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Nel corso degli anni la letteratura ha dimostrato come i fattori non-economici tendono ad avere un peso maggiore rispetto a quelli economici nella decisione di ritorno volontario, cos`ı come i fattori pull (di spinta) nel Paese di origine tendono ad essere pi`u rilevanti dei fattori push (di attrazione) nel Paese di destinazione6.

Secondo una prospettiva sociologica, l’esperienza del ritorno pu`o assumere diversi si-gnificati: il migrante pu`o infatti recuperare il proprio status o divenire una figura eroica che, a seguito del successo ottenuto all’estero, vede riconosciuto il proprio rientro come avanzamento economico, sociale e culturale. D’altro canto, il ritorno pu`o anche rappre-sentare un fallimento del progetto migratorio, a causa delle difficolt`a socio-economiche incontrate all’estero. Entro questa dimensione `e possibile ricondurre anche il caso del-l’allontanamento forzato dal Paese di destinazione, dove politiche restrittive e condizioni

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L. Zanfrini, Sociologia delle migrazioni, Bari, 2007, p. 233 ss.

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R. King, Generalizations from the History of Return Migration, in B. Ghosh (a cura di), Return Migration. Journey or Hope or Despair?, Geneve, 2000, p. 1 ss.; R. Black, K. Koser, K. Munk, G. Atfield, L. D’Onofrio, R. Tiemoko, Understanding voluntary return, Brighton, 2004.

di irregolarit`a del migrante determinano un’interruzione coatta dell’esperienza all’estero. Secondo una classificazione ampiamente diffusa a livello sociologico7, `e possibile distin-guere quattro tipi di ritorno: per fallimento, per pensionamento, di conservazione8 e di innovazione9. Dalla classificazione emerge, quindi, come uno dei fattori chiave che de-termina il successo o meno di un’esperienza di ritorno `e la situazione che caratterizza il Paese di origine.

Nell’analizzare i ritorni e il reinserimento nel contesto d’origine `e importante indi-viduare le cause e le motivazioni che hanno determinato tali flussi e le fasi stesse del percorso di ritorno10. Il rientro, infatti, `e un processo complesso che si sviluppa attra-verso un itinerario articolato e non generalizzabile e, pertanto, la contestualizzazione `e indispensabile.

In particolare, l’analisi del ritorno deve basarsi in primis sulla formazione della moti-vazione, che a sua volta avviene sulla base di condizioni e fattori individuali e contestuali che determinano e influenzano la scelta. Tra questi assumono particolare rilevanza il genere, l’et`a, la nazionalit`a, il Paese di immigrazione, il livello di istruzione, la durata della permanenza all’estero e le condizioni lavorative che hanno caratterizzato l’esperien-za migratoria (occupazione nel settore formale o informale, con mansioni di bassa o alta qualifica, seguendo percorsi formativi o meno, in realt`a lavorative di piccole-medie o gran-di gran-dimensioni). Teorie gran-di recente formazione11 riconducono la molteplicit`a di fattori che influenzano la scelta del ritorno alla return preparedness, ossia il processo per cui una per-sona nel tempo e sulla base delle mutate condizioni, perper-sonali e contestuali, nei due Paesi di residenza e nascita, `e pronta e preparata al ritorno, ossia sviluppa quelle abilit`a volte

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F. P.Cerase, L’emigrazione di ritorno: innovazione o reazione? L’esperienza dell’emigrazione di ritorno dagli Stati Uniti d’America, Roma, 1971, p. 140 ss.

8 Con tale espressione ci si riferisce a quei migranti che non hanno assunto e assimilato i valori della societ`a di arrivo e anzi tendono a rafforzare le strutture sociali tradizionali delle aree di origine.

9 Questa categoria include i migranti che trasferiscono i valori della societ`a di arrivo nella societ`a di origine/di ritorno, assumendo il ruolo di attori e agenti di mutamento.

10

F. Marta, M. Montefalcone, G. Costantini, Migrazioni e ritorno, risorse per lo sviluppo, Roma, 2008, p. 53 ss.

11

J. Cassarino, Theorising Return Migration: the Conceptual Approach to Return Migrants Revisited, in International Journal on Multicultural Societies, G¨ottingen, 2004, p. 271 ss.

a raccogliere e mobilitare adeguate risorse tangibili (finanziarie) e intangibili (contatti, relazioni, competenze, conoscenze) per assicurarsi un rientro costruttivo.

Il ritorno prevede altres`ı il reinserimento nel Paese d’origine, sia dal punto di vista lavorativo-occupazionale, che familiare e socio-culturale, dove non sono infrequenti ele-menti di frustrazione, perdita di status e difficolt`a di adattamento. La letteratura ha sottolineato come la reintegrazione dei migranti `e influenzata dalla diversa combinazione di tre elementi: il contesto e il luogo di reinserimento (urbano-rurale, pacifico/stabile-instabile/in conflitto, di crescita o difficolt`a economica); la durata e il tipo di esperienza migratoria vissuta all’estero; e, infine, i fattori e le condizioni, nel Paese di origine e di destinazione, che hanno motivato il ritorno12. Le diverse combinazioni di questi elementi danno origine ad una variet`a di risultati e conseguenze, in particolare in relazione alla possibilit`a di tradurre il ritorno in attivit`a produttive con effetti sullo sviluppo locale.

Il ritorno, inoltre, pu`o assumere diverse forme: pu`o essere fisico o virtuale, permanente, temporaneo o circolare, poich´e il migrante pu`o rientrare attraverso le relazioni intrattenute a distanza, il finanziamento di interventi di sviluppo o l’avvio di attivit`a economiche. I migranti di ritorno appartengono quindi a un gruppo molto eterogeneo in termini di esperienze migratorie, durata del soggiorno all’estero, natura delle risorse mobilizzate, stato legale, motivazioni e progetti. Bisogna perci`o tenere conto di queste diversit`a nel momento in cui ci si interroga sul ritorno, individuando su quali aspetti e fattori ci si vuole concentrare e per quali finalit`a.

Infine, il tema dei ritorni riguarda tanto il livello individuale e familiare dei migranti, poich´e coinvolge soggetti che maturano la decisione sulla base delle proprie condizioni e progettualit`a e sulla base di strategie familiari13, quanto il livello politico-istituzionale dei Paesi coinvolti. Per i Paesi di immigrazione, il ritorno `e riconducibile prevalentemente ad

12 Ibidem, p. 270.

13 Cfr. O. Stark, The Migration of Labor, Cambridge, 1991, p. 26. Secondo la teoria della New Economics of Labour Migration, se la migrazione avviene per una decisione a livello familiare di far emigrare un membro della propria famiglia per assicurare un migliore reddito, i ritorni sono visti come la conseguenza del raggiungimento di tali obbiettivi da parte dei migranti all’estero. Le rimesse sono quindi parte di una strategia di diversificazione delle risorse della famiglia che costituisce anche un fattore esplicativo della decisione di ritorno.

una gestione dei flussi migratori e ad un controllo del fenomeno. Per i Paesi di origine, al contrario, il ritorno costituisce una possibilit`a di attrazione di risorse e capitali, seppur si manifesti raramente la capacit`a di gestire e inquadrare il fenomeno nella sua complessit`a. In conclusione, emerge chiaramente come nello studio del ritorno oltre alle motivazio-ni, strategie e percorsi individuali di rientro, `e necessario analizzare il contesto entro il quale avviene la migrazione di ritorno, i fattori che influenzano la mobilit`a dei soggetti e le scelte individuali e familiari, come anche la dimensione economica, politica e socio-culturale all’interno della quale matura la decisione di tornare. L’analisi delle migrazioni internazionali, inoltre, evidenzia come il ritorno non sia pi`u riconducibile unicamente alla fase conclusiva del ciclo e del percorso migratorio. Diversamente, il ritorno si ricollega al paradigma transnazionale delle migrazioni, in cui la mobilit`a non si esaurisce nell’abban-dono e nel rimpatrio definitivo, e dove il protagonismo dell’azione dei migrante conferma il frequente ruolo e la vocazione della diaspora a contribuire allo sviluppo del proprio Paese14.