CAPITOLO 3: IL “POPOLAMENTO NOMADE-PASTORALE” NELLA VALLE
C- Le fonti islamiche
3.6 Le sepolture della seconda metà del I millennio: descrizione e tipologia
I tumuli funerari rappresentano una fonte estremamente utile per la comprensione della popolazione, del culto, delle credenze e delle ideologie di chi le ha
120 Appartiene a questa fase anche il ritrovamento di un disco in pietra la cui tipologia è conosciuta e
associata a contesti del Bronzo Medio in tutta l’Asia Media, la Battriana e la Margiana. Il disco, ritenuto oggetto rituale, sarebbe in questo caso in un contesto di riutilizzo, ma testimonierebbe l’apertura della Media Valle dello Zeravshan a contatti extraregionali. Oggetti simili sono stati trovati nel sito Sarazm e datati alla fine del IV Millennio a.C.
costruite. Ovviamente, questo vale anche per i contesti funerari che sono stati indagati nei dintorni di Samarcanda. Sia nell’area settentrionale sia in quella meridionale dello Zeravshan, principalmente nelle aree delle steppe e pedemontane si articolano una serie di tumuli funerari, chiamati comunemente kurgan122, che sono stati scavati da varie equipe di archeologi nel secondo cinquantennio del secolo scorso.
Oggetto di numerosi studi ed indagini è stata la diffusione dei tumuli a kurgan e, soprattutto, l’individuazione dell’appartenenza delle varie tipologie funerarie ad altrettanti gruppi nomadi. La datazione e la definizione tipologica della cultura materiale avvengono con confronti tra le forme ceramiche e di tutti gli altri oggetti che possono trovarsi nei corredi funerari (ornamenti, armi, accessori del vestiario). Per la Sogdiana sono generalmente individuabili due fasi cronologiche per i kurgan tra I Millennio a.C. e i primi secoli della nostra era; la prima comprende i secoli II a.C.-I d.C., mentre la seconda va dal II al IV sec. d.C. (Gorbunova, 1991).
Questi complessi funerari abbracciano un arco cronologico molto ampio, dall’VIII sec. a.C. in pieno “Periodo Scita” fino ai primi secoli del I millennio d.C. I tumuli funerari della Sogdiana sono di due principali tipologie, da una parte i tumuli costituiti esclusivamente da terreno alluvionale e quelli costruiti con terreno mescolato a pietre. Le due tipologie vengono indifferentemente utilizzate per tutto il primo Millennio a.C. fino alla metà del primo millennio d.C., come testimoniano sia le necropoli scavate nella regione di Bukhara sia in quella di Samarcanda.
I kurgan della Sogdiana, datati a cavallo tra il IV-III secolo a.C. e il II a.C. e il I d.C. sono la testimonianza del passaggio di popolazioni migranti dalle regioni settentrionali verso la Battriana durante la migrazione attribuita agli Yueh-chi (Stavinskij, 1986, pag. 120)123. A parte le sepolture dell’Età del Bronzo, i kurgan più antichi di questa regione, datati all’inizio del V sec. al III a.C., sono nel complesso una cinquantina, la maggior parte dei quali scoperti nell’oasi di Bukhara124. Queste sepolture sono caratterizzate dalla posizione supina del defunto, la testa a nord o a sud, deposto in una fossa ovale o rettangolare, accompagnato da un corredo composto da armi, vasi in ceramica e oggetti d’uso quotidiano. I kurgan del periodo successivo sono molto più numerosi e tra questi il gruppo più antico (II a.C.-inizio I d.C.) presenta delle caratteristiche specifiche
122 La parola kurgan è di origine turca e significa “collina artificiale”. Questa parola nella lingua russa è
stata utilizzata in senso traslato per indicare le sepolture “a tumulo” (Obel’chenko 1981)
123 Stavinskij B.Ja., 1986, La Bactriane sous le Koushanes. Problemes d’histoire et de culture. Paris. 124 Obel’chenko V.I. 1968, Sakskie kurgani v doline Zeravshana, in Problemii archaeologii Srednej Azii,
135 (Stavinskji , 1986, pag. 120). A differenza delle sepolture più antiche quelle datate a cavallo tra la fine del I millennio a.C. e l’inizio del I millennio d.C. sono caratterizzate da una struttura definita “a catacomba” o “a loculo”. Alcune differenze ci sono anche nella composizione del corredo che oltre a contenere vasi di ceramica, è caratterizzato anche dalla presenza di armi, oggetti di uso quotidiano e un’offerta di cibo costituita da una parte di montone o un agnello.
Nella disposizione topografica non si ha menzione di tumuli funerari isolati, ma questi si trovano sempre organizzati in gruppi composti da un numero variabile di tombe. All’interno di ogni complesso funerario i kurgan hanno diverse dimensioni sia per diametro sia per altezza. Gli agenti atmosferici e la costante azione eolica che si abbatte nelle aree di steppa hanno provocato un lento deterioramento delle strutture funerarie, assegnando a tutti i tumuli una profilo emisferico e una pianta spesso perfettamente circolare.
La struttura dei kurgan si può suddividere in tre tipi:
1- a fossa rettangolare con angoli arrotondati o ovale con una profondità che varia dai 2 m ai 2,5-3m; Le sepolture a fossa possono essere di due tipi, uno con fossa sull’asse est-ovest datato alla fine del I millennio a.C. e l’altro con fossa orientata a nord-sud tipico dei primi secoli della nostra era (Gorbunova, 1991)
2- a catacomba con dromos di accesso gradinato e con camera di sepoltura che speso presenta il soffitto voltato a botte; il pavimento è in terra battuta e spesso in discesa, soprattutto quello del corridoio d’accesso. Le dimensioni del dromos e della camera sono proporzionali alla dimensione del tumulo in superficie. Sono stati individuati tre tipi di catacombe. Il primo tipo ha la camera di sepoltura situata perpendicolarmente alla fine di un lungo e stretto dromos a gradini, che solitamente si estende lungo l’asse ovest-est, datato tra il II secolo a.C. – I secolo d.C. Il secondo tipo ha la camera nella parte più stretta del corridoio orientata a nord-sud. Il terzo tipo presenta un corridoio molto stretto e la camera è solitamente una nicchia scavata nella parete laterale del
dromos. Questi ultimi due tipi sono databili nei primi secoli a cavallo della nostra era
(Gorbunova, 1991).
3- cenotafi, in cui spesso non sono state rinvenute né tracce di ossa né tracce di corredo.
È possibile notare una certa variabilità nell’orientamento del defunto. Nella seconda metà del primo millennio a.C. l’inumato era solitamente sepolto con la testa a sud, mentre nei primi secoli della nostra era l’orientamento più diffuso era quello con la testa
rivolta a est. È stato ipotizzato che l’orientamento del corpo fosse un riflesso ideologico delle popolazioni. L’orientamento a sud sarebbe quello tipico delle popolazioni nomadi che hanno come usanza quella di orientare la porta della loro yurta a sud (Obel’chenko 1981). Tuttavia non ci sono dati sufficienti per poter stabilire una simile ipotesi.
La maggior parte delle sepolture ha un corredo composto da oggetti poveri in ceramica (vasi a borraccia con pancia piatta e brocche) e metallo, principalmente ferro (spade, rasoi, pugnali e coltelli). Tra i manufatti che permettono una classificazione cronologica e delle aree culturali, non mancano gli oggetti da toletta, come specchi e gli spilloni, ma anche ornamenti in pietre semidure come collane, orecchini e bracciali. Il corredo funerario non era sempre collocato in una posizione standard all’interno della tomba. I vasi erano collocati indifferentemente vicino alla testa, ai piedi o al fianco del defunto. Le armi, come la spada e il pugnale, si mettevano a destra o a sinistra e solitamente all’altezza del bacino sono state trovate fibbie e anelli a testimonianza della presenza di cinte che sorreggevano le armi. Oltre ai manufatti del corredo nelle tombe veniva deposto, in segno di accompagno per la vita ultraterrena, anche il cibo, sistemato o in recipienti o, in altri casi, veniva deposti pezzi di ovini o caprini con un coltello vicino.
A differenza dei tombe reali dei principi sciti del Kazakhstan o delle steppe della Siberia, i corredi funerari sono composti da oggetti semplici e piuttosto modesti che non permettono di definire una vera e propria gerarchia sociale. Nella composizione dei corredi e nella tipologia degli oggetti. La componente prevalente delle cultura materiale sembra essere prettamente locale nella maggior parte delle sepolture sia a nord sia a sud dello Zeravshan, con particolari similitudini con le necropoli tajike della valle del Kafirnigan e del fiume Vakhs.
Per quanto riguarda particolari rituali legati ad un trattamento di genere, in base ai dati pregressi, non è possibile stabilire se si riservasse un diverso trattamento a seconda del sesso e dell’età in quanto non sono stati riportati nelle pubblicazioni i dati fisico-antropologici per quanto riguarda la Media Valle dello Zeravshan. Al contrario, nella zona settentrionale dell’oasi di Bukhara, nei tumuli indagati a Kuyu-Mazar, Lyavandak, Kyzyl-tepe, Shakeri-vairon e Khazara sono state individuate alcune caratteristiche rituali di sepoltura che differenziano le tombe maschili da quelle femminili, soprattutto per quanto riguarda la composizione del corredo. Infatti nelle tombe femminili sono presenti maggiormente gioielli, anche se di materiali poveri, come bronzo e ferro, quali orecchini, bracciali, anelli, mentre nelle sepolture maschili,
137 soprattutto quelle datate al II-I a.C., sono presenti armi come punte di freccia, spade e pugnali.Oggetti in ceramica da banchetto sono presenti indistintamente in entrambi i casi (Obel’chenko, 1974, pag. 208125)
I tumuli distribuiti nelle aree della steppa sono un indice molto importante per lo studio del popolamento della Sogdiana nel primo Millennio a.C., dimostrando da una parte le dinamiche di popolamento all’interno della Media Valle e dall’altra i contatti con il mondo delle steppe settentrionali e della zona degli Urali.
Gli stessi oggetti trovati nei corredi funerari confermano le notizie delle fonti letterarie che attestano la presenza di popolazioni di origine scitico-saka nelle zone intorno a Samarcanda. Farebbero dunque parte di queste tribù, come sostiene Strabone, anche i Sogdiani che popolavano le aree agricole del bacino dello Zeravshan.