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La media valle dello zeravshan nel primo millennio

CAPITOLO 3: IL “POPOLAMENTO NOMADE-PASTORALE” NELLA VALLE

3.5 La media valle dello zeravshan nel primo millennio

3.5.1 Panoramica generale sullo stato degli studi e della raccolta dei dati

A differenza delle principali culture nomadi delle aree eurasiatiche del Kazakhstan settentrionale, dei Monti Altaj e o delle aree del Mar Nero e delle steppe settentrionali, nella Media Valle dello Zeravshan non è non sono state trovate simili culture di quelle appartenenti alla cosiddetta cultura dei Saka, come se le popolazioni di pastorali, che hanno lasciato traccia per la seconda metà del II millennio a.C., nella prima metà del primo millennio a.C. non avessero più occupato l’area della Valle. Questo rimane oggi un quesito ancora aperto e di non facile soluzione, a fronte della scarsità o quasi inesistenza delle tracce archeologiche. Una delle ipotesi potrebbe essere quella dell’assimilazione delle popolazioni nomadi e pastorali da parte delle popolazioni

71 Per quanto riguarda l’antichità delle fonti occidentali, è necessario sottolineare che già nell’Iliade ( )

vengono menzionate popolazioni asiatiche che allevano cavalli e mangiano latte:

72 L’iscrizione di Behistun, scavata nella roccia calcarea, riporta lo stesso testo in tre lingue diverse,

raccontando la storia del re Dario e elencando il nome di 23 province a lui sottomesse. L’iscrizione incude tre lingue: Antico Persiano, Elamita e Babilonese. Il testo dell’iscrizione è un provvedimento del sovrano Dario I (521-486 a.C.) e una dichiarazione di fedeltà da parte dei popoli sottomessi.

113 sedentarie, che avrebbe dato origine ad una sorta di cultura congiunta, rotta solo da successive invasioni di popolazioni nomadi dopo la caduta dell’Impero Achemenide.

Dalla seconda metà del I millennio a.C. è attestato che la Media Valle dello Zeravshan fa parte della realtà politica ed economica della Sogdiana, destinata a divenire una delle satrapie dell’impero Persiano, prima, e una parte dei regni ellenistici dopo le grandi spedizioni di conquista di Alessandro Magno. Notizie su questa regione ci provengono da una parte dagli storiografi greci e dall’altra dalle iscrizioni reali di Dario a Persepoli.

Nella storia dell’Asia Centrale e conseguentemente nella regione della Media Valle dello Zeravshan, il primo Millennio rappresenta un lungo periodo estremamente complesso, soprattutto per quanto riguarda la ricostruzione del popolamento nomade. Da una parte per l’analisi della popolazione ci sono le fonti classiche che ci parlano ampiamente di nomadi, che chiamano Saka e Massageti, nella zona della Sogdiana e ci descrivono usi e costumi.

Per quanto riguarda la definizione delle popolazioni nomadi in quest’area pastorali sono state fondamentali le indagini archeologiche del prof. Obel’chenko sia nella parte meridionale della Media sia nella Bassa Valle dello Zeravshan che hanno aiutato a riempire parzialmente questo “vuoto” archeologico. Altri lavori importanti sono stati quelli degli archeologi uzbeki nella zona a nord di Samarcanda che hanno portato alla luce sepolture a kurgan, come la necropoli di Orlat a Miankal (Pugac’enkova, 1989), o le tombe di Sirlibaij e di Isamiddinov (IMKU 34).

Le sepolture sono l’unica testimonianza della presenza di popolazioni nomadi di cui è difficile, ancora oggi, stabilirne l’appartenenza etnica. La presenza dei kurgan nella Valle dello Zeravshan e allo stesso tempo nelle valli del Tajikistan meridionale, del Turkmenistan sud-orientale (Mendel’shtam 1975) e sulla riva destra dell’Amu-darya è collegata storicamente alla migrazione degli Yueh-chi alla seconda metà del II secolo a.C. che rappresenta una delle cause principali della caduta dei regni Greco-Battriani con la conseguente invasione e conquista della Battriana del nord.

Questi gruppi eterogenei di nomadi mantengono nell’esercizio del loro nuovo dominio le proprie caratteristiche culturali espresse principalmente nel rituale funerario, e soprattutto, mantengono il proprio modo di vivere e di gestire l’economia. Le loro necropoli sono tutte collocate nelle aree limitrofe alle oasi e nelle zone non coltivate. Questo testimonierebbe che tali gruppi nomadi non ebbero alcuna intenzione di modificare lo stile di vita dei popoli autoctoni con cui vennero a contatto, ma al

contrario, loro stessi si sforzarono di risparmiare sia le zone coltivate da eventuali depredazioni sia i sistemi di irrigazione a rischio di distruzione per un uso non sistematico. Sin dall’inizio sembra che i nomadi abbiano cercato una convivenza pacifica con le popolazioni agricole locali senza imporre violentemente il dominio e il potere (Stavinskji, 1986, pag. 122).

Tuttavia in base alle caratteristiche della cultura materiale che emergono dalle tipologie dei corredi funerari delle sepolture della Valle dello Zeravshan i principali studiosi hanno ipotizzato che tali popolazioni fossero in realtà appartenenti a gruppi di origine sarmatica piuttosto che affiliati alle popolazioni nomadi degli Yueh-chi73. Certo è che in tutta la Valle dello Zeravshan non si conoscono esempi di architettura funeraria imponente come quella delle regioni siberiane, del Kazakhstan meridionale e del Caucaso. L’arte animalistica e la cosiddetta cultura della triade degli Sciti non arriva a questa Valle nel cuore dell’Asia Centrale. La cultura pastorale è tutta locale e si sviluppa tra Uzbekistan e Tajikistan.

Negli ultimi decenni le indagini archeologiche sono state condotte nei siti chiave della Media Valle dall’equipe franco-uzbeka. I principali siti indagati sono stati quello di Afrasiab e Koktepe che hanno restituito sequenze stratigrafiche in grado di poter delineare la presenza di nomadi e di sedentari all’interno della Valle in un dinamico alternarsi per tutto il primo millennio. Soprattutto il sito di Koktepe ha restituito un’ampia stratigrafia che ha permesso una prima definizione delle dinamiche di popolamento tra nomadi e sedentari.

A caratterizzare la tipologia di popolamento della Valle dello Zeravshan in questo periodo, oltre alle vicende politiche, è sicuramente una maggiore occupazione del territorio e la suddivisione degli ecosistemi per un maggiore sfruttamento delle possibilità e delle risorse. È forse proprio in questo periodo che si evidenzia sempre di più il dualismo ambientale della regione di Samarcanda: le steppe nelle aree pedemontane, legate ad un’economia pastorale, e le grandi pianure agricole, create nelle ischie fluviali dello Zeravshan con i suoi canali artificiali e naturali, collegate all’agricoltura intensiva e ad un tipo di popolamento sedentario.

73 Obel’chenko nei numerosi articoli legati principalmente alle necropoli dell’oasi di Bukhara e alle

sepolture di Agalik conclude esplicitamente che sulla base delle tipologie di armi e di vasi in ceramica gli individui sepolti possono essere inseriti all’interno di tribù di origine sarmatica. (Obel’chenko, 1974, Kurgani i moghilnik epokhi Kushani, IN Central’naja Azija v kushanskuju epokhu, pag. 288).

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3.5.2 La sogdiana: panorama storico geografico della regione

La Sogdiana rappresenta l’antico territorio centroasiatico collocabile orientativamente tra l’odierno Syr-darya e l’Amu-darya74, escludendo il basso corso di entrambi, mentre il cuore della regione è la valle dello Zeravshan75, il fiume che scorre nascendo dalla catena dei monti del Pamir e il finisce nelle sabbie prossime al deserto del Kyzyl-Kum, dove oggi si trova l’oasi di Bukhara.

. Nel panorama della descrizione di una geografia storica, la Sogdiana confinava a sud con la Battriana, corrispondente al nord dell’Afghanistan, a sud-ovest con la Margiana, attraverso la quale era possibile raggiungere l’altopiano iranico, mentre a nord ovest c’era la regione della Khoresmia, la regione dei deserti e dei delta dell’Amu- darya e del Syr-Darya. A nord della Sogdiana, oltre il Syr-darya nella regione dell’Ustrushana, si trovavano le popolazioni nomadi di origine Saka che erano in stretto contatto con i sedentari delle varie oasi intermontane, come quella di Čač, l’attuale Tashkent. Attraverso queste due regioni si poteva accedere a ovest al Mar Nero e ad est al Bacino di Tarim e poi alla Cina. Infine a il confine più orientale era rappresentato dalla regione del Ferghana che si apriva alla catene del Tianshan e quindi alla Cina e alla Mongolia (De La Vaissiere, 2002) .

La collocazione geografica della Sogdiana mostra la sua centralità e spiega la sua posizione fondamentale per le rotte commerciali tra Asia Anteriore, Cina e India. Infatti sin dalle iscrizioni achemenidi questa regione ed i suoi abitanti vengono individuati come un gruppo etnico ben definito, parlante una lingua madre separata dagli altri dialetti iranici.

Secondo i dati archeologici, la popolazione della Sogdiana era principalmente dedita alle attività agricole, e lo dimostrano anche le numerose attività di irrigazione artificiale che hanno interessato l’area della valle dello Zeravshan dalla conquista achemenide in poi. Soprattutto nel popolamento della Sogdiana è importante il sincretismo tra la popolazione sedentaria e quella nomade. Ultima propaggine del mondo sedentario e in costante contatto con quello nomade, infatti è proprio in

74 Il Syr-daria è il fiume conosciuto nelle fonti classiche con il nome di Iaxarte (Arriano, Strabone,

Tolomeo), mentre Amu-darya ricorre nelle fonti classiche con il nome di Oxus.

75 Il fiume Zeravshan è ampiamente citato dalle fonti classiche con il nome di Politimeto, ossia

“Venerando”. Sono principalmente i geografi arabi che circoscrivono la Sogdiana alla valle dello Zeravshan. Ancora oggi il termine Zeravshan in lingua uzbeka vuol dire “Portatore d’oro”.

Sogdiana che prima gli Achemenidi e poi i Greci affrontano i Saka76. I nomadi vivono nelle aree periferiche alle zone sfruttate dall’agricoltura e lì vi elevano i propri kurgan in segno di delimitazione del territorio (De La Vaissiere 2002).

Quando nel 540 a.C. gli Achemenidi, guidati da Ciro, conquistarono la Sogdiana vi trovarono una importante civiltà urbana, come dimostrano i siti di Afrasiab e di Kok tepa (Rapin 2005) che erano sorti sulle sponde di due dei principali canali dello Zeravshan, il Bulungur e il proto-Dargom ( De La Vaissiere 2002, Gentelle 2003).

Da satrapia persiana con l’arrivo di Alessandro Magno la Sogdiana cade sotto il dominio greco-macedone. I generali di Alessandro assoggetteranno la Sogdiana intorno al 247 a.C. I discendenti dei coloni greci fondano i regni Greco-Battriani, riuscendo a mantenere una cultura greca in Asia Centrale anche contro la minaccia del Parthi ad occidente. La Sogdiana partecipa alla grande invasione dei, cosiddetti, Yueh-chi, che tre140-130 a.C. invasero le aree dell’Asia Centrale fino alla Battriana, inferendo il colpo finale ai regni Graco-Battriani già vacillanti.

3.5.3 La Sogdiana nelle fonti storico-letterarie antiche

La Sogdiana appare nelle fonti dei diversi periodi storici con caratteristiche mutevoli a seconda degli autori e degli argomenti trattati. Le principali fonti che descrivono il paese sono principalmente quelle classiche della letteratura greca e latina e le fonti cinesi. Spesso sono proprio tali fonti a permetterci di leggere alcuni avvenimenti non direttamente leggibili dalle fonti dirette a disposizione. Sono le fonti che descrivono la popolazione della Sogdiana e le relazioni politiche e commerciali di quest’ultima con le altre realtà dell’Asia Centrale ed extra-Asiatiche. Le fonti stesse ci descrivono di popolazioni e di migrazioni e spesso sono ricche di informazione etnografiche che non sarebbe possibile reperire in altro modo.