Il ritorno volontario assistito `e influenzato negativamente da diversi fattori e ostacoli. Spesso la reticenza dei beneficiari deriva dall’irreversibilit`a della scelta, poich´e, come `e gi`a stato osservato, l’adesione a programmi di RVA comporta la restituzione del permesso di soggiorno, talvolta in corso di validit`a seppur non rinnovabile. Il timore di non poter tornare in un futuro nel Paese di destinazione, qualora ad esempio si incontrino difficolt`a economiche o sociali alla reintegrazione nel Paese di origine, e di dover quindi rinunciare definitivamente alla posizione costruitasi e alle opportunit`a offerte dal Paese di arrivo costituisce un forte deterrente alla scelta di tornare nel proprio Paese di origine. A ci`o si aggiunge la difficolt`a che molti migranti incontrano nel modificare il proprio progetto migratorio, da cui scaturisce un senso di vergogna e fallimento, nonch´e frustrazione nel non trovare alternative al rientro. Il ritorno fa emergere pi`u che mai la complessit`a dei
26 Art. 14-ter, comma 3, T.U.
27 Art. 10, comma 2, T.U.
28 Art. 13, comma 2, T.U.
29 Art. 14, comma 5-bis, T.U.
30 Art. 13, comma 5.2, T.U.
processi migratori che incidono inevitabilmente sull’equilibrio e sul benessere psicosociale degli individui e delle famiglie migranti. Il ritorno non `e solo una nuova migrazione o una migrazione al contrario, ma porta con s´e la necessit`a di un processo di adattamento psicologico e culturale in grado di elaborare i cambiamenti personali che sono intervenuti nel migrante e quelli sociali, economici e culturali che sono nel frattempo avvenuti nei Paesi di origine e nelle reti parentali e amicali del ritornante. Processo che pu`o determinare una situazione di difficolt`a definita anche “shock di ritorno”.
Un secondo elemento che incide sul ritorno volontario `e la valutazione negativa della situazione economica del Paese di origine, ma soprattutto politica nel caso di richiedenti protezione internazionale, rifugiati o vittime di tratta. La presenza di situazioni di con-flitto, di instabilit`a politica o di violazione dei diritti umani sono spesso le motivazioni che hanno portato il migrante a lasciare il proprio Paese, e la loro persistenza non ne permette il ritorno, seppure desiderato. A ci`o si somma la fondata possibilit`a che si ve-rifichino fenomeni di discriminazione o rischi per l’incolumit`a fisica del beneficiario o dei suoi familiari.
Altri ostacoli possono provenire dal Paese di origine e pesare in maniera dissuasiva su alcuni gruppi di potenziali rientranti. Nel caso di studenti o di migranti altamente qualifi-cati, gli ostacoli possono essere rappresentati dal mancato riconoscimento dei titoli o delle esperienze acquisite all’estero; nel caso di imprenditori gli ostacoli possono essere legati al regime di tassazione o al sistema burocratico connessi al trasferimento della propria at-tivit`a; infine, nel caso di persone anziane o bisognose di cure mediche, la preoccupazione riguarda il sistema sanitario.
Una trattazione a parte merita il tema delle rimesse. Il ritorno a casa, da un la-to, comporta l’esaurirsi di una fonte di supporto economico non indifferente, che spesso rappresenta un segno tangibile del raggiungimento di concreti obiettivi nel progetto mi-gratorio del singolo; dall’altro la necessit`a di accumulare risparmi (a detrimento del flusso destinato alle rimesse), per poter affrontare le spese di ritorno, non `e sempre facilitato dai servizi bancari nei Paesi di destinazione.
Il percorso di ritorno volontario assistito pu`o incontrare, inoltre, difficolt`a nel momento in cui lo Stato in cui si vuole fare ritorno accumuli ritardi nell’identificare il cittadino straniero e nel fornire la documentazione necessaria al viaggio.
Infine, uno dei fattori che maggiormente ostacola il ritorno volontario del migrante nel proprio Paese di origine `e legato all’effettiva fruizione in patria dei contributi versati in Italia a fini pensionistici. Infatti, la legge 189/2002 ha abolito la possibilit`a di ottenere il rimborso dei contributi versati al momento del rimpatrio, istituendo per`o una pensione speciale in deroga ai requisiti minimi richiesti per la pensione contributiva e a particolari condizioni di assicurazione, che viene concessa al compimento dei 66 anni. Inoltre, solo le pensioni a carattere contributivo possono essere erogate all’estero, mentre gli assegni sociali e le prestazioni agli invalidi civili possono essere corrisposte solo ai beneficiari residenti in Italia, essendo sganciate da versamenti contributivi. Le difficolt`a di godimento dei diritti previdenziali maturati all’estero possono costituire quindi un ostacolo, ma anche un incentivo, nel caso in cui questi siano di facile accesso. Un esempio `e rintracciabile nella precedente impostazione32 che prevedeva la possibilit`a da parte del rientrante di ottenere la liquidazione dei contributi previdenziali maggiorati al tasso nominale annuo del 5%, anche prima della maturazione del diritto alla pensione. La conseguenza immediata era la possibilit`a di disporre da subito del capitale aumentato grazie al tasso di capitalizzazione applicato al monte dei contributi da liquidare.
I principali motivi che, al contrario, inducono il migrante a scegliere il ritorno volonta-rio assistito sono l’esito negativo della domanda di protezione internazionale, la difficolt`a di integrazione nel Paese ospitante o fattori di tipo emotivo come demoralizzazione e sfiducia, nostalgia e condizionamenti derivanti dalle relazioni familiari e amicali.
Negli ultimi anni, sulla scelta di rientrare nel proprio Paese di origine ha fortemente inciso anche la crisi economica, i cui effetti sono inevitabilmente pi`u complessi, con rica-dute sull’intero progetto di vita, per chi `e titolare di un permesso di soggiorno vincolato a
32 Legge 8 agosto 1995, n. 335, riguardante la riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare.
un contratto di lavoro. Secondo gli ultimi dati Istat33, le cancellazioni dall’anagrafe di cit-tadini stranieri sono aumentate nel 2011, mentre le iscrizioni sono diminuite. La partenza dall’Italia non si traduce sempre nella conclusione dell’esperienza migratoria e, quindi, con il rientro in patria, ma spesso si concretizza nel proseguimento di questa esperienza in un altro Paese estero, maggiormente indicato per garantire quelle opportunit`a e quelle chances di vita da cui la migrazione prende avvio. Una spiegazione della diffusione della scelta di abbandonare l’Italia da parte di una significativa fetta della popolazione stra-niera va ricercata sicuramente nell’effetto che la crisi economica ha avuto sulle condizioni occupazionali degli stranieri. Tra il 2008 e il 2011, infatti, il numero di disoccupati stra-nieri `e praticamente raddoppiato, con un incremento di oltre 148 mila unit`a (+ 91,8%), mentre quello degli italiani `e aumentato di 267 mila unit`a. Tra il 2008 e il 2011 il tasso di disoccupazione degli stranieri `e cresciuto di 3,6 punti percentuali, passando dall’8,5% al 12,1%, mentre nello stesso periodo il tasso di disoccupazione degli italiani `e passato dal 6,6% all’8,0%34. La scelta del ritorno volontario assistito rappresenta, pertanto, una soluzione alla precariet`a economico occupazionale: come si vedr`a in seguito35, pi`u della met`a (50,38%) dei migranti che ha lasciato l’Italia nell’ambito di programmi di RVA pos-sedeva un permesso di soggiorno per motivi di lavoro non pi`u rinnovabile, il 15,96% un permesso per protezione internazionale o motivi umanitari, oltre il 26% complessivamente per necessit`a di assistenza/vulnerabilit`a, mentre il 3,7% del totale degli RVA realizzati sono stati destinati a stranieri irregolarmente presenti sul territorio.
33 I dati sono disponibili all’indirizzo http://demo.istat.it/index.html.
34
Fondazione Leone Moressa, Gli stranieri che se ne vanno: oltre 32 mila gli stranieri cancellati dall’anagrafe nel 2011, disponibile all’indirizzo http://www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/2013/ 02/gli-stranieri-che-se-ne-vanno-oltre-32-mila-gli-stranieri-cancellati-dallanagrafe-nel-2011-3/, 2013.