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I principali centri urbani della sogdiana nel primo millennio

CAPITOLO 3: IL “POPOLAMENTO NOMADE-PASTORALE” NELLA VALLE

C- Le fonti islamiche

3.5.6 I principali centri urbani della sogdiana nel primo millennio

3.5.6.1 AFRASIAB

La fase pre-ellenistica è poco chiara. La ceramica non ha analogie né affinità con la ceramica achemenide quanto invece presenta similitudini con la ceramica di tipo nomadico del Ferghana. È testimoniata la presenza di mattone in argilla cruda che possono essere datati al più tardi con il periodo achemenide. Le caratteristiche peculiari della cultura materiale nelle incerte fasi pre-achemenidi e nelle fasi achemenidi fanno supporre l’arrivo di un forte potere centralizzato, esemplificato dalle costruzioni in mattoni piano-convessi, che si è imposto su una cultura precedente, probabilmente di natura nomade, sedentarizzata a seguito della conquista104.

104 Bernard P., 1996, Maracanda-Afrasiab colonie greque, in La Persia e l’Asia Centrale, da Alessandro al

X secolo, Atti dei Convegni dei Lincei, Roma

131 Tracce sicure della presenza achemenide sono rappresentate da grandi mattoni rettangolari alternati a strati di pisè abbinati a tipologie di ceramica databile allo stesso periodo105. L’epoca ellenistica corrisponde alla fase “Afrasiab IIA” in cui si colloca il periodo della spedizione di Alessandro Magno e la prima metà del III sec. a.C.

Nel momento in cui Maracanda-Afrasiab viene conquistata da Alessandro è che viene definita come la residenza reale della Sogdiana106. Alessandro aveva puntato verso Maracanda perché aveva saputo che Spitamene si era rifugiato lì e teneva in ostaggio la fortezza107. In due anni (329-327), Alessandro riuscì a domare il popolo dei Sogdiani e degli Sciti con l’assedio di Maracanda108.

La presenza greca a Maracanda-Afrasiab è testimoniata da numerosi ritrovamenti archeologicitra cui principalmente tracce architettoniche e tipologie ceramiche109.

L’architettura è principalmente rappresentata dalla cinta muraria della cittadella110 che è lunga circa 5,5 km111. Altre strutture murarie tipiche dell’età

ellenistica sono una serie di logge e gallerie che fanno parte della tradizione architettonica greca in Asia Centrale. La galleria larga 2 m doveva servire al passaggio dei soldati e al loro equipaggiamento. Oltre a resti architettonici di fortificazioni e di porte monumentali vi sono tracce della cosiddetta architettura civile. Si tratta di una stanza posizionata dove più tardi sorgerà la grande moschea dell’Afrasiab islamica. Nel locale sono state trovate visibili tracce di incendio e una grande riserva di semi di miglio ed è stato interpretato come magazzino112 .

A sostituire la mancanza di un organico impianto architettonico di epoca ellenistica c’è un’abbondanza di ceramica. La ceramica guida corrisponde al periodo del dominio greco, a quello immediatamente successivo (Afrasiab II) e al periodo compreso tra il I sec. a.C eil II d.C (Afrasiab III)113.

Altre tracce che testimoniano la presenza greco-ellenistica sono rappresentate da iscrizioni in caratteri greci114 per segnare i mattoni115 da costruzione o iscrizioni sui

105 Bernard P., ibidem.

106 Arriano, Anabasi di Alessandro, III, 30, 6. 107 Arriano, op.cit., IV, 6, 3.

108 Strabone, Geografica, XI, 11, 4 109 Bernard P., 1996, art. cit.., pag. 346

110 Kabanov S.K. 1973, Stratigraficeskij Raskop v Severnoi chasty gorodishka Afrasiab, in Afrasiab,II,

pagg. 16-84.

111 Bernard P., 1996, art. cit.., pag. 348 112 Bernard P., 1996, art. cit.., pag. 353 113 Bernard P., 1996, art. cit.., pag. 360; 114 Bernard P., 1996, art. cit.., pag. 351, fig. 6 115 Kabanov S.K. 1973, art. cit., pag. 26, fig.7

piedi e pareti dei vasi tipologicamente “greci” come segni di proprietà. La presenza di queste inscrizioni fa supporre che gli abitanti della colonia greca di Maracanda-Afrasiab continuassero a esprimere la loro grecità continuando a parlare la lingua madre116.

Segue al periodo ellenistico, dalla fine del III sec.a.C. all’inizio del II, una fase di abbandono del sito probabilmente a causa delle invasioni nomadi117, come è testimoniato anche in altri siti della Valle dello Zeravshan, principalmente a Koktepe. La fase di Afrasiab III corrisponde alla fine del regno di Eucratide intorno al 145 a.C. e archeologicamente si traduce nell’interruzione della costruzione di un bastione e con l’installazione di tende leggere e con la costruzione di una serie di capanne seminterrate. Questo periodo corrisponde al dominio dei Sacarauca su tutta la valle dello Zeravshan che erano probabilmente ancora indipendenti dalla confederazione dei Kangju118.

Dalla fine del II sec. a.C. al I sec. a.C., periodo che storicamente corrisponde alla caduta dei Sacarauca e alla rinascita urbanistica di Afrasiab, anche per un piccolo lasso di tempo. L’incremento urbano è testimoniato in questo periodo dalla costruzione di un grande bastione e da un’mponente muratura nella zona settentrionale della città, entrambe le strutture in pisè.

È possibile evidenziare che dalla caduta del dominio greco fino al III-IV sec. d.C.la città di Maracanda-Afrasiab subisce una costante deurbanizzazione tranne nell’intermezzo tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. segno probabilmente della mancanza di un potere centrale e di apertura alle rotte commerciali. Lo stesso ambasciatore cinese Chang-Chien, famoso per il suo decennale soggiorno tra le popolazioni della Sogdiana e della Battriana nel I sec. a.C., non menziona la città di Maracanda nel suo accurato resoconto119, probabilmente per il fatto che Maracanda non era più la residenza reale della Sogdiana, come l’aveva definita Arriano.

L’ultima fase documentata è quella del periodo sogdiano, in cui Afrasiab rappresenta una capitale della Sogdiana alla pari con Pianjikent. Appartenete a questa fase sono state trovate tracce del palazzo reale, da cui sono emersi numerosi affreschi raffiguranti scene di vita quotidiana e ufficiale.

116 Bernard P., 1996, art. cit.., pag. 347

117 Rapin C., 2001, La tombe d’una princesse nomade a Koktepe pres de Samarkand, Academie des

Inscriptions & Belles-Lettres, Comptes Rendus, pag.76

118 Rapin C., idem, pag. 77 119 Rapin C. 2001, art. cit., pag. 85

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3.5.6.2 KOKTEPE

Il sito do Koktepe si trova a circa 30 km a nord di Samarcanda. Si tratta di una cittadella fortificata cinta da mura a planimetria irregolare, indagata dalla fine degli anni ’80 dalla spedizione franco-uzbeka diretta da Rapin C. e Grenet F.

Gli scavi effettuati hanno portato alla luce una serie di sequenze cronologiche che hanno chiarito l’alternanza del popolamento nomade e sedentario nella porzione settentrionale della Media Valle dello Zeravshan. In base alle indagini archeologiche è stato possibile ricostruire complessivamente quattro principali fasi cronologiche, con relative sottofasi, che abbracciano un arco cronologico dalla Prima Età del Ferro fino ai primi secoli della nostra era. Il sito occupa una posizione strategica, a controllo di una delle principali vie di comunicazione che collegano l’Ustrushana con Samarcanda e al confine con la steppa settentrionale dove invece c’erano popolazioni di tipo nomadi.

La prima fase del sito (Koktepe I) è datata alla seconda metà del II Millennio a.C. ed è caratterizzata dalla presenza di ceramica fatta a mano con impasto molto grezzo e da ceramica dipinta. Molto probabilmente è questo il periodo in cui si verifica una prima fase di sedentarizzazione della zona, attestata da case in mattoni crudi a planimetrie molto irregolari (Rapin, 2005)120. La fase Koktepe II, databile tra il 750 e il 500 a.C., il sito appare come una fortificazione in cui sono presenti due torri con scala a chiocciola121. In questo periodo le case a mattoni crudi vengono inglobate in una struttura urbana monumentale che sta a significare la presenza di una forte organizzazione centralizzata (Rapin, 2005).

Le fasi successive sono quelle collegate al Periodo Achemenide. La situazione stratigrafica è poco chiara, ma ceramica di tipo achemenide è stata trovata all’interno di un gruppo di ambienti.