• Non ci sono risultati.

I “buoni cugini” in Sicilia: le alterne vicende di una battaglia non solo per l’indipendenza

II. 4. La carboneria siciliana dopo il Nonimestre

Una volta ristabilito l’ordine in Sicilia, il principe di Cutò, nuovo luogotenente generale, emanava un proclama:

Cessate le convulsioni che taluni spiriti turbolenti, sotto mentito e seducente colore aveano eccitato al solo oggetto d’invadere le proprietà degli onesti cittadini, di soddisfare alle private vendette e di fondare la loro particolare fortuna sulle rovine della quiete pubblica, ed in veduta delle conseguenze fatali che il disordine aveva

318 ASN, Ministero di Polizia, a. 1820-21, fasc. 6. Riportato in ALBERTI, Atti del Parlamento…, vol. I,

cit., pp. 639-645.

319 Su Giuseppe Rosaroll (1775-1825) si veda M. D’AYALA, Biografia di Giuseppe barone Rosaroll, maresciallo di campo napolitano, Canavacciuoli, Napoli, 1848; A. VANNUCCI, I martiri della libertà

italiana dal 1794 al 1848, Milano, Tip. Bortolotti, 1887, pp.197-198; G. PACE GRAVINA, «Tra costituzione siciliana e costitutuzione spagnola la ‘guerra di Sicilia’ del 1820-21 e il processo al generale Rosaroll in «Revista europea de historia de las ideas políticas y de las instituciones públicas», n. 6 (novembre 2013), pp. 157-166; ID., Il codice e la sciabola…, cit., pp. 66-75; LABATE, Un decennio di

carboneria…, vol. I, cit., pp.59-110; F. GUARDIONE, La Sicilia nella rigenerazione politica d’Italia

(1795-1860), Reeber, Palermo, 1912.

320 D’ALESSANDRO GIARRIZZO, La Sicilia dal Vespro…, cit., p. 684. 321 Ibidem, cit., p. 683.

cagionate, si alzò il voto pubblico ad implorare che dalla provvidenza del Re fossero rimarginate le profonde ferite che i sofferti disturbi aveano prodotto nella economia e nella prosperità dello Stato […] Io chiamo dunque le indicate popolazioni a riflettere […] io mi auguro che non più esisteranno i sovvertitori che porranno in cimento la loro patria; né popolazioni così sconsigliate, che senza pro, vorranno cedere ad inqui e perniciosi suggerimenti322.

Duplice era il motivo di preoccupazione: da un lato si temevano nuove sommosse popolari e disordini, che durante il Nonimestre non erano mancati, dall’altro un rafforzamento della carboneria isolana che, come pronosticato dalle autorità napoletane durante il viaggio dell’abate Minichini, una volta diffusa su tutto il territorio avrebbe potuto convergere sulla causa comune dell’indipendenza323. In uno dei documenti rinvenuti a Napoli da Giuseppe Gabrieli si elencavano i principali carbonari siciliani su cui fare affidamento per potere ottenere di nuovo la libertà. Fra i palermitani venivano indicati «Marchese Raddusi, Requejes di Pantelleria, Merlo, Trigoni, marchese Gregorio, messinese dimorante in Palermo; uomini di partito di grande influenza, iniziati alla carboneria»324. Alcuni di loro erano anche fra i principali indipendentisti, quindi non era casuale che a Napoli si cercasse di aprire un canale di comunicazione approfittando della comune appartenenza all’ordine carbonico. Vi era il tentativo di mettere in comunicazione le vendite palermitane con i settari di Marsiglia e di unire il fronte carbonaro, che si era diffuso anche tra il notabilato, alla nobiltà isolana325. Lo scopo era, dunque, quello di traghettare verso la modernità le “antiche resistenze”, attraverso il comune linguaggio della società segreta.

In Sicilia il problema principale dopo il Nonimestre era la necessità di trovare un punto di incontro tra la carboneria palermitana e le vendite catanesi e messinesi, cercando di mediare tra i loro programmi politici. In particolare, in un “Notamento” dei settari palermitani, si riferivano i nomi di coloro che avevano tentato di creare queste relazioni fra le due anime della carboneria isolana326.

322 Il testo completo del proclama del Luogotenente Generale Principe di Cutò è stato pubblicato da

SANSONE, La rivoluzione del 1820…, cit, pp. 332-335.

323 M.THEMELLY, “Introduzione”, in L.MINICHINI, Luglio 1820…, cit., pp. VII-LXXXI.

324 GABRIELI, Massoneria e carboneria…, cit., p. 26. Cfr. BIANCO, La rivoluzione del 1820…, cit. 325 LABATE, Un decennio di carboneria…, cit , p. 174.

326 I deputati messinesi erano Andrea Barbera e Incorvaja. Per quelli palermitani Vedi cap. III , par. 3.

Numerosi erano i resoconti che riguardavano lo stato dello spirito pubblico della Sicilia durante la seconda restaurazione. Da ogni parte si manifestava la voce contraria ai Borbone. Si pensi al clero «percorso da venature e spirito settario»327, che aveva fatto attivamente parte della carboneria. In questo contesto, confuso e complesso, si inseriva la vicenda dell’arciprete di Randazzo, Don Giuseppe Plumari-Emmanuele, che aveva dato alle stampe due prediche che descrivevano le attività della carboneria, dimostrando accurata conoscenza di gradi e simbolismi. Riassumeva, in tal modo, le principali caratteristiche della carboneria in Sicilia e pronunciava violente invettive contro i buoni cugini328. La vicenda personale di quest’uomo era alquanto contraddittoria329. Nonostante la sua presa di posizione contro la setta, espressa dal pulpito della sua parrocchia in più circostanze, egli veniva denunciato per essere stato membro della vendita del suo paese, “La giustizia in trionfo”330.

Le delazioni, come sempre, anche se in questa circostanza, non anonime, facevano da sfondo alla seconda restaurazione in Sicilia, come nella parte continentale del Regno. Un’altra vicenda peculiare era quella del priore Girolamo Torrente di Siracusa, che, come altri, dopo il ripristino dell’ordine si era dato alla macchia. Capo carbonaro, aveva preso il controllo del convento di Spaccaforno ed in seguito era stato condannato a seguire degli esercizi spirituali331. Egli era al centro di un fitto scambio di informazioni tra la direzione generale di polizia e il Governo, poiché si riteneva che fosse in contatto

327 Il documento si trova in GENOINO, Le Sicilie al tempo di Francesco I, cit., pp. 25-26. 328 LABATE, Un decennio di carboneria…, vol. I, cit., pp. 152-160.

329 Giuseppe Plumari-Emmanuele (n. 17-8-1770 - m. 1-10.1851), figlio di un notaio, aveva pubblicato nel

1813 due testi, una “Allocuzione in difesa dei beni ecclesiastici”, Palermo, tip. di Francesco Abate, 1813 e una “Memoria contenente le ragioni in difesa de dritti dell'arciprete di Randazzo", Messina, Tip. Giuseppe Fiumara, 30 settembre 1813. M.MANDALARI, Ricordi di Sicilia. Randazzo, Tip. S. Lapi, Città di Castello, 1897, p. 151.

330 ASP, Real Segreteria di Stato, ripartimento Polizia, f. 6, fasc. 19, documento 706, 16 novembre 1821. 331 ASP, Direzione Generale di Polizia, vol. 1, fasc. 32, inc. 5, da maggio ad agosto 1823. Rapporto su

Girolamo Torrente: «Nelle passate vicende mentre trovavasi nel convento di Spaccaforno quale capo carbonaro, fece assalire di notte un numeroso stuolo di Carbonari quel convento per prendersi l’amministrazione e toglierla al legittimo superiore. Essendosi trovato in Siracusa diede un terrore al padre reggente ex provinciale Giuseppe, allora priore di questo convento, avendolo fatto sorprendere, ed assalire, da circa 30 bassi ufficiali carbonari, quali con minacce e de’ clamori si piegarono, che veri superiori della Religione erano per castigare al p. Torrente, le loro armi, e le loro spade erano alla di lui difesa. Attualmente trovandosi il p. religioso apostatato dalla religione, e si crede forse trovarsi rifuggiato in Pietraperzia, per scanzare la pena impostagli dal Sovrano; cioè di ritirarsi nel convento dei Cappuccini di Gibilmanna. Il detto padre Torrente è d’età d’anni 60 circa, statura regolare. Colore rubicondo. Occhi castagni. Capelli mischi. Viso quali rotondo».

con gli esuli siciliani a Malta. Per tale ragione, il suo nome, spesso trasmesso erroneamente, veniva inserito tra i più pericolosi carbonari dell’isola.

Dopo il Nonimestre venivano istituite le giunte di scrutinio, per epurare i settari dalle istituzioni pubbliche e religiose. Esse sottoponevano a indagine migliaia di soggetti. Spesso, però, a causa della mancanza di prove sufficienti, erano costrette a non procedere contro coloro che venivano accusati di essere carbonari, o “di avere preso parte alle passate vicende”332. Molti settari, dunque, non avrebbero subito alcuna

punizione per il loro coinvolgimento durante il Nonimestre. La situazione dello spirito pubblico nell’isola, nei primi mesi della seconda Restaurazione, preoccupava ancora il Governo. Al punto che, anche il console sardo in Sicilia scriveva a tal proposito a Torino (24 dicembre 1821):

i Carbonari, sebbene non osino spingersi a nuovi attentati, tale è il loro numero e così contagiosi i loro principi, che qualunque zelo e sagacia, non arriva a garantire l’ordine e la sicurezza dei loro attentati. Credesi che se la nuova forza austriaca partisse dalla Sicilia, essa ricadrebbe di nuovo nella turbolenza333.

Lo stesso direttore generale di polizia, marchese Delle Favare, esprimeva in vari suoi rapporti la difficile situazione che si era venuta a creare nell’isola, con toni allarmanti, perché uno degli elementi di grave difficoltà era la diffusione delle armi che ancora rimanevano nelle mani dei privati334.

A dimostrazione dell’attenzione con cui si guardava, durante la seconda Restaurazione, ai rapporti interni alla carboneria, si può esaminare un documento redatto dall’Alto Concistoro napoletano, che si era riunito per la prima volta il 13 ottobre 1820, intitolato “Statuto Napoletano”. Suddiviso in due parti, è conservato

332 Sul punto si veda il capitolo IV, nel quale si procederà a un’analisi della formazione e del

funzionamento delle Giunte di Scrutinio. Si veda, inoltre, LABATE, Un decennio di carboneria…, vol. I, cit., pp. 111-160.

333 Il documento è conservato presso l’ASP, Corrispondenza di Sardegna, reg. 6, n. 76 ed è riportato da

ALAJMO SCIASCIA, La carboneria in Sicilia…, cit., p. 30.

334Si prenda ad esempio il seguente rapporto: «La città di Catania, soggiorno dell’infame abate Minichini

e dove sparse il suo mortifero veleno il colonnello Costa è il centro della Carboneria. […] Spiriti turbolenti e teste calde hanno aggito e aggiscono [sic!] con cautela a sovvertire l’ordine pubblico. Che si estingua il carbonarismo, che conosce i suoi più fervorosi fautori nelle persone dei magistrati, che si disarmi il popolo e che si prosegua a mantenere una forza permanente». Il rapporto di Delle Favare è conservato presso ASN, Ministero di Grazia e Giustizia, Affari di Sicilia, b. 6138 ed è riportato da DE

presso l’Archivio di Stato di Napoli ed è stato pubblicato da Giuseppe Gabrieli335. La

Prima Parte, composta da diciassette articoli, era un’analisi della disfatta della rivoluzione del 1820-21 «per lo più una violenta filippica all’indirizzo dei traditori»336, la Seconda, enumerava in venti articoli un progetto di riorganizzazione di massoneria e carboneria nel Regno delle Due Sicilie. Nel testo erano previste una serie di condizioni, per la diffusione del documento, che confermerebbero le altre indagini condotte sulla carboneria nel Regno delle Due Sicilie, sui rapporti con altre organizzazioni segrete, sia nella penisola italiana, che al di fuori di essa:

Giurata l’esecuzione dello Statuto Napoletano – Si mandi a Spagna nel suo intero – Si facci conoscere a’ direttori delle province per quelle parti, che le riguardano – è

vietato nel Regno delle Due Sicilie la conoscenza dello Statuto nel suo intero – I F. F. di Milano, e Modena conoschino gi articoli che possino riguardarli – Dalla

Spagna lo Statuto passi nella Francia – I F. F. d’Inghilterra avranno più sollecitamente la comunicazione di esso – I direttori delle province debbono anche nell’entrante anno di osservazione travagliare sulle masse, fissare le linee dei rapporti, e conservarli. Avvicinato il tempo de’ movimenti, non s’intraprendino le prime operazioni senza esigere fatti di compromissione altissima e senza usare le precauzioni maggiori - è vietato conservare le carte nel modo profano, modelli e memorie, abbreviazioni, e cifre. Grandi pericoli s’incontrano per indiscretezza, o trascuraggine337.

Si noti che nel testo si fa riferimento ai fratelli, quindi massoni, di Milano, di Modena e d’Inghilterra, mentre nel caso specifico della Sicilia, ma anche della Calabria, il riferimento è principalmente alla carboneria:

Su la Sicilia si fissino sempre i nostri sguardi – Il carattere di quel popolo è una fiamma divoratrice, bisogna dirigerla sul Trono – Ora più che mai l’odio de’ Siciliani contro i Borboni è Immisurabile – La Carboneria semplice progredirà l’istruzione del popolo Siciliano, onde si spogli di que’ pregiudizi, di cui era infetto il popolo nostro prima del ’99. Pregiudizi di religiosa superstizione – I Siciliani plebei sono democratici decisi – Si ponga mente però di fare entrare i Siciliani nello scopo generale – Movimenti nelle terre delle Due Sicilie per ottenere indipendenza e libertà italica – Consolidare questi vantaggi e progredire al compimento della libertà Europea – Qualche cagione in particolare potrebbe far insorgere la Sicilia, ma non potrà mai disporre di serio pregiudizio dell’interesse

335 Una seconda copia, costituita dalla “Seconda Parte” con due allegati non rinvenuti nel testo pubblicato

da Gabrieli, vale a dire una canzone carbonara e un piano per l’organizzazione di una divisione dell’esercito durante la futura rivoluzione, è stata acquisita nel Fondo Manoscritti della Biblioteca Comunale di Reggio Calabria dalla collezione privata del senatore del Regno d’Italia Pasquale Sandicchi ad opera del professor Gaetano Cingari. Il c.d. “Fondo Sandicchi” è composto da 27.000 pezzi. Il testo della canzone carbonara di cui si è già fatta un’analisi nel cap. I è in Appendice, doc. n. 1.

336 GABRIELI, Massoneria e carboneria…, cit., p. 50. 337 “Statuto Napoletano”, Seconda Parte, art. 20, cit.

generale – Questa parte dello Statuto sia comunicata ai Siciliani – I direttori delle società segrete, ne faccino un oggetto de’ loro travagli – Ogni paese si formerà il suo statuto, è libero nella scelta de’ mezzi, ma lo scopo è uno, è consacrato, al compimento di esso debbono coincidere le leggi rivoluzionarie – Messina continui ad essere la porta lettere, tutti avranno asilo colà – Lo spirito dei messinesi è più culto, più intelligente, più docile, darà sempre buoni effetti di conservazione piuttosto, che di azione – Quello de’ Palermitani è feroce, restio, diffidente, selvaggio, proclive all’insidie – Lungo odiatore – qualità eccellenti per ottenere una sollevazione pronta per eseguire qualunque progetto di vendetta, e di sorpresa – Basta esporre ragioni a’ Messinesi; vogliono fatti i palermitani, ed a tutti i Siciliani se gli si mostra rispetto, si promettono privilegi, corrono ad ogni rischio, tentano ogni impresa – Allorché si prepara il tempo de’ movimenti a Palermo vi vogliono per lo meno sei Direttori di primo grado, tre al più quattro in Messina – Se l’istruzione de’ Siciliani avanza, e guadagna tempo, gli agenti possono prendersi da loro stessi, iniziandoli nelle cose sacre politiche, nell’opposto caso si mandino dai nostri paesi – Siano le Calabrie le terre felici dalle quali marcerà la Rivoluzione – La scossa, o le sarà comunicata dalla Sicilia, o pure alla Sicilia esse la daranno – I Calabresi sono giunti al grado eminente che si desiderava, tutti sono pronti alla rivoluzione, ne daranno de’ segni non equivoci, ma istruiti dalle passate vicende, in generale i Calabresi non intraprenderanno mai più movimenti infruttuosi – Intraprese non ne desisteranno giammai338.

Messina avrebbe dovuto continuare ad essere la “porta lettere di Sicilia”, mentre i palermitani avrebbero dovuto essere ricondotti verso la ricerca dell’indipendenza della penisola italiana. In un altro passo, contenuto nella Prima Parte, che non avrebbe dovuto essere comunicato ai siciliani, secondo quanto previsto dall’articolo 12339, veniva fatta

un’analisi della disfatta dei moti del 1820-21 dal punto di vista isolano, richiamando l’attenzione sulla necessità di un progetto condiviso che includesse tutto il mondo settario, anche quello della Sicilia Ultra pharum:

Si negò l’indipendenza alla Sicilia, senza comprendere lo spirito della richiesta, e senza riflettere che non dovevasi sul principio, mentre tutto era debole ed incerto entrare di competenza con un popolo feroce e vendicativo, che abitava una grande Isola, dalla quale si potevano trarre moltissimi e tutti grandi vantaggi. Intanto prima di conoscere le cagioni che avevano prodotto in Parlamento una sedizione così improvvisa si spedisce contro quella città un’imponente forza Militare dimezzando delle parti migliori de’ suoi battaglioni quest’esercito che doveva opporsi a prepotente invasore. Soffrirono assai i Siciliani e ne rimasero offesi, ed indispettiti. La Sicilia avrebbe potuto conservare le basi d’un Governo costituzionale, esser lo asilo de’ liberali in ogni evento infausto, ed avrebbe potuto sola riparare anche le perdite nostre340.

338 “Statuto napoletano”, Seconda Parte, art. 12.

339 «Questa parte dello Statuto sia comunicata ai Siciliani», art. 12, “Statuto Napoletano”, Seconda Parte. 340 “Statuto napoletano”, Prima Parte, in ASN, Ministero di Polizia, f. n. 4603, integralmente pubblicato

Si verificava il paradosso per cui diventava necessaria un’operazione di ricongiungimento tra le diverse posizioni isolane ma, a causa delle vicende della prima fase latomica della carboneria siciliana dopo il Nonimestre, tale riposizionamento diventava impensabile. L’Alto Concistoro, tra l’altro, riconosceva anche l’errore di avere scelto la costituzione di Cadice come modello per il Regno delle Due Sicilie, affermando che la costituzione inglese avrebbe forse potuto avere maggiore successo e sarebbe stata accettata più facilmente perché «i Realisti l’amano, gli indipendenti la desiderano. Debbono dunque soffrirla i liberali»341.

Numerose erano le sentenze pronunciate negli anni successivi contro i carbonari. Tra queste, nella sentenza della Commissione militare del Vallo di Mazzara (14 marzo 1825) si riportava un discorso pronunciato dal sacerdote Paolo Ruscica di Avola:

era di già arrivato il momento della felicità dei popoli, ardenti di ottenere la sospirata libertà; che la Francia, l’Inghilterra ed altre potenze si erano coalizzate per liberare i popoli dalla oppressione; che fra non molto il governo starebbe nelle loro mani; che avendo la Spagna sostenuto col sangue la sua libertà, altrettanto doveva farsi in altri Stati d’Europa, nell’Italia e in Calabria, ed altrettanto si sarebbe fatto fra poco in Sicilia342.

Gli uomini del 1820 non avrebbero reso la vita facile alla polizia isolana. Anche coloro che, per volontà propria o per condanna, erano stati allontanati dal Regno, avrebbero costituito agli occhi delle autorità borboniche una pressante minaccia.

In tutta la Sicilia, inoltre, si sarebbero aggregate nuove società segrete, dette “neocarboniche” che, dal ceppo della setta madre, avrebbero trasfuso gli ideali e le intenzioni di insurrezione, che necessitavano di un linguaggio simbolico nuovo, che permettesse ai congiurati di potersi nascondere meglio agli occhi sempre vigili della polizia. Tali organizzazioni segrete, prevedevano contatti con i settari calabresi (tra le quali quella denominata i “Sette dormienti”, diffusasi in Sicilia nel 1826) e con quelli di Malta. Per questo, i contatti fra la Sicilia e la Calabria furono sempre costanti, così come i rapporti tra l’isola e Malta. Era necessario inserirsi nel dibattito segreto, malgrado il tentativo operato dal governo borbonico di isolare il Regno, impedendo qualunque sollecitazione che provenisse dall’estero.

341 “Statuto Napoletano”, Parte II, art. 5. In GABRIELI, Massoneria e Carboneria…, cit., p. 105.

342“Notamento”, cit., abate Giuseppe Attinelli (n. 77); Carlo Serretta (n. 220); Pietro Giardina (n. 140);

Giulio Cesare Sessa (n. 483); Francesco Attinelli (n. 78); Salvatore Argento (n. 1026); Domenico Lo Bianco (n. 89); Michele Gandolfo (n. 696).Cfr.LABATE,Un decennio di carboneria…, vol. II, p. 185.

Allo stesso modo, una spinta uguale e contraria proveniva da coloro, tra i quali è incluso Gaetano Abela, che cercavano di sostenere il progetto di una carboneria isolana che aveva la necessità «di sciogliere il legame da cui era nata […] che la legava a doppio filo alle vendite continentali»343.

Capitolo III

La Direzione Generale di Polizia di Palermo e la lotta contro la