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LA FINE DEL CONFLITTO: LA DISSOLUZIONE DELL’AUSTRIA

1 IL CONFINE ORIENTALE ITALIANO DALL'UNITA' AL 939

1.7 LA FINE DEL CONFLITTO: LA DISSOLUZIONE DELL’AUSTRIA

ITALIANA.

Tra l’agosto e l’ottobre 1918 gli Imperi centrali e i loro alleati erano ormai allo stremo delle forze: dopo il fallimento dell’offensiva tedesca su Parigi del 1918 era ormai lontana ogni possibilità di vittoria. Il 29 settembre la Bulgaria fu costretta a chiedere l’armistizio e dopo sei settimane anche le altre potenze firmavano la resa: l’Austria il 3 novembre, la Germania l’11 novembre e

86L.G. Mosse, Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti,Laterza, Bari, 2005. Il più

grande cimitero era quello di Redipuglia dove erano sepolti circa 40.000 caduti.

87Le motivazioni sul sito del Quirinale alla pagina

http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=277828

88E. Gentile, Il culto del Littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Laterza,

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l’Ungheria il 13 novembre. Anche l’impero ottomano avrebbe subito lo smembramento dei suoi territori, con il distacco dai possedimenti arabi, destinati a trasformarsi in protettorati delle potenze occidentali con il trattato di Sévres89.

Il 16 ottobre Carlo d’Asburgo emanava un proclama in cui veniva garantito ai popoli della monarchia il diritto all’autonomia politica, fino alle estreme conseguenze dell’indipendenza nazionale. Si costituivano quindi consigli nazionali, che dichiaravano la propria indipendenza da Vienna, creando una reazione a catena che portò alla morte dello Stato asburgico. Lo scenario che si presentava alla fine della guerra era profondamente mutato rispetto alla situazione internazionale in cui era stato stipulato il Patto di Londra. Alla Serbia subentrava ora il Regno dei serbi dei croati e degli sloveni, che si era costituito dall’unione della Serbia con il Montenegro e con i territori slavi del sud dell’ex monarchia asburgica: la Carniola, la Croazia assieme alla Dalmazia e alla Slavonia, e la Bosnia. L’Italia si trovò quindi a rivendicare i territori di uno stato vincitore che a sua volta si avviava a completare il proprio processo di unificazione nazionale.

Fra il 30 giugno e il 3 settembre il Consiglio nazionale cecoslovacco veniva riconosciuto come legittimo governo dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. In un primo momento Sidney Sonnino sotto la pressione degli eventi dichiarò che l’obiettivo dell’indipendenza jugoslava era consono ai principi in base ai quali le forze dell’Intesa erano entrate nel conflitto. In seguito, in una successiva dichiarazione del governo italiano, si sottolineava che le stipulazioni del Patto di Londra dovessero continuare a restare in vigore. L’estremo tentativo dell’imperatore Carlo di offrire una riorganizzazione federale ai popoli dell’Austria venne vanificato dalla nota di Wilson del 19 ottobre in cui il presidente americano rigettava ogni prospettiva di “sviluppo autonomo” dei popoli della monarchia. Il 29 ottobre, sei giorni prima che l'Austria chiedesse l'armistizio, lo sloveno Antun Korošec, il croato Ante Pavelić ed il serbo Svetozar Pribičević, rappresentante del Consiglio Nazionale di Zagabria, proclamavano l'indipendenza di tutti serbi, i croati e gli sloveni dell'Austria Ungheria e procedevano alla costituzione di un governo nazionale, che avrebbe dovuto portare a compimento l'unione con la Serbia e il Montenegro. Il Consiglio nazionale fu riconosciuto dall'imperatore Carlo il 31 ottobre, nello stesso giorno in

89I.J. Lederer, La jugoslavia dalla Conferenza della pace al Trattato di Rapallo 1919-1920, cit., p.

45 cui il sovrano decretò il trasferimento agli jugoslavi della flotta austro-ungarica nell'Adriatico. Successivamente, l'ammiraglio italiano Cagni, governatore militare nella piazzaforte marittima di Pola, ottenne la consegna della flotta a nome dell'Intesa, la cui suddivisione tra Italia e in Jugoslavia fu regolata nell'ambito del Trattato di Rapallo. La richiesta di indipendenza del Consiglio nazionale fu seguita dall'adesione delle diete della Vojvodina e della Bosnia-Erzegovina. Il 26 novembre il Parlamento del Montenegro proclamava l'unione con gli altri territori slavi del sud dell'Impero asburgico, e i rappresentanti del consiglio nazionale di Zagabria si recarono a Belgrado a concordare con il governo e il sovrano l'unione con la Serbia. Il primo ministro serbo Protić riuscì a far accettare la dinastia Karadjordjević e un'amministrazione centralizzata per il nuovo Stato90.

Il 1º dicembre seguiva la proclamazione dell' “Unione della Serbia e dei territori dello Stato indipendente dei serbi, dei croati e degli sloveni nel Regno unito dei serbi, dei croati e degli sloveni.” Il nuovo Stato sorgeva con una struttura centralizzata e una chiara preminenza serba.

Al momento della firma dell'armistizio con l'Austria a Villa Giusti, in Italia le eventuali complicazioni della politica internazionale passarono in secondo piano rispetto al sollievo per la fine del conflitto a cui si mescolava l'orgoglio per la vittoria in una rara unanimità di popolo: per tutta la giornata del 4 novembre la capitale era stata teatro di manifestazioni e cortei patriottici. Tutti gli stabilimenti erano chiusi e le maestranze, che sfoggiavano coccarde tricolori, si radunavano in corteo in direzione del centro e raggiungevano il Quirinale, inneggiando alla famiglia reale; i negozi chiusi portavano cartelli tricolori con la scritta «Chiuso per esultanza nazionale». Nel discorso alla Camera del 20 novembre, Vittorio Emanuele Orlando salutò commosso la liberazione di «Trento e Trieste, e voi tutti, cari nomi italiani delle città e dei borghi italiani che furono il nostro sogno, il nostro amore, la nostra devozione91».

90I.J. Lederer, La Jugoslavia dalla Conferenza della pace al Trattato di Rapallo 1919-1920, cit.,

pp. 54-58.

91G. Lenci, Le giornate di Villa Giusti, Storia di un armistizio, Il Poligrafo, Padova 1998, pp.115

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