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Partendo dalla differenza tra innovazioni radicali e innovazioni incremen-tali, questo stream di ricerca, condotto dal Center for Social Innovation dell’università di Stanford, parte dallo studio del rapporto tra conoscenza pregressa e capacità dirompente di una innovazione (Ettlie, Bridges e O’keefe, 1984). Nella prima editor note della rivista Stanford Social

Innova-tion Review la SI è stata definita come “un processo di invenzione, di soste-gno e attuazione di nuove soluzioni a bisogni sociali […] eliminando confini e avviando un processo di mediazione e dialogo tra pubblico, privato e set-tore non-profit” (SIR 2003). Secondo questa scuola di pensiero, quando di

discute di SI si fa riferimento a “qualsiasi nuova soluzione a un bisogno

so-ciale migliore rispetto alle soluzioni precedenti (cioè, più efficaci, efficienti o sostenibili), per la quale il valore creato (in termini di benefici) si matura a favore della società nel suo insieme piuttosto che a favore di singoli indi-vidui” (Phills et al., 2009). La SI è vettore di novità e produce miglioramenti

nel contesto nella quale nasce, e si evolve in relazioni alle contingenze del periodo storico. Una innovazione è sociale se in grado di cambiare il sistema, se è in grado di modificare permanentemente le percezioni, i comportamenti e le strutture che in precedenza hanno dato luogo a queste sfide (Centre for Social Innovation, 2008).

Questo tipo di cambiamenti è possibile se si cambiano la prospettiva e il ruolo degli attori: il ruolo di regolatore, di supporter, di finanziatore o realiz-zatore cambia in funzione del tipo di esigenza sociale che il progetto tende a soddisfare (Phills et al., 2009).

La novità percepita dell’idea da parte di un individuo determina la sua reazione ad esso. Questo significa che una SI non deve necessariamente es-sere nuova per sé, ma piuttosto, deve eses-sere una novità nel territorio, settore o campo di azione nella quale viene implementata (Caulier-Grice et al. 2012). Se l’idea sembra nuovo per l’individuo, è una novità Una innovazione sociale parte, quindi, da paradigmi preesistenti cercando però di trovare di-scontinuità a tali modelli con l’obiettivo di individuare soluzioni migliorative rispetto a quelle precedentemente in vigore.

È sempre complicato uscire da schemi collaudati (soprattutto se si parte da un paradigma preesistente), come allo stesso tempo, ogni qualvolta si pro-pone un nuovo paradigma è difficile comprendere le novità e permetterne la diffusione (Rogers, 1983). Lo sviluppo di un progetto di SI nasce dall’esi-genza di trovare una soluzione ad un problema ancora non risolto. La condi-zione iniziale senza solucondi-zione influenza negativamente la capacità di indivi-duare soluzioni innovative da parte degli attori promotori di un processo di SI. Partendo da questo presupposto Christensen introduce il concetto di In-novazione Catalitica (Christensen et al., 2006) come forma di inIn-novazione che sfida le organizzazioni ad offrire soluzioni più semplici nei confronti di porzioni di domanda non ancora soddisfatta (underserved groups).

Le innovazioni catalitiche nascono al fine di favorire cambiamenti sociali replicabili e scalabili. Applicando il concetto dell’innovazione catalitica alla SI si possono distinguere due tipologie di SI: una prima tipologia che ri-guarda la ricerca di soluzioni a problemi non ancora risolti (o risolti con un livello di performance molto basso) oppure soluzioni a problemi emergenti nuovi per favorire la nascita di un nuovo paradigma innovativo (Hochgerner e Howaldt, 2012; 2010). In linea con questa posizione, si interpreta la

defi-nizione del OECD (Organisation for Economic Co-operation and

Deve-lopment) per la quale una innovazione è definita sociale se riguarda il

soddi-sfacimento di un bisogno finora non soddisfatto dal mercato, oppure se ri-guarda il soddisfacimento di un bisogno nuovo, permettendo l’inserimento di nuovi individui (o categorie di questi precedentemente escluse) all’interno della catena di produzione (OECD, 2010). L’inclusione di categorie di sog-getti svantaggiati o il soddisfacimento di domande non ancora soddisfatte diventa l’obiettivo primario della SI, come strumento di sviluppo economico e sociale. Dato però che, come in precedenza elaborato, ogni nuovo para-digma richiede ingenti sforzi di disseminazione, ne consegue che, in molti casi, le innovazioni catalitiche non sono offerte da grandi organizzazioni

in-cumbent, ma sono sviluppate da nuove imprese, spesso startup innovative

che, oltre a proporre un prodotto/servizio nuovo sono alla ricerca di un busi-ness model scalabile e replicabile.

La vera sfida di un progetto di SI diventa quindi quello di sorpassare i limiti della path-dependence (Moulaert et al., 2005), ossia della possibilità che una serie di attori, in un determinato contesto, non riescano spontaneamente a mo-dificare una situazione di equilibrio (David, 2000) senza un intervento in grado di modificare lo status quo attuale a causa “dell’accumulazione di conoscenze

e abilità con le quali l’individuo contribuisce al processo di produzione di ric-chezza in un determinato contesto sociale e comunitario” (Guida e Maiolini,

2013 p. 60). La SI è vista come lo sviluppo pratico e la realizzazione di nuovi prodotti, servizi e programmi che soddisfano le esigenze sociali (Caulier-Grice

et al., 2012). Una descrizione dei bisogni insoddisfatti o delle sfide sociali

ir-risolte è un filo conduttore in molte definizioni.

Una vera innovazione sociale è in grado di cambiare il sistema – altera in modo permanente le percezioni, i comportamenti e le strutture che in prece-denza hanno dato origine alla ricerca di soluzioni alternative a quelle esistenti (Caulier-Grice et al., 2012). Pertanto, un’innovazione sociale avviene quando un gruppo di attori cambia il loro modo di operare e questo porta a un evidente miglioramento delle condizioni del gruppo stesso (Neumeier, 2012).

Le principali caratteristiche della SI sono le differenze rispetto alle pratiche precedenti, il modo in cui avviene la loro diffusione, e gli effetti che hanno a lungo termine sulla società. Dall’innovazione sociale, come movimento, pos-sono nascere nuove opportunità imprenditoriali (Marra et al., 2015) che, grazie all’applicazione dei concetti dell’innovazione catalitica possono dare luogo a nuovi servizi erogati da nuove imprese, attraverso un modello di business so-stenibile e scalabile. In questa direzione si colloca la definizione proposta all’interno del progetto di ricerca europeo TEPSIE secondo cui “le innovazioni

sociali sono nuove soluzioni (prodotti, servizi, modelli, mercati, processi, ecc.) in grado di soddisfare un bisogno sociale (in modo più efficace rispetto alle

soluzioni esistenti) attraverso relazioni nuove (o migliorate) e lo sfruttamento innovativo di beni e risorse” (Caulier-Grice et al., 2012, p. 18). Questo tipo di

soluzioni è implementabile grazie all’utilizzo di tecnologie ICT abilitanti (Eggers e McMillan, 2013), che facilitano la creazione di nuovi modelli di business (Millard e Carpenter, 2014).

Tab. 1.2 L’Innovazione Sociale come cambiamento sistemico

Tematiche Definizione Autore

Innovazione radicale Vs innovazione incrementale

Rapporto tra conoscenza pregressa e capacità dirompente di una innova-zione

Ettlie, Bridges, e O’keefe (1984) Modificare lo status

quo Sorpassare i limiti della path-depen-dence Moulaert et al (2005) Innovazione

Catali-tica

Forma di innovazione che sfida le or-ganizzazioni ad offrire soluzioni più semplici nei confronti di porzioni di domanda non ancora soddisfatta

Christensen et al. (2006)

Cambiare il sistema

Modificare le percezioni, i comporta-menti e le strutture che in precedenza hanno dato luogo a queste sfide

Centre for Social In-novation, (2008)

Impatto collettivo

Soluzione migliore rispetto a quelle precedenti, per la quale il valore creato si matura a favore della società, nel suo insieme, piuttosto che a favore di singoli individui

Phills et al. (2009)

Paradigma innovativo

Ricerca di soluzioni a problemi non ancora risolti, oppure soluzioni a pro-blemi emergenti

Hochgerner e Ho-waldt (2012

Novità relativa

Una SI non deve necessariamente es-sere nuova per sé, ma piuttosto, deve essere una novità nel territorio, settore o campo di azione nella quale viene implementata

Caulier-Grice et al. (2012)