• Non ci sono risultati.

EUROPEO E QUELLO STATUNITENSE

5.1.2. L’ OPINIONE EMERGENTE DI J EREMY W ALDRON

In passato, in particolare nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale e appena successivo ad essa, erano per lo più gli studiosi europei a promuovere presso gli omologhi americani il divieto di alcune espressioni di odio. Lo scenario attuale vede, invece, teorici americani richiedere, in più occasioni419, agli studiosi europei di prendere in considerazione

l’abbandono delle loro discipline legislative sulle espressioni di odio. Nel medesimo dibattito americano, si sono, però, levate autorevoli opinioni dissenzienti rispetto alla tradizione liberale protettiva, in senso assoluto, della libertà di parola, prima fra tutte quella del teorico del diritto Jeremy Waldron420.

La tesi di Waldron è volta alla rivisitazione della tradizione costituzionale e giuridica statunitense in tema di hate speech e, nonostante egli stesso sia il primo a sapere di trovarsi davanti all’invalicabile ostacolo rappresentato dal Primo Emendamento della Costituzione, non si arrende nel tentare di catturare l’attenzione sui danni e sugli effetti che tali manifestazioni di odio provocano all’interno della società, in special modo sulle minoranze. Il suo principale obiettivo è quello di valutare se la giurisprudenza americana abbia realmente raggiunto il proprio apice, ossia il miglior approdo possibile in merito alla disciplina di tale fenomeno.

419 WINFIELD, Richard N. 2007. “An Editorial Controversy Metastasizing: Denmark’s Hate Speech Laws”. In Marylin GREENE (a cura di), It’s A Crime How Insult Laws Stifle Press Freedom, Appendix. 1, 301-304. World Press Freedom Committee, il quale ha attribuito la responsabilità per la controversia sorta sulla già citata vicenda delle vignette danesi alle leggi danesi in tema di hate speech e blasfemia. POST, Robert C. 2009.op.

cit.; TEACHOUT, Peter R. 2006. “Making “Holocaust Denial” a Crime: Reflections on European Anti-

Negationist Laws from the Perspective of U.S. Constitutional Experience”. In Vermont Law Review, 30, 3: 655- 692, i quali hanno criticato le leggi adottate negli stati europei per vietare la negazione dell’Olocausto. Nel frattempo, i valori americani in tema di libertà di espressione stanno godendo di particolare sostegno in Europa, almeno tra i populisti di destra come Geert Wilders, che ha chiesto un Primo Emendamento per l’Europa stessa: WILDERS, Geert. 2012. “The First Amendment Is What We Need in Europe”. In Gatestone

Institute, 30.04.2012. http://www.gatestoneinstitute.org/3042/geert-wilders-first-amendmen (ultima visita,

30.05.2017).

420 WALDRON, Jeremy. 2012. The Harm in Hate Speech. Cambridge, MA: Harvard University Press; WALDRON, Jeremy. 2010. “Dignity and Defamation: The Visibility of Hate”. In Harvard Law Review, 123, 7:

In particolare, Waldron nota come, nel dibattito americano, le argomentazioni filosofiche sulle espressioni di odio siano spesso istintive, impulsive e sconsiderate421;

caratteri dovuti, almeno in parte, alla confusione regnante sulla materia e soprattutto sui valori in gioco. Evidenzia, inoltre, che, nonostante l’idea dei crimini fondati sull’odio si incentri necessariamente sulla particolare motivazione che li muove, in molte legislazioni, tra cui quella canadese, l’odio rileva non in quanto movente di determinate azioni, ma come possibile effetto di certe forme di espressione422. Conseguentemente, il vero punto critico

sarebbe rappresentato dalla particolare situazione di disagio sociale, di attacco alla dignità, nella quale verrebbero a trovarsi le persone vulnerabili, attaccate per motivi di razza, etnia, religione o qualsivoglia altro motivo.

Waldron sostiene che la diffamazione scritta conti molto di più di quella manifestata oralmente, dal momento che assume una forma permanente, perpetua, in grado di ledere costantemente nel tempo, di far sentire perennemente a disagio gli individui colpiti, non accettati nel proprio contesto sociale. Su Internet, tra l’altro, come osservato in precedenza, l’espressione di odio diviene immediatamente disponibile in tutto il mondo, e acquisisce altresì il carattere della permanenza. In questa epoca tecnologica, quando un contenuto diffamatorio (che sia audio, video o semplicemente uno scritto) può diventare “virale” e attirare milioni di spettatori, la distinzione proposta tra la parola scritta e parlata si rompe.

Il principale effetto dell’hate speech che interessa maggiormente Waldron è il danno alla dignità, intesa non tanto come un particolare livello di onore e di stima (o autostima), quanto quale diritto fondamentale di una persona ad essere considerata un membro della società in piena regola, come qualcuno la cui appartenenza a un gruppo minoritario non riduca le possibilità di interazione sociale423. L’incitamento all’odio e la diffamazione

avverso le minoranze sono azioni pubbliche, volte a minare un bene altrettanto pubblico, per l’appunto la tutela della dignità all’interno della società. Tale dignità – bene supremo e indissolubile – secondo il pensiero di Waldron deve essere protetta e tutelata anche a fronte di limitazioni alla libertà di espressione.

Criticando tesi avverse di grandi studiosi e filosofi americani come Edwin Baker424 e

Ronald Dworkin425, con l’obiettivo di dimostrare quanto, per la società americana attuale,

sia più opportuna una disciplina dell’hate speech che non ceda all’estremismo liberale,

421 WALDRON, Jeremy. 2012. op. cit., 11. 422 ivi, 35.

423 ivi, 105. 424 ivi, 144-172. 425 ivi, 173-203.

L’INQUADRAMENTO GIURIDICO DELLE ESPRESSIONI DI ODIO IN RETE

129

Waldron ricerca supporto teorico volgendo lo sguardo al passato: sia verso il pensiero illuminista, con il suo principio della tolleranza fra consociati che permette il divieto di espressioni di odio a tutela dell’ordine pubblico e sociale426, sia verso la stessa

giurisprudenza inglese e americana del XVII e XVIII secolo, portata come esempio di quella cultura giuridica, già dunque esistente anche nei sistemi di Common Law, indirizzata verso la repressione di manifestazioni d’odio nei confronti delle minoranze427. Ciò,

nell’auspicio che chiunque abbia a cuore l’integrità di una società ben ordinata e rispettosa dei diritti dei cittadini non ignori il fenomeno in questione e, soprattutto, gli effetti in grado di produrre428.

5.2. L

O SCENARIO GIURIDICO

.

L

A LEGISLAZIONE INTERNAZIONALE E