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CAPITOLO 3: IL “POPOLAMENTO NOMADE-PASTORALE” NELLA VALLE

3.4 Il primo Millennio: Gli antichi nomadi

L’inizio del I millennio a.C., o meglio tutta la prima metà, resta ancora oggi un panorama poco definibile e un grande groviglio di popolazioni e culture. La vasta area delle steppe e del mondo centro-asiatico, che si estende attraverso l’Eurasia, dall’Ungheria alla Manchuria, è stata popolata da gruppi di orde seminomadi che, senza attuare un vero e proprio potere centralizzato, si sono scontrate con i grandi imperi degli Assiri, con le popolazioni del mondo miceneo, con quelle iraniche e dell’Asia, creando una cultura quasi omogenea, con alcune varianti locali.

Le terre d’Asia, dal Caspio alle vette del Tien-shan, ci appaiono come una porzione di territorio attraversata da flussi magmatici di popoli nomadi e seminomadi

109 che attraversano gli spazi immensi che separano le oasi irrigue e agricole. Dalle fonti storiche e da quelle archeologiche si potrebbe disegnare un patchwork di questi popoli che integrano le culture di Andronovo e di Karasuk. Intorno al lago di Minussinsk si sviluppa la, cosiddetta, cultura di Tagar, in Semirec’e inizia il periodo Saka, mentre in Kazakhstan il gruppo predominante è quello dei Sauromati, in Khoresmia fioriscono le grandi città fortificate e, infine, la steppa del Ponto è governata dagli Sciti (Phllips 1957 pag. 27364). Agli inizi del primo Millennio a.C. fanno la loro comparsa i nomadi, intesi nel vero senso della parola. Il popolamento agro-pastorale dell’Età del Bronzo si avvia verso una graduale trasformazione che lo conduce ad una certa specializzazione nell’economia e nelle scelte politiche. L’inizio del primo Millennio dell’Età del Ferro sono segnate dall’avvento di veri e propri gruppi che scelgono uno stile di vita nomade o seminomade65, strettamente correlati con la nascita del chiefdom nei territori dell’Asia Centrale66 (Askarov et alii, 199467).

64 Phllips E.D., 1957, New Light on the ancient history of the Eurasian Steppe, in American Journal of

Archaeology, vol. 61, n°3, pag. 269-280

65 Durante l’età del Bronzo, soprattutto alla fine del II Millennio, non è possibile parlare effettivamente di

popolazioni e di culture nomadi, quanto invece sempra più appropriato il termine di pastori o addirittura di agro-pastori, alcuni dei quali si avviano alla scelta del nomadismo. Per un quadro più approfondito sulla definizione del nomadismo, sulla sua origine e sulle caratteristiche ambientali, economiche e sociali, si vedano i primi paragrafi di questo Capitolo.

66 L’inizio dell’Età del Ferro è segnalata tra il X e l’VIII sec. a.C. Le principali culture nomadi-pastorali

che segnano l’inizio di questa nuova fase storica sono quella di Karasuk (Gryaznov 1956), per quanto riguarda il passaggio dall’età del Bronzo Finale, e quella di Kamenniy Log (Volkov, 1967), che segna l’inizio del Ferro. Queste due culture sono collocate rispettivamente in Kazakhstan e in Mongolia. I resti principali della cultura di Karasuk sono i tumuli funerari e le necropoli. Le sepolture sono formate da bare antropoidi in pietra ottenute dalla giustapposizione dei lastre e i corredi funerari sono estremamente variegati con oggetti che costituiscono parte del banchetto funebre. La produzione ceramica è costituita da vasi ad impasto grossolano, fatti a mano, con un ingobbio molto fine e brunito, decorate spesso con motivi geometrici a zig-zag o a rombi invertiti. In questa produzione ceramica si possono ancora sentire gli echi della cltura delle steppe dell’Età del Bronzo. La cultura di Kamenniy Log fornisce le prime tracce di gruppi economicamente organizzati secondo un’economia di allevamento (Askarov et alii, 1994, pag. 459). Anche la Kamenniy Log, o Slab Graves Culture, che trae origine in Mongolia, è caratterizzata da numerosi complessi funerari e testimonia, nelle aree dove è diffusa, l’inizio della prima età del Ferro. Le tombe sono caratterizzate da sottili muri posizionati intorno a lastre di pietra organizzate in un quadrato. La cronologia di queste sepolture è molto ampia vanno dall’VIII secolo al III sec. a.C. (Askarov A., Volkov V., Ser-Odjav N., 1994.). Agli estremi di tali culture, nella regione tra i monti Urali e il fiume Tobol, un’altra cultura testimonia il passaggio all’età del Ferro, con alcuni segnali anche del passaggio da una società agri-pastorale ad una nomade-pastorale. Si tratta della cultura di Surgary che ha un’ampia diffusione proprio alla fine del II millennio a.C. a differenza delle altre culture, in questo caso, sono riscontrabili sul piano archeologico sia testimonianze di insediamenti sia complessi funerari. Gli insediamenti sono di due tipologie: la prima con tracce di capanne segnalate da buche di palo che comprende aree abitative di 20000 metri quadrati; la seconda presenta tracce di frequentazione non sistematiche sparse su un’area di 1500-2000 metri quadrati. La presenza di queste due tipologie di insediamenti ha portato i ricercatori a ipotizzare che vi fosse una drammatica riduzione delle aree abitate alla fine dell’età del Bronzo, dovuta forse ad un cambiamento nello stile di vita. Le sepolture sono della tipologia a kurgan con diametri variabili da 10 a 12 metri, posizionate in maniera costante vicino ai principali rami dei corsi fluviali. La produzione materiale riguarda principalmente oggetti in metallo che possono essere classificati come armi e oggetti da lavoro artigianale. Oltre a questi ci sono numerosi esempi di imbrigliature e strumenti per la domesticazione del cavallo (Vinogradov N.B., Epimakhov A.V., 1997,).

Le ragioni del passaggio da un tipo di vita agro-pastorale a uno nomade o semi- nomade, in cui viene privilegiato l’allevamento transumante, potrebbero essere state determinate da vari fattori relativi al territorio stesso, come la percentuale della copertura forestale o la disponibilità delle risorse idriche, oppure alle influenze sociali ed economiche, quali l’ambiente culturale e la vicinanza a centri di produzione del metallo (Vinogradov & Epimakhov, 1997, pag. 24068). I dati archeologici che possono testimoniare questi cambiamenti sono estremamente scarsi. Paleozoologi attestano che nelle fasi del Bronzo Finale diminuiscono i resti di ossa bovine mentre aumentano le tracce di cavalli e caprini. Questi ultimi due sono animali adatti a pascoli di alta quota e alla transumanza69 (Vinogradov & Epimakhov, 1997, pag. 242).

Non a caso la fase dal Bronzo Finale all’Età del Ferro può essere definita come “Età dei Primi Popoli Nomadi” che con una cultura a tratti variegata, ma per alcune caratteristiche unitaria, circola in un’area geografica vasta quanto quella relativa alle culture dell’età del Bronzo, dalla Mongolia fino alle catene dell’Eurasia (Askarov et

alii, 1994). Questa cultura è caratterizzata dalla produzione di armi,

dell’equipaggiamento del cavallo e dall’espressione artistica definita con il titolo di arte

animalistica, in cui si esprime tutta l’aggressività e un variegato mondo mitologico fatto

di simboli animaleschi. Il termine “Primi Nomadi”, apparso in letteratura agli inizi del secolo scorso (Gryaznov, 1939), indica le popolazioni che hanno occupato le steppe dell’Eurasia dalla nascita del nomadismo fino ai primi secoli della nostra era. Queste popolazioni si sono differenziate nel corso del tempo e a seconda della collocazione geografica di ciascun gruppo.

Le origini di questi nuovi gruppi devono essere cercate principalmente nella Siberia meridionale e nelle steppe del Kazakhstan, dove le popolazione sedentarie dell’età del Bronzo, dopo aver rafforzato le attività agricolo-pastorali, si dedicano gradualmente all’allevamento transumante e ad un tipo di vita seminomade (Askarov et

alii, 1994). Il cambiamento nello stile di vita testimoniato dalla diffusione di nuove

67 Askarov A., Volkov V., Ser-Odjav N., 1994, Pastoral and nomadic tribes at the beginning of the first

millennium B.C., In Dani A.H. & Masson V.M. (eds.) History of Civilizations of Central Asia, vol.I, The

Down of civilization: earliest times to 700 B.C. , UNESCO, pag. 459-472

68 Vinogradov N.B., Epimakhov A.V., 1997, From a Settled Way of Life to Nomadism. Variants in

Models of Transition, in Kurgan, Rituals and Settlements, Part IV, pag.240-244)

69 La diminuzione del bestiame bovino potrebbe essere stata causata da un intensivo sfruttamento dei

pascoli di bassa quota e intorno alle piane alluvionali. Il conseguente inaridimento di queste zone sarebbe stata una delle ragioni di cambiamento nella tipologia dell’allevamento (Vinogradov & Epimakhov, 1997, pag. 242).

111 culture materiali, spesso non omogenee, porta a pensare ad una serie di spostamenti finalizzati alla ricerca di nuovi pascoli e di nuovi territori da sfruttare.

L’emergere di nuovi gruppi è caratterizzato da alcuni aspetti che li accomunano: 1. la similarità nella scelta degli ecosistemi (steppa e semideserti); 2. la scelta di un’economia pastorale e della vita nomade; 3. una simile organizzazione sociale costruita su differenziazioni tribali in base alla proprietà o allo stato sociale e sull’emergenza di un’aristocrazia delle steppe70; 4. una comune visione religiosa e rituale espressa principalmente dagli usi e costumi funerari; 5. lo spazio di azione inteso come oikumene delle steppe in cui si muovono gruppi affini.

3.4.1 Sedentari e Nomadi nel Primo Millennio a.C.

Se le prime culture di pastori-allevatori appartengono alla protostoria, in un tempo in cui non si hanno notizie scritte, dalla seconda metà del primo millennio le fonti storiche di scrittori occidentali, principalmente greci dipingono il variegato mondo delle popolazioni centroasiatiche, soffermandosi principalmente su quelle nomadi. Le società nomadi pastorali differiscono molto dalla cultura greca o persiana che aveva sviluppato in modi diversi soluzioni sociali legate a gruppi sedentari. In Grecia l’esperienza della polis e in oriente lo sviluppo dalle città stato ai grandi imperi quali quello degli Assiri, dei Babilonesi e infine degli Achemenidi avevano portato a guardare i gruppi pastorali delle Steppe e dell’Asia Centrale con la curiosità con cui so guarda ciò che è altro o diverso.

Ed ecco che in Erodoto prima di tutti viene segnalato il dualismo tra il grande impero e i popoli della steppa. Il greco che scrive la “istoria”, come afferma lui, ci dice che dall’Eurasia all’Asia Centrale ci sono confederazioni di gruppi nomadi e di pastori che si contrappongono all’impero di Ciro. Il mondo descritto da questi autori si organizza attraverso una rete di principali assi fluviali che hanno costituito nella storia le fertili valli dell’Asia e le aree di sviluppo e d’incontro del mondo agricolo con quello pastorale. I principali fiumi sono il Tanais, probabilmente l’odierno Volga, l’Oxus da identificare con Amu-Darya e lo Iaxarte che corrisponde all’attuale Syr-Darya. Questi fiumi, accolgono numerose popolazioni che, pur differenziandosi per alcuni aspetti

70A livello sociale, i resti archeologici, principalmente quelli legati a contesti funerari in Kazakhstan e in

Mongolia, testimoniano un cambiamento all’interno dei gruppi sociali e indicano l’emergere di un’elite tribale. Questo è segnalato soprattutto dalla presenza dei grandi tumuli funerari, come possono essere quelli di Tagiksen, di Dandybay e Begazy, o, più tardi, i tumuli di Pazirik e Arzan.

culturali, sono accomunate dalla stessa scelta economica del nomadismo e della pastorizia.

Grazie ad Erodoto sappiamo i loro nomi e soprattutto sappiamo i loro usi e costumi. Sciti e Saka, Sarmati e Sauromati, Amazzoni, Massageti, Iapigi, Arimaspi sono solo alcuni dei popoli nomadi che compaiono in Erodoto e poi più tardi in Strabone e in Tolomeo.

L’Asia Centrale, corrispondente alle antiche regioni della Battriana e della Sogdiana, è abitata da Sciti e Massageti. Ne sono testimonianza alcuni passi di Erodoto, per quanto riguarda le fonti occidentali più antiche71, e sono raffigurati nel rilievo della città di Persepoli e menzionati nell’iscrizione di Behistun72 redatta da Dario I, in cui vengono menzionati tutti i popoli sottomessi al re achemenide. Nel rilievo di Persepoli è invece possibile vedere i nomadi Sciti nella loro veste tipica che portano in offerta i doni caratteristici delle loro regioni. Archeologicamente, come per quasi tutte i gruppi nomadi, le attestazioni che possono essere riconosciute sul territorio sono soprattutto i tumuli funerari.