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La reinvenzione dell’uomo in ambito lavorativo

Forme di tecnologia ed innovazioni della quarta rivoluzione industriale

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

3.6 La reinvenzione dell’uomo in ambito lavorativo

L’automazione potrebbe garantire una crescita nelle economie evolute. Questo sviluppo in tali paesi non dovrebbe più essere sostenuto dalla quota dei lavoratori che si sta via via abbassando a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. (McKinsey Global Institute, 2017)

Come abbiamo visto in precedenza (3.3), invece, il numero di robot e l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale stanno aumentando. Ciò è dovuto all’abbassamento dei prezzi di questi strumenti e anche alle grandi possibilità che offrono in ambito lavorativo in termini quantitativi e qualitativi. L’interrogativo più comune rimane quello sull’occupazione umana, non si può prevedere se il mercato del lavoro assorbirà o meno l’impatto dell’automazione.

92 Senza dubbio, è opportuno considerare le tipologie e le caratteristiche del lavoratore sostituito, ovvero le abilità e le competenze che egli possiede. Secondo Autor (2015), ad oggi, l’aspetto peggiore per il lavoratore è avere capacità ordinarie e codificabili che, a differenza di un lavoratore qualificato, non lo rendono adattabile al cambiamento. Secondo uno studio, realizzato nel Regno Unito, si stima che la tecnologia porterà alla perdita di 800mila posti di lavoro poco qualificati, ma che, al tempo stesso, aumenterà di 3,5milioni i posti di lavoro altamente qualificati (DeloitteLLP, 2015). Quindi, è prevedibile una crescita della domanda di personale altamente qualificato.

In principio, la metodologia utilizzata per analizzare l’aumento o meno dei posti di lavoro, considerando il cambiamento tecnologico, era la SBTC (skill biased techical change). Quest’ultima spiegava l’incremento dei lavori con alto salario e che richiedono alte abilità. Da alcuni scritti, sin dagli anni ’90, si comprende, analizzando con attenzione i dati ELFS (European Union Labour Force Survey) e Cisco, come non siano solamente i lavoratori con alte abilità ad essere richiesti, ma anche i lavoratori con basse qualifiche ed inoltre, emerge un altro elemento importante, la diminuzione della classe media (Goos M., Manning A., Solomon A., 2009). Tale concetto, Goss e Manning, nel 2003, lo definiscono “polarizzazione” del lavoro verso le code. Gli stessi risultati vengono constatati in tutti i paesi più industrializzati, in USA29, in UE30, ed in Giappone31. Autor, nel 2015, ribadisce come i lavoratori di abilità medie siano quelli più colpiti dall’avanzare tecnologico, e suggerisce delle spiegazioni come la diminuzione delle occupazioni blue

collars, il declino dei sindacati, il cambiamento dell’offerta dei college, e, ovviamente,

come motivazione fondamentale l’impatto dell’automazione. Il SBTC, quindi, risulta non esaustivo e, così, molti autori come Goos, Autor, Acemoglu, Dorn, optano per una

29 Autor D. H., Lawrence F. K., and. Kearney M. S., 2006. 30 Goos, Manning, Solomon, 2009.

93 sostituzione del modello con uno più esplicativo: il routine biased skill model (RBTC), questo considera anche i lavori routinari e le occupazioni che richiedono media abilità. In uno scritto del 2011, Autor e Acemoglu distinguono le occupazioni in cinque tipi:

1. cognitive di routine, 2. manuali di routine, 3. cognitive non di routine, 4. manuali non di routine,

5. interpersonali cognitive non di routine.

I suddetti autori distinguono le occupazioni in modo da poter valutare, grazie ai dati ONET, come negli Stati Uniti d’America i lavoratori con basse ed alte abilità siano prevalentemente integrati con la tecnologia odierna, ma non sostituiti da essa. Gli stessi risultati vengono raggiunti da Goos, Manning e Solomon (2009) in Europa, con l’analisi dei dati EUROSTAT. L’automazione, infatti, permette la sostituzione di lavori sia manuali sia cognitivi, ma ben definiti, e che implicano attività limitate e dirette regolate da dettami espliciti. Questi sono anche chiamati lavori di routine cioè svolti dai lavoratori con medie abilità. In merito ai lavori routinari non ci si riferisce a compiti banali, ma ad attività che possono essere completamente codificate, perché ripetitive, precise e svolte entro procedure definite. La distinzione non è tra compiti manuali o cognitivi, ma tra lavori routinari e non routinari.

La figura 5 analizza il cambiamento nelle occupazioni a basso, medio e alto salario in sedici stati dell’UE tra il 1993 ed il 2010. 32

32 Alto salario: manager, matematici, ingegneri professionisti, altri professionisti associati, sociologi,

fisici. Medio salario: lavoratori commerciali, operatori di impianti fissi e mobili, impiegati d’ufficio, artigiani. Basso salario: lavoratori nel settore minerario, edilizio, lavoratori in servizi di protezione, venditori ed esecutori di servizi elementari.

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FIGURA 5

Fonte: Autor D., 2015. Fonte dati: Goos, Manning, Solomon, 2014.

La figura mostra come a diminuire, nei sedici paesi, siano le occupazioni a medio salario, che corrispondono anche a quelle di media abilità. Viceversa, invece, le altre occupazioni con alto e basso salario (con alte e basse qualifiche), crescono quasi in tutti gli stati presi in considerazione.

È doveroso spiegare il motivo per cui i lavori con basse qualifiche e bassi salari, a differenza dell’immaginario collettivo, crescano soprattutto in un’era dove è alto il rischio di essere sostituiti dall’automazione. L’introduzione di computer avanzati e macchinari amplifica i vantaggi comparati nel lavoro creativo, flessibile e di problem solving, ciò alimenta un aumento dei posti di lavoro sia di fascia alta sia bassa, mentre quelli di fascia media scompaiono (Autor D., 2015). Le nuove tecniche promuovono la crescita produttiva in alcuni settori, questa, può aumentare indirettamente la richiesta di lavoro nelle occupazioni di compiti manuali ad alta intensità (basse abilità). I lavori di classe bassa, sono, spesso, da eseguire in loco e sono servizi dedicati alla persona. Sono occupazioni con compiti manuali ad alta intensità, dove è minima l’incidenza, nelle loro

95 attività principali, di elaborazioni dati e di raccolta informazioni (attività automatizzate). La manodopera con basse abilità, è poi (a differenza di quella con alte abilità) ampiamente disponibile, elastica e non richiede, ovviamente, alti livelli di istruzione o formazione.

In ultima istanza, è importante considerare come i salari rispecchino le abilità degli occupati. Quindi, non vi è una polarizzazione dei salari, ovvero la crescita dei lavori con basse qualifiche non corrisponde ad una crescita dei loro salari, come invece avviene tra quelli ad alte qualifiche. Questo è dovuto probabilmente, in parte, alla disponibilità di lavoratori nelle singole fasce.

La Figura 6, rappresenta la variazione media dei salari per percentuale di Abilità Professionale tra i lavoratori Full-Time e Full-Year (FTFY), tra il 1979 e il 2012.

FIGURA 6

Fonte: Autor D., 2015. Fonte dati: File IPUMS del censimento degli anni 1980, 1990, 2000.

La crescita dei salari, per posizioni con istruzione bassa, ad alta intensità di attività manuale, (occupazioni rappresentate sul lato sinistro della figura 6) negli anni '80, era più

96 rapida che nelle occupazioni di media abilità, mentre negli anni '90, era ancora più veloce. Tuttavia, questo è cambiato negli anni 2000, infatti, la figura 6, mostra una crescita dei salari, in generale negativa, nei percentili di bassa abilità, inferiore a quello di tutte le altre categorie (Lawrence M., Shierholz H., and Schmitt J., 2013). Tra il 1999 e il 2007, le variazioni dei salari reali erano negative, al di sotto del 15 °percentile. Dunque, la crescita delle retribuzioni appariva maggiore a tutti i percentili sia durante gli anni '80 che negli anni '90 rispetto al periodo precedente la recessione degli anni 2000. Di fatto, si evince come i salari dei lavori con basse abilità non siano aumentati, benché il numero dei posti di lavoro di queste attività sia cresciuto.

L’automazione, senza dubbio, sostituirà l’uomo in alcuni ambiti lavorativi. I lavoratori routinari o le mansioni che non richiedono capacità e abilità elevate sono quelli ovviamente che hanno il più alto rischio di automatizzazione. Molti lavoratori, quindi, verosimilmente, perderanno il loro posto di lavoro. L’impatto di una rivoluzione potrebbe essere diverso rispetto al passato, per la velocità del cambiamento, che è, oggi, molto maggiore. Questa è la principale preoccupazione: l’era dell’industria 4.0 che sta nascendo, potrebbe non seguire il corso delle precedenti rivoluzioni e creare nuovi lavori in sostituzione di quelli automatizzati. È importante sottolineare, però, che le rivoluzioni, nel tempo, hanno dato la possibilità all’uomo di ricercare lavoro in ambiti diversi; inoltre, l’evolversi della società ha visto nascere nuove occupazioni necessarie, in nuovi contesti, si tratta di attività che hanno preso il posto di quelli vecchi o che, ad esse, si sono aggiunte. I nuovi posti di lavoro che si creeranno, nel corso della quarta rivoluzione, richiederanno, inevitabilmente, un’alta qualifica e soprattutto queste “soft skills” che sembrano ancora un obiettivo irraggiungibile per le macchine. Le competenze centrali, più rilevanti nel futuro, saranno la creatività, la capacità emotiva, le abilità, la conoscenza informatica, le competenze IT e saranno ancora più importanti le materie STEM (Science, Technology,

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Engineering and Mathematics). Altre importanti abilità della forza lavoro del prossimo futuro, sono state esaminate all’interno dell’ambito di studio dell’Institute for Future Work (IFTF) in California (2011). L’IFTF ha individuato dieci abilità:

• Sense-making, cioè la capacità di determinare il significato più profondo di ciò che viene espresso;

• Intelligenza sociale; • Adattamento del pensiero; • Competenza interculturale; • Pensiero computazionale; • Alfabetizzazione digitale;

• Multidisciplinarietà, ovvero la capacità di comprendere i concetti di più discipline;

• Design mindset, cioè la capacità di rappresentare e sviluppare attività e processi di lavoro per i risultati desiderati;

• Gestione del carico cognitivo, la capacità di discriminare e filtrare le informazioni per importanza;

• Collaborazione virtuale, la capacità di lavorare in modo produttivo, guidare il coinvolgimento e dimostrare la presenza in qualità di membro di un team virtuale.

Le competenze elencate, saranno di vitale importanza perché l’uomo continui ad essere un elemento centrale in ambito lavorativo. Ad ogni modo, queste considerazioni, si configurano tramite elementi previsionali e di stima, e quindi, ad ogni modo, deve essere considerato un certo livello di incertezza.

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CAPITOLO 4

Nuove tecnologie e posti di lavoro, un’analisi sulla base della