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La Chronica e i Gesta Friderici imperatoris

La Historia de duabus civitatibus di Ottone di Frisinga

3. La Chronica e i Gesta Friderici imperatoris

I Gesta Friderici imperatoris furono scritti tra il 1156 e il 1158, durante i primi anni di regno di Federico I. Ottone compose solo i primi due libri, arrivando al 1156, e raccolse il materiale per gli anni successivi, ma la morte gli impedì continuare il lavoro. Per volontà dello stesso autore e dell’imperatore, i Gesta furono proseguiti da Rahewin, che completò altri due libri giungendo al 1160. L’opera è di notevole interesse storico ed è considerata fonte attendibile, basandosi su informazioni di prima mano, testimonianze dirette e documenti della cancelleria imperiale, a cui Ottone poteva facilmente accedere considerando anche il fatto che i Gesta furono commissionati dal sovrano, come testimonia la lettera di Federico allo zio che funge da prologo.39 I toni encomiastici e le prese di posizione di Ottone e Rahewin in favore dell’imperatore non compromettono la veridicità dell’opera.40

La narrazione inizia con un passo indietro rispetto alla Chronica, tornando allo scontro tra Enrico IV e Gregorio VII, descrivendo le difficoltà interne generate da questi eventi, in una prospettiva però diversa, proiettata alla storia successiva. Un ampio spazio è dedicato

38 Fellner, The “Two Cities” of Otto of Freising, p. 162.

39 Cfr. Ottonis et Rahewini Gesta, Ep. Friderici imp. aug. ad Ottonem Frisingensem ep. (MGH SS rer. Germ. 46, p. 1-5).

40 Per un approfondimento sui Gesta Friderici imperatoris cfr. BAGGE Sverre, Kings, politics and the right

order of the world in German historiography, c. 950-1150, London, E. J. Brill, 2002; BAGGE Sverre, Ideas

and narrative in Otto of Freising’s Gesta Frederici, “Journal of Medieval History”, vol. 22 (1996), n. 4, p.

345-377; BREZZI Paolo, Le fonti dei «Gesta Friderici Imperatoris» di Ottone e Rahewin, “Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo e Archivio muratoriano”, vol. 75 (1963), p. 105-121; BREZZI

Paolo, Nota sulla composizione dei “Gesta Friderici Imperatoris” di Ottone di Frisinga (motivi, data

redazioni), in Studi medievali in onore di Antonino de Stefano, Palermo, Società siciliana per la storia patria,

1956, p. 123-135; GILLINGHAM John B., Why did Rahewin Stop Writing the Gesta Frederici?, “The English Historical Review”, vol. 83 (1968), n. 327, p. 294-303; MIEROW Charles C., Introduction, in OTTOOF FREISING,

The Deeds of Frederick Barbarossa, translated by Charles C. Mierow, New York, Columbia University

Press, 2004; MIEROW Charles C., Rahewin, Continuator of Otto of Freising, “Classical Bulletin”, vol. 29 (1952), n. 1 p. 4-8; MUNZ Peter, Why did Rahewin Stop Writing the Gesta Frederici? A Further

Consideration, “The English Historical Review”, vol. 84 (1969), n. 333, p. 771-779; WARD John O., Some

Principles of Rhetorical Historiography in the Twelfth Century, in Classical Rhetoric & Medieval Historiography, Kalamazoo, Medieval Institute Publications (Western Michigan University), 1985, p.

alla narrazione della seconda crociata, dalla predicazione alla disfatta degli eserciti francese e tedesco. Raccontando la spedizione gerosolimitana, Ottone inserisce un excursus su Pietro Abelardo, Gilberto di Poitiers e le controversie nate dalle sue teorie, culminate con il concilio di Parigi in cui venne assolto;41 questi capitoli mostrano la preparazione di Ottone su questi temi, che certamente poté conseguire avendo frequentato gli stessi ambienti culturali dei protagonisti di queste vicende. Il primo libro si chiude con la morte di Corrado III.42

Il secondo libro è incentrato sulla figura di Federico, dall’ascesa al trono nel 1152 all’apoteosi imperiale. Fin dai primi capitoli, Ottone intende mettere in luce, a partire dal generale consenso sulla sua elezione, l’azione pacificatrice del nipote, contrapponendola al disordine creato dai comuni (primo fra tutti Milano) e dalla repubblica romana guidata da Arnaldo da Brescia. La discesa in Italia di Federico viene descritta come trionfale, sottolineando le grandi qualità del sovrano svevo, in particolare l’inflessibilità, dettata dalla giustizia, verso le ribelli città italiane. Ottone descrive con soddisfazione anche la ricomposizione di numerosi conflitti e dispute tedesche riguardanti anche la sua Baviera, tornata nelle mani di Enrico il Leone. In un quadro festoso e di speranza per l’avvenire si chiude la parte dei Gesta scritta da Ottone prima della morte nel 1158.

Al di là dell’evidente diversità cronologica, le due opere differiscono per diversi aspetti anche se non vanno del tutto separate, presentando delle affinità rintracciabili nelle modifiche per la seconda redazione e nel settimo libro della Chronica, che narrando gli eventi più vicini a Ottone appare più vicino allo stile dei Gesta.43 Oltre alle somiglianze stilistiche, si possono notare anche delle vicinanze di pensiero, in particolare la fiducia nel progresso della sapienza umana, ottenuto anche attraverso momenti di conflitto. Inoltre le convinzioni di fondo sul percorso storico sono rimaste di per sé immutate, è cambiata però la loro applicazione alla luce degli eventi più recenti, da una visione eminentemente escatologia a una invece più di natura filosofica:

What, in the Chronicle, he sought to explain in terms of the locations of things in an eschatological plan, in the Deeds, he sought to explain in terms of the nature of the things themselves.44

Da elementi di somiglianza nascono quindi anche alcune delle principali differenze tra le due opere. Come abbiamo appena visto, innanzi tutto nei Gesta non è più presente quella

41 Sull’inserimento nel primo libro dei Gesta dell’ampio discorso sulle controversie filosofiche e teologiche della prima metà del XII secolo cfr. Morrison, Otto of Freising’s Quest, p. 221-225.

42 Sul primo libro dei Gesta è interessante l’osservazione di Ward: «Otto’s Book 1, as a whole, has a guiding theme and structure which is neither annalistic nor paratactic and which operates at least at two levels: the factual […] and the allegorical or moral, the level at which the book must be seen as a mirror for princes» (Ward, Some Principles of Rhetorical Historiography, p. 118).

43 Cfr. Brezzi, Ottone di Frisinga, p. 249-250.

pesante “cappa” della prossima fine del mondo che grava sulla narrazione della Chronica. Se nel primo lavoro di Ottone sembra prevalere una certa rassegnazione, nel secondo prevalgono l’armonia e alcuni segni di rinascita.45 Il merito di questo cambiamento di rotta è da attribuire a Federico, che Ottone vede come il restauratore della dignità imperiale e della pace nella Cristianità. Questa nuova speranza, anche in una riconciliazione tra Chiesa e impero, è ancora velata nel primo libro, dove l’esito della crociata46 e i numerosi scontri tra le diverse fazioni tedesche destano ancora preoccupazioni; nel secondo libro, dominato dall’autorità del Barbarossa che ha riportato ordine e concordia in Germania e in Italia, la speranza di Ottone è divenuta realtà.

A partire dai titoli, le due opere possono essere considerate come appartenenti a due diversi generi storiografici. La Chronica è una storia universale con alla base una concezione unitaria del percorso storico, molto ampio sia nel tempo (dalla creazione alla fine dei tempi) che nello spazio (praticamente tutto il mondo allora conosciuto) e senza un vero protagonista (o meglio con Dio come unico protagonista). I Gesta si concentrano invece sulle imprese di una persona, avvicinandosi quindi al genere biografico, anche se attorno alle vicende che riguardano Federico sono riportati molti altri eventi contemporanei. Il primo libro inoltre non tratta di Federico ma del periodo precedente, anche se lo scopo di questa lunga introduzione è elogiare le virtù dei predecessori del Barbarossa e descrivere la problematica situazione del passato, per rendere ancor più viva l’immagine della rinascita dell’ideale imperiale.

Infine, non si può non sottolineare che gli “schemi” delle due città e della successione degli imperi, all’interno dei quali sono inquadrati gli eventi descritti nella Chronica, non sono invece così presenti nei Gesta che sono quindi caratterizzati da una narrazione degli eventi più libera e, per certi versi, più “disordinata”, ma non per questo meno esaustiva.47

45 Cfr. Mierow, Bishop Otto of Freising, p. 394.

46 Come suggerisce Morrison, la seconda crociata rappresenta per Ottone un ottimo esempio storico della differenza tra il bene assoluto e un bene relativo, distinzione presente anche nella Chronica. Solo Dio è bene assoluto, mentre un evento considerato dagli uomini come infausto è comunque a beneficio generale: la crociata ad esempio ha permesso la salvezza di molte anime (cfr. Cfr. Morrison, Otto of Freising’s Quest, p. 226).