2.1 Il contesto nordico
2.1.5 L’impulso teorico di Karl Wolfgang Deutsch 26
Karl Deutsch è un pensatore chiave per la definizione di “Security Community”. Il valore aggiunto rispetto ad altre riflessioni molto schiacciate sul contesto strategico è l’avere messo in evidenza la rilevanza delle relazioni fra gli Stati in termini di interazioni fra le loro società e la natura delle loro politiche. Il concetto di sovranità è visto quindi come un superamento di una rigida distinzione tra politica interna ed estera.
All’interno della comunità pluralistica di sicurezza si sviluppa una reale garanzia reciproca che i propri membri non si combatteranno fra loro, ma troveranno altre vie di gestire le conflittualità, creando così un’aspettativa di lungo periodo di cambiamenti pacifici27. In questo spaccato, le istituzioni comuni, oltre
che le stratificazioni sociali, hanno un ruolo determinante. Accanto a questi due elementi, Deutsch pone anche la compatibilità dei maggiori valori e la capacità di rispondere ai bisogni di altri attori28. La base valoriale si riferisce soprattutto alla solidarietà, allo stato di diritto e alla costruzione del consenso. Per Clive Archer i valori individuati da Deutsch sono la base per far passare questa regione da una zona di pace stabile agli inizi del novecento a una comunità di sicurezza dopo la seconda guerra mondiale29.
Il tipo di relazioni necessarie per arrivare alla costruzione di una comunità di sicurezza possiamo definirla anche come “pace stabile”. In accordo con Magnus
26 Karl Wolfgang Deutsch (1912 – 1992), scienziato sociale e politico americano di origine Ceca, è
conosciuto per l’uso innovativo di metodi quantitativi, di modelli di pensiero e di analisi di sistemi formali nelle scienze sociali e politiche, e, in particolare, negli studi sulla guerra e sulla pace, sulla comunicazione, sull’integrazione politica e sulla cooperazione. Deutsch dedica a quelle che definisce “security communities”, e ai processi d’integrazione politica, questa sua volontà e capacità di sviluppare nuovi concetti che portavano a intuizioni su nodi socio‐politici fondamentali. Lavora anche per collegare la teoria con prove sistematiche, e preferibilmente quantitative. Deutsch è eletto presidente dellʹAmerican Political Science Association nel 1969, della
Political Science Association di scienza nel 1976 e della Society for General Systems Research nel 1983. Dal 1977 al 1988 è direttore dell’International Institute of Comparative Social Research presso il Science Center di Berlino. Oltre a tutto ciò, Karl Deutsch è ricordato per il sua forte impegno politico e di studi unito a una robusta passione morale. 27 Deutsch, Karl, cit., 1957, p. 5. 28 Ivi, p. 65. 29 Joenniemi, Pertti, Archer, Clive. (cur.i), cit., p. 18.
Ericson, la pace stabile è definita come il gradino precedente necessario per arrivare a formare una comunità di sicurezza30. Il concetto di pace stabile (“stable
peace”), in realtà, come rileva lo stesso Ericson, è stato introdotto da Kenneth Boulding31, che è, come abbiamo visto, uno dei fondatori della peace research.
Un altro concetto utilizzato è quello di “sicurezza pacifica” (peaceful security)32,
che presenta la regione come un sistema di sicurezza che enfatizza la nonviolenza, la cooperazione attraverso le differenze e meno gli approcci violenti di politica internazionale. Tale visione vuole comprendere sia il modello d’integrazione regionale del Nordic Nexus, sia il modello di sicurezza regionale del Nordic Balance (visti in precedenza). L’obiettivo è tenere insieme pace, sicurezza, prosperità e libertà.
Un ulteriore elemento che va introdotto in questo scacchiere, è la democrazia: quale ruolo gioca in chiave di mantenimento della pace? È un elemento decisivo, ma non sufficiente, marginale, o da dare per sottinteso? In Deutsch non è affrontato direttamente come una possibile variabile e sembra sia preso per assodato che avere la democrazia in comune possa facilitare la formazione di istituzioni comuni. In Kacowitz, invece, la democrazia è considerata, anche se anche questo autore trova come punto cardine le aspettative di cambiamenti pacifici che sono maturate nel tempo all’interno della regione33.
Per fare un esempio concreto, consideriamo il caso delle relazioni tra due grandi democrazie scandinave, Svezia e Norvegia. Per Ericson, la democrazia in questi paesi è a volte fonte di conflitto, altre volte fonte di cooperazione34. Con
l’introduzione da parte dello Stortinget (il parlamento) del principio del “parlamentarismo” e di numerose conseguenti limitazioni alla monarchia, si crea qualche contrasto all’interno dell’unione con la crescente parte norvegese. Dal
30 Ericson, Magnus, “The Case of Norway and Sweden”, in Joenniemi, P., Archer, C. (cur.i), ibidem, p. 24. 31 Boulding, Kenneth, Stable Peace, University of Texas Press, Austin & London, 1978. 32 Solheim, Bruce Olav, cit., 1994, p. 4. 33 Kacowicz, Arie M., cit. 34 Ericson, Magnus, “The Case of Norway and Sweden”, in Joenniemi, P., Archer, C. (cur.i), op. cit., p. 33.
1905, con l’indipendenza della Norvegia, il processo di democratizzazione svedese ha un’influenza positiva sulla relazione fra i due Stati. 2.1.6 Il ruolo degli Stati Uniti nel secondo dopoguerra Partendo dal famoso concetto di “contenimento” teorizzata da Kennan35, che fa
da sfondo ad almeno tutta l’impostazione politica statunitense della prima parte della Guerra Fredda, potremmo definire l’atteggiamento degli Stati Uniti verso il
Norden come un “contenimento controllato”36.
Fino agli anni cinquanta, gli Stati Uniti non sembrano interessati alla regione nordica, ma da quegli anni l’apporto strategico dell’area aumenta notevolmente per i piani di dispiegamento delle testate nucleari. Dall’inizio della guerra in Corea, infatti, è inaugurata la politica di “difesa dell’emisfero” che fa della Groenlandia e dell’Islanda un punto d’appoggio tra l’America e l’Europa. È infatti determinante precedere i sovietici nel controllo di questi paesi. La presenza di missili avrebbe potuto garantire, per la loro posizione, una pronta risposta a determinati attacchi sovietici via aria. Un altro passaggio strategico dell’area è la costa nord della Norvegia, che avrebbe potuto completare la linea marittima di sicurezza della Nato e l’importanza era confermata dalle capacità strategico‐ militari espresse dall’Unione Sovietica nella Penisola di Kola, base di sottomarini nucleari e considerata una delle aree più militarizzate al mondo. Anche gli accordi tra Finlandia e Unione Sovietica hanno messo in allarme gli Stati Uniti.
A tutto ciò si aggiunge che la politica di neutralità sulla sponda americana dell’Atlantico è percepita come neutralismo, cioè come un’attitudine psicologica di non voler collaborare con gli Usa37. In particolare, Svezia e Finlandia sono viste
come Stati che derivano la propria visione di sicurezza dai piani Nato, ma che poi 35 Kennan, George F. (Mr. X), “The Sources of Soviet Conduct”, Foreign Affairs, n. 4, vol. 25, 1947. 36 Solheim, Bruce Olav, cit., 1994, p. 6. 37 Ivi, p. 10. Le fonti a cui fa riferimento l’autore sono report scritti nel 1955 dalla Casa Bianca sulla neutralità in Europa.
si comportano da freerider. I sentimenti di neutralismo, comunque, attraversano trasversalmente tutti i paesi del Norden, sia per senso di appartenenza a una comunità, sia per comunanza di interessi in ambito strategico. Ma il rapporto degli Stati Uniti può essere considerato anche come diversamente ponderato nei confronti dei vari paesi nordici.
La Norvegia aderisce alla Nato fin dagli anni cinquanta e per questo non può che essere considerata un alleato fedele. In effetti, questo paese è inserito anche nei piani di early warning38, e gioca un ruolo d’influenza importante per l’adesione al
Patto Atlantico di Islanda e Danimarca. Per quanto riguarda la Svezia, benché sia “non allineata”, il suo ruolo è basilare per gli Usa nel contenere la presenza sovietica nella regione. La posizione della Danimarca, invece, è rilevante per il controllo della Groenlandia, oltre che per la sua posizione di “chiusura” del Mar Baltico, che potrebbe evitare l’uscita di sottomarini sovietici da questo mare. Con riferimento alla Finlandia, va innanzitutto considerato che questo paese confina direttamente e ampiamente con l’Unione Sovietica ed è stata anche parte della Russia. Nella prospettiva americana, l’equidistanza finlandese non è inizialmente molto apprezzata, ma in un secondo momento l’amministrazione statunitense ha modo di comprendere le necessità economiche della Finlandia e, in chiave di sicurezza internazionale, finisce per non considerare negativamente questa scelta. L’Islanda, invece, è incoraggiata a rimanere un partner attivo della Nato, in quanto la sua posizione strategica è molto importante in chiave atlantica, benché l’isola si presenti ostile sia da un punto di vista meteorologico, che da quello territoriale39.
Nel complesso, quindi, si può notare come da parte statunitense nessun paese nordico è stato lasciato fuori dai piani di sicurezza. 38 Ivi, p. 11. 39 Ivi, p. 14.