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L E NUOVE FRONTIERE DELL ’ ODIO ONLINE : DAL WEB 1.0 AL WEB 2

I pregiudizi e i conflitti sociali, e con essi le manifestazioni e le espressioni che ne rappresentano l’estrinsecazione, esistono da lungo tempo, molto probabilmente sin dall’avvento dell’umanità.

L’hate speech online è radicato proprio sul substrato storico-culturale formatosi ben prima dell’origine di Internet e delle nuove tecnologie, le quali hanno senz’altro portato nuovi aspetti di particolare rilevanza e criticità legati ai fattori già in precedenza analizzati.

Come evidenziato, Internet, quale vera e propria rete globalizzata, decentralizzata e interattiva, grazie alle sue caratteristiche tecniche ha permesso il superamento dei confini nazionali, l’abbattimento delle distanze e delle barriere del mondo fisico. Al tempo stesso, però, ha rappresentato un terreno particolarmente fertile per i promotori d’odio, che hanno senza indugi sfruttato le potenzialità di anonimato e l’immediatezza di tale strumento per diffondere le proprie idee estremiste e offensive.

Rispetto all’hate speech tradizionale, quello online presenta alcune evidenti differenze, portate in debito rilievo dall’UNESCO, nel 2015, con il report “Countering Online Hate Speech”171.

In primo luogo, i discorsi d’odio – così come generalmente qualunque contenuto del web – possono essere permanenti e rimanere pubblicamente visibili online per lunghi periodi di tempo, in diversi formati e su più piattaforme, eventualmente collegate tra loro. La stessa architettura della piattaforma interessata influenza il tempo di vita dei messaggi pubblicati: Twitter, ad esempio, attraverso i cosiddetti trending topics, facilita enormemente la rapida e ampia diffusione dei contenuti (compresi quelli di odio) e la loro perdurante visibilità.

Le espressioni, poi, sono itineranti: in caso di rimozione, possono comunque trovare spazio altrove, senza escludere la stessa piattaforma, magari adottando l’utente un nome diverso. Inoltre, la chiusura di un sito non ne impedisce la rapida riapertura attraverso un servizio di web hosting con regole meno severe o tramite il trasferimento in un server

171 GAGLIARDONE, Iginio, GAL, Danit, ALVES, Thiago, MARTINEZ, Gabriela. 2015. Countering Online Hate

Speech. Paris: UNESCO Publishing. http://unesdoc.unesco.org/images/0023/002332/233231e.pdf (ultima

localizzato in un paese più tollerante nei confronti dei discorsi di odio. L’itineranza consente a quei pensieri che non abbiano mai ottenuto attenzione e sostegno di giungere su spazi web dove possono essere visibili al grande pubblico.

Oltre all’anonimato, fattore piuttosto incisivo di cui si è già trattato in precedenza172,

un’ulteriore complicazione è data dalla portata transnazionale di Internet, che invoca l’intervento della cooperazione intergiurisdizionale per l’individuazione di efficaci e condivisi strumenti legali per combattere il fenomeno dell’hate speech online. Allo stato attuale, Internet permette agli estremisti (così come a chiunque) l’accesso a un potenziale pubblico di milioni di persone, in larga parte giovani – e, in quanto tali, malleabili e più ingenui, più facile di quanto non sia mai stato possibile. Consente anche di rintracciare e comunicare, con economicità e semplicità, con altri promotori d’orio in qualunque parte del mondo, per fare apologia e proselitismo, nonché per istruire coloro che intendono manifestare con violenza la propria intolleranza.

In tale contesto, dunque, assistiamo a una capillare e incontrollabile espansione delle espressioni d’odio attraverso le più variegate modalità: la diffusione di propaganda o di teorie cospirative, lo spamming e il trolling, gli scambi di informazioni e di idee, o il coordinamento e la pianificazione di attività ed eventi – ad esempio su social network, gruppi di discussione, listservs e comunità di interesse –, le tecniche di ottimizzazione dei motori di ricerca173, l’usurpazione di nomi di dominio o l’utilizzo di meta-tag ingannevoli, la raccolta di

fondi, l’adozione di condotte offensive e criminali interpersonali – tra le quali devono essere annoverati il cyberbullismo e il cyberstalking. Si è infatti visto che la frequentazione di siti web, blog e comunità online può garantire agli utenti, e dunque anche ai promotori d’odio, l’anonimato (reale o percepito), la possibilità di creare nuove identità con estrema facilità e una rilevante efficacia proselitistica dei messaggi, spesso senza contraddittorio.

Negli ultimi venti anni, si è assistito a una esponenziale crescita di comunità di odio online: dai circa 140 siti di odio del 1996, passando per i circa 6.000 del 2006 e 10.000 del

172 Capitolo 1.8.

173 L’ottimizzazione dei motori di ricerca (Search Engine Optimization - SEO) mira all’aumento, mediante specifiche tecniche e strategie, della visibilità di un sito web, attraverso un migliore posizionamento dello stesso nelle indicizzazioni dei motori di ricerca. Ai nostri fini, tra tali tecniche spiccano senz’altro l’inserimento dei contenuti ritenuti più importanti all’inizio del codice HTML della pagina da indicizzare e l’implementazione dei file robots.txt e sitemap.xml, con l’indicazione, per i crawler dei motori di ricerca, di quali contenuti indicizzare e quali escludere dal processo di indicizzazione.

LE PRINCIPALI FORME DI MANIFESTAZIONE DI ODIO IN RETE: ANALISI DI UN FENOMENO

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2009174, si è giunti a un eccesso di circa 30.000 siti estremisti175. Inesorabilmente, il numero

cresce ogni giorno.

Gli estremisti sono stati tra i primissimi utenti di quella rete di comunicazione elettronica che poi si è evoluta in Internet: nel 1985, ad esempio, ben prima che la maggior parte delle persone avessero mai sentito parlare proprio di Internet, Tom Metzger, il leader della White Aryan Resistance (Resistenza Bianca Ariana), creò un bulletin board system176. Da

allora, la presenza di questi gruppi online è stata sempre molto attiva177. I primi gruppi di

odio riunivano membri del Ku Klux Klan, della Militia, della Jewish Defense League (Lega di Difesa degli Ebrei), nonché gli skinhead, i neonazisti, i negazionisti dell’Olocausto, gli estremisti islamici e i nazionalisti bianchi178. Questi ultimi, in particolare, erano i più radicati

sul web, rappresentati da numerosi siti e intenzionati a creare collegamenti sempre più forti tra gruppi in modo da strutturare una solida rete internazionale179. Spesso, riuscivano ad

aggirare le limitazioni imposte dalle discipline legislative europee sfruttando spazi concessi da Internet Service Provider americani. Non era ancora chiaro, però, da chi fosse effettivamente composta la platea di visitatori e contributori.

Successivamente, gli stessi social networks, su tutti Facebook e Twitter, hanno senz’altro contribuito a tale sviluppo – seppur indirettamente e involontariamente, a causa dell’elevatissima frequentazione da parte degli utenti della Rete – rappresentando un mezzo unico e di ineguagliabile efficacia per la diffusione di idee, l’educazione di altri individui e la mobilitazione di massa per azioni dimostrative e di violenza. Negli ultimi due lustri, la popolarità di quest’ultima tipologia di siti web è aumentata esponenzialmente, attirando un numero straordinario di utenti, dei quali una percentuale piuttosto significativa è costituita da adolescenti: secondo una ricerca svolta nell’ambito del progetto EU Kids Online, circa l’82% dei giovani europei tra i 16 e i 29 anni di età frequenta attivamente un social network, e, nonostante la maggior parte di tali siti preveda come requisito di iscrizione un’età minima

174 SIMON WIESENTHAL CENTER. 2009. Facebook, Youtube+: How Social Media Outlets Impact Digital Terrorism

and Hate. New York, NY: Simon Wiesenthal Center. http://www.wiesenthal.com/atf/cf/%7B54d385e6-

f1b9-4e9f-8e94-890c3e6dd277%7D/LA-RELEASE_2.PDF (ultima visita, 30.05.2017).

175 SIMON WIESENTHAL CENTER. 2015. Digital Terrorism and Hate Report. New York, NY: Simon Wiesenthal Center. http://digitalhate.net/ (ultima visita, 30.05.2017).

176 Riportando la definizione di Wikipedia, un Bulletin Board System “è un computer che utilizza un software per permettere a utenti esterni di connettersi a esso attraverso la linea telefonica, dando la possibilità di utilizzare funzioni di messaggistica e file sharing centralizzato”.

177 GERSTENFELD, Phyllis B., GRANT, Diana R., CHIANG, Chau-Pu. 2003. “Hate Online: A Content Analysis of Extremist Internet Sites”. In Analyses of Social Issues and Public Policy, 3, 1: 29-30.

178 ZICCARDI, Giovanni. op. ult. cit., 71.

di 13 anni, il 38% di bambini di età inferiore possiede già un profilo personale180. Le

percentuali si innalzano sensibilmente nel contesto britannico, dove, secondo una recente ricerca della BBC181, il 96% di ragazzi di età compresa tra i 13 e i 18 anni e il 78% di quelli

aventi un’età inferiore ai 13 anni sono iscritti a siti di social network. In Italia, invece, è stata evidenziata una rilevante crescita della loro frequentazione da parte dei giovani utenti: il 52% ha un’età compresa tra gli 11 e i 12 anni, il 90% tra i 13 e i 14, il 93% tra i 15 e i 16 anni. Inoltre, un terzo dei ragazzi italiani è in contatto con un numero di persone superiore a 100, e il 19% ha oltre 300 amici sui social network182. La tendenza, però, è globale e non

limitata ai soli adolescenti: in Italia, ad esempio, una ricerca svolta da We Are Social ha determinato che circa il 63% di italiani utilizza Internet e il 47% frequenta uno o più social network183.

Gli stessi smartphone, d’altronde, dotati della funzionalità di collegarsi ai più disparati social network, sono sempre più popolari e invogliano a sfruttare tutte le loro peculiarità e funzioni di connettività. Indubbiamente, la disponibilità di questi strumenti porta non solo grandi opportunità, ma anche notevoli rischi, in special modo legati alle nuove fattispecie di hate speech online. Il Consiglio d’Europa ha riconosciuto, nella propria Raccomandazione sulla protezione dei diritti umani in relazione ai servizi di social networking, che i siti di social network hanno “un grande potenziale per promuovere l’esercizio e il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare la libertà di esprimere, creare e scambiare contenuti e idee, e la libertà di riunione”184.

Questi grandi provider di piattaforme e social network acquistano importanza e poteri sempre più rilevanti nella gestione dei contenuti d’odio, diventando – come si vedrà – parte in causa nella loro regolamentazione e selezione. L’attuale panorama dell’hate speech online

180 L

IVINGSTONE, Sonia, ÓLAFSSON, Kjartan, O’NEILL, Brian, DONOSO, Veronica. 2012. “Towards a

better internet for children: findings and recommendations from EU Kids Online to inform the CEO coalition”. In EU Kids Online. London, UK: London School of Economics. http://www.lse.ac.uk/media%40lse/research/EUKidsOnline/EU%20Kids%20III/Reports/EUKidsOnliner eportfortheCEOCoalition.pdf (ultima visita, 30.05.2017).

181 BBC. 2016. http://www.bbc.com/news/education-35524429 (ultima visita, 30.05.2017).

182 MASCHERONI, Giovanna, ÓLAFSSON, Kjartan. 2015. Net Children Go Mobile: il report italiano. Milano: OssCom, Università Cattolica del Sacro Cuore. http://netchildrengomobile.eu/ncgm/wp- content/uploads/2013/07/NCGM-report-IT_FINAL.pdf (ultima visita, 30.05.2017).

183 http://wearesocial.com/it/blog/2016/01/report-digital-social-mobile-in-2016 (ultima visita 30.05.2017).

184 Recommendation CM/Rec(2012)4 of the Committee of Ministers to member States on the protection of human rights with regard to social networking services. http://wcd.coe.int/ViewDoc.jsp?id=1929453, (05.05.2014).

LE PRINCIPALI FORME DI MANIFESTAZIONE DI ODIO IN RETE: ANALISI DI UN FENOMENO

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presenta, dunque, una peculiarità di forte rottura rispetto al passato e, in particolare, agli anni novanta e primi anni duemila.

Le enormi possibilità comunicative offerte – attraverso post pubblicati sui propri o altrui profili personali, messaggistica istantanea e condivisione di opere (musicali, fotografiche, video) – convogliano inevitabilmente molteplici rischi aventi conseguenze reali, che coinvolgono tanto gli adulti quanto i minori.

Nei paragrafi seguenti, per meglio comprendere la portata del fenomeno della manifestazione dell’odio nella Rete e poter affrontare compiutamente le questioni di carattere giuridico, si analizzeranno le principali forme in cui esso si sostanzia: dall’odio politico, razziale e religioso, all’odio interpersonale, in particolare quello rappresentato da cyberbullismo, cyberstalking e condotte offensive a sfondo sessuale.