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2.4 Gli aspetti controversi del meccanismo di ammissione e inserimento

2.4.4 La presenza irregolare e il lavoro sommerso

Vi è […] un ampio consenso sul fatto che in Italia vi sia una carenza di possibilità di accesso legale al paese e al mercato del lavoro che inducono inevitabilmente all'aumento della migrazione irregolare318.

Effettivamente, come abbiamo visto, la rigidità della chiamata nominativa, che obbliga il datore di lavoro ad assumere l'immigrato prima dell'ingresso nel territorio (e quindi a regola senza una possibile conoscenza diretta), si rivela un sistema tutt'altro che attrattivo per entrambi i soggetti, datore di lavoro e lavoratore, che preferiscono optare per l'irregolarità nella consapevolezza che nell'arco di pochi anni vi sarà la possibilità di regolarizzare tale situazione ex post. La presenza di stranieri irregolari infatti, seppur con consistenti oscillazioni a ridosso delle varie regolarizzazioni, è un fenomeno costantemente presente.

Tuttavia, l'immigrazione irregolare è un fenomeno tutt'altro che omogeneo. Appartengono a questa categoria di immigrati una serie di soggetti: coloro che entrano legalmente nel territorio ma rimangono oltre i tempi di permanenza del visto o del permesso di soggiorno (overstayers). Ad esempio questo è il caso di coloro che entrano con un visto turistico con lo scopo di cercare lavoro in Italia; coloro che cercano di entrare in maniera illegale nel territorio (clandestini); infine, coloro che entrano attraverso organizzazioni per il traffico di esseri umani, tra i quali troviamo coloro che vengono costretti con la forza ad emigrare. Questo è il caso delle donne che vengono costrette a trasferirsi per lavorare nel mercato della

prostituzione.

Detto questo, come è noto, i media spesso concentrano l'attenzione sugli sbarchi di clandestini lungo le coste delle regioni meridionali, benché le statistiche ufficiali dimostrino che i migranti irregolari giunti in Italia in questo modo siano solo una piccola parte della presenza totale degli immigrati irregolari319

Gli sbarchi hanno insomma una dimensione che può essere gestita dall’Italia, possibilmente con l’aiuto dell’Europa. Ma soprattutto, non si può dimenticare che buona parte di quelli che riescono ad attraversare il Mediterraneo hanno diritto a forme di protezione internazionale, come l’asilo politico o un permesso umanitario, perché fuggono da guerre e persecuzioni, e non solo dalla povertà che fa muovere i migranti economici. L’immigrazione irregolare, insomma, non è quella che vediamo sui barconi320.

La maggior parte degli irregolari, infatti, è rappresentata da coloro che entrano con un permesso regolare e rimangono nel paese benché il permesso di soggiorno sia scaduto (detti appunto overstayers)321.

Non bisogna dimenticare inoltre la posizione geografica dell'Italia. Nel cuore del Mediterraneo, in prossimità di aree poco sviluppate e con forte pressione migratoria, e un facile accesso al mare, tutto questo, rende l'Italia un ponte di transito per accedere ai paesi dell'Europa occidentale. Tuttavia, la presenza irregolare non si può ricondurre a una mera questione geografica, anche perché la consolidata presenza immigrata regolare dimostra che l'Italia è una destinazione effettiva dei flussi d'ingresso.

319 Ad esempio, le stime del Ministero dell'Interno indicano che gli sbarchi tra il 2004 e il 2006 si aggirano tra il 4% e il 13% degli irregolari presenti in Italia nel complesso. Dati del Ministero dell'Interno reperibili al seguente link

http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/16/0853_rel_immigrazione _2006.pdf

320 E. Pasca, Lotta agli irregolari. Scarsi risultati e costi alti, pubblicato su www.stranieriinitalia.it il 12 luglio 2013 reperibile al seguente link

http://www.stranieriinitalia.it/attualita-

lotta_agli_irregolari._scarsi_risultati_e_costi_alti_17469.html

321 Dal 2000 al 2006 la quota degli overstayers rimane attorno al 60%. Ministero del Lavoro, L'immigrazione per lavoro..., cit., p. 67.

Nonostante le ovvie difficoltà nel poter definire la presenza irregolare, in Italia è possibile ottenere una stima affidabile attraverso il lavoro di ricerca svolto dalla Fondazione Ismu (Iniziative e Studi per la Multietnicità), che permette di fornire un quadro esauriente degli immigrati irregolari e delle sue caratteristiche. Ad ogni modo, al di là della composizione (aspetto che non può essere approfondito in questa sede) è interessante analizzare lo stretto rapporto tra presenza irregolare ed economia sommersa. Infatti, è idea ormai condivisa che un importante fattore di spinta consista proprio nella vasta area dell'economia sommersa presente in Italia che, in situazioni di carenza di forza lavoro, favorisce l'entrata di lavoratori immigrati a prescindere dalla loro condizione di legalità o meno. In aggiunta, oltre alle consistenti dimensioni del lavoro sommerso in Italia, vi sono i requisiti stringenti che gli immigrati devono rispettare per rimanere nella legalità. Entrambi i fattori contribuiscono a indebolire la loro presenza, facendoli “cadere” più facilmente nell'irregolarità per poi emergere, come vedremo, soltanto attraverso le sanatorie.

In merito ai cambiamenti nel tempo della presenza irregolare, interessante è l'idea espressa in merito da Asher Colombo nel primo rapporto dettagliato sugli immigrati.

Molti indizi inducono a pensare che la condizione di immigrato irregolare non sia strutturale, ma contingente e transitoria e che, in sostanza, se consideriamo le biografie individuali degli immigrati regolarmente presenti nel nostro paese, tale condizione sia preceduta di qualche anno da quella di immigrato irregolare. In questo senso l’irregolarità sarebbe una sorta di anticamera della regolarità. Che le cose stiano così lo suggeriscono almeno due fenomeni. Il primo è l’elevata presenza di regolarizzati nella popolazione dei regolari presenti in un momento dato nel nostro paese. Con il termine “regolarizzato” intendiamo uno straniero entrato, o comunque presente, in condizioni di irregolarità in Italia, la cui posizione è stata successivamente sanata nel corso di una sanatoria. Se le cose stanno

così, è chiaro che la condizione di irregolare costituisce un’esperienza presente nelle biografie di una larga maggioranza degli immigrati oggi regolarmente presenti in Italia, e che è quindi difficile distinguere regolari e irregolari come se si trattasse di popolazioni distinte e prive di interscambi reciproci322.

A sostegno di quest'opinione, in effetti, basta osservare l'andamento della presenza irregolare, il quale vede una drastica riduzione delle dimensioni degli irregolari nei mesi immediatamente successivi al provvedimento di sanatoria, per poi crescere costantemente nei periodi successivi, e che precedono un nuovo provvedimento di regolarizzazione. (vedi grafico I)

Per quanto riguarda le regolarizzazioni, questi provvedimenti pertanto sembrano essere più efficaci nel far emergere le situazioni di permanenza non autorizzata, piuttosto che il lavoro irregolare, e questo si può spiegare con il potere attrattivo che l'economia sommersa ha sui flussi migratori contribuendo così a riprodurre in maniera endogena la presenza irregolare323.

322 A. Colombo, Gli immigrati irregolari, in “Primo rapporto sugli immigrati...”, cit., p. 324. 323 E. Reyneri, op. cit., pp.242-244

Grafico I. La stima della presenza irregolare in italia 1900-2013 (in migliaia)

Lo stretto rapporto tra lavoro sommerso e presenza irregolare diviene evidente in seguito all'affermarsi della crisi economica e del perdurare delle condizioni di difficoltà occupazionale.

Come si vede dal grafico I a partire dal 2009, la persistente crisi economica contribuisce anche alla riduzione del volume degli irregolari. Nel 2011, infatti, secondo la stime effettuate dalla Fondazione Ismu la presenza irregolare continua a ridursi, con 440 mila presenze, e nel 2012 in 326 mila irregolari (ben 117 mila unità in meno rispetto al 2011)324. Ciò dimostra che anche il lavoro sommerso

risente del ciclo economico negativo e di conseguenza anche la presenza irregolare subisce una contrazione.