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La regalità sacrale nel Latium adiectum: due attestazion

NELL’AREA TIRRENICO-LAZIALE

2.5. La regalità sacrale nel Latium adiectum: due attestazion

Nei pressi dell’odierna Lenola – oltre il Circeo, quindi ben lontano da Roma81–, fu rinvenuta nel 1935 un’iscrizione mutila su cippo tufaceo, che D.

Faccenna ha datato alla prima metà del I secolo d.C.: Q. Safinius [- f(ilius) ---]

rex sacror(um), ma[g(ister) ---]

Octavia M. f(ilia) Re[g ---]

4 vivi sibi fecerunt [---].82

Nel breve commento al testo, l’editore ha evidenziato che i personaggi citati, Quinto Safinio e Ottavia figlia di Marco, furono rispettivamente rex e regina sacrorum di un municipio: in effetti, il nome Safinius rimanda ad una provenienza tipicamente campana.83 Proprio in un municipio, allora, Q. Safinio

80 A proposito della battaglia del lago Regillo, Liv. 2, 18,3 accenna ad una coalizione di trenta città (triginta iam coniurasse populos). Queste vengono poi elencate in Dion. Halic. 5, 61,3, ma sono in tutto ventinove (a parte alcuni nomi anacronistici, si menzionano – tra le altre – le città di cui abbiamo già parlato, Boville, Aricia e Lanuvio): secondo Alföldi, Early Rome, p. 53, e Bernardi, Nomen Latinum, p. 26, l’elenco non è attendibile in quanto frutto della compilazione di un tardo antiquario; lo ritengono invece attendibile, Werner, Der Beginn, pp. 415-421, Catalano, Linee, pp. 257-260, Ferenczy, ΚOINON, p. 372, e Solin-Volpe, Velitrae, p. 15.

81 La distinzione geografica tra Latium vetus e Latium adiectum (con tanto di “confine” tra i due, fissato al promontorio del Circeo) è documentata soltanto a partire dall’età imperiale, come testimoniano Strabo 5, 3,4-6 e Plin. n.h. 3, 56-59. In età arcaica, la distinzione tra ‘vecchio’ e ‘nuovo’ Lazio, ammesso che esistesse, non sarebbe potuta essere la stessa. Si deve del resto considerare che l’espansione latina progredì in modo incostante e, anzi, nel V secolo a.C. regredì: in effetti – anche oltre il futuro “confine” del Circeo, in particolare a Terracina –, le fonti (tra cui Polyb. 3, 22,11) ricordano un’arcaica presenza di Latini già nel VI secolo a.C., poi soppiantata dalla venuta dei Volsci. Cfr. H. Solin, Sul concetto di Lazio nell’antichità, in Studi storico- epigrafici sul Lazio antico, Roma 1996, pp. 1-22, dove si affronta pure la questione della mancanza di un confine geografico preciso tra Latium e Campania, che furono accorpati da Augusto nella stessa Regio I.

82 L’editio princeps si trova in D. Faccenna, Lenola (Latina). Epigrafe di Q. Safinius, rex sacrorum, «NSA» ser. 8ª vol. 5 (1951), pp. 121-122 (con fotografia e lucido dell’iscrizione); cfr. AE 1952, 157. Re[g ---] della linea 3 è l’inizio probabilmente del cognome della donna (Regilla o Recepta), più che del titolo regina sacrorum, il quale poteva ben essere sottinteso; la lacuna della linea 4 può essere integrata con et suis.

83 Safinii sono attestati in Campania per via letteraria ed epigrafica: ad Atella, cfr. Cic. Cluent. 68 e Petr. Sat. 44,5; a Napoli, cfr. CIL X 1582 = ILS 3611. Un Safinio è però attestato anche ad Alba Fucens (cfr. CIL IX 3910 = ILS 3817): dunque, con tutta probabilità, la lontana origine della gens Safinia è osco-sabellica.

poté rivestire la carica di rex sacrorum e un altro ufficio non ben definibile, ma – se è corretta l’integrazione mag(ister) subito dopo rex sacror(um) – identificabile forse come guida di un collegio religioso locale. Si noti però che Faccenna, il cui scopo era limitato alla pubblicazione del nuovo documento, ha lasciato aperto un sostanziale problema interpretativo, non identificando il municipium in cui Q. Safinio ebbe tali incarichi. Per noi dunque, scartata la possibilità che egli fosse un rex sacrorum di Roma,84 è di primario interesse collocare l’epigrafe nel giusto

contesto municipale, per trarne le opportune considerazioni di carattere storico. Si è già detto che il gentilizio del personaggio riconduce ad ambito campano, ma il dato onomastico di per sé risulta insufficiente a causa della lacuna testuale. Si deve pertanto considerare con attenzione il luogo di scoperta del documento, una località del Latium adiectum, a cui si deve credere necessariamente legata – in assenza di ogni indicazione, interna o esterna, in senso opposto – l’attività di Q. Safinio e della moglie Ottavia.

A ben vedere, l’attuale Lenola sorge tra i Monti Ausoni e i Monti Aurunci, in un territorio collinare che in epoca romana non ebbe un significativo popolamento. La zona era allora compresa nel vasto ager Fundanus, che dai versanti tirrenici dei monti succitati si estendeva verso la costa, fino a comprendere Sperlonga, e non pare aver conosciuto, durante tutta l’età repubblicana, la frammentazione dovuta a confische e deduzione di colonie: in altre parole, il municipio di riferimento doveva essere la città di Fondi (Fundi), la cui favorevole posizione, dalla fine del IV secolo associata al passaggio della via Appia, la poneva al centro dei collegamenti tra Terracina e Formia.85 Non sfugga,

del resto, che le altre iscrizioni rinvenute a Lenola in tempo utile per la pubblicazione del X volume del CIL, vale a dire entro il 1883, furono catalogate

84 Anche l’aggiornato Rüpke-Glock, Fasti, vol. 2, p. 1261, esclude questa possibilità.

85 Sull’ager Fundanus, cfr. CIL X pp. 617-618; cfr. oggi Humbert, Municipium, pp. 200-202 e Carte III. Non si conoscono confische di territorio fundano, né dopo l’annessione nella civitas (vedi infra), né dopo la guerra annibalica, durante la quale la città rimase fedele a Roma. Il Lib. Colon. p. 234 L allude solo all’assegnazione di terre a veterani nell’età di Augusto: cfr. A. Storchi Marino, Fondi romana: società ed economia, in Fondi tra antichità e medioevo, Fondi 2002, pp. 23-27 (sull’estensione territoriale e la rete viaria) e pp. 55-57 (sulle terre ai veterani).

già da Mommsen proprio tra i titoli fundani.86 Insomma, tutti gli elementi

raccolti portano a credere che l’epigrafe di Q. Safinio attesti l’esistenza di un rex sacrorum nella Fondi del I secolo d.C.: così si può aggiornare, tra l’altro, la nostra conoscenza sull’assetto sacerdotale della città, per la quale erano fino ad oggi conosciuti solo augures.87

Un ulteriore aggiornamento per l’area del Latium adiectum può infine venire da un’epigrafe sepolcrale di Gaeta, scoperta intorno agli anni 1980-90 su cippo marmoreo, che documenta di nuovo un rex sacrorum:

D(is) M(anibus) Q. Calpurnio Geniali,

regi sacrorum,

5 IIviro col(oniae) Form(ianorum),

quaestori alim(entorum),

item aer(arii), praef(ecto) i(ure) d(icundo). V(ixit) a(nnos) L.

Calpurnia Ire

10 ne coniugi b(ene) m(erenti).88

In questo caso, nonostante il rinvenimento dell’iscrizione sia avvenuto a Gaeta, non c’è dubbio che tutte le cariche elencate vadano riferite alla città di Formiae, sotto la cui giurisdizione era posta la romana Caieta:89 in effetti, Q. Calpurnio

Geniale è qui ricordato apertamente per essere stato non solo rex sacrorum, quaestor alimentorum, quaestor aerarii e praefectus iure dicundo,90 ma anche

duovir della colonia Formianorum. Quest’ultimo particolare garantisce inoltre che l’epitafio del nostro rex sacrorum è databile ad epoca non anteriore

86 Epigrafi da Lenola: cfr. CIL X 6247; 6254; 6278; 6284; 6287.

87 Cfr. CIL X 6236 e 6241: queste due sole epigrafi ricorda ancora Storchi Marino, Fondi, p. 43 nota 96.

88 L’editio princeps si trova in L. Gasperini, Vecchie e nuove epigrafi romane di Gaeta, in Formianum. Atti del Convegno di Studi sull’antico territorio di Formia. II-1994, Marina di Minturno 1995, pp. 16-19 (con fotoriproduzioni dell’epigrafe); cfr. AE 1995, 279.

89 Cfr. CIL X p. 603.

90 Praefectus iure dicundo, nelle città italiche di età imperiale, significa «sostituto temporaneo di uno dei magistrati supremi»: Gasperini, Vecchie e nuove epigrafi, p. 24 nota 33. Non bisogna dunque confonderlo con l’omonimo praefectus chiamato in età repubblicana ad esercitare la giustizia come delegato del praetor urbanus: cfr. infra, nota 96.

all’imperatore Adriano, sotto il quale Formia venne elevata dal rango di municipium a quello di colonia Aelia Hadriana Augusta.91

Ora, per stabilire l’origine dei due reges sacrorum di Fondi e Formia, bisogna ripercorrere le vicende politico-istituzionali locali, che si intrecciano nel tempo con le tappe dell’espansione di Roma. Così, grazie all’epigrafia, possiamo innanzitutto confermare che, in età imperiale, Fondi fu municipio romano al pari di Formia:92 il dato decisivo, tuttavia, è che le due città erano municipi romani

della prima generazione, fondati su antiche comunità preesistenti.

Quanto alla loro storia arcaica, pare appunto che Fondi e Formia rientrassero nel territorio degli Ausoni-Aurunci, che vissero in piena unità con i popoli latini e laziali fino alla fine del VI secolo a.C., per poi lasciare il posto all’avanzata dei Volsci ed essere progressivamente relegati più a Sud, nelle loro successive sedi storiche.93 Le prime notizie precise risalgono però solo alla

seconda metà del IV secolo, quando Fondi e Formia erano senza dubbio città volsche: la tradizione romana racconta infatti che, nel generale riassetto del territorio laziale e campano successivo alla guerra latina, Fundani e Formiani ottennero da Roma la civitas sine suffragio, probabilmente tra il 334 e il 328 a.C., ma senza alcuna confisca del loro territorio.94 Successivamente venne loro

91 Sulla promozione al rango di colonia, cfr. CIL X p. 603; il nome colonia Aelia Hadriana Augusta Formiae è attestato in CIL X 6079.

92 Cfr. CIL X 6245 (è una fistula di piombo): Pub(licum) mun(icipium) Fund(anum).

93 Strabo 5, 3,6 ricorda nella zona la presenza degli Ausoni prima di quella degli Osci; sull’estensione dei Latini a Sud del Circeo nel VI secolo, cfr. nota 81. Tra gli autori moderni, cfr. Mazzarino, Dalla monarchia allo stato repubblicano, p. 215 nota 1, che definisce gli Ausoni protolatini; inoltre, Pallottino, Storia, p. 125; Coarelli, Roma, i Volsci, pp. 140-141; Storchi Marino, Fondi, pp. 21-22 con note 7-9: priva di fondamento è l’ipotesi (nata dal rapido accenno di Cato fr. 62 P = fr. I.13 Ch: ...a gente Volscorum, quae etiam ipsa Etruscorum potestate regebatur) che la zona di Fondi fosse occupata, prima che dai Volsci, dagli Etruschi.

94 Sulla concessione della civitas: cfr. Dion. Halic. 15, 7,4, Liv. 8, 14,10 (Fundanisque et Formianis, ..., civitas sine suffragio data) e soprattutto Vell. 1, 14,3, il quale sostiene che Fundani et Formiani in civitatem recepti, dando precisi ragguagli cronologici. Ricostruzioni moderne in Humbert, Municipium, pp. 195-197 (nonché in Id., Municipes, pp. 14-15), e Salmon, The Making of Roman Italy, pp. 50 e 162-164, dove si affronta il problema cronologico dell’annessione: dopo una resa nel 334, infatti, i Fundani e i Formiani appoggiarono i Volsci rimasti autonomi ancora per qualche anno, fino alla deditio definitiva a Roma del 329 (Liv. 8, 19-20). Come è evidente, sono numerose e significative le analogie nelle vicende di Fondi e Formia: cfr. H. Laaksonen, Formiae. Zur Geschichte einer italischen Landstadt, in Roman Eastern Policy and Other Studies in Roman History, Helsinki 1990, pp. 163-174; E. Lo Cascio, Fondi in età romana: aspetti istituzionali, in Fondi tra antichità e medioevo, pp. 1-17.

conferita la piena cittadinanza in virtù di una lex Valeria, nel 188.95 Proprio per

questo, come gli altri municipi istituiti prima della guerra sociale, anche Fondi e Formia poterono mantenere inalterata nel tempo una particolare organizzazione magistratuale:96 ancora sotto i primi imperatori, in effetti, le epigrafi confermano

che nelle due città la suprema magistratura non era il quattuorvirato canonico, bensì un collegio di tre edili.97 Ebbene, l’edilità collegiale di Fondi, come quella di

Formia, non può che richiamare l’assetto vigente negli altrettanto antichi municipi di Arpino e di Tuscolo, cui abbiamo sopra accennato: in tutti questi casi, è evidente che il collegio degli edili era una magistratura arcaica ed epicoria,98

che Roma nel IV secolo a.C. non avrebbe avuto alcun interesse ad imporre, nel momento in cui concedeva la civitas alle diverse comunità, ma garantiva con l’istituto del municipio la sopravvivenza delle locali res publicae.99

È allora impensabile che i nostri due reges sacrorum, celebrati in epigrafi di epoca imperiale, siano mai stati creati per imitazione o imposizione dell’omologo romano, non solo in età risalente – all’epoca dell’estensione della civitas romana – , ma anche dopo la guerra sociale – quando Roma, ormai padrona dell’intera penisola, procedette a uniformare solo le amministrazioni dei nuovi municipi. Di conseguenza, quelli attestati a Fondi e Formia in età imperiale appaiono la continuazione di antichi re dei sacrifici, latini in senso lato, vale a dire

95 Cfr. Liv. 38, 36,7-9: de Formianis Fundanisque municipibus et Arpinatibus C. Valerius Tappo tribunus plebis promulgavit, ut iis suffragii latio – nam antea sine suffragio habuerant civitatem – esset.

96 Per buona parte dell’età repubblicana, nelle due città Roma esercitò la giurisdizione attraverso un praefectus iure dicundo (delegato annuale del praetor urbanus), come dimostrano Fest. p. 262 L (s.v. Praefecturae) e CIL I2 611(= X 6231) = ILS 6093, di III-II sec. a.C.; questo tuttavia non sembra contraddire il loro status municipale, anche perché Livio (cit. in nota prec.), a proposito del 188, parla chiaramente di Formianis Fundanisque municipibus: cfr. soprattutto Humbert, Municipium, pp. 393-399; Laffi, La struttura, pp. 109-111.

97 Per Fondi, si veda CIL X 6233, 6234, 6235, 6238, 6239 e 6242: cfr. Lo Cascio, Fondi, p. 13. Per Formia, si veda CIL X 6101, 6105, 6107 e 6108: cfr. Laaksonen, Formiae, pp. 164-165. A Formia gli edili furono sostituiti da duoviri solo a partire dall’età di Adriano, con l’elevazione della città allo statuto di colonia: cfr. CIL X 6090 e 6094.

98 Anche se, data la peculiarità dell’edilità tuscolana (su cui cfr. supra, Cap. 2.3 con nota 49), si può al limite pensare ad un’origine comune della stessa magistratura solo per Fondi, Formia e Arpino: cfr. De Martino, Storia della costituzione romana, vol. 2, pp. 98 e 106, e soprattutto Campanile-Letta, Studi, pp. 39-41.

99 La lingua volsca lasciò tracce durature nella parlata locale: cfr. Sil. Ital. VIII 524-651; inoltre Fest. pp. 204 (s.v. Obscum) e 374 L (s.v. Sublicium pon<tem>). Di conseguenza, il titolo di aedilis è la naturale latinizzazione posteriore all’occupazione volsca, durante la quale si poté invece parlare di aifilis: cfr. Mazzarino, Dalla monarchia allo stato repubblicano, p. 143.

probabilmente già in carica prima dell’occupazione volsca e, ad ogni modo, sopravvissuti ad essa.100 Certo, l’istituto monarchico da cui essi discesero non ha

lasciato alcuna testimonianza diretta della sua esistenza; forse, però, non è casuale che sempre a Fondi e Formia esistesse anche la carica straordinaria dell’interrex, cui si doveva ricorrere nei casi di vuoto magistratuale.101 Infatti, per

quanto le iscrizioni che attestano l’interregno municipale non siano anteriori alla tarda repubblica e Cicerone lo consideri un istituto creato dai Romani dopo la morte di Romolo,102 questa magistratura doveva essere di origine antica e non

esclusivamente romana.103 Ne deriva che, se effettivamente si può scartare la sua

dipendenza da Roma, l’interregnum di Fondi e Formia si configura come testimonianza indiretta delle passate monarchie locali e, allo stesso tempo, viene a confermare l’origine arcaica dei nostri reges sacrorum.