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Uno sguardo a nord-est: le popolazioni nomadi delle steppe durante il

CAPITOLO 3: IL “POPOLAMENTO NOMADE-PASTORALE” NELLA VALLE

C- Le fonti islamiche

3.5.5 Uno sguardo a nord-est: le popolazioni nomadi delle steppe durante il

Se nel panorama della Sogdiana il popolamento nomade-pastorale è spesso oscurato da quello sedentario e, soprattutto, è difficile definire i gruppi di appartenenza, etnici e culturali, dei non stanziali, la situazione nella regione della Transoxiana, al di sopra del Syr-darya, tra le steppe del Kazakhstan ai confini con la Mongolia, sembra un leggermente diversa. Sempre le fonti letterarie, in questo casi di origine cinese, a cui poi si affiancano le tracce dei resti archeologici, indicano la presenza di gruppi nomadi ben definiti per alcuni dei quali è possibile riconoscerne la presenza in Sogdiana a cavallo tra la fine del I Millennio a.C. e i primo secoli del I Millennio d.C. con i loro spostamenti e fluttuazioni da un secolo all’altro queste popolazioni animano la storia dell’Asia Centrale, rendendo spesso complicata l’attribuzione di un’identità certa. Fonti

letterario-storiografiche e archeologiche danno indizi per la ricostruzione della fisionomia culturale e politica, anche se spesso parziali e frammentari.

Le principali fonti che ci descrivono questi gruppi, non molto differenti negli usi e costumi, sono lo Shih-chi, redatto dallo storiografo di corte della dinastia Han, lo Han-shu, ovvero “Gli Annali dell’Antica Dinastia Han, lo Hou Han-shu, gli Annali della Tarda dinastia Han, e il Pehi-shih, gli Annali della Dinastia Wei (Zadneprovskiy, 199697). I nomadi del nord, di cui conosciamo il nome del gruppo di appartenenza e che si intrecciano con le vicende della Sogdiana, sono i Wu-sun, i Kangjiu, gli Yuhen-chi e i Hsiung-nu. Questi gruppi popolavano le distese della steppa settentrionale dall’Ordos fino alle rive del Mar Caspio, con tipologie di insediamento e sfruttamento del territorio molto simili. Probabilmente gli Yuhen-chi98 corrispondono ai Thocari di Strabone, mentre gli altri, quali gli Asii, Pasiani e i Sakaraukae è forse possibile identificarli con gruppi di origine scita (Mukherjee, 196999).

I Hsiung-nu (Xiongnu) sono i primi in ordine cronologico a fare la loro comparsa nel III sec. a.C., secondo le fonti cinesi100, occupando l’area che si estende dalle sponde cinesi sul Pacifico fino alla catena dell’Altaj e alla Semirec’e. In realtà il loro nome appare già in una iscrizione su bronzo datata all’anno 823 a.C. I Hsiung-nu sono ritenuti essere il primo popolo di nomadi equestri apparso nella storia della Cina (Daffinà, pag. 28) ed occupavano un territorio che corrispondeva all’incirca agli odierni Sui-yuan, Chahar e Jehol.

Sin dal V sec. a.C. questa popolazione è menzionata nelle fonti cinesi come uno dei gruppi di barbari che minacciano le frontiere a nord-ovest e contro cui inizia quella politica detta di “frontiera” che adottò per secoli l’Impero Celeste.

97 Zadneprovskiy, 1994, The Nomads of the Northern Central Asia after the invasion of Alexander, IN

The History of Civilization of Central Asia, vol. II, pag. 457-472.

98 Quale che sia il luogo di origine dei Tokhari o Ta-Yueh-Chih quello che resta di loro in Asia Centrale

è la distruzione dei regni Graco-Battriani e la conquista della stessa Battriana. Tutto ciò sarebbe da imputare non a un solo gruppo ma ad una serie di tribù di migranti, alcune delle quali si dispersero nelle regioni settentrionali e nord-orientali dell’Asia Centrale, facendone non solo zone di transito ma un luogo dove stabilirsi.

99Mukherjee, 1969, Ta-hsia and the problem Concernig the Advent of the Nomadic Peoples in Greek

Bactria, IN East and West, vol. 19, Nos. 3-4, pagg. 395-400. Nel lavoro qui citato, l’autore cerca di ricostruire le regioni di appartenenza e i gruppi nomadi, provenienti dalle regioni settentrionali del Kazakhstan che nell’anno 130-129 a.C. invasero le regioni meridionali, principalmente la Sogdiana e la Battriana. L’evento è ricordato dagli autori classici e dalle fonti cinesi. In particolare, l’autore, partendo dal passo di Strabone (XI, 8,2) attribuisce l’identità dei Tochari con gli Yueh-chih delle fonti cinesi. La regione della Tocharia di cui parla l’autore classico corrisponderebbe alla Battriana. Gli altri popoli avrebbero invaso la Battriana insieme o separatamente dagli Yueh-chih. Dalle fonti sembra più preciso Pompeo Trogo che nel prologo XLII sostiene che i popoli di origine Scita, come i Sacarauka e gli Asiani, avevano invaso la città di Bactra e la Sogdiana.

100 Le principali fonti cinesi sono gli Appunti Storici di Sima qian del II sec. a.C. e la Storia della Prima

127 Nel 206 il capo della confederazione, il leggendario Mode, ottenne notevoli vittorie sull’impero cinese da mettere a repentaglio le frontiere settentrionale e costrinse l’imperatore a stipulare un trattato di pace. Nel 176 a.C. la maggior parte delle tribù nomadi si trovò sotto la loro giurisdizione e tutti “i popoli che tiravano con l’arco si trovarono uniti in un’unica famiglia” (Pankova, 2001, pag. 81). Nel I sec. a.C. il potentato degli Hsiung-nu si scisse in due parti: il gruppo meridionale, che continuò ad abitare nella regione dell’Ordos, e il gruppo settentrionale, che migrò verso nord e occidente (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.55). Fu questa popolazione che alla metà del II sec. a.C: diede moto ad un grande spostamento di popoli nomadi che si diressero verso la Battriana. Gli stessi Hsiung-nu erano interessati ad estendere il loro dominio nella Siberia meridionale per approvvigionarsi di metalli, materia prima fondamentale per le loro attività militari (Pankova, 2001).

L’economia era basata sull’allevamento di cavalli, ovini, bovini, caprini e, in alcuni casi cammelli. Praticavano un allevamento transumante e si spostavano in base alla disponibilità di erba e acqua. Secondo una fonte cinese101 i Hsiun-gnu “allevano

cavalli e a volte cammelli. Si nutrono della carne del bestiame domestico ne indossano le pelli e si coprono con coperte di lana e pelliccia”. È probabile che conoscessero

anche la vita sedentaria e l’agricoltura (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.55). Questo popolo era diviso in 24 clan alla testa dei quali vi erano i capostipiti102. ogni clan disponeva di organi amministrativi e gestionali quali un consiglio degli anziani e l’assemblea popolare che si riunivano tre volte l’anno durante la prima, terza e quinta luna (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.55). Un aspetto fondamentale nell’organizzazione sociale era rappresentato dall’esercito e dalla vita militare, che erano il mezzo per le continue conquiste. Per i Hsiung-nu era così importante la vita militare che inventarono anche nuove armi, come l’arco di tipo “Hsiung-nu” e le frecce “fischianti”, ovvero frecce di ferro a cui venivano applicati dei frammenti di osso lavorati in modo che emettessero un fischio durante la gittata dell’arma (Pankova, 2001, pag. 82).

Nei territori da loro gestiti, i Hsiung-nu hanno lasciato i numerosi monumenti funebri, dal territorio di Tuva alla Mongolia. Sotto ad un tumulo di pietre si trovano le tombe all’interno di fosse rettangolari, in cui sono sistemati i defunti singolarmente o a coppie103. I sarcofagi sono riccamente decorati e il defunto era accompagnato da oggetti

101 Si tratta sempre dell’opera di Sima qian (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.55). 102 vd. Capitolo 2

103 Nel II sec. d.C., forse per contatto con nuove popolazioni, si diffonde anche il rito dell’incinerazione,

utilizzati nella vita quotidiana come vasi, archi, frecce e finimenti equestri (Pankova, 2001, pag.81).

I Wu-sun occupavano la regione della Semirec’e e per un certo periodo furono molto probabilmente assoggettati ai Hsiung-nu. Il territorio occupato da questa popolazione confinava a est con quello dei Hsiung-nu, con le popolazioni sedentarie del Turkestan orientale a sud, con il Ferghana (Ta-yuan) a sud-ovest e con i Kangju a ovest (Zadneprovsky, 1994, pag. 459).

Infatti i monumenti architettonici che testimoniano la loro cultura sono concentrati principalmente in Semirec’e, Ferghana, e nel Turkestan orientale. Nel II sec. a.C. la popolazione dei Wu-sun raggiungeva circa 630.000 unità e disponevano di un folto esercito, destinato a scontrarsi per secoli sia con i temibili Hsiung-nu, rivali di confini, sia con la dinastia Han dell’impero cinese (Baipakov, Smagulov, 1998, pag. 57). Il centro amministrativo era la città Ch’hi-ku al centro del Bacino di Issyk-kol, posizionata in uno dei bracci attivi della Via della Seta (letteralmente la “Città della

Valle Rossa”). L’attività principale erano l’allevamento e la pastorizia, che venivano

associati anche all’agricoltura, come è evidente dai ritrovamenti archeologici di capanne con pareti in pisè, pavimento in fango battuto e fondamenta fatte con pietre a secco. Abili guerrieri, avevano un forte esercito che poteva contare su circa 10000 cavalieri. Dalle fonti è possibile evincere che loro società era alquanto stratificata e presentava notevoli differenziazioni di classe, soprattutto tra i proprietari di bestiame. I Wu-sun più ricchi erano quelli che possedevano 4000-5000 cavalli e il loro privilegio consisteva nell’uso dei pascoli più ricchi.

Notevoli informazioni si hanno per quanto riguarda le caratteristiche del rituale funerario. La variabilità della tipologia delle sepolture si può suddividere in tre periodi cronologici. Nel primo (III-I sec. a.C.) si diffondono sepolture a kurgan disposti su file parallele con orientamento n-s, costruiti con pietre disposte in circolo intorno ad ogni collina artificiale. Durante il secondo periodo (I a.C.-III d.C) i kurgan erano disposti in modo sparso e compare la tomba “a nicchia” o “a catacomba” e scompaiono le camere rivestite di legno. Infine nell’ultimo periodo, i kurgan non seguono un vero e proprio criterio di disposizione ma sono distribuiti in maniera caotica sul territorio. Le sepolture sono esclusivamente a fossa semplice o “a catacomba” e si evidenzia un impoverimento del corredo funerario costituito principalmente da vasi in argilla abbinati

nostra era veniva praticata anche la liberazione dai tessuti molli e la parziale scarnificazione del cadavere, per poi riempirlo di paglia ed esporlo al rito funebre (Pankova, 2001, pag. 84).

129 a volte ad una macina (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.57-58; Akshiev, Kushaev, 1968).

Il popolo dei Kangju appare nelle fonti nel periodo delle “grandi migrazioni”, alla metà del II sec. a.C., quando gruppi di orde si spostano dalla Mongolia verso la Battriana causando la caduta dei regni Greco-Battriani. Questo gruppo nasce con la formazione di nuovi gruppi statali in Asia Centrale (Litvinskij, 1968).

Il territorio del Kangju, secondo i dati riportati dalle fonti, era molto esteso e comprendeva il Kazakhstan meridionale, l’oasi di Tashkent, il bacino dei corsi del Syr- darya, dello Zanadarya, del Kuvandarya e la parte sud occidentale del Semirec’e (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.59). Nelle cronache dinastiche degli Han anteriori si trova il capitolo che tratta la “Descrizione dell’ordinamento agrario” con un paragrafo dedicato ai Kangju (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.59), in cui si dice che “ il Signore

Kangju ha residenza nella terra di Luoyueni, nella città di Beitam, a 12.300 li da Chang’an. Egli non dipende da un governatore….La popolazione si compone di 120.000 famiglie, 600.000 anime, le truppe di servizio effettivo di 120.000 uomini. I costumi sono simili a quelli dei Ta Yueh-chi. In oriente i Kangju sono sottomessi agli Hsiun-nu” (da Bičurin, 1950, II, pag. 150-152, IN Baipakov, Smagulov, 1998, pag.59).

Quello che si riesce ad evincere dalle fonti è che il signore dei Kangju non era assoggettato al potere della Cina e che nel II sec. a.C., durante il periodo delle grandi migrazioni, questa popolazione rappresentò un serio ostacolo per i popoli che si stavano dirigendo verso la Battriana (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.59).

L’egemonia Kangju comincia a decadere intorno alla seconda metà del I sec. a.C. quando andarono in combattimento contro i Wu-sun appoggiati dall’imperatore della Cina. È nel III-V sec. d.C. che il regno Kangju perde il potere in Asia Centrale e si frammenta in piccoli regni che scompaiono con l’invasione di popolazioni turche nel corso del basso Syr-darya (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.59).

Dal punto di vista archeologico vengono attribuite al popolo del Kangju tre principali culture materiali, quella di Kaunčin nell’oasi di Tashkent, quella di Otrar- Karatau nel medio corso del Syr-darya e sulle propaggini del Karatau e, infine, quella di Dzetyssar nel bacino dello Zanadarya e del Kuvandarya. Dai resti archeologici risulta un quadro archeologico unitario caratterizzato da un’economia basata sull’agricoltura e l’allevamento a carattere prevalentemente sedentario, testimoniato da tracce di architettura monumentale e difensiva, da piccole cittadelle e da uno scarso sviluppo dell’artigianato (Baipakov, Smagulov, 1998, pag.59).