Lewis Fry Richardson (1881‐1953), di famiglia quacchera, laureato in fisica e psicologia, è uno dei più famosi meteorologi del suo tempo74. Lavorava al Metereological Office a Newcastle, ma dal 1916 fino alla fine della prima guerra
mondiale è trasferito con il Friend’s Ambulance Unit in Francia75. L’ambiente
quacchero nel quale Richardson è cresciuto lo forma a un profondo pacifismo, maturato anche nelle scelte personali, come l’obiezione di coscienza durante la
71 Sorokin, Pitirim, Social and Cultural Dynamics, Vol. 3, American Book Company, New York, 1937. 72 Geller, Daniel S., “Towar a Scientific Theory of War”, in Diehl, Paul Francis, The Scourge of War:
New Extensions on an Old Problem, University of Michigan Press, Ann Arbor, 2004.
73 Johnston, Barry V., cit., 1989.
74 Richardson lavora al miglioramento delle previsioni del tempo attraverso diversi modelli
matematici. Tra le sue prime opere più importanti ricordiamo Weather Prediction by Numerical
Process, pubblicato nel 1922. Gli studi di questo autore hanno dato origine anche al Numero di
Richardson, ancora utilizzato per varie applicazioni matematiche.
prima guerra mondiale, decisione che gli creerà problemi anche in ambito accademico. Inoltre, la combinazione di fattori rilevanti come l’esperienza personale della guerra76, le conoscenze matematiche e il crescente interesse nel
nuovo campo della psicologia, lo guidano nel suo eclettico percorso alla ricerca delle cause della guerra77. Negli anni venti prende la seconda laurea in psicologia,
dottorandosi poi nel 1929, e negli anni trenta sviluppa il suo modello di proliferazione degli armamenti. In precedenza, nel 1919, aveva scritto la sua prima opera importante sulla guerra, The Mathematical Psychology of War, stampata in trecento copie a sue spese78, ma è proprio dagli anni trenta che ha dedicato la
maggior parte dei suoi studi ai conflitti79.
Durante la seconda guerra mondiale decide di ritirarsi dal compito di principale del Paisley Technical College per impegnarsi a tempo pieno alle analisi dei conflitti, pubblicando anche una serie di articoli in vari giornali scientifici. Le sue due opere principali in questo ambito sono Arms and Insecurity80 e Statistics of Deadly Quarrels81, precedute nel 1939 dall’importante supplemento monografico Generalized Foreign Politics82. Questi lavori sono presentati al “Collegio Invisibile”,
gruppo cresciuto intorno a Kenneth Boulding e a sua moglie Elise, dove diventano importanti testi di riferimento. Anatol Rapoport scrive una presentazione della teoria sulla guerra di Richardson e, nel 1960, sono pubblicati entrambi i lavori83.
Il risultato immediato, e probabilmente più importante, di queste due opere è dimostrare la possibilità di ricercare le cause delle guerre e della proliferazione
76 Richardson aveva perso anche due cognati durante la prima guerra mondiale. 77 Eckhardt, William, Pioneers of Peace Research, Taylor & Francis, London, 1983. 78 Richardson, Lewis Fry, Mathematical Psychology of War, W. Hunt, 1919.
79 Vasquez, John A., Henehan, Marie T., The Scientific Study of Peace and War: A Text Reader,
Lexington Books, 1999.
80 Richardson, Lewis Fry, Arms and Insecurity, pubblicato dal’autore nel 1949, poi postumo da
Boxwood Press, Pittsburgh, 1960.
81 Richardson, Lewis Fry, Statistics of Deadly Quarrels, Atlantic Books, Steven & Sons Limited, 1950. 82 Richardson, Lewis Fry, ʺGeneralized Foreign Politics. A Study in Group Psychologyʺ, in The
British Journal of Psychology, supplemento monografico n. 23, Cambridge University Press, giugno,
1939. È possible ritrovare il testo in Sutherland, Ian (cur.), Collected Papers of Lewis Fry Richardson (vol. 2), Cambridge University Press, Cambridge, 1993, pp. 251‐349.
degli armamenti con metodi scientifici, limitando il più possibile l’influenza delle convinzioni personali del ricercatore. Richardson comprende che ci sono molte opinioni sulla guerra, sulle cause e sui modi di prevenirla, ma ci sono pochi tentativi di sottostare tali opinioni a verifiche per riscontrarne la correttezza. Così opera per raccogliere statistiche per centinaia di “deadly quarrels” tra il 1820 e il 194984. Questo lavoro serve come banca dati per vagliare molti dei più diffusi
luoghi comuni e tentare di traslarli in ipotesi statistiche. Gran parte di essi si rivelano però infondati e gli studi quantitativi successivi gli danno conferma in questo. Tra le correlazioni trovate, le attinenze principali trovate sono tre. Primo, i grandi poteri sono più coinvolti in guerre degli altri. Secondo, vi è un rapporto diretto tra il numero dei confini di uno Stato e numero di guerre. Infine, più uno Stato possiede armamenti, in proporzione alla sua grandezza, più alto è il numero di conflitti nel quale è coinvolto. Su quest’ultimo punto, conferma quindi la tesi di Woodrow Wolson che l’eccessivo aumento degli armamenti in chiave difensiva avrebbe portato alla rovina degli stessi Stati85. In seguito − analizzando le
caratteristiche degli Stati − rileva che l’omogeneità nella cultura, nella lingua e nella religione non sono sufficienti a evitare conflitti fra loro. L’influenza di alcuni aspetti culturali all’interno di una civiltà, invece, può essere rilevante per un calo dei conflitti violenti. Questo si vede, per esempio, nelle analisi di Richardson sul ciclo delle guerra, quando riscontra che in Cina, negli “anni buoni cinesi” (220‐618 d.C.), durante i quali sono stati abbandonati gli insegnamenti di Confucio, aumentarono le guerre86. Con la stessa impostazione metodologica che aveva
utilizzato in Arms and Insecurity, formula ipotesi variabili sulla proliferazione degli armamenti sulla base di equazioni differenziali e di teorie della probabilità, cercando di verificarle a confronto con alcuni studi di caso. In questo è un autentico “pioniere” ed è seguito negli anni successivi da molti studiosi87.
84 Ashford, Oliver M., cit., 1985.
85 Greffenius, Steven, The Logic of Conflict: Making War and Peace in the Middle East, M.E. Sharpe,
New York, 1993.
86 Richardson, Lewis Fry, cit., 1960. 87 Ashford, Oliver M., cit., 1985.
In termini convenzionali, Richardson è positivista, anche se più sofisticato che molti degli scienziati sociali a lui contemporanei88. Infatti, lavora molto per non
permettere che le sue convinzioni influenzino i risultati, considerando questa come la maggior debolezza del pacifismo a lui contemporaneo.
La ricerca di Richardson è quindi definita come “negativa”, in quanto non va oltre le analisi empiriche, tralasciando il lato critico e l’aspetto di valutazione e progettazione89. Gran parte della ricerca successiva sulla pace vede dei limiti in
questa scelta di Richardson90 e definisce se stessa come value oriented91. Ciò è da
ricollegare anche alla sua assenza dalla comunità scientifica delle relazioni internazionali o di altre discipline politologiche e, per questo, passano vari anni prima che il suo lavoro sia studiato da storici e politologi92. La valorizzazione degli
eclettici studi di Richardson sono intrapresi grazie soprattutto alla nascente comunità statunitense di ricerca sulla pace e conflitti93.