3.2 Il percorso del nucleare in Iran
3.2.3 La politica nucleare iraniana con Rasfanjani
Gli anni ’90 sono importanti, per la questione del nucleare, soprattutto per il fatto che l’Iran cambia la prospettiva con la quale cerca di raggiungere i propri obiettivi. Il decennio precedente aveva insegnato che provare a procurarsi i materiali in modo legale e con una totale trasparenza non era servito allo scopo, in gran parte per la perenne opposizione degli Stati Uniti. La situazione cambiò appunto nel post-guerra fredda, nel quale l’Iran predilesse gli accordi segreti e pochi discorsi pubblici. Questo atteggiamento, se da un lato si può giustificare per i motivi appena detti, dall’altro non ha fatto altro che intensificare la percezione e i sospetti occidentali che lo Stato mediorientale in realtà volesse procedere alla costruzione di una bomba.193
190 Ibidem.
191 A. H. Cordesman, “Iran and Nuclear Weapons; Background Paper for the Senate Foreign Relations
Committee”, Center for Strategic and International Studies, 24 marzo 2000 Washington, p. 6.
192 Il diossido di uranio è un particolare tipo di uranio più semplice da utilizzare per produrre plutonio rispetto
alla cosìdetta yellow cake, del quale l’Iran aveva già diverse quantità acquistate dal Sud Africa dallo Scià negli anni ’70. Ivi, p. 5.
71 Non essendo riuscito ad ottenere i materiali necessari dai Paesi occidentali il Governo iniziò a considerare delle proposte da parte di altri Stati. In particolare, alcune industrie di Spagna, Argentina, Germania e Italia194 proposero di finire il reattore 1 di Bushehr e di fornire i materiali necessari per completare il progetto della centrale. Nuovamente le pressioni americane contribuirono alla non conclusione degli accordi.195
L’Argentina si impegnò nella formazione di scienziati iraniani nel Centro di Ricerca Jose Balaseiro, oltre alla vendita di uranio per $5.5 milioni. Ci fu anche un accordo per la consegna di tecnologia necessaria a far operare il reattore di Bushehr al 20%, la fornitura di uranio arricchito e la tecnologia di riprocessamento del plutonio.196 Diverse imprese spagnole hanno poi proposto di terminare la centrale nucleare di Bushehr, con l’ENUSA che avrebbe fornito il combustibile.
Dopo aver tentato invano anche in questi casi di ottenere un accordo, l’Iran iniziò ad avvicinarsi alla Cina e all’Unione Sovietica, poi Federazione Russa. Nel 1991 firmò un accordo con la Commissione Scienza, Tecnologia e Industria cinese per la costruzione di un piccolo reattore di ricerca da 27 kilowatt da collocare a Isfahan.197 L’aiuto cinese non avrebbe direttamente consegnato all’Iran la capacità di costruire un’arma nucleare, ma indubbiamente avrebbe fatto avanzare la conoscenza della materia da parte degli scienziati iraniani. Le intese con la Cina proseguirono nel settembre 1992, con la firma di un accordo che avrebbe permesso l’acquisto di due reattori da trecento MW, ma gli Stati Uniti fecero pressioni perché la vendita fosse rinviata. I contatti successivi tra Iran e Cina furono proficui, con tutta una serie di accordi tra il 1995 e il 1997 ma il Presidente Clinton chiese al Primo Ministro Jiang Zemi, durante la visita di quest’ultimo a Washington nell’ottobre 1997, di interrompere la vendita di materiale nucleare all’Iran, anche se legalmente
194 La Ansaldo aveva proposto di costruire otto condensatori di vapore ma l’intervento del Governo italiano
impedì la conclusione dell’accordo. Il motivo che giustificò il fermo era che i materiali erano beni a doppio uso, civile e militare. I condensatori erano di fatto di proprietà della Kraftwerk che li teneva nei depositi dell’Ansaldo da quando non li aveva consegnati per lo scoppio della guerra Iran-Iraq. Per approfondire vedi: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/11/12/bloccato- carico-nucleare-era-diretto-in-iran.html. Consultato il 14.04.2018.
195 M. Sahimi, op. cit. 2004. 196 A. H. Cordesman, op. cit. p. 7.
197 Per approfondire i rapporti sino iraniani vedi: R. Shuey e S. A. Kan, “Chinese Missile and Nuclear
Proliferation: Issues for Congress, Foreign” Affairs and National Defense Division, 1995. Disponibile al link: https://www.globalsecurity.org/wmd/library/report/crs/92-056-1.htm, consultato il 14.04.2018.
72 secondo i principi dell’NPT.198 Nonostante le richieste statunitensi, in gran parte esaudite,
è possibile che in quegli anni la Cina abbia comunque continuato a cedere all’Iran materiali utili alla costruzione degli impianti nucleari.199
I primi rapporti con l’Unione sovietica risalgono alla metà degli anni ’80, quando quest’ultima firmò un contratto con l’Iran per la vendita di due reattori, vendita che poi fallì in seguito ad alcuni disaccordi circa il posizionamento del sito di destinazione.200 I rapporti ripresero tuttavia nel 1994; il 20 novembre la Russia fu d’accordo nel completare la centrale di Bushehr in cambio di $780 milioni (diventati poi $850 milioni). La centrale aveva ancora i due reattori da 1200 MW lasciati incompleti dalla Kraftwerk nel 1976. Il contratto originale prevedeva la fine dei lavori per il 2000, ma dopo successivi rinvii la centrale verrà definitivamente attivata solo nel 2010/2011.201 Il rapporto con la Russia sarà proficuo per il resto degli anni ’90, con un accordo negli anni 1999 per l’acquisto di alcune turbine da un’azienda di San Pietroburgo e la continua formazione degli scienziati iraniani sia in Russia che in Iran da parte di colleghi russi. Tutti questi tentativi dimostrano comunque che l’Iran “seems deeply committed to completing the project regardless of its problems in repaying foreign loans and the exact status of its oil revenues”.202
Per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti, oltre alla già citata azione di boicottaggio dei tentativi iraniani di ottenere il supporto logistico e tecnico che serviva, l’atteggiamento di Washington rimase prevalentemente ostile. Nel 1992 il Congresso varò l’Iran-Iraq Arms Non Proliferation Act, che proibì alle aziende interne ed estere di trasferire materiale a doppio uso che potesse permettere all’Iran di progredire nel settore.203 Nonostante le sanzioni in vigore l’Iran cercò di avvicinarsi al gigante statunitense soprattutto per volere del Presidente Rafsanjani. Il tentativo si palesò in un accordo con una impresa petrolifera, la Conoco, il 6 maggio 1995, con il quale l’Iran cercò di costruire un giacimento petrolifero offshore nel Golfo persico.204 La risposta del
198 A. H. Cordesman, op. cit. p. 9. 199 Ivi, p. 10.
200 Ibidem.
201 Per una disamina approfondita della costruzione di questa centrale vedi:
http://www.nti.org/learn/facilities/184/, consultato il 14.04.2018.
202 A. H. Cordesman, op. cit. p.12.
203 Il testo della legge può essere visionato qui: https://www.congress.gov/bill/102nd-congress/house-
bill/5434/text, consultato il 14.04.2018.
73 Presidente Clinton non si fece attendere, obbligando la Conoco al non ottemperamento dell’accordo e imponendo nuove sanzioni sull’Iran.205 Le nuove sanzioni furono introdotte
con l’Iran-Libya Sanctions Act del 1996. Nel 2006 verrà rinominato Iran Sanctions Act. Con esso si sanzionavano le imprese che avrebbero continuato a commerciare prodotti utili alla ricerca nucleare.206
Nel maggio 1997 l’IAEA adottò un Protocollo Addizionale che permetteva all’Agenzia di procedere a ispezioni con poco preavviso e gli ispettori sarebbero stati muniti di visti di ingresso e di uscita multipli.207 L’Iran firmò il Protocollo nel 2003, entrato in vigore solo parzialmente il 16 gennaio 2016.208
Nel 1999 l’Iran ribadì la propria posizione contraria alle armi di distruzione di massa, rilasciando un comunicato insieme a Re Fahd Bin Abd al-Aziz Al Sa'ud in cui esprimono il desiderio di un Medio Oriente libero da questo tipo di armamenti:
The two sides expressed their support for turning the Middle East into a zone free from weapons of mass destruction, including nuclear weapons, expressing their absolute belief that Israel's policy, based on producing and stockpiling types of weapons of mass destruction and its non-compliance with international laws and treaties poses a real and serious threat to peace and security in the region.209
Come abbiamo accennato le relazioni tra Stati Uniti e Iran non riuscirono neanche in questa decade a raggiungere livelli stabili, e questo nonostante l’apparente impegno del Governo Iraniano. Le vicende all’indomani dell’attacco dell’11 settembre 2001 aiutano a spiegare le iniziative iraniane in questo senso. L’Iran partecipò in modo attivo alla coalizione contro i Talebani in Afghanistan in supporto degli Stati Uniti e contro il terrorismo. Offrirono a Washington l’uso di alcune basi aeree, il supporto necessario per
205 Le sanzioni imposte violavano gli Accordi di Algeri del 1981, con la quale si era posto fine alla presa
degli ostaggi a Teheran. L’accordo prevede infatti, tra le altre cose, che “gli Stati Uniti s’impegnano a seguire d’ora in poi la politica del non intervento, diretto o indiretto, politicamente o militarmente, negli affari interni dell’Iran”. Ovviamente le sanzioni non erano la prima violazione dell’accordo, e non saranno l’ultima. Per approfondire cfr. S. Sepahpour-Ulrich, “Relazioni USA-Iran e l’Accordo di Algeri: violazioni e silenzi”, Global Research, 17 gennaio 2018. Disponibile su: https://aurorasito.wordpress.com/2018/01/18/relazioni-usa-iran-e-laccordo-di-algeri-violazioni-e- silenzi/, consultato il 14.04.2018.
206 Il testo della legge è disponibile qui: https://www.treasury.gov/resource-
center/sanctions/Programs/Documents/isa_1996.pdf, consultato il 14.04.2018.
207 https://www.iaea.org/topics/additional-protocol, consultato il 16.04.2018. 208 https://www.iaea.org/topics/additional-protocol/status, consultato il 16.04.2018.
209 “Saudi, Iranian leaders issue joint statement”, BBC, 19 maggio 1999, disponibile al link:
74 la ricerca e il salvataggio di eventuali piloti dispersi e la fornitura di materiale di intelligence sulle posizioni di alcuni capi di Al-Qaeda.210 Anche dal punto di vista diplomatico Teheran riuscì nell’intento comune a Washington di rimuovere i Talebani dal potere: il supporto iraniano fu infatti decisivo nel raggiungimento dell’Accordo di Bonn con il quale i vari capi Afghani diedero vita ad un Governo condiviso.211
La cooperazione iraniano statunitense per la questione afghana non bastò però a sanare i rapporti tra i due Paesi. Nel discorso alla nazione del 2002 il Presidente George W. Bush etichettò l’Iran, insieme a Iraq e Nord Corea, come asse del male (axis of evil) per la loro azione di sponsorizzazione del terrorismo internazionale e la proliferazione nelle armi di distruzione di massa.212 Un commento della situazione, proveniente da una articolo di Peterson può aiutare a inquadrare meglio le relazioni irano-statunitensi:
But sitting down for talks will require some humility. Washington alleges that Iran is the world's “most active state sponsor of terrorism, “ for supporting Hizbullah in Lebanon, and Hamas and Islamic Jihad in the Palestinian territories. And in Tehran, true believers of the revolution can't count the number of American flags they have burned over the years, or effigies of Bush they have torched. “History is important, but for a new relationship we should forget everything in the past, because those bad events do not help solve the problem,” says Amir Mohebian, political editor of the conservative Resalat newspaper in Tehran. “It has been a cold war between the two countries, and it could be a hot war any moment, so each [side] should try to bury the history.” “I think it is a good opportunity for the US, because the generation of the Iranian revolution and the Iran-Iraq war are showing that they [can] forget all these problems of the past,” says Mr. Maleki, whose brother was killed at the Iran-Iraq front. “All of us – we are ready to forget. We have moved on.”213
I rapporti con l’occidente iniziarono a peggiorare dopo la scoperta che l’Iran aveva attivato in segreto dei programmi di arricchimento dell’uranio in alcune strutture in tutto il territorio, delle quali quella di Natanz è la più rilevante. Alcuni rapporti riguardanti queste strutture iniziarono a circolare già nella metà del 2002, allertando l’IAEA. Nell’agosto 2002 il National Council of Resistance of Iran confermò la notizia in una
210 D. H. Joyner, op. cit. p. 20.
211 Ibidem. Il trattato è invece disponibile qui: http://www.un.org/news/dh/latest/afghan/afghan-agree.htm,
consultato il 16.04.2018.
212 La trascrizione del discorso è disponibile qui:
http://edition.cnn.com/2002/ALLPOLITICS/01/29/bush.speech.txt/, consultato il 16.04.2018.
213 S. Peterson, “Pragmatism may trump zeal as Iran’s power grows”, csmonitor, 7 luglio 2006. Disponibile
75 conferenza stampa a Washington214 e il 9 febbraio 2003 il Presidente Khatami rilasciò una dichiarazione in cui rivelava l’esistenza degli impianti. Pochi giorni dopo, l’IAEA visitò i siti tramite un team composto dallo stesso Direttore Generale El Baradei e altri tecnici; l’Iran fu invitato a rivelare tutti i dettagli del processo di arricchimento dell’uranio entro il 31 ottobre 2003.215
Il 26 febbraio 2003 l’Iran firmò il Codice 3.1 Modificato, che era stato implementato dall’IAEA nel 1992 e chiedeva agli Stati membri di informare il prima possibile l’Agenzia di ogni decisione concernente la creazione di nuove strutture nucleari. Il Governo iniziò ad applicarlo anche prima che il Majles lo ratificasse, ma le sanzioni chieste dagli Stati Uniti nel 2006 nel Consiglio di Sicurezza e appoggiate dagli alleati occidentali ne impedirono la ratifica.216
I successivi sviluppi vedranno l’azione dell’Unione europea in primo piano in un apparente ossimoro tra azione diplomatica per coinvolgere l’Iran nella cornice della cooperazione internazionale e azione sanzionatoria per escluderlo.
214 D. H. Joyner, op. cit. p. 22. 215 M. Sahimi, op. cit. p. 66, 2003 (a).
216M. Sahimi, “Has Iran Violated its Nuclear Safeguards Obligations?”, Tehran Bureau, 27 settembre 2009,
https://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/tehranbureau/2009/09/has-iran-violated-its-nuclear- safeguards-obligations.html, consultato il 18.04.2018.
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