2.1 La disclosure di informazioni non finanziarie
2.1.2 La definizione del termine “non finanziario”
L’accounting è stato definito come il “linguaggio del business”52; più precisamente è stato
definito come un Language for Specific Purposes (LSP) ad indicare che è utilizzato solo da alcuni specifici gruppi sociali per degli scopi ben precisi. È noto che quando un linguaggio non è standardizzato e inequivocabile possono sorgere dei problemi legati alla corretta comprensione del messaggio che il mittente vuole trasmettere e, di conseguenza, legati al raggiungimento dei fini voluti. Il corporate reporting nella sua “vecchia” accezione, associata ai soli prospetti del bilancio finanziario, manifestava ben poche possibilità di una scorretta interpretazione della terminologia (univoca) che lo caratterizzava. Poiché però, negli ultimi anni tale disciplina si è costantemente e notevolmente espansa, di pari passo con la materia dell’economia aziendale, ha iniziato a inglobare in sé anche informazioni, variabili e connotazioni addizionali a quelle della sola reportistica finanziaria e con ciò sono conseguentemente aumentate anche la complessità e la difficoltà d’interpretazione dei termini che la caratterizzano. In particolare, per quanto concerne il termine “non finanziario”, relativamente all’informazione da includere nel
corporate reporting, utilizzato fra gli altri dalla direttiva 2014/95/UE, risulta davvero
difficile intendere con esattezza cosa far ricadere al di sotto di tale definizione. Infatti, la difficoltà interpretativa e l’ambiguità che caratterizzano l’informazione di tipo “non finanziario” in generale sono dovute a varie ragioni, fra cui al fatto che viene utilizzata da esperti in differenti discipline (fra cui economiche, politiche, ambientali, sociali) che ne attribuiscono differenti connotazioni(1), si rivolge spesso a un differente target-audience
52 Belkaoui A. (1978), Linguistic relativity in accounting, Accounting, Organizations and Society, Vol. 3, pp.
97–104
Bloomfield R. (2008), Accounting as the language of business, Accounting Horizons, Vol. 22 No.4, pp. 433– 436
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composto da un insieme sempre più allargato di stakeholder aventi background, attese e finalità diverse(2), la sua disclosure è stata quasi sempre lasciata a iniziativa volontaria nel recente passato(3) e per tale ragione non esiste uno standard comunemente accettato che ne delimiti i confini concettuali e ne regolamenti le modalità di reporting(4).
La sopra citata direttiva 2014/95/UE ad esempio, dopo aver richiesto ai suoi destinatari la disclosure di una “dichiarazione di carattere non finanziario”, specifica cosa intenda con tale termine dicendo che questa deve contenere “almeno informazioni ambientali, sociali,
attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione attiva e passiva”53. La direttiva dunque, come la maggioranza degli strumenti correlati alla
materia, non traccia una definizione precisa e univoca sul significato del termine “non finanziario”, ma si limita soltanto a elencare alcuni aspetti minimi che i suoi destinatari devono considerare e trattare per adempiere alle sue richieste. Anche la letteratura in materia e, come si vedrà in seguito, i report delle società di consulenza analizzati ai fini della redazione della tesi di laurea in questione, utilizzano indiscriminatamente al posto del termine “non finanziario” altre terminologie quali sustainability, Corporate Social
Responsibility (CSR), Corporate Responsibility (CR) e Environmental, Social and Governance
(ESG), nonostante queste possano differire fra di loro a livello concettuale e basarsi su questioni e soprattutto punti di vista differenti.
Secondo uno studio del 201754, la prima definizione largamente accettata del termine
"non finanziario" all'interno del corporate reporting è da attribuire ad un report del Jerkins Committe del 199455 e possedeva una connotazione prettamente manageriale,
collegata alla business information. In particolare, in questo caso il termine “non-financial” si riferiva a un insieme di aspetti volti a catturare aspetti propri e caratteristici dell’azienda e dell'ambiente nel quale essa è situata: quali la strategia, le questioni del
management, i trend all'interno dell'azienda, la descrizione dei propri prodotti e clienti.
Successivamente con l'affermazione della Coporate Social Responsibility (CSR) si è iniziato ad attribuire un significato assai più ampio al termine "non finanziario" volto a indicare il
53 Direttiva 2014/95/UE
54 Haller A., Link M., Groß T. (2017), The Term ‘Non-financial Information’ – A Semantic Analysis of a Key
Feature of Current and Future Corporate Reporting, Accounting in Europe, Vol. 14 Issue 3, pp. 407-429
55 AICPA (1994), Improving Business Reporting—A Customer Focus: Meeting the Information Needs of
Investors and Creditors, Comprehensive Report of the Special Committee on Financial Reporting, The
Jenkins Report, American Institute of Certified Public Accountants, New York,
http://www.aicpa.org/InterestAreas/FRC/AccountingFinancialReporting/DownloadableDocuments/Jenk ins%20Committee%20Report.pdf
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ruolo assunto dall'azienda nella società e l’impatto su di essa. Quindi, tale connotazione del termine “non finanziario”, attribuita nella specifica circostanza della dimensione sociale dell'azienda, rappresenta un’ulteriore prospettiva di osservazione, quella di particolari stakeholder, e ha iniziato a creare confusione attorno al significato di tale definizione. Le cose si sono ulteriormente complicate quando si è ricorso al termine “non finanziario” anche nel contesto della reportistica dell’Intellectual Capital. Anche in questo caso il significato attribuito al termine è vago e indefinito, poiché volto a definire una molteplicità di indicatori correlati al valore intangibile dell’azienda e a motivare la differenza fra il valore dei beni fisici posseduti dall’azienda e il suo reale valore. Successivamente, il termine “non finanziario” è stato associato all’ampio contesto della sostenibilità, intesa, secondo il famoso report “Our Common Future” del World Commission on Environment and Development (WCED) del 1987 come il “soddisfacimento delle necessità della presente generazione, senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie necessità”56,. In particolare, si è
iniziato a trattare il fenomeno della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile con riferimento al soggetto azienda (corporate sustainability), allargando così i punti d’osservazione sulle attività aziendali e di conseguenza sulla loro reportistica. Un esempio al richiamo alle informazioni riguardanti la sostenibilità da parte delle aziende si può ritrovare nei già citati Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, in particolare questi affermano che si devono “incoraggiare le aziende, soprattutto quelle di grande
dimensione e transnazionali, ad adottare pratiche sostenibili e a integrare le informazioni riguardanti la sostenibilità all’interno dei loro cicli di reporting”57. È comprensibile che le
sole misure finanziarie non si dimostravano capaci di cogliere e descrivere tali aspetti, si è allora dovuto ricorrere a concetti nuovi all’interno del corporate reporting, quali alla “sustainability information disclosure” o molto spesso, ancora una volta, al più generale termine “non finanziario.
Dopo la breve contestualizzazione sopra riportata, appare evidente come una generale e comunemente accettata definizione del termine "non finanziario" non sia ancora emersa in nessuna delle materie elencate e come il significato che viene attribuito al termine dipenda fortemente dalla specifica situazione e dal preciso contesto o luogo geografico
56 United Nations (1987), Report of the World Commission on Environment and Development: Our Common
Future, New York: Oxford University Press
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nel quale viene utilizzato.58 Come naturale conseguenza di ciò appare infatti evidente al
momento attuale una scarsa comparabilità fra le informazioni finanziarie offerte da soggetti diversi e in contesti diversi. In conclusione, l’interpretazione che viene data al termine “non finanziario” nell’ambito del corporate reporting dipende dalla percezione che il mittente dell’informazione (l’incaricato della reportistica) e il ricevente (lo
stakeholder) hanno della materia nel preciso contesto in cui si trovano e, perciò, variabili
quali il background sociale o professionale di tali soggetti indubbiamente influenzano e differenziano le loro aspettative e la lettura stessa dell’informazione59.
La tabella sottostante illustra come contesti differenti abbiano guidato differenti autori a tracciare una differente definizione e interpretazione del termine in questione.
Tabella 7: Differenti definizioni del termine “non finanziario”60
58 Haller A et al. (2017)
59 Guy G., (2011), Language, social class and status, In R. Mesthrie (Ed.), The Cambridge handbook of
sociolinguistics (1st ed.), Vol. 1, pp. 159–185, Cambridge: Cambridge University Press
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In tale paragrafo è stata brevemente definita e contestualizzata la branca del corporate
reporting relativa alla disclosure di informazioni non tipicamente finanziarie. L’obiettivo
era quello di delineare e distinguere le definizioni e le interpretazioni date alla materia, grazie all’osservazione dei richiami al termine “non finanziario” all’interno della letteratura. Appare dunque evidente come il significato offerto dalla maggioranza delle definizioni osservate non sia preciso, racchiuso dentro contorni ben definiti e condiviso dall’unanimità degli studiosi, bensì si sovrapponga al significato di altre definizioni, spesso creando confusione e incertezza nella comprensione e nell’uso.
Per tale ragione, il seguente elaborato di tesi d’ora in avanti farà ricorso indistintamente ai vari termini correlati all’appellativo “non finanziario”, conformemente alla terminologia incontrata all’interno fonti studiate, concentrando la propria attenzione, piuttosto che sulla corretta delineazione dei confini del termine “non finanziario”, sulla caratteristica comune che raggruppa tutte le accezioni che ad esso viene attribuita: il fatto di identificare aspetti, materie e questioni diverse da quelli tipicamente coperti, misurati e discussi dagli standard contabili che compongono i prospetti finanziari classici, ma che rivestono un ruolo ugualmente importante ai fini della creazione del valore complessivo dell’azienda nel tempo. Infatti, le questioni riguardanti la sfera sociale e ambientale o la
governance dell’azienda solitamente, anche a causa della loro difficoltà di misurazione,
non rientrano all’interno dei bilanci finanziari così come attualmente concepiti, nonostante siano spesso la vera chiave del successo dell’azienda e del suo vantaggio competitivo e di conseguenza guidino l’azienda al raggiungimento di quella stessa
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Quest’analisi porta a due considerazioni. Da un lato, dimostra che l’utilizzo diffuso del termine “non finanziario”, volto a identificare aspetti quali la sostenibilità ambientale e sociale, la CSR o la governance, non sia completamente idoneo, poiché, anche se vero che per loro natura tali aspetti non sono apparentemente collegati alla sfera finanziaria dell’azienda, i reali effetti che possono scatenare su di essa sono enormi. Dall’altro, evidenzia come lo strumento del bilancio d’esercizio, così come attualmente concepito e definito dai correnti principi contabili obbligatori, sia incompleto e a volte illusorio nell’offrire una veritiera rappresentazione della situazione dell’azienda e nel fornire informazioni utili alla presa di decisioni d’investimento efficaci.