CESSIONE DEI PRESTIT
2.2 La ristrutturazione dei debiti.
La ristrutturazione del debito è un’operazione svolta dalle banche mediante la quale si aiutano tutte quelle imprese che si trovano in difficoltà. Per poter avviare una procedura di ristrutturazione vi è bisogno però che i soggetti coinvolti non abbiano superato la linea gialla, limite definito dalle banche oltre il quale non si può operare.
In sostanza tale operazione permette alle banche di evitare il definitivo deterioramento dei crediti per cui, nel momento in cui queste ricevono una valida proposta che prevede un buon piano di ricupero dei crediti, la banca diventa alleata dell’impresa.
Riguardo all’insolvenza dei crediti delle piccole e medie imprese emerge l’incapacità del sistema bancario nell’apportare cambiamenti in quei meccanismi che si occupano di crediti difficili.
È ovvio che il resto lo facciano le imprese a causa di una cattiva gestione e dell’incapacità di prevedere e fronteggiare i momenti di crisi della domanda e, quindi, le disfunzioni dei mercati nei quali si trovano ad operare. Alcuni studiosi hanno definito le PMI come il ventre molle della crisi37.
36 CALVO M., “Frontiere di rete. Internet 2001: cosa c’è di nuovo”, E-text S.r.l., 2001, p. 41. 37 “Osservatorio Trimestrale sulla crisi d’impresa”, CERVED, Settembre 2011.
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Per dare ragione a quanto detto finora basta prendere in analisi un caso di una PMI che ha tutti i sintomi di una crisi: stagnazione del fatturato, perdite continue in bilancio ed elevati tassi di indebitamento.
La prima cosa da fare da parte delle banche dovrebbe essere quella di sorvegliare continuamente le manovre di queste imprese per constatare la presenza e fattibilità di un piano di rientro da parte dell’impresa per non sprofondare nella possibilità di un fallimento.
In questo caso le banche possono assumere comportamenti diversi a seconda della situazione dell’impresa:
• in un primo momento, indipendentemente dai risultati aziendali, le banche adottano una linea di contenimento del rischio, il quale vede poco alla volta la graduale riduzione dell’elargizione di liquidità all’impresa: questa fase sacrifica liquidità all’impresa in maniera sempre maggiore, la quale da una parte vede venir ridotti i fidi e i finanziamenti e dall’altra vede aumentare gli esborsi verso la banca creditrice per rientrare dai debiti finora contratti. Mentre le aziende rientrano dei loro crediti, a poco alla volta perdono la liquidità e per questo motivo non riescono a sostenere le spese per i fornitori, materiali e dipendenti. In questo scenario è difficile vedere una possibilità di ripresa da parte dell’impresa;
• nella seconda fase l’impresa varca la linea gialla e quindi deve convocare tutte le banche con le quali è indebitata per trovare degli accordi. A questo punto esistono due strade che permettono continuità all’impresa:
o procedere con un concordato preventivo sgravandosi dei debiti ed in questo caso la situazione per la banca è molto
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grave in quanto può interessare fino al 90% del debito, nel caso in cui non vi siano garanzie da parte dell’impresa;
o concordarsi per una ristrutturazione del debito con le stesse banche; in questo caso se il piano va in porto, il danno risulta essere limitato. A questo punto le banche si muovono insieme poiché prendono visione del piano di ricupero dell’imprenditore e lo valutano ovviamente sotto la minaccia che l’impresa misuri la possibilità di ricorso a una procedura di concordato preventivo.
Da quanto detto finora è ovvio che il sistema bancario arrivi tardi a cercare di risolvere il problema dell’impresa in quanto a questo punto della situazione vi è sicuramente un’enorme possibilità che il piano non riesca, se invece le banche intervenissero prima che le imprese abbiano valicato la linea gialla, sicuramente la probabilità di riuscita sarebbe maggiore.
Il grafico rappresenta le richieste di ricorso a concordato preventivo degli ultimi anni e di quanto queste nel tempo siano addirittura raddoppiate38.
Emerge nettamente come le banche non siano in grado di affrontare i progetti di ristrutturazione delle imprese quando questi siano ancora fattibili.
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Fonte: CERVED, Osservatorio trimestrale.
Quindi la forte lacuna che queste hanno è
hanno di consultarsi in tempo e prevenire un danno che, con il passar del tempo, risulti irreparabile.
Aiutare le PMI a non fallire e, quindi, cercare di salvarle è un argomento che deve toccare tutte le più grandi rappr
per lo Sviluppo Economico, in quanto devono mettere in pratica piani per far in modo che le banche vadano incontro alle imprese anziché impegnarsi per farle fallire.
Sono però le banche che devono cercare soluzioni
oltre a portare l’economia italiana sempre più in crisi, si innesta un meccanismo di stagnazione del PIL e quindi il Paese non cresce.
ERVED, Osservatorio trimestrale.
Quindi la forte lacuna che queste hanno è data dall’incapacità che le stesse hanno di consultarsi in tempo e prevenire un danno che, con il passar del tempo,
Aiutare le PMI a non fallire e, quindi, cercare di salvarle è un argomento che deve toccare tutte le più grandi rappresentanze, da Confindustria al Ministero per lo Sviluppo Economico, in quanto devono mettere in pratica piani per far in modo che le banche vadano incontro alle imprese anziché impegnarsi per farle
Sono però le banche che devono cercare soluzioni al problema, in quanto oltre a portare l’economia italiana sempre più in crisi, si innesta un meccanismo di stagnazione del PIL e quindi il Paese non cresce.
data dall’incapacità che le stesse hanno di consultarsi in tempo e prevenire un danno che, con il passar del tempo,
Aiutare le PMI a non fallire e, quindi, cercare di salvarle è un argomento esentanze, da Confindustria al Ministero per lo Sviluppo Economico, in quanto devono mettere in pratica piani per far in modo che le banche vadano incontro alle imprese anziché impegnarsi per farle
al problema, in quanto oltre a portare l’economia italiana sempre più in crisi, si innesta un meccanismo
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L’obiettivo che si devono porre è quello di ridurre il più possibile i costi della crisi. Nell’anno 2013 la crisi è costata all’Italia svariati miliardi di debiti verso fornitori non pagati e di crediti insoluti.
Per fornire agli imprenditori strumenti utili da applicare in caso di crisi per rivitalizzare l’attività ed aiutarla a non soffocare la ristrutturazione del debito prevede un accordo che è suddiviso in due fasi39:
• fase stragiudiziale debitoria, la quale prevede che le parti negozino per trovare un giusto accordo e quindi il tutto è rimesso all’autonomia delle parti;
• fase giudiziale, in cui l’accordo ha bisogno di un’omologazione da parte dell’autorità giudiziaria per arrivare ad una giusta intesa tra le parti. L’omologazione può essere concessa sulla base di una valutazione discrezionale di attendibilità del piano di riorganizzazione.
Il contenuto di tali accordi non può essere né prevenuto né standardizzato in quanto dipende dalle parti coinvolte, può infatti prevedere nuovi piani di rimborso o addirittura ulteriori dilazioni di pagamento, aumento dei tassi d’interesse, cessione di una parte del patrimonio dell’imprenditore ai creditori.
La ristrutturazione dei prestiti si considera comunque essere un processo complicato, costoso e non sempre le banche non hanno liquidità sufficiente.
39 GALARDO M., “Gli accordi di ristrutturazione dei debiti. Finalità, contenuto e valutazione del
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