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L’interpretazione delle indagini storico-documenta rie

Definizione di una metodologia compatibile per il rilievo integrato e l’analisi multidisciplinare

2.5 L’interpretazione delle indagini storico-documenta rie

La ricerca storica […] è il frutto di una combinazione, mai misurabile, di fattori per così dire, oggettivi, quali la quan- tità e la natura delle fonti disponibili o il livello delle cono- scenze di fatto raggiunte dalla storiografia, e di atteggia- menti soggettivi riconducibili alla mentalità, alle conoscen- ze, alla lettura della documentazione da parte del singolo studioso26.

Le linee guida che hanno determinato il processo di ricerca riguardante lo studio dei documenti sono risultate dalla de- finizione di una serie di considerazioni teoriche che si sono strutturate durante il corso degli studi.

In generale le scienze archivistiche si prefiggono di fornire strumenti essenziali sia di ordine storico, sia di ordine me- todologico, sia di ordine critico, necessari ad assicurare una piena conoscenza della gestione e della tutela del patrimo- nio archivistico e librario. Tale scienza ha la finalità di orga- nizzare, riordinare, inventariare e gestire gli archivi pubblici e privati e al fine della catalogazione e valorizzazione del materiale librario e documentaristico.

Nel caso specifico si è operato un percorso conoscitivo fi- nalizzato al recupero di informazioni sull’architettura della casa madre della comunità monastica nell’intero arco stori- co di sviluppo.

All’interno di tale complessità, si devono considerare le in- numerevoli opportunità di documentazione diretta (lavori edilizi, pagamenti a costruttori, …) o indirette (descrizio- ni nelle cronache monastiche, atti inerenti a decisioni prese nei Capitoli monastici, …), attraverso citazioni occasionali, ecc..

Inoltre è da considerare la non immediata reperibilità dell’ampia documentazione presente e distribuita in mol- teplici siti, infatti per questa ricerca sono stati consultati principalmente i regesti archivistici presenti all’eremo e al monastero di Camaldoli, all’Archivio di Stato di Firenze, all’Archivio di Stato di Arezzo, alla Biblioteca Nazionale di Firenze, alla Biblioteca Rilliana di Poppi, in Soprintendenza ai beni architettonici e ambientali di Arezzo.

Per comprendere le metodologie e le forme di documentazio- ne finalizzate alla ricerca e all’ordinamento di frammenti, di testimonianze e di immagini sull’architettura, si devono defi- nire i campi di ricerca in cui poter trarre informazioni all’in-

terno dell’ampia composizione di fonti documentarie raccol- te e prodotte su tutto ciò che riguarda i monaci camaldolesi. L’architettura nella produzione documentaria antica viene quasi esclusivamente menzionata sotto forma di domus, abi- tazione e contenitore generico di tutte le funzioni necessarie alla protezione del monaco, nessun altro dettaglio descritti- vo era considerato pertinente o utile a descriverla.

I documenti che trattano dell’architettura tendenzialmente vanno rintracciati attraverso indicazioni riscontrate in segui- to a particolari eventi traumatici, ad esempio incendi e suc- cessive intenzioni di ricostruzione, o a seguito di particolari eventi legati ad episodi liturgici, ad esempio consacrazione di altari o di chiese.

Tuttavia, queste informazioni trattano dell’architettura nel suo complesso e non si definiscono destinazioni funzionali degli ambienti presenti, si soffermano ben poco sui partico- lari architettonici, sottovalutati rispetto al loro inserimento in un sistema di riferimenti simbolici27.

Le informazioni ricavate dall’ampia documentazione an- dranno opportunamente filtrate dal superfluo, anche se si dovrebbe considerare che niente è superfluo e che qualsiasi tipo di appunto proveniente dalla storia abbia in un certo qual modo contribuito a formare una informazione condi- zionante.

Il fine ultimo è quello di costruire un ampio apparato di file (appunti) che va a formare un personale catalogo delle noti- zie e delle opere consultate.

Dunque, alla sostanziosa ricerca di tipo “tradizionale”, ef- fettuata nei vari archivi e biblioteche si è successivamente affiancato la consultazione di cataloghi di ricerca sul web. La ricerca on-line permette di ampliare e di facilitare l’ac- cesso alla consultazione e lo studio di molta documentazio- ne. Tali archivi digitali rappresentano una risorsa partico- larmente preziosa ma, nella struttura intrinseca del sistema di archiviazione, presentano alcune problematiche da tenere in considerazione: la difficile reperibilità del documento originale (la fonte) per l’assenza della digitalizzazione, o per l’impossibilità di consultare la produzione storiografica completa di un determinato argomento. Infatti questi archivi digitali sono regolamentati dalla concessione della norma- tiva sul copyright, risultano dunque accessibili alcuni testi scritti oltre 50 anni fa, alla quale non corrisponde l’accessi- bilità ad una bibliografia recente, tale condizione rende l’in- dagine telematica incompleta degli aggiornamenti prodotti da studi di recente realizzazione.

Definizione di una metodologia compatibile per il rilievo integrato e l’analisi multidisciplinare

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77 Per una generale trattazione del tema di ricerca inerente alla

comprensione degli apparati documentari si descrive, som- mariamente, le linee guida e gli obiettivi che competono a questa disciplina. Nello studio della documentazione stori- ca è necessario comprendere e “immergersi” nel contesto in cui si va ad inserire la ricerca, comprendere il periodo storico da un punto di vista politico, sociale ed economico, contestualizzando le ricerche nel sistema globale in cui il documento e la persona che lo ha prodotto si inseriscono. Nella stessa misura risulta importante la comprensione del- la tecnica con cui è stato prodotto il documento, cioè per la comprensione delle tipologie di linguaggi utilizzati, la definizione delle tecniche di scrittura e la definizione delle tecniche narrative. La ricerca è guidata dalla consultazione della fonte: il documento originale è necessario per esclude- re le frequenti contaminazioni e interpretazione che si sono accumulate nelle varie epoche, tuttavia è necessario anche individuare la bibliografia che tratta dell’argomento di inte- resse, per poter costituire la conoscenza sulle considerazioni fatte da altri studiosi e per poter strutturare un pensiero cri- tico su quest’ultimi, infine anche per evitare ripetizioni di teorie già trattate.

Quindi, in generale, il risultato è l’elaborazione di teorie ri-

guardanti l’esplicitazione dell’interpretazione critica di al- cune produzioni letterarie, di interazione tra personaggi, o per comprendere ciò che quel documento ha suscitato nel tempo in cui è stato prodotto, infine per ipotizzare l’influen- za che ha portato a condizionare i successori. La sintesi fi- nale della ricerca è esplicitata in un “prodotto” erudito in cui tutto il ragionamento dovrà essere condiviso e supportato da riferimenti estrattati dalle fonti e riferimenti tratti da citazio- ni di argomenti trattati nella bibliografia.

Questa procedura, eccessivamente semplificata, necessita di ulteriori specifiche nella comprensione delle letture della singola fonte storica. Dagli scambi di opinioni durante la formazione di un personale pensiero critico e teorico del- la ricerca oggetto di studi, mi è stato portato all’attenzione la considerazione che nella fonte storica esiste un “enjeu” (posta in gioco), che determina un range di incertezza nella presa di coscienza del dato relativo alla notizia ricavata. Il parallelo è assolutamente immediato con la teoria degli er- rori nella disciplina del rilievo architettonico28.

L’ “enjeu” della fonte storica è condizionata soprattutto da- gli aspetti culturali di colui che narra e descrive l’evento e dalle consuetudini del periodo storico in cui si esegue la documentazione.

La variazione delle tecniche e dei supporti grafici dedicati a preservare la memoria storica dei monaci. In alto documento manoscritto del Quattrocento in latino su pergamena, al centro documento manoscritto di fine Ottocento, in basso documento manoscritto di metà Novecento. A destra documento a stampa in latino di metà Cinquecento.

Gli aspetti culturali del narratore dipendono da fattori di provenienza familiari e di ceto sociale, dipendono da co- noscenze esplicitamente personali derivante da studi di particolari argomenti e testi, più in generale dipendono dai fattori di istruzione proprie della persona scrivente. In so- stanza la descrizione di un ambiente e della sua funzione può essere stata concepita diversamente da come la inten- diamo correntemente, i fattori che determinano la diffor- mità della descrizione possono dipendere da un’inadegua- ta conoscenza delle tecniche costruttive architettoniche o per semplificare la descrizione.

L’altra immagine forviante che viene spesso utilizzata per descrivere le fabbriche architettoniche, sta nella ide- alizzazione della divulgazione di messaggi da trasmettere idealmente al lettore. Paesaggi ideali e opere di superba

grandezza sono un esempio di ciò che veniva costruito e “fantasticato” attorno alla reale condizione fisica. Soven- te viene accostata all’immagine delle fabbriche l’aspetto ideale e fantastico con lo scopo di donare al testo e, con- seguentemente ai monaci e alla comunità, un’atmosfera di particolare vigore artistico e spirituale.

L’esercizio di interpretazione del documento dovrà essere molto approfondito e mai scontato, lo studio della docu- mentazione storica non termina con l’individuazione e la trascrizione della notizia, ma procede con un processo ben più complesso.

Attualmente la storiografia dedicata ai camaldolesi, sta ap- portando un’alta quantità di ritrovamenti e di reinterpreta- zioni di numerosi avvenimenti che interessano l’Ordine29, ma che palesano anche una nuova volontà di comprendere e di interpretare la documentazione storica.

[…] la storiografia su Camaldoli sente oggi la necessità di uscire dal piano strettamente giuridico delle strutture di governo per aprirsi alla storia della cultura (Kulturge- schichte), con la convinzione che nel medioevo, special- mente nel primo medioevo, la definizione giuridica di una istituzione passava anche (o soprattutto) per rappresenta- zioni non strettamente giuridiche; che la codificazione del- le esperienze storiche era affidata anche a figure simboli- che. Un ritorno storiografico, quindi, all’autorappresenta- zione, già relegata nel regno del mitico e del leggendario, non per ritornare noi a credere in quei miti e in quelle leggende, ma perché anche quelli furono gli strumenti con cui gli uomini del medioevo cercarono di codificare la re- altà, di formalizzare gli esiti delle dialettiche di potere, di identificare se stessi, di giustificare le loro istituzioni30. Quest’aspetto rappresentativo della scrittura conduce lo scrittore di cronache a palesare con maggior enfasi un par- ticolare argomento, solitamente di carattere spirituale, a seconda del messaggio che egli vuole comunicare. La de- scrizione inerente al rifacimento di un tetto, avrà l’intento di smentire i racconti verbali che circolavano sullo stato di degrado della domus. Se il reale lavoro edilizio fosse la completa sostituzione e ricostruzione del tetto compreso di lavori di ripristino della struttura o la sostituzione di alcu- ne file di laterizi di copertura, non era ritenuto importante. Il messaggio che doveva passare riguardava la rappresen- tazione di un migliore stato dell’edificio.

Dunque si tratta di avvicinarsi all’interpretazione della notizia storica con la cognizione di dover introdurre una Frontespizio della stampa Andrés Muñoz Eremi Camaldulensis

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79 mediazione critica tra la notizia e l’oggettiva esecuzione:

il contrasto tra oggettivo e soggettivo costituisce il focus di tutto il processo di interpretazione storica31.

Il rapporto con il lavoro di ricerca sulle metodologie di rilievo svolto sulle fabbriche di Camaldoli, con le dovute accortezze per la particolarità del tema affrontato, trova punti di contatto con lo storico sia nella pratica generica dello studio sia nell’interpretazione critica del dato analiz- zato. L’approccio alla ricerca è improntato alla lettura ma- teriale del dato derivante dalla individuazione della notizia che tratta dell’architettura, il percorso di analisi tuttavia differisce dalla tradizionale trattazione dello storico nella definizione di un tema specifico e nella spazialità tempora- le dei periodi storici analizzati.

Smentendo in parte ciò che è stato trattato poco sopra, ma calando al meglio un “vestito” pratico a questa ricerca, si opera una riduzione delle informazioni, per quanto possi- bile, all’unicità e all’indipendenza dell’argomento archi- tettonico.

Il complesso architettonico e le documentazioni d’archivio ad esso correlate sono studiate dalla fabbrica di fondazione fino allo stato attuale; rilevandone gran parte dei particola- ri individuati nella ricerca delle informazioni.

L’ampio intervallo temporale delle analisi ha messo in evi- denza l’evoluzione dei differenti modi con cui il narrato- re si prodiga alla descrizione; l’autore del documento si “evolve” soprattutto in termini di espressione del tono nar- rativo. Nella descrizione delle origini si definisce con to- tale reverenza la vita monastica e la condizione spirituale presta il massimo del coinvolgimento della produzione let- teraria, si ha l’assenza di qualsiasi commento personale, se si eccettua i casi in cui si esulta la condizione di austerità e la sensazione di spiritualità del santo luogo. La narrazione cambia fino a raggiungere il rovesciamento apparente del sistema, con racconti rivolti alla cura del dettaglio episo- dico quasi di tipo “giornalistico” della contemporaneità. Le descrizioni indicate nelle cronache monastiche attua- li arrivano alla composizione di brani che trattano di un feedback espressamente personale dell’autore e dei pareri riscontrati dalla comunità anche in riguardo a particolari scelte progettuali e di cantiere.

Nella storia si evidenzia anche una particolare variazione degli attori e degli enti in gioco, questo argomento meri- terebbero un percorso di revisione adatto a comprendere, tra le altre cose, anche la trasformazione del sistema di ge-

stione di alcuni processi decisionali legati a procedimenti burocratici. Si fa riferimento alla contemporanea struttu- razione degli organi di tutela delle strutture edilizie, nella redazione di permessi e controlli su tutti i processi decisio- nali, dall’idea alla costruzione, che mettono in moto una miriade di diverse personalità e competenze che creano complicati sistemi di sviluppo dei cantieri, non sempre a vantaggio della qualità dell’opera. Il confronto con l’affi- damento diretto di maestranze specializzate affiancate dal lavoro manovale della comunità permette ugualmente un controllo della qualità dell’opera, sia nel processo proget- tuale sia nel processo esecutivo.

Le notizie storiche che riguardano le fabbriche architettoniche sono reperibili anche nei vecchi registri contabili, in lettere dattiloscritte e in bibliografie e riviste monastiche.

Note

1. C. G. JuNG, 1997, Il problema dell’inconscio nella psicologia mo-

derna, Einaudi, Torino.

2. C. NorBerG-sChuLz, 1992, Genius Loci. Paesaggio, ambiente, ar-

chitettura, collana Documenti di architettura, Electa, Milano.

3. Ferdinand De Saurisse, linguista e semiologo svizzero tratta della nozione di “lingua” come un’entità costituita dall’unione del concet- to di significato (elemento concettuale di una qualsiasi espressione linguistica, parola o frase) e della sua immagine significante (cioè una forma sonora, o un’immagine, alla quale viene attribuito il si- gnificato)

4. Tra le definizioni del termine “conoscenza” si è scelta la versione ricavata dal web dal sito Wikipedia. Enciclopedia libera e collabo-

rativa.

5. La distinzione spazio carattere fa qui riferimento a quelle teo- rie già espresse da Parrinello che sono riferite alle ideologie di C. Norberg-Schulz in merito al luogo.

6. John Locke: filosofo e medico britannico della seconda metà del Seicento. Locke punta la sua attenzione sull’intelletto dell’uomo, al fine di stabilirne possibilità e limiti. La ragione non si ritiene assolu- ta e infallibile, ma ha dei confini entro cui può esercitarsi che sono rappresentati dall’esperienza.

7. e. MaNdeLLi, u. veLo (a cura di), 2010, Il modello in architettu-

ra. Cultura scientifica e rappresentazione modelli, Alinea editrice,

Firenze; s. BertoCCi, M. BiNi, 2012, Manuale di rilievo architetto-

nico e urbano, De Agostini scuola, Novara, pag. 53; e. PuLiti, 2004,

Conoscere per comunicare, in Firenze architettura 2.2004, pag 8.

8. s. BertoCCi, M. BiNi, 2012, Manuale di rilievo architettonico e

urbano, De Agostini scuola, Novara, pag 51; s. ParriNeLLo, 2007,

The perception of the urban image: mirror of the city, in s. BertoC- Ci, s. ParriNeLLo, From survey to the project: heritage & historical

town centres, edifir, Firenze. pag. 68.

9. M. BiNi, 2004, Approccio al rilievo dei beni architettonici ed am-

bientali, in (a cura di) P. PuMa, La documentazione dei beni architet-

tonici ed ambientali approcci, metodi, prospettive, Saffe, Calenzano

(Firenze). Pag. 9.

10. e. MaNdeLLi, 2010, Presentazioni in (a cura di) s. BertoCCi, s.

ParriNeLLo, Architettura eremitica. Sistemi progettuali e paesaggi

culturali, Monte Senario, Edifir, Firenze. p.p. 12-13.

11. Cfr. f. MartiNez MiNdeGuia, 2004, Limiti e potenzialità del di-

segno, in Disegnare idee immagini, n° 40 Rivista semestrale del Di-

partimento RADAAR, Gangemi editore, Roma. pag. 46.

12. Cfr. M. GaiaNi in r. MiGLiari (a cura di), 2004, Disegno come

modello, Kappa, Roma.

13. P. aLBisiNNi, L. de CarLo (a cura di), 2011, Verso un archivio di-

gitale dell’opera di maestri del XX secolo, Gangemi editore, Roma.

pag. 84.

14. i. CaLviNo, 1996, Le città invisibili, Mondadori, Milano. le città

e la memoria 3. pag. 18,19.

15. Secondo la definizione adottata dall’UNESCO, e formalizzata anche nel manuale edito dallo stesso organismo, “Un document est

un objet qui fournit un renseignement ou une information. C’est le support matériel du savoir et la mémoire de l’humanité”. Un docu-

mento è un oggetto che fornisce un’indicazione oppure un’informa- zione. E’ il supporto materiale del sapere e la memoria dell’umanità. 16. M. BiNi, 2004, Approccio al rilievo dei beni architettonici ed am-

bientali, in (a cura di) P. PuMa, La documentazione dei beni architet-

tonici ed ambientali approcci, metodi, prospettive, Saffe, Calenzano

(Firenze). pag. 10.

17. a. Boato, 2008, L’archeologia in architettura. Misurazioni,

stratigrafie, datazioni, restauro, Marsilio editori, Venezia, pag. 7.

18. s. de Guz, Relazione su: “Alle origini del linguaggio umano”

di Francesco Ferretti.

19. f. eNriques, M. Mazziotti, (a cura di) 1948, Le dottrine di De-

mocrito di Abdera. Testi e commenti, Bologna.

20. C. WuLf, 1977, Le idee dell’antropologia, volume 1, edizione italiana a cura di BorsaNi a., Bruno mondadori editore pag 16. An-

che Arnheim 1954, in r. MiGLiari, 2004, Disegno come modello, Kappa, Roma.

21. i. CaLviNo, 1999, Il castello dei destini incrociati, Mondadori,

Milano.

22. r. MiGLiari (a cura di), 2004, Disegno come modello, Kappa,

Roma. pag 16.

23. r. MiGLiari, 2004, Programma per un corso ideale di Geomtria

descrittiva nell’Anno duecentododicesimo della Repubblica, in r.

MiGLiari (a cura di), Disegno come modello, Kappa, Roma. pag 33.

24. G. PierLuisi, 2004, “Piramidi” o il disegno come traformazione

del visibile, in r. MiGLiari (a cura di), Disegno come modello, Kap- pa, Roma. pag 28.

25. s. BertoCCi, M. BiNi, 2012, Manuale di rilievo architettonico e

urbano, De Agostini scuola, Novara, pag 349.

26. Citazione di G. CheruBiNi, 2000, tratta dall’articolo di a. Brezzi,

Il Casentino nel Medioevo, in (a cura di)L. roMBai, s. stoPaNi, Il

Casentino. Territorio, storia e viaggi, Edizioni Polistampa, Firenze,

pag 131.

27. C. CaBy, 2012, Fonti testuali, fonti iconografiche e topografia

monastica: l’eremo di Camaldoli e il monastero di Fontebuono nel Medioevo, in (a cura di) s. BertoCCi, s. ParriNeLLo, Architettura

eremitica. Sistemi progettuali e paesaggi culturali, Camaldoli, Edi-

fir, Firenze. Pag. 46.

28. Nel rilievo architettonico gli errori nell’acquisizione della misu- ra sono inevitabili e dipendono da una serie di fattori dovuti princi-

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palmente alla tolleranza dello strumento con cui si esegue la misu- razione. Una misura, anche se eseguita correttamente, è una misura

“approssimata” alla precisione dello strumento utilizzato nella mi- surazione. s. BertoCCi, M. BiNi, 2012, Manuale di rilievo architetto-

nico e urbano, De Agostini scuola, Novara, pag 51. Quindi dobbia-

mo cosiderare che la precisione scientifica dei risultati dipende, oltre che dal livello di conoscenza dell’operazione che si sta eseguendo, anche dalla conoscenza della tolleranza dello strumento utilizzato, sia che esso sia uno strumento di misura o che sia un documento. 29. A tal proposito si rimanda soprattutto agli studi eseguiti dalla Professoressa Cécile Caby, dal Professor Pierluigi Licciardello e a Don Ugo Fossa.

30. P. LiCCiardeLLo, I camaldolesi tra unità e pluralità (XI-XII sec.)

istituzioni, modelli, rappresentazioni; in a cura di N. d’aCuNto, Di-

namiche istituzionali delle reti monastiche e canonicali nell’Italia dei secoli X-XII, atti del convegno del Centro Studi Avellaniti, Fonte

Avellana, 29-31 Agosto 2006, Il segno dei Gabrielli editori. Pag 179. 31. e. faLqui, G. PaoLiNeLLi, 2013, Camminare i paesaggi (una

percezione cognitiva per la pianificazione del Paesaggio ed un ap- proccio ermeneutico per l’educazione delle Comunità Locali), in (a

cura di) s. BertoCCi, s. ParriNeLLo, Architettura eremitica. Sistemi

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