arthur Evans tra il XIX e il XX secolo, risulta interessante analizzare le singolari tessiture murarie, così particolari nella loro configurazione

pluriconnessa. Infatti, la pianta delle pareti murarie della città-palazzo (figura

3.12) è caratterizzata da una stretta ed intricata articolazione tra maglie, indicata anche come multicellulare, talmente innovativa da diventare simbolo di un nuovo stile, il minoico appunto.

Il palazzo di Cnosso, il più grande dei tre che esistevano sull’isola, fu abitazione dei potenti monarchi oltre che di una numerosa collettività e perciò intorno ad un vasto cortile centrale a forma rettangolare, si organizzavano molti ambienti, da quelli adibiti a rappresentanza ai laboratori. Tali ambienti di piccole dimensioni erano collocati secondo una disposizione confusa, senza apparente logica geometrica, rendendo molto complessa la pianta del palazzo che copriva un’area di 20000 m2. Ciò giustifica la denominazione di architettura labirintica ed è collegato alla leggenda del labirinto costruito da Dedalo, su commissione del re Minosse, per rinchiudervi il Minotauro, ucciso poi dall’eroe Teseo che, entrato nel labirinto, ne uscì per mezzo del filo fornitogli da Arianna, figlia di Minosse.

LEGENDA

1. cortile occidentale 2. cortile centrale 3. ingresso sud 4. sala a pilastri

5. corridoio delle processioni 6. portico meridionale

7. scalinata al primo piano

8. sala del trono 9. santuario tripartito

10. scala per gli appartamenti reali 11. sala della doppia ascia

12. megaron della regina 13. bagno della regina 14. area teatrale 15. case esterne

Dal punto strutturale si trattava di un sistema pesante mentre dal punto di vista costruttivo, l’esame dei reperti archeologici ha messo in evidenza come la muratura veniva già concepita alla pari di un sistema le cui qualità derivavano non solo dalla bontà dei materiali costituenti, ma anche da come essi venivano organizzati e collaboravano tra loro. Infatti, la muratura della città-palazzo era costituita assemblando blocchi lapidei di roccia calcarea o gessosa e rispettava

Figura 3.12 :pianta del palazzo di Cnosso, isola di Creta, XVII sec a.C. (Adorno, 1986)

regole precise di buona fattura. Per esempio, le pietre erano disposte in modo che ce ne fossero alcune trasversali, cioè con il lato più lungo orientato secondo la normale alla parete, e non tutte con il lato maggiore parallelo allo sviluppo longitudinale del muro. Inoltre, la pluriconnessione delle pareti era tale che i setti si incrociassero sempre ad angolo retto, formando fitte reti di maglie rettangolari, in modo da conferire al sistema la capacità di far fronte a severe sollecitazioni dinamiche. Anche oggi, si usano sezioni pluriconnesse nelle navi, nelle travi portanti di forte luce, nelle ali e nelle fusoliere degli aerei, per conferire maggiore resistenza nei confronti delle azioni dinamiche quali l’effetto delle onde, le turbolenze dell’aria e il passaggio dei treni. Analogamente, gli edifici e le murature di Creta dovevano resistere alle forti sollecitazioni sismiche che colpivano frequentemente l’isola, comportando crolli e distruzioni dalla cui esperienza si formò una classe di costruttori capaci di realizzare edifici con caratteristiche che oggi sarebbero chiamate antisismiche.

Da osservare anche la presenza di elementi di collegamento realizzati in legno che attraversano i grossi blocchi di pietra costituenti i muri di Cnosso. Questi perni in legno non avevano la sola funzione di collegare i vari blocchi, ma anche quella di conferire plasticità a tutto la compagine muraria. Infatti, con la sua capacità di resistere a sforzi oltre al propri limite, adattandosi alle grandi deformazioni senza fratturarsi, il legno sopperiva alla fragilità della muratura che, costituita da blocchi lapidei di gesso, non riusciva a superare senza rompersi le violenti scosse che il suolo trasmetteva all’interno dell’ossatura muraria.

3.3.2 Le colonne minoiche

Le colonne che sostenevano gli architravi, forse in legno, erano rastremate verso il basso, cioè erano state sagomate in modo da restringersi dall’alto verso il basso, come si può notare nelle figure 3.13 e 3.14. Questa conformazione non era né casuale né nata da motivi estetici, anzi anche essa si può annoverare come una tra le tecniche antisismiche. Infatti, le oscillazioni ondulatorie dovute al sisma hanno minor presa sul pilastro se questo, invece di incastrarvisi con una larga base, vi si

appoggia come un sottile puntello. Si può ipotizzare come un’anticipazione di quel vincolo a cerniera, oggi usato con frequenza nelle strutture moderne.

3.3.3 Le fondazioni

Infine, merita attenta osservazione la tecnica con cui vennero realizzate le fondazioni del palazzo che, costruito su di un colle, era a più piani. I costruttori cretesi prepararono il piano di appoggio, spargendovi sopra uno strato di ghiaia e sabbia sciolta, al fine di livellare le irregolarità del terreno e realizzare un letto deformabile per smorzare le vibrazioni sismiche del suolo. Infatti, la frequenza

fondamentale dell’edificio, così come quelle del suolo, sono proporzionali alla

rigidezza, come si può notare dalla seguente formula che permette di calcolare il

periodo proprio di vibrazione di una struttura in funzione della sua massa m e

rigidezza k : k m T 2 Essendo: 2 T : periodo

Figura 3.13: interno del palazzo di Cnosso, isola di Creta, XVII sec a.C.

(Bussagli, 2003) Figura 3.14: entrata settentrionale del palazzo

di Cnosso, isola di Creta, XVII sec a.C. (Bussagli, 2003)

f m k 2 : pulsazione T f 1 : frequenza

Quindi, la frequenza propria, che è inversamente proporzionale al periodo, sarà alta per banchi rocciosi e basse per suoli soffici, che per tale motivo svolgono la funzione di allontanarla dagli alti valori di frequenza fondamentale dell’input sismico. Ciò è un notevole beneficio, poiché l’ampiezza della risposta dinamica di un edificio ad una sollecitazione, dipende dal rapporto tra la frequenza fondamentale dell’input e quella propria della struttura. Tanto più le due frequenze sono vicine, tanto più la risposta è amplificata e qualora i due valori coincidessero si avrebbe il catastrofico fenomeno della risonanza.

Si può considerare tale soluzione tecnica come l’antenato dei moderni isolatori

sismici, cioè apparecchi realizzati in gomma o con molle di acciaio che, posti

sotto l’edificio, ammortizzano i colpi inferti dal terremoto. Alcuni di essi dono riportati nelle immagini 3.15, 3.16, 3.17:

Essi trasformano l’intera struttura in un oscillatore semplice, cioè un sistema ad un grado di libertà e, essendo molto flessibili alla traslazione laterale, concentrano la deformazione su di essi ed innalzano il periodo proprio di vibrazione del sistema T , abbassando così la frequenza f.