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9.1 Il romanico

Il termine “romanico” è stato coniato da due studiosi francesi dell’Ottocento, per indicare il movimento artistico europeo che si sviluppò tra l’XI e il XII secolo, istituendo un parallelo con la tradizione romanza, di derivazione romana, in contrapposizione con la natura germanica dell’architettura “gotica”, dei due secoli successivi.

Sebbene filtrato attraverso i monumenti della rinascita carolingia, già dal nome si intuisce la grande influenza esercitata dalla tradizione costruttiva del mondo romano, di cui venne ripreso soprattutto l’arco a tutto sesto, usato per collegare il complesso sistema di colonne e pilastri alternati. D’altro canto è necessario ricordare che la definizione di romanico non è del tutto esatta, poiché tale stile non si diffuse solamente nei popoli di matrice culturale romana, ma anche nei territori popolati dai germani, riuniti tutti insieme sotto l’impero franco.

Da ricordare anche che il romanico francese e italiano ebbe caratteri architettonici molto differenti a seconda della regioni in cui sviluppò, poiché le lotte per il potere tra i vari stati, il papa e l’imperatore non consentirono la nascita di uno stile unitario, come invece si ebbe in Inghilterra, sotto il forte dominio dei normanni.

9.1.1 Le chiese

Lo stile romanico si presenta come sobrio e severo, con chiese e monasteri simili a fortezze dagli spessi muri, volte a difendere i principi cristiani durante un’epoca di disordini politici e di decadenza sociale. Le finestre rimpicciolite, le decorazioni ridotte ai minimi termini e la pietra priva di rivestimenti rendono la costruzione estremamente semplificata e la struttura ben visibile. Ad esempio, il

capitello romanico, privo di ornamenti, era realizzato con dadi che mostravano

palesemente la propria funzione di punto d’incontro tra i sostegni (le colonne) e il peso gravante della copertura (la volta).

Le chiese romaniche sono ad impianto basilicale, il cui spazio è definito dal modulo quadrato della campata che stabilisce le proporzioni della navata principale, delle navatelle, del transetto, del nartece e dell’atrio, se presente. Per quanto riguarda l’esterno, rispetto alle precedenti basiliche, vi è la trasformazione della zona absidale, arricchita dal coro e da più absidi, e la presenza di una torre di crociera all’intersezione tra navata e transetto.

La facciata, decorata in alcuni casi con il rosone, che insieme agli archetti pensili (o beccatelli) costituiscono i pochi elementi di abbellimento presenti, può essere di diverse tipologie:

1. monofastigata (o a capanna semplice) dotata di un tetto a due spioventi; 2. monocuspidata (o a capanna composita) con la zona centrale,

corrispondente alla navata centrale, più alta rispetto alle parti laterali; 3. a due torri, poste agli estremi della facciata.

Le prime due tipologie si sono diffuse in Italia e nel sud della Francia, mentre l’ultima, antecedente della facciata gotica, si è diffusa nella Francia Settentrionale, in Germania e in Spagna.

Per quanto riguarda l’interno, che in parte è stato riprodotto in figura 9.1, il matroneo, nato come loggiato interno, posto sopra le navate laterali e riservato alle donne, viene trasformato con il passare del tempo nel triforio cieco, con fini puramente decorativi e sormontato dal piano illuminato del cleristorio.

Le coperture sono di fattura lignea o in mattoni e, al posto del tetto piano tipico della basilica paleocristiana, si fa largamente uso delle volte sopratutto a botte, ma anche a crociera.

9.1.2 Basilica di Sant’Ambrogio

Figura 9.2: esterno della basilica di Sant’Ambrogio, Milano, XI-XII secolo

La basilica ambrosiana è di notevole importanza, in quanto riassume tutte le caratteristiche del romanico appena elencate, tra cui la facciata a capanna, la decorazione sobria con beccatelli, l’uso dell’arco a tutto sesto e la presenza del matroneo.

Come si vede dall’immagine 9.3, possiede una pianta articolata in tre navate absidate senza transetto, di cui la maggiore è il doppio rispetto alle laterali, e un interno preceduto da un quadriportico antistante che, escludendo le absidi, ne riprende esattamente le dimensioni. Lungo il perimetro sono predisposti dei contrafforti che fuoriescono dalle pareti e si distinguono tra quelli che svolgono la funzione di sostenere la spinta delle volte a crociera del quadriportico e delle navate laterali e quelli, molto più grandi, che assorbono l’azione maggiore esercitata anche dalle volte a crociera della navata centrale.

La maggiore differenza rispetto alle basiliche paleocristiane, dotate di un tetto piano o a capriate lignee, è la copertura composta da volte a crociera, realizzate in pietra e cotto, materiali che evidenziano i costoloni e i 4 archi posti al di sopra dei lati delle campate quadrangolari.

I pilastri sono polistili, in quanto costituiti da un pilastro centrale (a base quadrata) e da 4 semi-colonne (a base circolare) accostate in modo da formare un fascio; analogamente ai contrafforti esterni, anche i pilastri si dividono tra quelli più aggettanti che sostengono anche la campata centrale, e quelli più piccoli che sorreggono solo il peso proveniente dalla copertura delle navate laterali.

Rispetto alle ricche basiliche bizantine della vicina Ravenna, i materiali utilizzati, cioè pietra e mattone, sono molto più poveri e privi di decorazioni. Il motivo di tale scelta è

molteplice e non si esaurisce con il minore costo e la maggiore disponibilità di tale materia prima, ma risiede anche nella razionale volontà di evidenziare lo schema statico dell’edificio. Infatti, la pietra, con l’alternanza del cotto, è stata

Figura 9.4: pilastro polistilo dell’atrio (foto di Dall’Orto)

usata per costruire le membrature portanti, mentre il mattone, intonacato o meno, per gli elementi senza alcuna funzione strutturale.

9.1.3. Le volte su nervature a crociera

È necessario ricordare che la basilica di Sant’Ambrogio, fondata nel IV secolo, fu ricostruita in stile imperiale nel 1080, ma la copertura venne realizzata solamente dopo il terremoto verificatosi nel 1117; tale datazione è di notevole importanza, poiché permette di annoverare le grandi volte costolonate a crociera della navata, tra i primi esempi del genere in tutta Europa. Questo primato conferma come nel sistema spingente romanico fu l’adozione delle volte a botte a essere usuale mentre, come si vedrà in seguito, le coperture a crociera divennero tipiche del sistema gotico, differenziandosi dalle milanesi poiché impostate sull’arco a sesto acuto e non sull’arco a tutto sesto.

La volta a crociera, che nasce dall’intersezione di due volte a botte, era nota fin dall’antichità romana, come dimostrato dai corridoi interni del Colosseo, coperti da volte oltre che a botte anche a crociera, spesso costolonate, in opus caementitium. I sapienti romani, quindi, avevano già intuito il grande vantaggio tecnico di tali coperture che, a differenza della volta a botte, in cui i pesi vengono scaricati in maniera continuativa lungo le due pareti longitudinali di sostegno, scaricano le azioni puntualmente nei 4 angoli, come si nota dalla fig. 9.5. Il carico viene trasmesso ai 4 punti grazie ai costoloni, cioè due archi che si incrociano lungo le due diagonali e concentrano su di sé tutti gli sforzi, assolvendo da ogni compito resistente i 4 triangoli, chiamati vele, che completano la copertura.