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Come gi`a sottolineato, la parte pi`u complessa del progetto di ritorno, che presenta maggiori difficolt`a nella definizione e soprattutto nella realizzazione, `e la reintegrazione socio-economica nel Paese di origine. Questa fase, come evidenziato in precedenza, con-siste essenzialmente nell’accompagnamento dei migranti nell’attuazione di un piano di reintegrazione, elaborato in Italia, ma spesso rivisto o interamente cambiato una volta rientrati a casa e venuti maggiormente a contatto con la realt`a del luogo56.

Il processo di assistenza al ritorno, e di conseguenza alla reintegrazione, si realizza attraverso interventi personalizzati che tengono conto non solo dei punti di forza e di debolezza del migrante, ma anche della fattibilit`a del piano scelto, affinch´e si riducano i fattori di rischio d’insuccesso e si cerchi viceversa, con un adeguato supporto tecnico, di consigliare le scelte pi`u opportune secondo il caso specifico.

56 Alla base di questa revisione del piano di reintegrazione vi `e spesso l’inflazione (reale o percepita) che porta i migranti a rivalutare i loro progetti alla luce del costo della vita e dei prezzi dei materiali di consumo nel Paese di origine. Inoltre, una volta ritornati nei propri paesi, i migranti accedono alle proprie reti parentali ed amicali, trovando maggiori opportunit`a di lavoro o di partenariato, non con-siderate o sconosciute prima della partenza dall’Italia. Per approfondimenti si veda Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, Analisi della componente di reintegrazione socio-economica dei migranti di ritorno dall’Italia nell’ambito dei progetti OIM, Roma, 2013, p. 17.

Nella maggior parte dei casi il sostegno alla reintegrazione `e assicurato al migrante attraverso un contributo economico erogato in base al piano di reintegrazione presentato. L’erogazione di questo finanziamento avviene sulla base di specifici criteri e fattori come il numero di beneficiari (singolo o famiglia), l’area geografica di provenienza e la sostenibilit`a del piano di reintegrazione, il cui obiettivo `e garantire un processo di reinserimento sociale e lavorativo sostenibile, prevenendo al contempo forme di migrazione secondaria.

I primi progetti di RVA realizzati prevedevano l’erogazione del sussidio di reintegra-zione in denaro contante (reintegrareintegra-zione in cash). Tuttavia, il monitoraggio effettuato dagli enti attuatori ha evidenziato come questo modello di assistenza alla reintegrazione costituiva un punto di debolezza che produceva un’alta dispersione del fondo ricevuto dai beneficiari, diminuendo l’impatto sulla loro vita futura. Per questo motivo, il Ministero dell’Interno, in qualit`a di Autorit`a Responsabile del Fondo Europeo Rimpatri, `e interve-nuto modificando la modalit`a di erogazione del sussidio, che attualmente avviene sotto forma di beni e servizi (reintegrazione in kind ). Al fine di garantire una maggiore efficacia della misura ed evitare dispersione di risorse, il periodo di monitoraggio `e stato esteso da tre a sei mesi cosicch´e i migranti possano contare su un periodo pi`u ampio e adeguato per realizzare il proprio progetto. Inoltre, l’accompagnamento del personale dell’ente attua-tore nel processo di acquisto dei beni e servizi, oltre a fornire una maggiore trasparenza e tracciabilit`a delle spese, d`a ai migranti stessi maggiore garanzia che il percorso intrapreso `

e seguito e vagliato tecnicamente.

I piani di reintegrazione, elaborati sulla base delle necessit`a di ciascun migrante, prevedono diversi tipi di intervento cos`ı classificabili:

• avvio di un’attivit`a economica a seguito dell’elaborazione di un business plan e acquisto dell’attrezzatura necessaria;

• reperimento di un alloggio e pagamento delle spese di locazione; • ristrutturazione e/o acquisto del mobilio per l’arredamento della casa;

• avvio di una terapia medica o proseguimento di cure mediche gi`a intraprese in Italia, attraverso l’acquisto di medicinali necessari, assistenza medica specializzata o cure riabilitative;

• acquisto di beni di prima necessit`a nei casi di estrema indigenza;

• frequenza di corsi di formazione professionale per favorire l’inserimento lavorativo o pagamento della retta scolastica dei figli dei beneficiari.

I piani di reintegrazione e monitoraggio sono coordinati dall’ente attuatore, spesso in collaborazione con altre organizzazioni internazionali o organizzazioni non governative e amministrazioni locali, al fine di assicurare un’integrazione efficace e duratura nel tempo.

5.9 La sostenibilit`a del ritorno

La sostenibilit`a del ritorno `e un tema di centrale rilevanza nell’ambito delle migrazioni di ritorno. Secondo una definizione ampiamente diffusa in letteratura, il ritorno `e con-siderato sostenibile quando completa il ciclo migratorio in maniera efficace e duratura57. Complessivamente, nel considerare il ritorno e la sua sostenibilit`a, `e importante distin-guere tra fattori che possono essere influenzati dalle politiche migratorie e considerare il contesto di rientro.

In questo senso, la letteratura ha identificato due fattori: la volontariet`a, e il modo in cui il migrante si pone nei confronti del ritorno stesso, e il contesto nel Paese d’origine. Per ci`o che concerne il primo aspetto, emerge come coloro che hanno vissuto in maniera negativa il proprio percorso migratorio affrontino numerosi inconvenienti durante il pe-riodo di reintegrazione cos`ı come coloro che sono tornati in modo forzato dimostrano un maggior desiderio di intraprendere una nuova esperienza migratoria. La situazione `e meno problematica quando si considerano migranti ben inseriti nel Paese ospitante il cui percor-so migratorio ha ottenuto succespercor-so o migranti stimolati da un forte desiderio di rientrare

57

Development Research Centre on Migration, Globalisation & Poverty, Defi-ning, Measuring and Influencing Sustainable Return, Brighton, 2005, p. 2, disponibile sul sito www.migrationdrc.org.

a casa. Rispetto al secondo aspetto, l’esperienza dimostra come i Paesi caratterizzati da condizioni economiche stabili e da regimi democratici favoriscono un ritorno sostenibile58. I progetti di RVA realizzati hanno, inoltre, evidenziato l’importanza dei legami perso-nali di tipo familiare nel Paese di origine e con la societ`a civile in generale. Il sostegno della famiglia di origine `e indubbiamente il principale fattore che contribuisce ad un ritor-no di successo e la sua assenza pu`o comportare considerevoli pericoli per la sostenibilit`a del ritorno e la reintegrazione del migrante. Pertanto, la disponibilit`a e la capacit`a della famiglia di prendersi carico del rientrante, specie se vulnerabile, deve essere verificata pre-liminarmente in modo da evitare situazioni di rischio e ulteriori complicazioni per tutti i soggetti coinvolti.

Un altro elemento che emerge dall’analisi delle best practices sviluppate `e la consape-volezza che i percorsi migratori di rientro hanno maggiori possibilit`a di riuscita quando prevedono l’attivazione di progetti realistici, realizzabili e costruttivi, basati sulla co-noscenza e sul confronto effettivo della realt`a nonch´e sulla valutazione dei rischi, degli obiettivi, dei mezzi e delle risorse disponibili. Da ci`o emerge l’importanza di pianificare e organizzare il ritorno, fornendo informazioni chiare e corrette sul viaggio e sull’assistenza disponibile all’interno del progetto. Molti ritornanti hanno false aspettative sul loro Paese di origine e devono quindi essere incoraggiati a prendere contatti preliminari con il Paese per essere preparati nel modo migliore possibile alla realt`a del ritorno, soprattutto per quanto riguarda le opportunit`a disponibili per il reinserimento.

Per sostenere e valorizzare i rientri risulta, quindi, necessario includere un doppio per-corso e intervento, nel Paese di arrivo e nel Paese di destinazione, dove il processo di reintegrazione va seguito, attraverso forme di accompagnamento e assistenza tecnica. La creazione di network o business communities di riferimento tra familiari e connazionali e il raggiungimento di partnership con organizzazioni locali permette, inoltre, di rendere maggiormente sostenibile il rientro poich´e consente di diversificare l’offerta di servizi e migliorare la qualit`a dell’assistenza, aumentando l’efficacia dei progetti. A tal proposito,

58

A. Ferro, Migrazione, ritorni e politiche di supporto. Analisi del fenomeno della migrazione di ritorno e rassegna di programmi di sostegno al rientro, Roma, 2010, p. 17.

sarebbe opportuno coinvolgere maggiormente le autorit`a dei Paesi di origine nella rein-tegrazione dei migranti che ritornano per individuare complementarit`a tra le politiche di invio dei Paesi di destinazione e di accoglienza dei Paesi di origine. Tale coinvolgimento potrebbe soprattutto garantire una forma di ownership, di appropriazione della presa in carico dei propri cittadini da parte dei Paesi di origine, in qualit`a di agenti di sviluppo.

Sulla base dell’analisi svolta emerge come sia strategico favorire la realizzazione di progetti innovativi che siano in grado di valorizzare le competenze ed esperienze maturate all’estero dal soggetto, indipendentemente da un giudizio di valore sulla natura dell’atti-vit`a. L’innovazione consiste nella capacit`a di applicare a qualunque settore, in particolare a quelli tradizionali quali ad esempio l’agricoltura o l’allevamento, competenze, meto-dologie, approcci, tecnologie e saperi appresi all’estero e adattati alla realt`a locale. Un soggetto rafforzato e consolidato nelle sue capacit`a e nella sua progettualit`a, seppur in partenza meno ambiziosa e innovativa, potr`a introdurre nuovi prodotti e processi, aprire nuovi canali di esportazione verso il Paese di emigrazione e creare joint-ventures. Per-tanto, i ritorni non sono necessariamente l’epilogo della mobilit`a dei soggetti, per cui i Paesi d’origine possono trarre beneficio dai contatti esistenti tra il migrante e la societ`a di arrivo, acquisendo competenze professionali all’estero e sviluppando nuovi rapporti commerciali. L’impatto positivo sulla realt`a locale, inoltre, favorisce la valorizzazione del rientro e consente di diminuire se non eliminare l’ostilit`a nei confronti dei rimpatriati59.

Per meglio comprendere il concetto di reintegrazione socio-economica e sostenibilit`a del ritorno, si riportano di seguito i risultati di uno studio realizzato da OIM Roma relativo al progetto REMPLOY60.

Accanto al programma PARTIR, particolarmente dedicato ai migranti vulnerabili, dal gennaio 2012 fino alla fine dello stesso anno, l’OIM ha attuato questo progetto pilota di RVA che si `e focalizzato su percorsi di reintegrazione e reinserimento lavorativo di migranti che hanno perso lavoro in Italia. Oltre alla fase di assistenza alla reintegrazione

59 Ibidem, p. 21.

60

Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, Analisi della componente di reintegrazione socio-economica dei migranti di ritorno dall’Italia nell’ambito dei progetti OIM, cit.

Albania 3 Bolivia 7 Brasile 2 Burkina Faso 1 Cile 1 Colombia 2 Costa d'Avorio 3 Ecuador 14 Etiopia 1 Filippine 3 Ghana 4 India 2 Marocco 5 Nigeria 1 Perù 14 Senegal 1 Tunisia 8 Albania Bolivia Brasile Burkina Faso Cile Colombia Costa d'Avorio Ecuador Etiopia Filippine Ghana India Marocco Nigeria Perù Senegal Tunisia 0 2 4 6 8 10 12 14 16

Figura 5.7: Beneficiari progetto Remploy suddivisi per nazionalit`a.

post-ritorno, il progetto prevedeva attivit`a di formazione e riqualificazione professionale da realizzarsi prima della partenza come preparazione per avviare piccole imprese nel Paese di origine. Come nell’ambito di altri progetti, il sussidio alla reintegrazione ha avuto un range variabile, tra i 1.100 e i 3.000 euro.

Nell’ambito del progetto sono stati assistiti 72 migranti verso 17 Paesi di origine. Analizzando i dati riportati nel grafico 5.7, si nota la prevalenza delle nazionalit`a latino-americane gi`a osservata anche nell’ambito dei programmi di RVA in generale, con il 56% dei casi provenienti dalla regione.

Tutti i beneficiari hanno elaborato un business plan prima della loro partenza. Questi piani sono stati condivisi con le Missioni OIM nei Paesi di origine ed `e stato possibile ricevere feedback e consigli di miglioramento o di adattamento per 46 di loro, contribuendo cos`ı alla preparazione psicologica del migrante e alla concretizzazione della prospettiva del ritorno. Inoltre, 34 migranti hanno partecipato ad un corso di formazione sulla creazione e gestione di micro-impresa finalizzato all’acquisizione di strumenti base necessari per definire pi`u dettagliatamente il progetto di reinserimento lavorativo e realizzarlo al meglio.

Nell’ambito del progetto REMPLOY, il 25% dei piani di reintegrazione sono stati mo-dificati dopo il ritorno in patria. Questa percentuale, molto pi`u bassa di quella osservata nel progetto Partir (approssimativamente 50%), trova spiegazione nel maggiore sostegno offerto al migrante prima del suo rientro, durante la fase di preparazione ed elaborazione guidata del piano, nella quale ha potuto prendere maggior coscienza di quanto pianificato e proiettarsi con concretezza nel contesto socio-economico del Paese di origine.

Come evidenziato, il progetto REMPLOY si `e focalizzato sul reinserimento lavorativo del migrante. Anche se alcuni bisogni di base dei migranti, come l’alloggio o le cure me-diche, sono stati inclusi nel progetto, la parte preponderante del piano di reintegrazione ha dovuto riguardare l’avvio di un’attivit`a economica o un sussidio salariale. Nell’analisi finale effettuata al termine del progetto `e emerso che i migranti hanno utilizzato meno del 2% dell’ammontare a disposizione per beni non strettamente connessi al reinserimen-to lavorativo. Quasi la reinserimen-totalit`a dell’importo `e stato quindi utilizzato per l’avvio o il consolidamento di un’attivit`a economica.

Nonostante la difficolt`a nel valutare la sostenibilit`a e nel definire il successo di un ritorno, la valutazione effettuata dai funzionari OIM nei Paesi di origine che hanno par-tecipato al progetto `e stata positiva. Nel 78% dei casi, la sostenibilit`a dei progetti di reintegrazione attuati `e stata valutata come probabile o molto probabile, mentre `e stata considerata come difficile da valutare nel 20% dei casi e come improbabile solo nel 2% dei casi. Si possono avanzare due ipotesi per spiegare questo successo: l’ammontare medio a disposizione dei beneficiari, superiore a quanto erogato mediamente negli altri progetti di RVA (oltre 2.400 euro) e la preparazione pre-partenza che si `e concretizzata nella parteci-pazione dei migranti a corsi di formazione professionale e nell’elaborazione di un business plan, la cui fattibilit`a `e stata verificata nella fase antecedente il ritorno.