“❝Ogni oggetto ed ogni interazione con esso cambia il modo in cui le persone
5.5 L’OGGETTO AFFETTIVO CRESCE CON L’ESPERIENZA
L’oggetto assume un ruolo importante nel momento in cui lo si adotta per più tempo, quando si ha un consumo di esso più lento, ossia quando non è sostituito poco dopo averlo acquistato.
L’economia della società attuale regge sulla capacità de- gli individui di consumare il più possibile. La garanzia di immortalità del sistema consumistico si fonda, infatti, su una sempre più precoce mortalità dei prodotti. Negli og- getti di oggi si è verificata una progressiva ed esponen- ziale diminuzione del valore/tempo assoggettato al loro valore/moda e al rinnovamento tecnologico accelerato (Baudrillard, 1976).
Un tempo, invece, gli oggetti sopravvivevano più a lun- go ed era possibile realizzare quell’attaccamento affettivo che caratterizzava i rapporti con le cose: ora, ciò non è più possibile a causa della produzione in serie degli oggetti. Venuta meno la singolarità dell’oggetto, risulta difficile re- alizzare quel legame affettivo che invitava alla riparazione. questo perchè il tempo permette all’oggetto di assumere significati, di stratificarli e diventare importante per la per- sona: esso cresce di valore con l’esperienza che fa vivere al suo utilizzatore. La sostituibilità imposta dalla società impedisce di sperimentare il “dolore della perdita” e sco- raggia i tentativi di riparazione o mantenimento dell’og- getto. “Il dolore” è sostituito dall’indifferenza e dalla corsa alla sostituzione. Questa modalità consumistica di relazio- ne diventa la sola con cui ci si trova a proprio agio.
Essa, però, rischia di essere proposta anche nei rappor- ti umani tra le persone. Avere una buona relazione con l’oggetto è importante perché tale rapporto porta allo svi- luppo del sè: secondo Seligman, infatti, il sé cresce tra- mite l’associazione tra feedback e azione. Il neonato, ad esempio, impara a collegare qualcosa che riceve con i bisogni che sono stati soddisfatti: quando il bambino ot- tiene il cibo per sfamarsi, il suo sé diviene più forte poiché impara che le sue intenzioni sono utili e vengono realiz- zate. Se ciò avviene per un tempo più esteso e con uno stesso oggetto, ovviamente si creerà un rapporto stretto, di fiducia e di affetto con esso. Gli oggetti nella casa, ad
L’oggetto assu- me importanza nel momento in cui lo si adotta per più tempo L’economia si fonda sul ricam- bio di merci Il tempo strati- fica significati sull’oggetto Il consumismo scoraggia i tenta- tivi di riparazione e di manuten- zione
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Storie di cose
Mostra a cura di Angelika Burstcher e Da- niele Lupo, in cui ventisette designer di di- verse generazioni e provenienti da diverse aree culturali hanno redatto ciascuno la biografia di un oggetto. Le descrizioni ri- costruiscono le varie relazioni e i significa- ti attraversati dagli oggetti nel corso della loro esistenza, ne ripercorrono le tracce e i segni prodotti dal tempo, ne rivelano il va- lore evocativo ed emozionale. Il paesaggio di biografie che ne risulta palesa le diverse aree culturali dei designer coinvolti come anche i diversi sguardi generazionali e le diverse sensibilità progettuali che li carat- terizzano. La mostra racconta come un og- getto acquisisca significato soltanto attra- verso il racconto di chi lo ha vissuto.
http://www.lungomare.org/project/sto- rie-di-cose/
Dammi una cosa a te cara
In questo esperimento Lungomare invita i suoi visitatori a consegnare “cose” che si- gnificano qualcosa per loro, e da cui è dif- ficile separarsi. Per Ruth Geiersberger le cose conservano e comprimono i ricordi. Cercare di separarsi da loro è impossibile e doloroso ed è ciò che ha rivelato l’espe- rimento.
http://www.lungomare.org/project/ dam- mi-una-cosa-a-te-cara/
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esempio, costituiscono un’ecologia simbolica che riflette le intenzioni, contribuendo alla coltivazione della propria individualità: l’oggetto è quindi anche un mezzo per creare la propria identità. L’oggetto della casa segue la persona quotidianamente nelle sue abitudini ed è proprio questo che lo rende potenzialmente adatto a diventare un ogget- to speciale.
Come possiamo vedere nella pagina precedente Lungo- mare ha realizzato degli esperimenti (“Storie di Cose” e “Dammi una cosa a te cara”) per mostrare che il rapporto con le cose, è significativo nelle nostre vite.
Si può infine dire che l’oggetto affettivo cresce con l’espe- rienza perché si crea una stratificazione di significati nel tempo. Esso diventa anche un ricordo.
Lo stesso D. Norman, nel libro “Emotional design” dedica un paragrafo agli oggetti che evocano ricordi ed afferma che occorre tempo per sviluppare sentimenti emotivi veri, di lunga durata poiché essi derivano da interazioni prolun- gate. Sicuramente, aspetto esteriore ed utilità hanno un ruolo importante ma ciò che davvero fa la differenza, per determinare se un oggetto è amato dalla persona, sono le associazioni che si stabiliscono con gli oggetti e i ricordi che questi evocano.
In “The meaning of things”, libro scritto da M. Csikszent- mihalyi e E. Rochberg-Halton, si studia quel che rende gli oggetti speciali: gli autori sono andati nelle abitazioni della gente e hanno intervistato gli abitanti per comprendere la loro relazione con gli oggetti materiali che li circondano. In particolare hanno a chiesto a ciascuno di loro di mostra- re degli oggetti che consideravano “speciali” e, tramite le interviste, hanno poi cercato di capire perché erano tali. È emerso che gli oggetti speciali erano quelli con ricordi o associazioni particolari, quelli che contribuivano ad evo- care una sensazione speciale in chi li possedeva. Tutte le cose citate richiamavano alla mente delle storie in deter- minate occasioni. Perciò si tende ad “attaccarsi” agli og- getti se hanno un’associazione personale significativa e se portano alla mente esperienze confortanti. Ci si affeziona alla relazione, ai significati e ai sentimenti.
L’oggetto è un mezzo per creare la propria identità L’esperienza tra- sforma l’oggetto industriale in oggetto affettivo L’oggetto affetti- vo riflette asso- ciazioni e ricordi della persona “The meaning of things” di M. Csikszentmihalyi e E. Roch- berg-Halton.
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Gli accessori di famiglia, dei nonni o di qualche zio lontano. Li abbiamo tutti in casa. Spesso questi oggetti non sono né belli, né funzionali, né di valore. Eppure non ci sogneremmo mai di buttarli. Perché? Perché ci rievocano un sentimento, o delle sensazioni positive, o altri scenari felici legati ai nostri affetti.
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