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L’uso delle sanzioni nel Trattato di Lisbona

2.2 Evoluzione istituzionale dell’azione esterna e dello strumento

2.2.5 L’uso delle sanzioni nel Trattato di Lisbona

Il fallimento del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, nel 2005, non fermò il processo di integrazione. Il Trattato fu ripreso e sostanzialmente riproposto, senza la componente “costituzionale”, bersaglio delle critiche provenienti dagli strati più sensibilmente sovranisti delle popolazioni europee, nel 2007, e venne firmato nel 2008 in Portogallo, a Lisbona. Il primo dicembre 2009 entrò in vigore e con esso le disposizioni

112 Consiglio dell’Unione europea, Guidelines on Implementation and Evaluation of Restrictive Measures

(Sanctions) in the Framework of the EU Common Foreign and Security Policy, 15579/03.

48 sulle relazioni esterne. I principi che ne guidano l’azione sono rimasti praticamente invariati, ma la PESC e la PSDC (Politica di Sicurezza e Difesa Comune viene ribattezzata la PESD introdotta al Consiglio europeo di Colonia del 1999) entrarono a pieno titolo nella infrastruttura di quello che era il primo pilastro. La divisione venne infatti meno e la PESC entrò nelle competenze dell’Unione europea, anche se sul piano decisionale rimase una materia di competenza del Consiglio con l’unanimità. Venne poi definito meglio il principio di coerenza tra gli scopi dell’Unione e quelli da perseguire nell’azione esterna. L’innovazione più grande, almeno per la politica estera, fu l’istituzione di un Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione, che nella Costituzione era un vero e proprio Ministro degli Esteri, che è anche il vicepresidente della Commissione europea. Egli viene poi affiancato dal SEAE (Servizio europeo per l’azione esterna), un organo di ausilio formato in parte da funzionari della Commissione e in parte da personale diplomatico degli Stati, organo con buone prospettive ma affetto da non pochi problemi.114 In generale il Trattato di Lisbona prefigura la PESC “nel senso di un’azione esterna dell’UE più inclusiva, multilaterale e coerente”115 e questo dovrebbe essere visibile anche

nella politica sanzionatoria dell’Unione.

Per quanto riguarda le misure restrittive, non si apprezza nessuna vera innovazione con Lisbona. In questa sede sarà utile però accennare i casi più eclatanti di applicazione dello strumento sanzionatorio fino ad oggi. Come detto sopra, l’Unione europea implementa le sanzioni in due tipi di situazioni: in osservanza di una Risoluzione delle Nazioni Unite e in assenza di questa. Nel primo caso dobbiamo menzionare le sanzioni contro l’Iran e la Nord Corea per la questione della non proliferazione nucleare. Nel secondo, importanti sanzioni autonome sono quelle contro il Myanmar e contro lo Zimbabwe. Il Myanmar ha attirato l’attenzione europea per una serie di continue violazioni dei diritti umani e la reiterata opposizione all’implementazione di strumenti democratici. Le sanzioni contro lo Zimbabwe sono invece relative alla leadership di questo Paese, in particolare al Presidente Mugabe e ai suoi più stretti collaboratori, per le repressioni sui civili per le proteste relative

114 Per approfondire cfr. L. Vai, “Aspettando il SEAE: limiti e potenzialità del Servizio europeo per l’azione

esterna”, in G. Finizio e U. Morelli (a cura di), L’Unione Europea nelle relazioni internazionali, Carocci editore, Roma 2015.

115 Osservatorio di Politica Internazionale (a cura dell’Istituto Affari Internazionali), La politica estera

49 alla riforma agraria del 2000, implementata dal Presidente per indebolire l’opposizione attraverso la confisca di terreni agricoli. Infine, merita la menzione il caso russo, dove l’Unione ha imposto sanzioni internazionali in seguito all’annessione della Crimea e al sostegno dei gruppi separatisti nelle regioni del Donbass ucraino.116

L’analisi di ogni singolo contesto socioeconomico e di ogni singola misura restrittiva non è oggetto di analisi del presente lavoro, ma sarà molto utile analizzare un particolare caso di uso di sanzioni da parte dell’Unione europea, anche se nel quadro delle misure adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

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Capitolo 3

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Le relazioni dell’Occidente con l’Iran si sono intensificate negli ultimi decenni.117 La

rivoluzione islamica ha destituito uno degli alleati più stabili nella regione, alleato soprattutto degli Stati Uniti, e ha cambiato sia i rapporti di forza nel Medio Oriente che la percezione delle minacce in Occidente. La vicenda dell’accordo sul nucleare, il Joint Comprehensive Plan of Action, ha impegnato per anni le cancellerie europee ed americane ed ha impensierito più di uno Stato per quanto riguarda la definizione delle sue clausole. L’Unione europea ha svolto un ruolo attivo nei negoziati, ma il suo contributo non si arresta qui. In questa sede ci occuperemo infatti di capire, attraverso lo studio prima del percorso del nucleare iraniano e poi, nel prossimo capitolo, delle fasi del negoziato e nelle azioni intraprese dall’Unione, quale possa essere stato l’impatto delle misure restrittive

117 Per una tavola cronologica del percorso del nucleare iraniano e delle relazioni diplomatiche con

l’Occidente vedi l’Appendice B di questo elaborato.

Solo nell’arco di questo secolo, l’Iran si è trovato invaso dagli eserciti russo, britannico, ottomano ed iracheno per dodici volte circa, e in entrambe le guerre mondiali è stato occupato da forze straniere, e ciò malgrado si fosse dichiarato, in entrambe le occasioni, strettamente neutrale. Bisogna anche aggiungere che negli ultimi otto anni l’Iran ha dovuto subire due rivoluzioni, due colpi di stato, una guerra civile in piena regola e due dozzine di grosse rivolte a carattere tribale. D’altronde neppure i primi sei anni della dominazione khomeinista sono stati anni pacifici, e non abbiamo ragione di credere che lo stile di vita nazionale, consolidatosi ormai da secoli, si sia irrevocabilmente modificato grazie all’avvento della stabilità divina. L’Iran, pur essendo un paese antico, è ancora una nazione giovane, e possiede ancora tremende riserve d’energia con cui sarebbe in grado sia di costruire che di distruggere.

51 imposte all’Iran dall’UE sui negoziati stessi e se il loro impiego si possa considerare determinante all’interno del fronte sanzionatorio, fronte ampio visto che le sanzioni sono state poste sulla base di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.

Notoriamente la Rivoluzione islamica ha cambiato i rapporti di forza nel Medio Oriente e anche l’influenza esercitabile nell’area dal fronte occidentale. Essendo questo evento uno spartiacque nella storia della regione e rivelandosi utile anche ai fini della nostra ricerca, ci sembra opportuno delineare le principali cause ed eventi che lo hanno caratterizzato.